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Simone Martinello

Simone Martinello è nato nel 1963 a Rosolina (Ro), dove vive.
Scrive nella convinzione che la poesia, come afferma il poeta Franco Loi, «è emozione: un flusso interiore fatto di immagini, suoni, parole».
Nel 1992 ha pubblicato la silloge Il rumore della vita e nel 1995 il quaderno Approdo alla riva dei trent'anni. Sue liriche sono apparse su riviste e antologie.
Collabora a Ventaglio Novanta, periodico di turismo, ambiente, cultura e tradizioni del Polesine.
Ha pubblicato con la Montedit il libro:
Versi Spersi

Prefazione

Dopo "Approdo alla riva dei trent'anni" il poeta rosolinese Simone Martinello ci offre, in questa nuova silloge "Versi spersi", lirici pensieri apparentemente sfusi, ma in realtà legati dalle tematiche del nostro autore, rese ora più forti e ardite: crepuscolari sentimenti di rimpianto, vivificati dalla dolcezza di nostalgie, consapevolezze civili rese con penna che stigmatizza; il tema della donna legato all'amore ha sempre una valenza forte e pregnante in questo libro di poesie.

La «novità», se ci impegniamo a cercarla dentro l'enigma dei versi, consiste ora in un afflato di maggiore speranza. Se Agli incroci del vento è ancora una lirica elegiaca in cui «... la verità / di una vita lastricata di stenti / la sento qui, in questo vuoto silenzio screziato d'azzurra eternità», e se molti dei temi dolorosi, legati al tedio, all'inutilità, vivono dentro la poetica di Martinello, però in Ora ci sei tu - in data 2 marzo '96 - troviamo finalmente una nota di «resurrezione».

«Ma ora ci sei tu - scrive il nostro poeta - in cima / ai miei pensieri e voglio che duri / questa precisa emozione dell'anima / perché l'amore è l'imperscrutabile».

Non ci resta che rallegrarci con l'autore, sottolineando ancora una volta la musicalità del suo dire poetico, ora dolce come un Notturno di Chopin, ora burrascoso come una sonata beethoveniana, sorretto spesso da civetterie grafiche e stilistiche, quasi un ludico scherzare con le rime e le assonanze, che regala note di originale colore all'opera di un giovane di raro e schietto talento.

Grazia Giordani

 
A Debora
 
Davanti non hai
che il volto di una
inesplorata giovinezza.
David Maria Turoldo
 
Sei donna di mare
che apre il meriggio
a colori di giovinezza.
Sussurra la brezza
amori da rimare
con i fiori di maggio
nell'ora in cui s'inazzurra
la luce della riviera.
 
Dove si inazzurravano sogni
 
Polesine:
terra di nebbie e di umiliazioni
cumuli di sabbie, filari
di pioppi, scrocchi di fiume
barche di fame e di dolori:
«Vattene, ragazzo, qui muori!»
 
Polesine:
solitudine di lanche, piume
d'aironi, abitudine di vecchi
specchi d'acque salse, amori
consumati dietro i covoni
odori di fieno, bocche arse.
 
«Perché sei tornato, ragazzo?
Dove si inazzurravano sogni
di bambino, agli incroci
delle luci dei fari, tra un lazzo
di nuvole e un grumo di segni,
ora ristagna l'acre fumo
di un enorme camino».
 
Faro di Punta Maistra, 28 settembre 1990
 
La giostra
 
Che dire della vita? Una giostra:
chi sale e chi scende,
il bisogno, che prende,
di apparire - corpi in mostra -
giri di morte, tiri al bersaglio.
«Verme, hai imbrogliato le carte».
«Scusate tanto, è stato uno sbaglio».
 
Inerme guardo in disparte:
«Sapete, vivere non è la mia arte».
 
Padova, 12 dicembre 1990
 
L'ultimo buco
 
E poi quando sono guarito
per quell'eterno mutabile
bene che è la vita
improvvisa la telefonata di un amico:
«Sai, Nada è morta. L'ultimo buco
giù per la strada costiera».
Mi aveva parlato giusto un mese prima:
«Sono senza difese, senza meta e la stima
l'ho perduta. A che serve questa finzione?»
A metà tra il melo fiorito e la recinzione
non l'avevo mai sentita così sincera:
«Dammi le mani, poeta. E pensa alla rima
che domani il cielo s'inazzurra di primavera».
 
Padova, 20 aprile 1991
 
Fuochi di primavera
 
I falò sono ormai spenti,
solo qualche tizzone arde ancora.
A salutare l'aurora
il volo di un airone cinerino
- piumato monile
che impreziosisce il giorno.
Da un vicino pontile
un pescatore - i lineamenti
segnati, le reti per il pesce
da issare a bordo - sorride
ai nostri sguardi assenti...
 
... Sulle dune, laggiù in fondo,
un fiore di silene si schiude al mondo.
 
Rosolina Mare, maggio 1991
Budapest
Giorgio Perlasca, «uomo giusto»
 
Intere giornate
passate a salvare
gente smarrita e sola
col viso contorto
senza più parola.
Hai visto il dolore
di bambini con le toppe
strappati alla madre
- occhi di stupore, senza colpe,
in un cielo di tenebre.
Quello che avevi
era la speranza
di farla franca
quello che vedevi
erano le facce
di uomini disperati
stipati su un treno
che correva veloce
su binari di morte
senza alcun freno
- numeri anonimi marchiati
da una violenza truce.
Ignaro del pericolo
hai alzato la voce
sciogliendo l'amaro
e il freddo nei cuori.
Hai varcato i muri dell'inferno
salvando il sorriso di amori
nati nel chiuso dell'inverno.
 
Rosolina, 4 gennaio 1992
 
Tenere lucciole
 
Siamo
piccole luci
sparse
nelle sere
d'estate
come tenere
lucciole
 
A volte
ci spegniamo
per non accenderci
mai più
 
Rosolina, 1 luglio 1992
 
Non mi importa più
 
Non ti ho cercata, donna, mai
ho desiderato il tuo ritorno.
Ora mi sei di nuovo vicino
come un bambino che gioca
è vicino all'aquilone che vola
come la rugiada del mattino
all'erba ai bordi della strada. Poca
è la parola, la gioia che s'avvera
e adesso che canti il mio nome
non mi importa più se sei sincera.
 
Padova, 8 gennaio 1993
 
Distacchi
 
I
 
Mi prenderà la mano
mi darà un bacio
e dirà: «Ciao, vado lontano».
Accadrà e resterò di ghiaccio.
 
II
 
Se ora tu suonassi alla mia porta
e mi dicessi: «Domani vado via»,
potrei gridarti che non m'importa
ma sarebbe solo una sporca bugia.
 
Padova, 22 febbraio 1993
 
Ho schiuso labbra
 
In una giornata ebbra
di voli e di luce ventosa
con poche parole e un sorriso
ho schiuso labbra
serrate di rosa.
 
Padova, 8 marzo 1993
 
Angoscia
 
A volte provo angoscia
tra i muri di una casa.
Cammino allora sulla sabbia
a piedi nudi e improvviso
un walkabout
nella calura del mattino,
tra l'euforbia e l'elicriso,
rovistando con un vecchio
passe-partout
la mia anima - specchio
di un insipido destino
che rapido s'accascia
oppure stanca
scialuppa che la risacca
prende e lascia?
 
Rosolina Mare, 6 agosto 1993

 


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