Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Vanda Sessa
Ha pubblicato il libro
Vanda Sessa - Quattro storie per sognare

 

 

 

 

 
Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) 12x17 - pp. 56 - Euro 7,85 - ISBN 88-8356-619-X

Pubblicazione realizzata con il contributo de

IL CLUB degli autori in quanto l'autrice è finalista nel concorso letterario "J. Prévert" 2003

Presentazione
Incipit


Presentazione

 

Le storie di questi quattro racconti per sognare sono narrate con una delicatezza estrema da parte di una autrice che pare affabulare da sempre. È come se ci si trovasse davanti ad un cantastorie che si ferma in una fiera di paese, a fianco di una nonna che racconta di antiche storie popolari davanti al calore di un camino o ad una madre che narra di fantasie per far dormire il suo bambino...
...Quattro fantastiche storie per ragazzi che con i loro "occhi lustri, di notte, spiano il nascere delle cose segrete e nessuna stanza del tesoro è così sicura che loro non sappiano scavarsi una strada per vedere cosa c'è nascosto": ogni storia è di un colore diverso e che sia proprio vera nessun lo sa.
 

Massimiliano Del Duca

 


Quattro storie per sognare

Emi e la luna
 
Emi ricordava che da bambina osservava spesso la luna e mentre la guardava si domandava: "Dove va quando sparisce nel cielo? Dove va quando non la vedo più?"
La mamma le rispondeva che spesso la luna si nascondeva dietro le nuvole perché le piaceva giocare a nascondino, allora Emi nelle sere d'estate giocava con lei, andava sul terrazzo e diceva alla luna: "Da brava, adesso vai a nasconderti, io intanto conto fino a dieci e poi indovinerò dove ti sei nascosta! Pronta?"
Emi appoggiava il viso contro il muro e incominciava a contare" 1, 2, 3, 6, 8, 4, 10!!" Poi spiccava un salto e si girava con le mani sugli occhi strillando: "Ti sei nascosta?!" Toglieva le mani e... oh! La luna non c'era più! Si era veramente nascosta! "Ti trovo, ti trovo, vedrai che ti trovo" - strillava - "Sei dietro quella nuvola a forma di trottola!" - intravedeva il chiarore provenire da lì - "Esci ti ho trovata!" Il vento ad alta quota soffiava, spostava la nuvola- trottola e così la luna appariva, come per incanto in tutta la sua bellezza. La prima volta che Emi si "accorse" della luna fu quando aveva tre anni. Una sera andò con la mamma, come spesso accadeva durante le sere d'estate, a trovare la zia Maria che abitava poco più lontano, in piena campagna. Ogni volta che andavano era una gran festa per Emi dato che dalla zia Maria trovava una dolcissima cagnolina di nome Susi. Emi giocava con lei tutto il tempo e poteva stare nel giardino fino a tardi. Intanto la mamma e la zia parlavano, parlavano ma Emi non ci badava, lei era occupata a correre dietro a Susi, a tirarle la coda, a prenderla, ad accarezzarla, a rotolare con lei per terra, insomma era in piena attività e non aveva il tempo di ascoltare le chiacchiere degli adulti. Certo che alla fine della serata Emi, stanca morta, quando era l'ora di tornare a casa diventava sempre un po' capricciosa, sfinita e assonnata; così la mamma la prendeva in braccio e ritornavano a casa.
Percorrevano un piccolo sentiero di campagna e quella sera c'era un chiarore diffuso nell'aria, si distinguevano perfettamente le sagome degli alberi e dei cespugli e il viottolo di campagna era intensamente illuminato dalla luna.
Emi in braccio alla mamma, cullata dal dondolio dei passi col capo appoggiato sulla spalla stava per chiudere gli occhi abbandonandosi a un dolce sonno quando si accorse che il disco luminoso si muoveva con lei seguendola; alzò la testa ed esclamò: "Mamma guarda che bello!" "È la luna piena" disse la mamma.
Quella fu la prima volta che Emi osservò attentamente la luna e si accorse della sua luce e della sua bellezza.
Era veramente stupenda e illuminava la campagna circostante con una luce bianca e sottile che sembrava accarezzare gli alberi, i cespugli e i praticelli intorno, sembrava che la tutta la natura fosse stata spennellata di latte.
Quella notte Emi sognò di abitare sulla luna, camminava su un suolo argentato e percorreva dei piccoli sentieri delimitati da fiori di cristallo che irradiavano una bellissima luce azzurra. Emi nel vedere quella meraviglia esclamava: "Questi fiori sono bellissimi!! Ne raccoglierò qualcuno per la mia mamma!" Ma i fiori improvvisamente si animavano e incominciavano a cantare in coro con delle vocine sottili e ben intonate. Emi sorpresa ritraeva la mano, era davvero peccato raccoglierli se l'avesse fatto non avrebbero più potuto cantare.
Così il suo sogno continuava cullato dal canto melodioso dei fiorellini azzurri.
Da allora il tempo era passato ed Emi, ormai una bambina di nove anni andava a scuola dove aveva imparato molte cose anche sulla luna.
Aveva saputo che non era un disco ma un satellite che girava senza mai fermarsi intorno alla terra, che non brillava di luce propria ma rifletteva quella del sole, che sulla luna non si può camminare come sulla terra ma ci si sente leggeri perché la forza di gravità è minore e aveva anche capito cos'era la forza di gravità.
Emi non era una scolara particolarmente diligente ma quando in classe la maestra parlava della luna era molto interessata perché i dolci ricordi dell'infanzia facevano nascere in lei il desiderio di saperne di più. Ora che era diventata più grande non giocava più a nascondino con la luna ma spesso nelle serate chiare si soffermava a guardare quella che era stata la sua compagna di giochi e che esercitava su di lei sempre un gran fascino.
Nelle sere d'estate quando si ritrovava nel giardino della zia Maria, spesso Emi prendeva accanto a sé Susi e guardando la bianca luna s'inventava storie fantastiche che raccontava con molta enfasi alla cagnetta,anch'essa divenuta più grande ma con addosso sempre una gran voglia di giocare e saltare.
Susi mentre ascoltava muoveva le sue orecchie come se riuscisse a seguire e a capire la storia.
"Sai" - le diceva Emi - "oggi la maestra in classe ci ha spiegato che sulla luna non si cammina ma si vola, ci si sente leggeri.
Sai che bello sarebbe per tutte le persone grasse, che si sentono pesanti vivere sulla luna!" Ascolta questa storia, è intitolata:
"Graziella la cicciotella".
C'era una volta una bambina di nome Graziella che mangiava tanto, mangiava a tutte le ore e in tutti i posti, mangiava di tutto, davanti al televisore, mentre eseguiva i compiti, quando camminava per la strada e perfino di notte si alzava e faceva "incursioni" nel frigorifero trangugiando quanto più cibo poteva: panini, salumi, dolci, gelati e chi più ne ha più ne metta. I genitori erano disperati perché vedevano crescere a vista d'occhio la loro Graziella, che era diventata paffuta e grassottella, così decisero di chiudere a chiave tutti gli armadi e gli armadietti che contenevano cibo; ma Graziella che era diventata grassa e anche forte riusciva con le sue possenti braccia ad aprire qualsiasi portello per accedere ad ogni ben di Dio. Non ci fu verso a convincerla a mangiare di meno e Graziella ingrassava sempre di più. I genitori si erano accorti che faceva fatica a muoversi, a camminare, a lavarsi, a vestirsi e spesso era costretta a stare seduta in una grande poltrona dove trascorreva la maggior parte della sua giornata. A scuola non voleva più andarci perché tutti la prendevano in giro. La chiamavano "Graziella la cicciotella" e quando la canzonavano scendevano dai suoi occhi lacrime amare segno della sua infelicità.
Graziella era molto grassa e anche molto infelice.
La sua andatura era goffa, quando camminava sembrava una papera e i compagni cattivelli, ad ogni passo che faceva, dicevano "qua, qua... qua, qua..." Graziella tornava a casa infelice più che mai e spesso piangeva in silenzio accovacciata nel suo letto.
Ma una notte avvenne un miracolo. Una fata buona apparve a Graziella che la consolò dicendo: "Se tu mi prometti di non mangiare più in maniera esagerata ti trasporterò sulla luna e ti farò assaporare la leggerezza del tuo corpo" E così fece, la prese tra le braccia e volarono nella notte silenziosa verso la luna splendente. Quando la fata la lasciò andare... oh! Meraviglia delle meraviglie! Graziella si sentì leggera come una piuma! Che stupenda sensazione stava provando! Poteva addirittura sollevarsi e fare capriole, giravolte, poteva fluttuare nell'aria e nuotare come un pesce nell'acqua.
Graziella dopo anni si sentì veramente felice e pensò che se avesse mangiato di meno si sarebbe sentita così felice anche sulla terra.
Promise alla fata buona di essere meno vorace e mangiare normalmente come tutti i bambini della sua età.
Quando ritornò sulla terra, Graziella rinnovò alla fata la sua promessa.
La mattina dopo Graziella iniziò la sua giornata consumando una normale colazione con sorpresa dei genitori che si erano messi lì a guardarla increduli. La stessa cosa fece a pranzo e a cena e la cosa più sorprendente fu che di notte non si alzò più per mangiare e rimpinzarsi con tutte le leccornie del frigo. Così piano, piano riacquistò il suo peso normale e anche un po' di felicità.
 
Susi aveva ascoltato la storia con attenzione e sul lieto fine incominciò ad abbaiare per la contentezza. Emi l'abbracciò dicendole: "Vedi che grazie alla luna anche le storie finiscono bene?"
Susi scodinzolava allegramente e saltando su di Emi incominciò a leccarle il viso "Buona, buona - le diceva Emi - stai buona che ti racconterò un'altra storia". Allora Susi improvvisamente smetteva le sue moine si accovacciava e con le orecchie ben ritte assumeva la sua posizione di ascolto.
La storia s'intitola: "La luna in tasca".
C'era una volta un bambino povero, molto povero, perché apparteneva ad una famiglia povera, suo papà era povero, la sua mamma era povera, i suoi nonni erano poveri e le sue zie anche, perfino i suoi vicini di casa erano poveri, insomma questo bambino di nome Giacomino non poteva permettersi di comprare un regalo per la festa della sua mamma.
Una sera disperato se ne andò a girovagare per il paesello finché non arrivò ad un pozzo, vi si affacciò e vide nell'acqua riflessa la luna col suo bel faccione tondo. Giacomino sospirò e pensò: "Ah! Se potessi regalarla alla mia mamma, la userebbe come una lampada e la terrebbe sempre accesa sul suo comodino" - e nell'esprimere questo desiderio chiuse gli occhi. Quando li riaprì con sua enorme meraviglia vide che la luna non era più riflessa nel pozzo, allora alzò subito gli occhi al cielo credendo che si fosse nascosta dietro qualche nuvola ma niente, non c'era neppure lì, il cielo era completamente terso e si vedevano in lontananza solo le stelle brillare.
"Che strano" - pensò Giacomino - "la luna non c'è più.che fine avrà fatto?" Ma senza preoccuparsi troppo di darsi delle risposte, si staccò dal pozzo e s'incamminò verso casa.
Prese a percorrere una stradina abbastanza buia dove c'erano casette basse e circondate da steccati, ogni tanto da questi saltavano gatti o vi si affacciavano musi assonnati di cagnolini che non riuscivano neppure ad abbaiare, c'era tanto buio che finì con calpestare la coda di un gatto che improvvisamente gli aveva attraversato la strada. "Miaooo!!" si sentì echeggiare nella stradina. Giacomino fece un salto per lo spavento e gli cadde dalla tasca della giacca un oggetto rotondo e luminescente.
Sorpreso e meravigliato lo raccolse, non riusciva a capire cosa fosse e soprattutto chi glielo aveva messo in tasca?
La piccola sfera emanava una luce calda e soffusa,toccandola si sentiva una superficie ruvida e sconnessa. Giacomino l'osservò attentamente e notò piccoli avvallamenti e crateri. "Ma si direbbe quasi una luna in miniatura!?" E poi da dove prendeva quella luce? Provò con un'unghia a scalfirla e si accorse che era fatta di roccia. Giacomino non voleva credere a ciò che stava pensando e preoccupato continuava a guardare quello strano oggetto che aveva fra le mani. La sua preoccupazione aumentò quando arrivato alla piazzetta del paese vide che era gremita di persone che con il naso all'insù cercavano qualcosa che non c'era. Molti strillavano: "La luna è sparita tutt'ad un tratto!!" Cosa sarà successo? Perché il cielo e diventato improvvisamente scuro? Qualcun altro diceva "Ma dove volete che sia andata la luna? Sarà colpa dell'eclissi!" "Cos'è l'eclissi?" domandò Giacomino. Un signore dall'aria dotta e con gli occhiali sul naso gli rispose: "Ragazzo, è proprio vero che i giovani d'oggi non imparano più niente e si disinteressano di tutto, l'eclissi lunare avviene quando la terra, trovandosi allineata tra il sole e la luna proietta su quest'ultima la sua ombra facendola sparire alla nostra visione, come dire: la luna c'è ma non si vede".
"Ma che eclissi e eclissi" - diceva una signora in camicia da notte - "È accaduto tutto in un botto ho visto con i miei occhi mentre ero affacciata alla finestra: la luna prima c'era e un attimo dopo non c'era più, come accade nei giochi di prestigio!" Giacomino si sentiva frastornato ognuno dava la sua spiegazione dello strano fenomeno, fatto sta che tutti erano preoccupati e agitati e nessuno voleva saperne di ritornare nelle proprie case.
La sera dopo vide che la luna continuava a non esserci, allora la tirò fuori della sua tasca e guardandola ancora attentamente si convinse che chissà per quale sortilegio era proprio la luna in miniatura.
Così decise che l'avrebbe regalata alla mamma.
La mamma quella sera entrando in camera da letto vide uno strano chiarore provenire da suo comodino e rimase lì a bocca aperta, a guardare quella piccola meraviglia, somigliava alla luna piena! Giacomino le raccontò la sua strana esperienza al pozzo.
La mamma commossa lo abbracciò e lo ringraziò. "Questo e il regalo più bello che un figlio possa fare alla sua mamma" - disse - "Ma vedi, non posso accettarlo, la luna è di tutti e credo che sia giusto che stia lassù nel cielo a brillare per tutti" Prese la piccola luna, andò alla finestra: il cielo era pieno di stelle ma la notte era buia senza la luna. La mamma lanciò verso il cielo la sfera luminosa e proprio in quell'istante apparve nel firmamento la luna nella sua grandezza naturale, con la sua bianca luce a rischiarare la terra. Poi Giacomino e la mamma rimasero abbracciati alla finestra a guardare quell'astro celeste che ora brillava per tutti.
Il giorno dopo si diceva che gli scienziati, guardando la luna al telescopio, avevano scoperto un grande solco lungo alcuni chilometri e non riuscivano a capire come si era formato, era veramente una cosa strana era come se l'unghia di un essere gigantesco l'avesse scalfita. Il fenomeno rimase un mistero per sempre.
 
Emi aveva finito di raccontare la storia e Susi che era stata buona fino ad allora, riprese a scodinzolare felice, si vede che il racconto le era piaciuto.
Così Emi soddisfatta la prese in braccio e corse in casa perché ormai la sera era diventata umida e fresca.


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Ins. 04-01-2004