Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Vincenzo Santoro
Con questo racconto ha vinto l'ottavo premio al concorso
Age Bassi - Castiraga Vidardo 2005, sezione narrativa

«L'anno nuovo non era»


L'anno nuovo non era cominciato bene per Eneo. Si era visto con Mana prima di Natale, erano andati insieme a pranzo, un'occasione per farsi gli auguri e scambiarsi un regalo. Era la prima volta che succedeva, voglio dire scambiarsi un regalo per Natale, dopo quasi tre anni che si conoscevano.
Il loro non era stato un rapporto facile, non era stato nemmeno un rapporto nel senso che comunemente si dà a questo termine; non era una relazione, nemmeno una storia. Eneo aveva trovato la definizione, dopo tanti lambiccamenti, o almeno credeva di aver trovato la definizione giusta per questa cosa: la chiamava caccia al fantasma. Qual è la caratteristica che contraddistingue il fantasma? Facile: appare e scompare a suo piacimento.
Bè, Mana era un fantasma specializzato nello sparire: in quest'arte era unica.
In quei tre anni era scomparsa tante volte: senza motivi senza spiegazioni senza niente. Ad essere onesto, pensava Eneo, Mana spariva il più delle volte quando lui si avvicinava troppo. Stavano bene insieme, lo sapevano entrambi, ma fino ad un certo punto... era come se avesse paura, non di lui, chiaramente, ma di quello che lui avrebbe potuto rappresentare.
Ogni volta Eneo ci stava male, ogni volta di più. Poi, lei tornava, con una telefonata, un messaggio e la loro avventura riprendeva, la caccia ricominciava. Sì, la caccia, perché Eneo si era messo in testa di stanarla a tutti i costi, di strapparla alla sua malinconica determinazione, di convincerla a ricominciare a volersi bene. Anche contro la sua volontà. Eneo se n'era innamorato dopo un po' che l'aveva conosciuta e quest'amore era cresciuto in quei pochi anni, segnati dalle disavventure di Mana, dalla coscienza dei suoi disastri, dalla voglia di lei che comunque non riusciva a togliersi di dosso. E lei? No, lei non l'amava, gliel'aveva fatto capire quando lui, qualche volta aveva preso questo discorso, sia pure con parole oblique e senza mai andare fino in fondo.
Quando parlavano di sentimenti, le tremava la voce e lui...bè, lui allora faceva marcia indietro: non voleva farla piangere, non voleva farla soffrire, voleva soltanto, voleva semplicemente volerle bene.
In questo modo erano passati tre anni.
Eneo era sempre combattuto tra l'idea di arrendersi all'evidenza e il timore di non aver dimostrato abbastanza a Mana quanto le volesse bene, quanto tenesse a lei: sì, una volta aveva cercato di baciarla (quella volta scomparve per dieci mesi, dieci lunghi mesi pieni di nulla) un'altra volta le aveva scritto "mi manchi"- e anche allora era sparita, però solo un mese, agosto- ma non le aveva mai detto "ti voglio bene".
Eneo l'amava. Era la prima volta che gli capitava d'innamorarsi sul serio di una donna negli ultimi dieci-quindici anni, cioè da quando era finito il suo matrimonio: non aveva mai incontrato nessuna capace di dargli le emozioni che gli dava Mana. Quando si erano conosciuti, Mana era al suo secondo matrimonio, ma dopo qualche mese il marito s'invaghì di un'altra e lei lo cacciò da casa. Non aveva figli, aveva perso una figlia prima della nascita e i riflessi, i contorni tragici di questa perdita l'avevano colpita duramente.
Comunque, prima di Natale Eneo e Mana si scambiarono i regali e si fecero gli auguri, come buoni amici, nulla di più. L'ultimo dell'anno Eneo le augurò in bocca al lupo per il nuovo lavoro che Mana doveva iniziare ai primi di gennaio. Poi, gli venne voglia di farle ancora un regalo speciale, qualcosa che a lei sarebbe piaciuta tanto: le scelse una bella sciarpa rossa, cachemire e lana, calda, elegante, di marca. Mana era freddolosa e lui l'aveva sentita parlare, con tono scherzosamente invidioso, delle belle sciarpe che avevano le sue colleghe e così Eneo aveva pensato di... Avrebbe voluto dargliela con la scusa della Befana e quindi la mattina del 6 gennaio le scrisse una mail, inventandosi una storiella sulla Befana e chiedendole un appuntamento. Mana non rispose, sparì: adesso era un pò che non succedeva, perché Eneo aveva imparato, proprio per non farla sparire, ad essere più misurato, meno impulsivo nelle sue parole. Che buffa è la vita: da quando sentiva più forte dentro di sé il bisogno di gridarle che le voleva bene, che la voleva coccolare, toccare, abbracciare, stringere, proprio da allora aveva cominciato a tenersi queste cose dentro.
Forse capiva che a lei non interessavano, che anzi sarebbe scomparsa ancora una volta.
Ma questa volta, perché? Era sicuro di non aver detto nulla di allarmante, nulla di più di un semplice regalo, senza nessun significato nascosto. E invece...Forse lei aveva capito, più chiaramente di prima, dalle parole che lui usava, dal modo come la guardava che Eneo l'amava, la desiderava nonostante tutto, anche contro quello che diceva lei. E aveva anche capito, a differenza di Eneo, che non era giusto, per nessuno dei due, continuare la caccia all'infinito: o la preda o il cacciatore dovevano arrendersi. Era la prima volta che Eneo era così testardo, così cocciuto nei suoi rapporti con una donna e questo glielo aveva anche detto: lui, di sicuro, questa volta non voleva arrendersi.
Eneo cercò di parlarle, di combinare un appuntamento per darle la sciarpa, ma non ci riuscì. Invece, il lunedì dopo la Befana, tornato in ufficio, trovò un messaggio di Mana, spedito la sera prima, tardi. Parole strane, parole nuove che lei non aveva mai detto, che lui non riusciva a capire. Brutte notizie. Mana aveva usato una valanga di parole per dirgli che lei non era la persona che lui credeva, che non aveva più futuro, che non voleva più innamorarsi, che, per favore, cercasse un'altra donna in grado di ricambiare tutto quello che lui era capace di dare.
Eneo lesse e rilesse il messaggio, cercando di capire bene, di trovare nella barriera compatta delle sue parole almeno qualche spiraglio, anche sottile, anche minimo, attraverso il quale far passare, ancora una volta, la sua speranza, il suo amore. E pensava intanto cosa ribattere, come convincerla che no, che le cose non stavano come diceva lei, che lui l'amava per quello che era, e non era poco. Si costruiva le frasi in testa e poi le smontava: aveva capito che questo era un passaggio cruciale, che doveva vincere le sue paure. Eneo cercava le parole...
E loro stavano lì, in attesa, pronte ai suoi ordini, sparpagliate intorno a lui: stavano indifferenti, senza richiamare la sua attenzione, senza sgomitare per essere in prima fila, senza ammiccare. Doveva scegliere quelle più adatte per esprimere quello che voleva dire; doveva stare attento a non sbagliare, se no... E ce n'erano tante, tantissime: tutte a sua disposizione.
Un'armata. Un esercito, un mondo intero di parole. Se alzava gli occhi al cielo, vedeva strati e strati di parole sopra la sua testa. Leggeva quelle della prima, della seconda fila, poi si confondevano erano solo segni di parole, senza identità propria. Lo stesso sotto i suoi piedi e se allargava le braccia, a destra e a sinistra, oltre la punta delle dita ne vedeva una moltitudine, siepi lunghissime di parole, all'infinito. Parole corte e parole lunghe, facili da dire e difficili da ascoltare, parole nuove e parole usate, parole allegre e parole tristi parole bianche e parole nere parole leggere e parole pesanti parole indifferenti e parole interessate parole felici e parole infelici parole dolci e parole amare parole alte e parole basse parole nobili e parole meschine parole piene e parole vuote parole aperte e parole chiuse...
Eneo non sapeva proprio quali scegliere. Era come paralizzato da tutta quell'abbondanza.
D'istinto, dopo avere letto una volta, due volte tre volte ciò che aveva scritto Mana, le mandò un messaggio col cellulare. Usò poche parole, quelle che gli dettava il suo cuore. Si tuffò con la benda sugli occhi. Le disse soltanto "ma io ti voglio bene lo stesso": solo questo, senza analizzare le sue ragioni i suoi motivi i suoi perché, senza argomentare senza ragionare. Non sarebbe servito a niente, non doveva scendere sul piano della logica. Mentre scriveva quelle parole, si sentiva - ancora una volta - un bambino che faceva i capricci, che non voleva capire, che cercava con prepotenza di affermare se stesso contro tutti gli altri, sopra tutto contro le cose che aveva scritto Mana. Se ne rendeva conto e non se ne vergognava: che male c'è? che problema c'è? L'amore è forte. L'amore vince, deve vincere.
Poi, poi... parlarono, si scrissero altre cose. Mana teneva il punto e più lui insisteva, più cercava di dimostrarle il teorema del suo amore, più lei rifiutava, metteva la testa sotto la sabbia. Sempre a distanza, sempre senza incontrarsi. Eneo arrivò persino a dirle parole dure, si sentiva esasperato dal rifiuto, dalla disperata ostinazione di Mana, poi le chiese scusa.
Adesso è marzo: Eneo s'è arreso, non l'ha più cercata, non l'ha più chiamata.
Ogni giorno comincia. E dura. E finisce nell'assenza di Mana.

Vincenzo Santoro


 Clicca qui per leggere la classifica del
Premio
Age Bassi - Castiraga Vidardo 2005

Torna alla sua
Home Page

PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it
Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
Se non ha casella Email te lo diremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera presso «Il Club degli autori - Cas. Post. 68 - 20077 MELEGNANO (MI)» inserendola in una busta già affrancata. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2008 Il club degli autori, Vincenzo Santoro
Per comunicare con il Club degli autori:
info@club.it
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit
 
IL SERVER PIÚ UTILE PER POETI E SCRITTORI ESORDIENTI ED EMERGENTI
Home club | Bandi concorsi (elenco dei mesi) | I Concorsi del Club | Risultati di concorsi |Poeti e scrittori (elenco generale degli autori presenti sul web) | Consigli editoriali | Indice server | Antologia dei Poeti contemporanei | Scrittori | Racconti | Arts club | Photo Club | InternetBookShop |
 Ins. 20-09-2008