Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Vilma Porro
Con questo racconto ha vinto il sesto premio del concorso Club Poeti 2000, sezione nerrativa
 
Ardesia Cupa e Turchese Limpido
 
Occhi di raro colore turchese, limpidi come il mare del Sud, grandi e inquieti, mi guardano attraverso la stanza. Lanciano messaggi contraddittori, esprimono paura e sfida.
 
Sono immersi in un viso grande, troppo pieno. I contorni appesantiti del volto lasciano appena intuire una ossatura facciale forte ed elegante. Corpo altrettanto massiccio, troppo
 
per una quindicenne, incurvato nel tentativo mal riuscito di nascondersi in un pullover oversize, pesante, del colore tetro dell'ardesia. I capelli nerissimi sono raccolti da un elastico.
 
Siede tutta sola, in fondo all'aula, i gomiti verso l'esterno, mani cacciate nelle tasche, come a volersi proteggere. Le gambe sono stese in avanti con falsa disinvoltura.
 
I jeans sembrano incapaci di contenere le forme troppo pesanti. Pesanti soprattutto per chi le indossa. Non ho mai visto un corpo esprimere tanta sofferenza, tanta insofferenza di sé. Siede in fondo all'aula. Sola. Spalle al muro.
 
Le altre ragazze si scambiano abbracci, confidenze sui propri amori, raccontano, ridono per cose inconsistenti. Sono contente di ritrovarsi. Mostrano souvenir, gadgets, scarpe assurde, pazze t-shirts, sederi che finalmente entrano in una taglia più piccola.
 
L'hanno vista, osservata, squadrata con curiosità. Lei se ne sta sola, aria diffidente, atteggiamento di apparente chiusura, ostilità quasi.
 
Nessuna le si avvicina. Risponde ai saluti senza sorridere. Il suo atteggiamento respinge. Gli occhi no.
 
Occhi color turchese limpido, profondi e intensi come trasparenti fondali. Frangiati da lunghe ciglia nere, comunicano altro: insicurezza, paura di una situazione nuova, il non sapere come muoversi, il vergognarsi del proprio corpo, l'esitazione a parlare con un accento diverso.
 
Noi, nella nostra valle, grigia terra di fabbriche, siamo, da tanto tempo, terra di immigrazione. Noi siamo abituati ai forestieri, li abbiamo sempre accolti con simpatia.
 
Ma lei questo non lo sa. Lei è appena arrivata con la famiglia, per il trasferimento del padre.
 
Si sente oppressa, intrappolata dai nostri colori spenti. Via dalle giornate di luce abbacinante. Via dalle distese di ulivi sotto il sole. Dal mare del colore dei suoi occhi. Dal paese in cui conosce tutti, in cui tutti la conoscono. In cui la gente parla con il suo stesso accento.
 
A ottobre qui dalle nostre parti i cieli sono grigi, la temperatura può essere già bassa. Magari non per noi, che ai veri freddi siamo abituati, certamente non oggi.
 
Eccola lì, avvolta in quon farsi guardare. Lo sguardo però sembra chiedere aiuto, anche se mantiene una diffidente distanza.tivo di esserci e nello stesso tempo di non farsi guardare. Lo sguardo però sembra chiedere aiuto, anche se mantiene una diffidente distanza.
 
Parla poco, solo quando la interrogo, non partecipa alle discussioni. Lo sguardo vivace, il volto attento dimostrano il suo interesse, ma devo sempre sollecitarla a parlare.
 
Dico sottovoce il proprio nome: Esita perché pensa che sia insolito, fuori moda. Qui si chiamano Jessica, Cinzia, Debora. -
 
Teme di essere derisa. Dalle compagne si fa chiamare col suo secondo nome, Claudia. Come Claudia Schiffer, come Claudia Koll.
 
Anche quando i termosifoni sono accesi e qualcuno socchiude le finestre perché fa troppo caldo, lei resta infagottata nel suo pesante magione. Nell'ultimo banco. Sola.
 
Se esce dall'aula si muove nei corridoi con aria di sfida, sempre avvolta nel pullover color ardesia. Sola.
 
***
 
Riapertura delle scuole. Stessa stanza.
 
È seduta in prima fila. Gli splendidi occhi sembrano ancora più chiari e limpidi nel volto abbronzato. Come un anno fa traboccano i messaggi. Occhi immensi, sicuri, luminosi, mi guardano sereni, sorridono. Occhi che ora dominano in un volto splendido, che ha perso ogni eccesso di grasso. Gli zigomi, alti e forti, sono in piena evidenza.
 
I lineamenti marcati, intensi, esprimono voglia di vivere come i volti mediterranei più belli. I capelli sciolti ricadono sulle spalle, massa vivace di riccioli neri. Li scuote mentre parla, con allegra provocazione.
 
L'informe maglione scuro non c'è più, anche se la giornata non è delle migliori. Indossa una t-shirt turchese, dello stesso colore profondo dei suoi occhi, del mare della sua Calabria.
 
Siede, gambe distese in avanti, piedi incrociati in disinvolta sicurezza.
T-shirt e jeans sottolineano forme piene e armoniose: Non uno di quei corpicini secchi che vanno di moda oggi.
 
Corpo giusto, dicono gli sguardi dei ragazzi più grandi.
 
Spalle diritte, non c'è niente da nascondere, semmai due seni e un sedere che qualche compagna potrebbe invidiare. Forme che rassicurano, per confronto e insieme per identificazione, qualcuna delle più cicciottelle.
 
Si muove con eleganza, ride volentieri. Con le compagne parla delle vacanze giù al paese: "Sai, da noi, è ancora estate. Sono appena tornata. Giù c'è un sole... L'acqua è calda come ad agosto. Delle nuotate favolose!!!".
 
Qui sono apparse le prime nebbie. "Davvero? Beate te! Guarda qui da noi!". Le compagne ascoltano attente, quasi con una punta di invidia.
 
Per noi il mare, così vicino, eppure così lontano, invisibile oltre l'Appennino, è un qualcosa che si vive solo in piena estate. Vedono, con la fantasia il bianco paese calabrese. Luce abbagliante. Distese di ulivi. Sole ancora estivo. Spiagge immense e mare turchese limpidissimo.
 
Ha portato dolcetti tipici della sua terra, che suscitano la curiosità, la golosità di tutti. Si tuffa disinvolta, con il suo accento marcato, nel festoso intreccio di chiacchiere, di confidenze, di esclamazioni. Le compagne ascoltano attente.
 
Ammirano il colore smagliante della sua t-shirt, la abbracciano. Commentano con lei gli sguardi dei ragazzi.
 
Chiedono spiegazioni su una sua espressione dialettale che non capiscono. Lei dà la "traduzione". La trovano divertente, ridono tutte insieme: entrerà nel gergo della classe. È una di loro.
 
Nelle discussioni interviene, si infervora, sa difendere le proprie posizioni. Propone punti di vista nuovi, li sostiene, sollecita e aiuta le compagne più timide. Nella classe è una leader.
 
Sorride a un professore appena arrivato che le chiede il nome. Risponde spontanea, sicura: - Immacolata! -.
 

 

Classifica Concorso Club Poeti 2000 sez. narrativa
 
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inserito il 5 Febbraio 1998