Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Veronica Papa
Con questo racconto ha vinto l'undicesimo premio del concorso Marguerite Yourcenar 2002, sezione narrativa
Acquerelli notturni
 

"…in the beginning,

when we were winning,

when our smiles were genuine,

but now unforgiven the everlasting,

the everlasting…"

 

Manic Street Preachers

 
 
Nobili cascate d'acqua trafitte da suadenti miagolii di gatti randagi avvolgono di una sconosciuta mescolanza di accordi dissonanti la storia di maestosi palazzi dalle facciate screpolate, adombrati da plumbee ammaccature nel cielo, mentre sfumature colorate di artisti ribelli s'imbizzarriscono come note senza spartito al richiamo perduto di glorie passate.
Roma, la capitale. Fantasmi dalle tuniche color porpora e sguardi ieratici e combattenti infestano l'arte dei resti classici e deformi risvegliando da un oscuro oblio suggestive memorie.
All'imbrunire il confortante abbraccio dei pini spezza l'orizzonte storico in un reticolato arancione, poi una centrifuga di fastidiose presenze alate stuzzica le flotte dei turisti in partenza, e per un attimo vedo la città con gli occhi vispi e incorniciati di rughe del tassista che alterna una serie curiosa di imprecazioni dialettali ad aneddoti da solerte guida turistica.
… in the beginning, when we were winning, when our smiles were genuine, but now unforgiven the everlasting, the everlasting… la radio trasmette una vecchia canzone e sembra che dal finestrino sporco del taxi appaia tutta la nostra Green Day generation che da uno scassato tram di città urla andrenalina seguendo le rotte di un mig cinematografico, e sognando un improbabile per sempre alla luce di una fiamma fragile e temeraria di un accendino accesso nelle notti liceali.
Credo che lasciare questa città sia come dire addio ad una camera d'albergo. Ci si può innamorare in pochi minuti.
Buon rientro signorina, torni presto a Roma.
 
La stazione sembra pervasa da un magnetismo negativo e mi appare come un palcoscenico pieno di scadenti attori in cerca di una vita qualsiasi, fuori dalla scena, che abbia un senso.
Comincia a fare freddo. Entro in un bar acceso, prendo un caffè spruzzato di latte, e respiro felice la bizzarra essenza di sigarette e caramelle. Tra poco il binario del mio treno comparirà sul tabellone delle partenze, e la mia strada mi allontanerà da quegli attori sconosciuti.
 
Un vento verde proveniente dagli antichi colli avvolge il treno che si allontana velocemente dalla città.
Poi i lineamenti da fumetto di un amico immaginario con un gatto magico, si materializzano nel ritornello di un vecchio cantastorie addormentato nelle memorie rosa di una bambina, ed il suono squillante di una bacchetta magica fa incominciare un'altra storia.
Pochi minuti e compare la notte.
 
Un controllore alla Renato Zero si aggira svogliato tra valigie in disordine e biglietti sbagliati, mentre una signora isterica con cappellino bianco da cerimonia e barboncino in tinta, lo insegue affannata. Intenta a leggere su un giornale stropicciato gli ultimi scoop di vip rifatti di plastica, una zitellina acida e petulante, specie single nevrotiche e complessate, viene catturata dalle chiacchiere infiorettate di una signora di mezza età, borghesia media, taglia 52, animosa di parlare dei nipoti praticamente campioni in tutti gli sport.
Livornese cesso con un metro di capelli nerissimi e incolti e rossetto esagerato su labbra sottili, probabilmente separata, rimprovera con movenze sboccate il figlio lazzarone a carico, il cui sguardo abile e furbo ricorda le illustrazioni di Lucignolo sui libri di fiabe. Direttore di banca stile anni novanta con Sole 24 Ore ed impermeabile, presumibilmente munito di una serie di completini tigrati, con voce lagnosetta e impostata, si atteggia a fratello di latte dei Dolce & Gabbana ostentando con estatica fierezza, ridondanti atteggiamenti fricchettoni e orientaleggianti. Un prete cadaverico e pelato, ma con barba sapientemente modellata dal gel fissante, che non può che leggere Avvenire con espressione saccente e distaccata, mi ricorda che non mi sto confessando da troppo tempo… e che la religione l'ho sempre considerata un fatto troppo individuale per condividerla con qualcuno della categoria.
Lucignolo sembra essere dotato di sorprendente fantasia nell'inventare balle clamorose sul prossimo compito di latino certamente destinato ad abbassare una media già vergognosamente scarsa. Poi, per qualche minuto, un grassone maldestro che chiede una falsa elemosina con fare viscido e cerimonioso, scuote l'indifferenza indaffarata degli abitanti della carrozza, raccontando una storia qualunque lacrimevole e artefatta.
È l'Eurostar delle 18:07 di un quattro Novembre duemilauno, insospettatamente patriottico. I giornali parlano della nostra bandiera e del sogghigno velenoso e maligno di Osama Bin Laden. Oltreoceano, da uno scenario incenerito, il grido addolorato e furente di una nostra scrittrice diventa sangue pulsante nei cuori dei giovani e scandaglia il reale quotidiano nella vita del singolo, proiettandolo nella macchia celeste come una cometa gelida ed infuocata, tra le spirali della Storia.
In fondo ai binari le montagne, assediate da un esercito armato di nuvole, non riusciranno a fermare la prima neve.
 
Civitavecchia. Un acrobata volteggia noiosamente tra i riflettori di una luce artificiale nel cielo spento di un circo errante di periferia. Anche qui, tra qualche settimana, comparirà la tradizionale stella che riporterà nel mondo le solite balle di Natale e quell'inconfondibile e zuccherato buonismo filoamericano che fa credere che tutto è possibile.
Forse bisognerebbe avere ancora dei giocattoli sotto l'albero per crederci davvero. Ed è tutta quella melensa, gelatinosa e molliccia atmosfera illuminata da lampeggianti colori che si spinge a una delirante e frenetica corsa al regalo, ipnotizzati da morbosi spot pubblicitari avvelenati da cristallina perversione!
 
Con blanda eleganza passa un sudaticcio e impacciato omino del servizio bar che dispensa a tutti i passeggeri succo d'arancia simil-dietetico con vitamine sintetiche e biscotti al surrogato di cacao e nocciola. Questa triste e patetica figura disadorna di felicità mi provoca un'allarmante insofferenza ad una normalità da documentario del genere umano.
A sorpresa il prete sfodera dalla sua Eastpack la Bibbia tascabile e un Ericson ultimo modello. Di fianco a me un soldato del sud richiamato dalla licenza parla al telefono augurando la buona notte alle sue bambine. Nel posto vuoto accanto a lui potrebbe esserci un terrorista, una di quelle persone tutta normalità che leggono un libro di cultura e che si fumano una sigaretta perdendosi di tanto in tanto tra paesaggi di cartoline italiane. Polizia internazionale e lotta al terrorismo. Sono solo falsi sinonimi che parlano ancora di guerra. Vorrei poter volare.
Ripassa l'omino sudaticcio con le bevande.
 
Grosseto. Mi piace viaggiare di notte. Luci bianche dai contorni sfumati vengono inghiottite dai buchi neri del firmamento, mentre enormi sagome di nomi al neon formano una macchia fosforescente sotto la cupola blu. Ho un quaderno a quadretti che profuma di nuovo e tutto il buio della notte davanti a me. Le parole scorrono veloci, sconclusionate e annodate come i miei pensieri incerti, ma legate tra loro grazie a questa fantastica roller che corre davvero sulla carta. Mi sembra di somigliare a un distinto signore dei primi del secolo finito poi sui libri di scuola, che amava lasciar correre le parole, traversando la Maremma toscana, tra viscidi acquitrini e isole fangose.
A volte nel buio sembra tutto più chiaro. I contorni di noi stessi sembrano più decisi, anche se odio specchiarmi nel vetro di questa stupida luce da ambulatorio, che mi fa pallida e sbattuta e fa sembrare le mie mani quelle di una vecchia.
L'Altare della patria. I racconti della nonna prendono forma…
… schiere di ragazze in divisa con lo sguardo combattente e l'orgoglio nella voce inneggiano alla gloria italiana, mentre sotto i bombardamenti gli eserciti si trasformano in fantasmi…
 
Sono la prima ad aver visto la luna, un po' inclinata, che sembra un pallone sgonfio e ammaccato e in bilico tra il cielo e lo spazio.
 
Livorno. Conchiglie incrostate di calcare marino tra scogliere inesplorate. Gli sbadigli feroci dei miei compagni di viaggio creano un delicato scompiglio di emozioni intricate nei pensieri attorcigliati al fumo evanescente di una sigaretta.
Chissà chi salirà alla prossima fermata…
Sono stufa di vedere coppie che si baciano, lo fanno con un trasporto da film hollywoodiano che mi urta. Ho fatto fuori anche i Ritz, ora posso masticare solo cicche e mi sento come se avessi finito i viveri e fossi sul set di Cast Away.
Ma ormai siamo a metà strada.
E abbiamo superato anche la luna.
 
Polvere di girasoli rinchiusi in un quadro si spargono su un pavimento lucido di una stanza vuota e bianca, mentre la melodia sincopata di un singhiozzo spalanca una finestra nel vento.
Pisa. Mi sveglio da un sogno che sarà forse un giorno un momento futuro. Da lontano s'intravede una discarica rigogliosa e verdeggiante, che scopre resti putrefatti di consumismo scaduto. Salgono nuovi attori cui dipingere un ritratto di parole in questa prima classe italiana. Piloti di linea americani, sorridenti e traboccanti di quell'ottimismo tipicamente yankee, da casa nella prateria. E negli occhi del prete scorgo tra fiamme incendiarie arabeschi occulti che narrano di sanguinose battaglie crociate… Ancora un'ora.
 
La Versilia. Secchielli abbandonati dall'estate e sommersi da spiagge selvagge e ricordi incorniciati di azzurro di un pontile nel tramonto. Nessuno sa chi sceglie cosa resta del passato
… un libro sui fossili riesumato dalla dolce decadenza di una vecchia casa nascosta in una vallata dimenticata, il verde acido dei limoni che si mimetizza tra le foglie che profumano di clorofilla, nel giardino delle suore bianche, e le terre del nord, dove il mare si ritira e le imbarcazioni si addormentano adagiandosi sul morbido fondale, dondolate da struggenti litanie…
È tornata la luna a brillare su un mare ruvido e tagliente e nel freddo inquieto di una notte ventosa, s'intravede il fuoco danzante di un caminetto.
Tra qualche giorno morirà una giornalista italiana, la striscia di Gaza salterà in aria come una vecchia polveriera, l'antrace recapiterà la morte, il nostro esercito s'imbarcherà per l'Oriente e arriverà l'Euro su questo palcoscenico strampalato.
Può davvero il singolo cambiare la Storia? Chi sta dietro le quinte a dirigere lo spettacolo? Siamo noi gli attori? O siamo solo spettatori di una rappresentazione che non ci appartiene?
Un ultimo sguardo ai viaggiatori dell'Eurostar delle 18:07.
Lascio il prete e quel posto vuoto, quello del terrorista.
Sto arrivando a casa. Immagino i miei genitori che mi aspettano sorridenti davanti alla stazione e guardo le luci famigliari della costa agitarsi nel buio.
Nei miei pensieri ancora quelle parole… in the beginning, when we were winning, when our smiles were genuine, but now unforgiven, the everlasting, the everlasting… ci sono certe canzoni che non si smettono mai di ascoltare… sono quelle che ci connettono con l'infinito, con quelle spirali eterne dove è già scritta tutta la nostra vita… ma dove sono finiti quei ragazzi che da uno scassato tram di città urlavano adrenalina seguendo le rotte di un mig cinematografico, e sognando dipingevano acquerelli notturni su una tela blu senza confini…?
Forse stanno tracciando la trama di un'altra storia, nel futuro.
Ogni storia dopotutto ha un inizio.
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Premio Marguerite Yourcenar 2002
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 Ins. 10-10-2002