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- Il mio primo
incontro col Quadrato Sator, o "latercolo pompeiano",
risale a qualche anno fa. Mentre stavo facendo alcune
ricerche sugli scavi di Pompei, lessi che su una
colonna della Grande Palestra, nel 1936, il professor
Della Corte, esperto di graffiti ed eminente
pompeianista, aveva scoperto una misteriosa
iscrizione. Si trattava di cinque parole latine,
accostate in modo da formare un quadrato, con il
vocabolo centrale TENET che si intersecava creando una
croce. L'iscrizione era una frase "palindroma",
cioè leggibile in entrambi i sensi. Il
significato del Quadrato era però sconosciuto a
tutti.
- Le cinque parole,
lette una di seguito all'altra, sono: SATOR AREPO
TENET OPERA ROTAS. La particolarità del
crittogramma consiste nel fatto che può essere
letto sia da destra a sinistra che dall'alto in basso,
e a partire da ogni angolo.
- A prima vista
potrebbe sembrare solamente un originale passatempo
enigmistico dell'antichità, creato per il
divertimento degli ameni pompeiani. Se non fosse che
il Quadrato del sator da duemila anni ha un posto di
rilievo nella storia e si ritrova nelle culture di
paesi diversissimi e lontani tra loro. Nessuna
sciarada ha mai avuto tanta fortuna!
- Quattro delle
parole del latercolo pompeiano sono note, ma una non
si ritrova in nessun dizionario conosciuto: AREPO.
- Fu un impulso
irresistibile, quello di andare a riesumare il vecchio
vocabolario di latino del liceo e di cercare chi o
cosa fosse questo "arepo". Naturalmente non c'era, ma
notai che la parola che più si avvicinava ad
arepo era "Areopago", la collina di Marte (Ares) ad
Atene, dove il tribunale supremo dell'Areopago teneva
le sue sedute.
- In quell'occasione,
però, pensai che questa somiglianza fosse solo
un caso fortuito e archiviai la cosa.
- Qualche anno dopo,
ebbi modo di rincontrare il Quadrato Sator. Ripresi
quindi le ricerche per saperne di più e lessi,
quasi per caso, che la traduzione più probabile
secondo l'Enciclopedia Britannica era: "Il seminatore
dell'Aeropago detiene le ruote dell'Opera". Non aveva
molto senso, ma se un testo così autorevole
aveva notato la somiglianza tra arepo e Areopago,
forse la mia iniziale intuizione non era poi
così assurda.
- Ne fui elettrizzata
e mi appassionai ancor più alla ricerca.
- Lessi tutto
ciò che riuscii a trovare sul Quadrato, questo
criptico messaggio che con tanta facilità
ammalia e circuisce chiunque tenti di penetrare i suoi
insolubili misteri.
- Tra le tante teorie
sul Quadrato quella che catturò la mia
attenzione fu l'ipotesi sostenuta dallo storico Ludwig
Diehl, che la frase dovesse essere letta, come molte
altre iscrizioni antiche, in modo "bustrofedico",
cioè "voltando alla maniera dei buoi quando
arano".
- Però secondo
lo studioso si sarebbe dovuto leggere: SATOR OPERA
TENET - TENET OPERA SATOR, il seminatore tiene le
opere - le opere tiene il seminatore. Il vero senso
restava ancora poco chiaro. Anche volendo identificare
il sator con Dio e le opere con l'universo intero,
interpretazione che giustificherebbe lo stretto
rapporto che si è sempre potuto constatare tra
il latercolo e la religione cristiana, non si spiega
comunque perché questo fosse presente anche nel
mondo pagano, prima della diffusione del
Cristianesimo.
- Ipotizzai, invece,
che l'intera frase si potesse leggere a serpentina,
senza ripetere tenet.
- Si ottiene: SATOR
OPERA TENET AREPO ROTAS. "Il seminatore tiene le
opere, l'arepo le ruote", cosa poteva significare?
- Il latino TENET
può essere tradotto anche con: tenere in mano,
avere il controllo o, con un termine moderno, gestire.
Il seminatore ha il controllo delle opere, o dei
lavori, delle azioni quotidiane.
- Anche nel mondo
romano le ROTAS, poi, possono essere intese come le
ruote della fortuna o le ruote del
destino.
- Resta il mistero
dell'AREPO, ma se derivasse veramente dal greco
Areopago, il luogo di riunione dei supremi giudici?
Potremmo supporre che fosse una forma popolare,
derivata contraendo il termine Areopago, per indicare
il supremo tribunale o il giudice stesso.
- Dal punto di vista
grammaticale e semantico otteniamo:
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- SATOR -
nominativo singolare - il
seminatore
- OPERA -
accusativo plurale - le opere
- TENET -
verbo, presente, terza persona singolare -
tiene
- AREPO -
nominativo singolare -
l'Areopago
- ROTAS -
accusativo plurale - i
destini
-
- Il senso
dell'intera frase appare più chiaro e
abbastanza semplice:
- Il seminatore ha il
controllo delle opere, il tribunale supremo
(controlla) le ruote del destino.
- Ovvero: IL
SEMINATORE DECIDE I SUOI LAVORI QUOTIDIANI, MA IL
TRIBUNALE SUPREMO DECIDE IL SUO
DESTINO.
- Siamo di fronte a
due frasi antitetiche, che hanno in comune il verbo
TENET.
- Si può
notare che in questa accezione il testo non solo
può essere letto in ogni senso, ma in qualsiasi
senso lo si legga il significato non cambia. E la
frase resta ugualmente palindroma.
- Il seminatore
è l'esempio dell'uomo più umile, il
contadino, l'Areopago invece incarna chi ha il potere
supremo di decidere la sorte degli altri
uomini.
- Ampliando il
concetto si può interpretare: L'UOMO GESTISCE
LE SUE AZIONI QUOTIDIANE, MA IL GIUDICE SUPREMO
CONTROLLA IL SUO DESTINO.
- Il quadrato
potrebbe essere una specie di semplice massima
proverbiale, posta sotto forma di gioco di parole per
essere più facilmente accessibile e
memorizzabile, che in realtà spiegherebbe un
concetto filosofico di altissimo valore quale il
limite del libero arbitrio dell'uomo nei confronti
della divinità.
- Se infatti pensiamo
al giudice supremo come Dio, otterremo: L'UOMO
DECIDE LE SUE AZIONI QUOTIDIANE, MA DIO DECIDE IL SUO
DESTINO.
- In che modo
possiamo conciliare l'apparente capacità
dell'uomo di decidere delle sue azioni e la sua
capacità di scegliere, con la consapevolezza
dell'esistenza di un Dio che regola e ordina tutte le
cose?
- Il fascino di una
simile domanda ancora oggi ci lascia sconcertati.
Quasi ammaliati. Senz'altro ci sentiamo inadeguati nel
trovare una risposta.
- Nella filosofia
antica furono per primi i pensatori stoici a porsi il
problema dei limiti del libero arbitrio. Aristotele
aveva speculato e creduto all'esistenza di un Dio. I
seguaci dello Stoà si chiesero come conciliare
questo Dio con la libertà
dell'uomo.
- A partire dal 164
a.C., con la conquista della Macedonia, la Grecia
divenne di fatto una provincia romana e Roma
entrò in contatto con il mondo greco e la sua
filosofia.
- Purtroppo le due
culture divergevano profondamente. Quella romana era
pragmatica e utilitaristica, quella greca teoretica e
contemplativa.
- I filosofi romani
adeguarono le dottrine universali ed eterne,
provenienti dalle province dell'est, condensandole in
massime brevi e di immediata comprensione ad uso
popolare. Il latercolo pompeiano potrebbe ben
inserirsi in tele processo di adattamento.
- Se pensiamo poi
\alla vicinanza di certi concetti dello stoicismo con
quelli del Cristianesimo, e come spesso i filosofi
stoici, come Seneca, siano stati spesso creduti
cristiani, si può ben comprendere come il
Quadrato Sator, che esaltava il potere di Dio
sull'uomo, sia stato anche accolto tra i simboli della
religione di Cristo.
- Padre Felix Grosser
notò che poteva essere stata considerata una
"crux dissimulata" e venerata di nascosto dai primi
cristiani, perseguitati per la loro fede.
- Inoltre la
professoressa Bianca Capone, in base ad approfonditi
studi archeologici, ha sostenuto che in particolare i
Cavalieri Templari abbiano conosciuto e diffuso il
Quadrato Sator. Questo, infatti, si troverebbe
riportato in vari luoghi, sacri e non, legati alla
storia dei Templari.
- Il Quadrato Sator
potrebbe essere quindi una massima filosofica, eterna,
la cui validità ha attraversato i secoli. Una
pillola di saggezza ad uso individuale, ma anche un
monito alla presunzione umana. Un'altra versione del
"Memento homo!".
- I reperti
più antichi del Quadrato Sator, quelli appunto
ritrovati a Pompei, secondo gli archeologi sarebbero
databili attorno alla seconda metà del primo
secolo d.C.. In un momento storico nel quale il mondo
romano aveva smarrito i valori dell'antica Repubblica
e i nuovi poteri imperiali inducevano gli imperatori a
considerarsi degli dei, era particolarmente necessario
rammentare loro i limiti del potere umano e
riaffermare che esiste un Giudice Supremo che
dall'alto decide il destino degli uomini..
- I ricchi e felici
pompeiani, inoltre, dopo il terremoto del 62 d.C.,
come scrive Seneca, avevano potuto sperimentare la
precarietà dell'esistenza umana ed era
abbastanza logico che fossero spinti a rivolgere le
loro riflessioni sulla potenza di quel Potere Supremo
che così duramente aveva dimostrato la sua
forza e la loro fragilità.
- I colti Cavalieri
Templari avrebbero, in seguito, ripreso e diffuso la
massima per affermare il potere dell'unico Dio sulla
piccolezza dell'uomo, ammonendo quest'ultimo a non
inorgoglirsi della propria libertà
individuale.
- Purtroppo durante
gli anni bui del Medioevo deve essere andato perso il
significato originale del Quadrato Sator. Incolti
studiosi lo hanno trasformato in un simbolo esoterico,
avvilendolo con poteri pseudo magici e giungendo a
credere che curasse addirittura i cani
rabbiosi.
- Nessuna formula
magica invece, nessun assurdo potere terapeutico,
nessun "Quadrato magico", come è stato spesso
chiamato. Niente a che vedere con gli esorcismi e la
magia nera ...tantomeno con le odierne cantilene
propiziatorie ad uso e consumo degli automobilisti
californiani!
- Solamente
un'esortazione a riflettere sull'esistenza, sull'uomo
e su Dio. Solamente un "laterculum", un piccolo
mattone di saggezza universale, il cui fascino e la
cui validità hanno attraversato i millenni
proprio perché non discrimina tra culture,
razze o fedi diverse.
- E in una
società come quella attuale, dove spesso si
giunge a perdere la misura delle cose, più che
mai dovremmo sentirci spinti a riflettere e a
ridimensionare i nostri orizzonti. Rammentando che
l'uomo estende il suo potere sulle cose terrene, ma
Dio governa quelle universali!
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