LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Sergio Barbieri
Ha pubblicato il libro
Sergio Barbieri - Recitare la vita

 
 
Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) 15x21 - pp. 84 - Euro 8,30 - ISBN 88-8356-735-8

Pubblicazione realizzata con il contributo de
IL CLUB degli autori in quanto l'autore è
1° classificato nel concorso letterario "Chiaromonte" 2002
 
Prefazione
Poesie

 


Prefazioni
 
INTRODUZIONE DI EUGENIO SALIS

OLTRE LA REALTÀ: ILLUSIONE E SOGNO
 
 
Incontrare un poeta lo considero sempre un'occasione di rinascita. Nel caso di Sergio Barbieri più che un incontro è un re-incontro in quanto spesso ho avuto l'occasione di leggere le sue poesie sulle pagine di "Punto di Vista" e non solo. Ma avere sul tavolo un insieme di poesie, "Recitare la vita", organizzate secondo una certa logica è un'esperienza più complessa, vorrei dire anche complicata perché bisogna affrontare il senso - non espresso - di quell'ordine, di quella scelta.
"Recitare la vita" è già un titolo che mi riporta al neorealismo italiano e meglio ancora al realismo di pasoliniana memoria, ma quello di Barbieri è un pasolinismo inquinato da certe forme di surrealismo non lontane dalla logica/illogica di Ionesco, ma reali, quasi quotidiane, nel tempo e non fuori dal tempo.
Forse proprio il "tempo", inteso come arco della vita di ognuno di noi, in questo caso di Sergio Barbieri, è una delle chiavi principali di lettura di questo anomalo poeta che parla ora col cuore, ora con la testa, sempre con i piedi affondati nella terra. Una terra, intesa come pianeta, meglio come un palcoscenico dove ognuno recita la propria vita, il più delle volte senza saperlo, senza rendersene conto. E sono proprio quelli come Barbieri che si rendono conto di questa drammatica recita che vengono assaliti dalla "febbre" dei ricordi: ricordi di gioventù, ricordi d'amore, ricordi di siepi e campi, di neve che non si ripete più che non porta più l'antico sapore dell'inverno, ma un altro finale amaro sapore.
Il tormento della ricerca" ...di vere verità che ci vengono svelate con o senza roveti in fiamme" (Un uomo può accettare la verità) è la condizione propria di chi ormai riesce a vedere il palcoscenico della vita da un punto di vista più lontano, riesce a vedere certe connessioni che da giovane sfuggivano perché immerso, vicino e quindi impedito a vedere l'insieme.
Si parla della saggezza di chi ha tanto vissuto, ma questa saggezza, per quei pochi che riescono a raggiungerla, forse non è altro che proprio il riuscire a vedere il mondo, e soprattutto le persone, da un punto di vista più lontano, più ampio. Proprio come un quadro che deve essere visto dalla giusta distanza rispetto alle sue dimensioni: troppo vicini si vedono i particolari, alla giusta distanza si collegano fra loro tutti gli elementi: l'amore, l'amicizia, la gioventù...
Ogni tanto Sergio Barbieri, buttandola là in modo provocatorio, ci dice che siamo stati imbrogliati, che "...la finestra [da dove credevamo di vedere il mondo] è stata dipinta e quando si apre non guarda in nessun luogo", drammaticamente la saggezza è forse proprio la presa di coscienza che ciò che abbiamo sempre visto non è mai esistito, un'illusione, una pura illusione. Ed allora, nel buio del tempo che sfugge, Sergio Barbieri si perde e l'occhio può vedere oltre come in un sogno e le immagini scorrono come in un film, ora dolci della fanciullezza drammatica nei campi del pavese, ora liete della gioventù che aveva un futuro, ora disilluse dalle miserie, ma resta sempre "l'arcano ricordo di quel nostro mare estivo terso e pulito e di quella spiaggia di radi ombrelloni solitari sotto la calura"
E quindi passano nei sogni "aquiloni colorati" e "arcobaleni scintillanti" e forse il desiderio di avere vissuto "...un'altra vita. Diversa da questa...". Ma quanto male fanno i ricordi! e quanto bene, soprattutto di notte.
Non ho ancora incontrato un poeta così articolato in queste drammatiche sequenze, come Sergio Barbieri, dove il passato, il presente, i sogni, i ricordi si mescolano a tal punto da costruire un paesaggio umano e naturale nuovo e da scoprire passo passo una poesia dopo l'altra, un'ombra dopo l'altra in un gioco di specchi dove ad un certo punto si perde la coscienza distintiva tra realtà e sogno.
Quando ho chiuso "Recitare la vita" mi sono reso conto di avere anch'io ripercorso la mia vita, scoprendola con occhi diversi. Mi sentirei di dire che Sergio Barbieri rappresenta al meglio il mondo in cui viviamo perché non si ferma nei particolari, ma con struggente poesia riesce a leggere e a leggerci oltre la vita.
 

Eugenio Salis


 
PRESENTAZIONE DI FLAVIA LEPRE
 

Sergio Barbieri: " RECITARE LA VITA ".
 
 
Confesso di aver sempre nutrito una particolare ammirazione per la straordinaria poetica di questo "poeta" che si ostina ad affermare di "non essere poeta". Io non contesto questa sua opinione, perché in clima di libertà, ognuno può dire ciò che vuole; ma proprio per questa libertà della quale anch'io mi approprio, contraddico decisamente, Sergio. Ho letto gli ultimi "inediti del 2000-2002" che egli mi ha inviato, chiedendomi un commento.
E dopo questa lettura, una volta in più, io qualifico Sergio Barbieri poeta autentico. Qui, in questo "RECITARE LA VITA", egli rivela in pieno la sua abilità e la sua bravura.
Superbo. Poliedrico. Instancabile. È un condensato di tante segrete energie pronte a deflagrare. Una prorompente cascata di parole che non conosce soste. La sua bizzarra esuberanza di fanciullo precocemente consapevole dei mali dell'universo, la sua ancor più bizzarra esuberanza di adulto costellata da un'infinità d'impalpabili veli rischiarati da scintille giovanili ... L'immediatezza dei suoi pensieri è sorprendente.
E nelle sue intime, luminose meteore c'è tutto il fuoco che gli divampa in petto. Ed ecco nascere così un ennesimo libro, con liriche raccolte nel tempo, ad una ad una, piccole fiammelle sapientemente accese dal poeta per rischiarare il buio della vita.
E poi c'è il suo "giovane sole", quello che non conosce le ferite del tempo, perché è un sole che vive dentro i pensieri, dentro i ricordi e che quindi non invecchia mai o meglio, non "tramonta" mai, perché è il sole dell'anima. C'è anche la rivoluzione permanente del suo spirito. L'esperienza febbrile, talora clamorosamente fuori dagli schemi banali, allarga a dismisura le sue già notevoli possibilità espressive.
Molto egli attinge dal subconscio e dall'irrazionale, creando così immagini vibranti, suggestive, sognanti - perché quella del "sognare" è la sua massima ricchezza -.
Eppure, malgrado l'immancabile patina del sogno, le poesie di Sergio sono profondamente reali.
Emozioni, passioni, memorie, constatazioni, scoramento, sicure nostalgie e quasi certi rimpianti; un pesante bagaglio che sta sulle spalle dell'esistenza umana, cioè, sulle spalle di uno sterminato numero di piccoli sconosciuti attori che, giorno dopo giorno, costretti a stare sull'immenso palcoscenico del mondo, recitano il ruolo ad essi assegnato dal misterioso volere del Destino, senza però essere a priori informati di quanto possa essere difficile la recita di una parte di cui non si conosce nulla e che forse, non è proprio quella desiderata dall'attore ... Sergio Barbieri, usando la sua personale formula, sa sollevare una marea di sensazioni molteplici.
Sa esprimere la condizione spirituale e materiale dell'uomo attraverso una serie d'immagini precise, chiare, senza sbavature. Egli possiede l'ammirevole arte di manipolare sapientemente le parole. Forse perché lui stesso ha una personalità carica di chiaroscuri, complessa, tormentata.
Ricco di elementi che rendono incisivo il sistema esistenziale, perché questi vengono liberati dall'anima e dalla mente, contemporaneamente. E poi, fantasticamente espressi.
Questo suo "RECITARE LA VITA", è un'inchiesta profonda, effettuata entro i "labirinti" del suo spirito e dei suoi pensieri.
Un'efficace costruzione di versi scolpiti in una sistematica serie d'immagini tutte illustranti la vita, l'amore, il dolore, la solitudine, il silenzio, la morte dell'uomo.
E di tutto l'insieme della "recita" che l'uomo effettua su questa terra, dalla nascita alla morte, Sergio ne fa uno strumento privilegiato del pathos, della ricerca senza interruzioni, del "massimum", dell'emozionale che può ancora far presa sul lettore, lasciandolo ammirato e scosso.
Buon cantore anche della prosa spicciola della vita. Quindi, è naturale che egli trasferisca sulla pagina, la sua irruente e travolgente ondata di parole. Un legame conciliatorio tra realtà e finzione, tra reale e immaginario, tra l'angoscia depressiva della recita quotidiana e l'appagante riposo tra le braccia morbide del sogno.
Infatti, scrivendo, il "poeta-non poeta" Sergio Barbieri, non fa altro che stare lui stesso sul palcoscenico di questo enorme teatro quale è, appunto, quello della vita.
E qui, con tutti i suoi mezzi vigili e attenti, egli recita, giorno dopo giorno, ora dopo ora, la sua personale "parte" e vive in essa tutte le fasi - sciocche e banali - dell'assurda commedia e quelle tragiche e tristi del dramma, anche questo assurdamente incomprensibile e difficile da accettare.
Però la sua complicata recita non si disperde nel vuoto, ma lascia traccia di sé, perché resta incisa sulle pagine scritte e ne acquista una specie di sacralità, forse perché egli è avulso da ogni contesto spazio-tempo.
Un sistema poetico, il suo, intenso, che mette in risalto le configurazioni del proprio pensiero in tutte le sue luci e le sue ombre. E l'intero suo dire, è affermato con una forza quasi passionale, tangibile, forse perché prima di farsi parola, il pensiero ha subito una riflessione molto impegnativa nell'aggirarsi nei misteriosi cunicoli della mente.
Sergio scrive per lui, scrivere rappresenta il modo vitale per appropriarsi dell'aria che gli occorre per respirare a pieni polmoni, perché scrivere gli è necessario proprio come il respiro, per poter vivere.
E questa passione è in lui sa sempre, fin da quando, fanciullo, lo scrivere era una specie di gioco.
Oggi, che il fanciullo di ieri si è trasformato in un uomo che conosce bene tutti i risvolti - positivi e negativi - dell'esistenza, usando un eufemismo, io dico che Sergio scrive anche "un po' per celia e un po' per non morir...".
Un modo come un altro per restare con i piedi piantati sul pianeta Terra, legato a quegli splendidi fili che sono i suoi versi pieni d'intensità, che pur parlando di realtà spesso tristi, quali sono la "vita" e la "morte", sa immettere nell'anima pennellate d'amore, di malinconia dolce e pacata e fasci dorati di sole, un sole che ancora sa bruciare, un sole che, quasi consapevole del suo effetto benefico, torna a rifarsi giovane, per riportare, nel grigiore del presente, la luminosità e l'innocente bellezza di memorie lontane, di sogni belli, liberi e ondivaghi nel cielo di un passato carico di speranze, di sogni preziosi...
 

Flavia Lepre

 


 
Recitare la vita
A mio fratello Oscar
 
 
- che ho amato come il figlio che
non ho mai avuto -
 
e che si è perso tra i labirinti
di una esistenza
che creava ogni giorno diversa
 
ma sempre ossessiva e mortificante
anche se - volendo - il suo
era ingegno puro .
 
Oscar è stato il mio primo maestro :
a tre anni mi ha insegnato a leggere
ed a scrivere.
 
Anche per questo il suo ricordo
mi appartiene.

 
 
Recitare la vita ( Uno )
 
e nel monologo finale
con voce serena
concludere la farsa / commedia :
 
- " Eccoti la mia mano
amica che vieni dall' oscurità " - .
 
Nel mentre che il sipario cala
allontanarsi da soli - in due -
nei sentieri dell' ultimo labirinto.
 
Senza timore
senza paura
è l ' unico e terminale atto di vita
che ci rende tutti
uguali e somiglianti.
 

Dicembre 2001

 
 
 

 
 
Quella febbre
 
quest' arsura
del tempo che fugge
 
lontano
ma che mi leviga
l' anima
come un sasso di risacca.
 

 

 
 
 

 
 
Il sole era tornato giovane
 
 
e tutti noi
- quelli con le camicie di vento -
spingevamo oltre lo spazio
le nostre biciclette di gioventù
 
e le ragazze
erano in un campo di grano maturo
nel gran sole del desiderio.
 
Noi ancora noi
parlavamo con le nostre anime
per attendere - ancora assieme -
la notte ed il suo
inizio di stelle.
 
E tutto era nostro - solo nostro -
di quelli
che possiedono
il Tempo.
 

Giugno 2001

 

 
 
 

 
 
Nella notte
andiamo verso una Porta
che non abbiamo mai aperto.
 
In un sogno siamo entrati:
alcuni vi hanno vissuto
altri hanno proseguito oltre - .
 
Questa è la fiaba che ci raccontano
quando il desiderio di fuggire
diviene strazio.
 
Poi scoprire che la Porta
non esiste:
è solo dipinta sul solito muro
- scrostato - impenetrabile - fetido -
che tanto rappresenta la nostra vita
- il nostro / mio esistere di sempre - .
 
E' possibile riconoscere oltre quella Porta
il piccolo, immenso giardino
dove giocavamo da bimbi ?
 
Se così fosse
potrei - in un' ultima fuga -
scoprire la Porta
e ritrovare la culla
della mia innocenza di sognatore.
 

Ottobre 2003

 

 
 
 

 
 
Ancora spira il vento d' inverno
 
e tutto gela e uccide :
ma tu ed io
stando insieme
siamo ancora vivi
solo specchiandoci
negli occhi.
 
Credo di essere decrepito
e abbandonato
come un vicolo di periferia :
l' erba si scuote all' aria
di questo struggente tramonto
dell' ultima stagione della vita.
 
Nella inutile balconata di vento
in questa sera
senza stelle
svettano le ombre - ricordevoli di morte -
di questi tuoi meravigliosi
rossi crisantemi.
 

Maggio 2002

 

 

 
 
 

 
Un uomo può accettare la verità
 
- senza necessariamente
apprezzarla
considerarla verbo rivelato - .
 
La mia verità è un qualcosa
dotato di meccanismi
- di buchi non riempiti
- di ingranaggi incastrati :
è un retroterra di nulla
 
- in una distesa di tempo infranto - .
 
Quando il tempo che ci viene
affidato
comincia a sciogliersi :
a volte - raramente -
appaiono barlumi di conoscenze
e di vere verità
- che ci vengono svelate
con o senza
roveti in fiamme - .
 

Luglio 2002

 

 

 
 
 

 
 
 
Dicono : " Esiste un tempo
per vivere
ed uno per morire " .
 
Ma quasi nessuno ricorda
il tempo più importante
 
IL TEMPO D' AMARE .
 
Esiste
da sempre
un tempo d' amare.
 
La madre - il fratello -
l' amico
e la ragazza che ti porti
negli occhi.
 
E poi magari anche
il tuo cane
che vive nella tua ombra.
E la natura
che come noi tutti
ha quattro stagioni.
 
Forse se imparassimo solo ad amare
dopo l' inverno potremo
rinascere in un' altra
più dolce primavera.

 

 
 
 

 
 
Da sempre proviamo
 
attrazione per il Passato :
arriviamo a visitare
ruderi e tombe
di chi ci ha preceduto.
 
Dicono che è l' impulso atavico
che ci fa guardare
- con venerazione -
la storia
per vedere e rimirare
noi stessi.
 
E per non illuderci
a credere
che le nostre vite
siano uniche.
 
La vita è - e deve essere -
un negativo dei sogni :
sta a noi inventare
i colori
e stamparne
i ricordi di sole - .
 

Maggio 2002

 
 

 

 
 
 

 
 
 
 
Il tempo è qualcosa
 
che riempie gli spazi
vuoti.
 
 
Le luci di queste notti
 
- sfavillanti stelle -
 
hanno allontanato
i tramonti.
 
 
Allora tu accendi una candela
per rischiarare
 
il sentiero del vento
- nel tempo
dell' innocenza
bambina - .
 

Maggio 2002

 

 

 
 
 

 
 
 
 
Ieri mi son guardato nello specchio
ed ho visto un volto che stava
scomparendo.
 
Oggi mi sono misurato con quel vetro opaco
ed ho notato che non ha più
alcun lineamento.
Vi sono labili tracce di vocaboli :
solo parole o frasi non scritte
e non ancora rivissute
nell' attimo che scaturiscono.
 
( Siamo o eravamo l' immagine di Dio ? ) - .
 
Domani non vi sarà nulla e niente
da osservare :
- forse Adamo ha peccato ancora -
non esiste nulla dentro o fuori di me
e l' ombra evanescente che si ergerà
innanzi a quello specchio corroso dal tempo
leggerà - di riflesso sul fondo -
alcune parole senza senso
e senza scopo :

 

 
 
... " VUOTO A RENDERE " ...
 

Luglio 2003

 
 

 
Cediamo la nostra gioventù
 
in cambio della saggezza.
Però dovremo imparare a riflettere
su quanto restiamo imbrogliati
da questo ( iniquo ) baratto.
 
Così vedremo lo spaventapasseri
- fradicio e sciancato -
ogni giorno divenire
più vecchio e inutile
- come noi che cerchiamo
di spaventare
la vita - .
 
Allora non chiudete
la mano sulla farfalla
quando vi si posa
un attimo sul palmo :
 
lasciate che il sogno
sia colorato
ancora per un istante.
 

Maggio 2002


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