Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Vladimiro Furlan
Con questo racconto ha vinto il settimo premio all'edizione 2004 del Premio Fonopoli parole in movimento.

Hai bisogno di me?
 
"Ma tu, hai bisogno di me?" chiese la donna al profeta.
Dopo alcuni istanti di esitazione egli rispose: "Si ha bisogno di tutti e di nessuno; e Re è chi sa bastare a se stesso.
Però, a causa della legge di reciprocità, le creature che vivono in simbiosi con persone e oggetti, credono che se sottraiamo loro qualcuno, o qualcosa, ne morirebbero.
Modi di dire, di pensare, di agire.
Com'è possibile togliere la mamma a un bambino! È una efferata crudeltà; eppure si scopre che ne può fare a meno; troverà altri interessi, equilibri nuovi cui riferirsi".
La donna aveva difficoltà a comprendere il concetto, non perché fosse dura di comprendonio, ma perché lei aveva un'idea precisa dei rapporti tra umani, specialmente quando si tratta di una coppia innamorata.
Non convinta, incalzò il marito: "Come mai certi uomini dichiarano con assoluta, estrema convinzione che hanno 'bisogno' di lei, che non possono fare senza, che la loro esistenza senza lei sarebbe vuota e la vogliono a ogni costo. Sono disposto a togliersi la vita se non potranno averla tutta per loro".
"Fa parte dei modi di dire e del fare; sono i giochi talvolta perversi che la nostra mente partorisce. È il desiderio di ottenere qualcosa, e non si pensa al valore della parola, al peso schiacciante della verità.
L'importante, per certa gente, è ottenere: il fine giustificherà tutti i mezzi usati. Il problema è: abbiamo veramente la necessità di un oggetto, magari rubandolo ad altri che hanno solo quello? Spesso scommettiamo con noi stessi che prima o poi, confidando nella 'legge del filo di ferro', a furia di insistere si riesce a piegare al nostro volere qualsiasi cosa, qualsivoglia persona.
Scommessa e capriccio che alcune volte è portato alle estreme conseguenze. Il 'bisogno' di lui o di lei, l'illusione di non poter fare a meno di una persona, significa che lasciamo in mano di qualcuno l'immaginario tubo dell'aria e del cibo, però il giorno che costui, o costei, volutamente, con calcolo, chiuderà il rubinetto che solo apparentemente ci consente di vivere, noi, stranamente, non moriremo.
La nostra natura è talmente attrezzata da puntare sempre e inevitabilmente alla sopravvivenza in prossimità dell'ultimo respiro, ma in genere, molto prima, troviamo altre risorse, altri elementi dai quali suggere linfa vitale. Il più grosso problema nei rapporti interpersonali è rappresentato dagli 'ismi': egocentrismi, eccentrismi, egoismi, equilibrismi, protagonismi. Tali persone, non sazie di ciò che il quotidiano offre loro, come dei tarantolati ciechi, cercano ovunque emozioni; elevano il loro piacere personale e prevalente, se non unico, motivo valido per continuare ad andare avanti.
Abbiamo bisogno di tutti e di nessuno in particolare; e per assurdo che possa apparire non dobbiamo infierire su chi coltiva la speranza che un lui, oppure una lei, possano sostituire tutto e tutti.
Bisogno di uno, di tutti, di nessuno; dipende da come siamo costruiti, da quanto siamo capaci di reggerci sulle nostre gambe, da quanto abbiamo investito nell'opera di edificazione e manutenzione della casa interiore.
"Non hai bisogno di nessuno", disse il profeta alla propria donna, "anche se a te sembra di essere povera".
Il divino architetto ti ha dotata di quanto basta e anche qualcosa in più: fallo bastare. E quando sul tuo sentiero troverai chi ti dirà: 'Ho bisogno di te', ricorda gli ismi e la teoria del fil di ferro. Apri la tua borsa, se ti va, ma attenta affinché niuno approfitti: non farti lacerare da ladri incoscienti. Non permettere a nessuno di scavarti gallerie e caverne nel cuore e nell'anima.
Hai una testa per pensare; non lasciarti trainare da sussurri e luci non vere. Sii sempre te stessa, abbi il coraggio dei tuoi pensieri, siano responsabili le tue azioni. Il tuo passo non preceda mai la tua convinzione e il tuo pensiero.
Quando sull'autobus della vita il conduttore sosterrà che è giunta la tua fermata fatti cogliere tranquilla, con la casa in ordine. E quando non ci sarai più, caduti pochi fogli del calendario, più nessuno oserà annunciare che ha bisogno di te. Siamo cerchi nati dal sasso caduto nello stagno; ci saranno altri equilibri, altre emozioni, tutt'altre storie.
Chiunque oggi ti dica che ha bisogno di te mente sapendo di mentire.
Prima che tu nascessi nessuno ti chiamava; dopo di te perché reclamarti.
Tu, per me, sei tante donne in una: sei la moglie che adoro e onoro. L'amante che sa di luna e la bambina, sei sorella e madre amica. Sei distributrice di gioia, musa per pittori, fotografi, musicisti e poeti. Il tuo corpo di alabastro ha le forme classiche della bellezza Ellenica, crudele perché decisa e precisa.
Sei respiro del mondo, meta del desiderio inconfessabile e profondo. Il tuo sguardo è promessa e incanto, voce sconosciuta in un radioso tramonto; bellezza preziosa fuori, soave ed eterna dentro.
Nonostante tutto, a me non è permesso, a nessuno è concesso dire: 'Ho bisogno di te'. Sarebbe come dire all'acqua che si ha bisogno di lei. Sembra un'ovvietà, eppure in mancanza d'acqua ci si rivolge al latte, al vino, ad altro: 'la vita a ogni costo'.
Per concludere, oso affermare che mai si dovrebbe chiedere: 'Hai bisogno di me?', oppure dire: 'Ho bisogno di te'.
Quella che al primo impatto appare come una frase candida, in effetti è un modo di dire che nasconde magia e insidie, falsità e speranza, desiderio e fastidio, sudditanza, umiltà e arroganza, voglia di andare oltre una certa soglia e incertezza sulla propria esistenza.
In genere, chi osa dire: 'Ho bisogno di te', sa dove vuole arrivare; e chi se lo sente ripetere comprende che si tratta di una proposta mascherata, ma ahimè, talvolta è la chiave ambita di un effimero disgraziato precipitare.
Dio, dacci la luce della ragione, aiutaci a non pronunciare mai la frase: 'ho bisogno di te'; non è giusto usare leve scardina equilibri. Ma tu forse non ascolti, hai troppo di cui occuparti, e mentre noi abbiamo davvero bisogno del tuo aiuto, tu, viceversa, non hai mai bisogno di noi e ci lasci andare a errare.
Ci hai creati deboli, ci lasci sbagliare nel dire, nel fare; com'è tempestoso questo navigare."
Il profeta aveva lo sguardo acceso, la sua voce si spense. Non andò oltre.
Non tentò di convincere la sua donna, come avrebbe desiderato fare ai tempi in cui il sangue nelle sue vene galoppava simile al temporale in estate.
Si morse le labbra nell'istante in cui stava per pronunciare: "Avrei... bisogno di te, per dare un senso compiuto, magico, a quel tratto di strada che ci rimane da vivere".
Si limitò a dire con un sussurro: "Non per convenienza, ma per giustizia e verità, credo che a ognuno di noi sia concesso dire, con umiltà: 'Ho bisogno', e Dio capirà".

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Premio Fonopoli parole in movimento 2004

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 Ins. 14-02-2005