Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Stefania Hauser

Con questo racconto si è classificataal primo posto al concorso Città di Melegnano 1999 sez. narrativa

Tra le righe

 
 
 
Segretamente. Mi aggiro tra cavi elettrici (molti sono staccati, altri collegati alla lampadina dell'idea geniale), appunti sparsi qua e là, umidità da parole anacrinistiche, confusione appesa a pareti sporche di inchiostro. E buio. Ogni anticamera del pensiero ha una sala d'attesa con le immancabili incisioni nelle panche di legno, e tutto è familiare già dalla prima volta; la mia è stata in perfetto stile Romantico con uno sguardo al Neoclassicismo, un eroe dai capelli tormentati, esule d'amore nella metropolitana impegnata di whisky. Qualche commento positivo, tutti destinati allo scrittore, ed un articolo di poche righe sputate su di una rivista, di quelli da ritagliare per l'album di famiglia dell'ora del té con amici e parenti.
Ho respirato la paura che schiaccia polmoni e cervello, i capelli erano della lunghezza giusta ma non abbastanza per spezzare il fiato ad un copione impegnativo; mani lunghe e magre per afferrare il personaggio, e le vene che dimostrassero almeno un po' di vita vissuta (o recitata). Ho addomesticato il flusso del sangue, disteso le falangi delle dita, guadagnato la sincronia tra respiro e situazione e ho fatto mio il personaggio.
Transfer a regola d'arte, come ogni prima volta. E allora barba incolta per giorni di pagine e capitoli, anche quando mi sentivo i seni, anche quando ero seduto su un seggiolone, anche quando dovevo avere l'aspetto lavato dell'impiegato; e quella barba ha raggiunto i capelli per poi entrare nel cervello, e dal cervello nei gesti. Professionalmente non affidabile significa qualche racconto di disoccupazione in cui non sei niente e nessuno, una manciata di frasi da re/citare agli ubriachi della metropolitana che sono analfabeti, e quindi non ti hanno mai letto.
Il circolo vizioso ha in sé la contraddizione di potersi spezzare, è solo un difetto di ragionamento dovuto a miopia della dignità, perché il rasoio era lì dove l'avevo lasciato.
 
Appunti
È solo un attimo, una macchia di inchiostro in caduta libera sul foglio: non ancora parola, embrione di pensiero che piove nero come le idee inespresse, temporale estivo che nasconde il sole anche se proprio non avresti scommesso sulla pioggia. E alle volte piove per tante 24 ore, e piove su vestiti zuppi di frasi originali, appunti, forzature e licenze poetiche. Aspetto, senza l'ombrello; mi arrampico sulle parole e, tentando di ingannare l'attesa, scivolo sulla grafia del mio scrittore e sui suoi nevrotici tagli alle "t" per poi tuffarmi in una macchia di riflessione così profonda da chiamare in causa altri due fogli: me la cavo con tre o quattro bracciate e ritorno alla prima pagina. Riprendo fiato. Adesso è una costa scarabocchiata come Les Calanques di Marsiglia, dove andavo da bambino, tanti libri fa, e se chiudo gli occhi l'acqua è ancora salata sulle labbra; riaffioro, alzo il collo e mi guardo attorno: non ho nessuna intenzione di prendermi il raffreddore per colpa del blocco dello scrittore... Destra del foglio: trovo riparo dietro un muro, isolato dalle parole che pure da qui sono partite per costruire frasi: i mattoni sono irregolari, eppure reggono bene le intemperie, e le testate che lui vorrebbe dare per liberare le idee, ma continua a piovere. Il muro non è lunghissimo. Forse smette.
 
Tra le righe
Avanti e indietro. Cammino sulla stessa parola, solco il foglio, quasi fossi una goccia di ceralacca: sono nella sala d'attesa del racconto, con la prima battuta tra le mani e sulla punta della lingua. Avanti e indietro. Perimetro le lettere con i miei passi, sincronici alle sue perplessità. Ultimi movimenti tellurici sul nome a cui dovrò volgere lo sguardo quando incrocerò il passato per le scale: segue una fase d'assestamento in cui raccoglie le idee dal pavimento dell'orgoglio, regalando alla prima parola un punto. Ma non va a capo: altre lettere si sdraiano una accanto all'altra e formano strade di frasi dentro le quali sistema con cura il café dove mi innamorerò di lei, la giusta angolazione per descrivere i nostri incontri, il tombino dove lei butterà l'anello quando non saremo più un progetto di matrimonio (perché non tutte le storie hanno un lieto fine). E le strade diventano città immaginarie che viste da questa altezza, quella dello scrittore, s'intende, sembrano un po' tutte uguali, ma io non posso vivere in una città come tante, lui lo sa: sono la svolta della sua carriera letteraria, il personaggio con cui dovrà fare i conti nei libri futuri. E l'odore di ferro della metropolitana, e il respiro di New York che esce dai tombini della strada, e il caffè americano da Starbucks quando piove. Vivo in un piccolo appartamento nello spazio che c'è tra la parola New e York; pochi mobili, per il momento: il materasso, matrimoniale per fare posto di notte ai mille vissuti, è orfano del letto, il parquet conosce le strade della pianta del mio piede e sa dove portarmi quando sono perso nei pantaloni del mio pigiama di cotone grigio perla (mai abbastanza grande per tenere tutte le destinazioni della disperazione). Sto aspettando lei.
 
 
Lei
Di lei si sa poco. L'ha cercata tra i mattoni di quel muro, sul foglio degli appunti, ma cosa aspettarsi quando piove così...
La verità è che lui non aveva messo in cantiere nessuna parola d'amore per la mia bocca, ma se prenderò in prestito progetti di matrimonio dovrò anche sapermi raccontare con sguardi, frasi ad effetto, lacrime e struggimenti. Al momento lei vive per aria, tra un castello e l'altro, dipingendo a piedi nudi in quel buco di appartamento che ha affittato nelle "O" di SOHO.
 
Un impermeabile di quelli da film in bianco e nero e tante righe a segnare il confine delle pozzanghere: gioco allungando gamba e passo per saltare da una linea nera all'altra, facendo attenzione a non calpestare tutte quelle parole, finalmente sdraiate al sole a fare seccare l'inchiostro.
 
 
L'ultima passeggiata
Le pagine bianche hanno un buon profumo e ci si cammina bene, a piedi nudi; ne attacca una alla volta, alla storia, e lo fa con la tranquillità di chi sa aspettare: il finale sta per cucirsi agli ultimi fogli, è questione di qualche frase, lui lo sa. E anch'io.

 

Classifica Concorso Città di Melegnano 1999 sezione narrativa
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inserito il 2 novembre 1999