SCRITTORI ITALIANI
CONTEMPORANEI

affermati, emergenti ed esordienti
Riccardo Gallone
Opera 8° classificata al concorso Angela Starace 2001 sez. narrativa
L'essenziale

 

Sono nato distratto; col tempo sono peggiorato...

Ma questa mia caratteristica non è per me una limitazione, bensì una benedizione... essere terribilmente sbadati come me, è terribilmente faticoso, perché il nostro quotidiano si nutre di particolari insignificanti, ma permette di cancellare il superfluo e di salvare l'essenziale.

L'episodio che sto per raccontare, ammesso che riesca a giungere fino alla conclusione, lo dimostra.

 

Avevo appena terminato la mia siesta quotidiana; mi stropicciai gli occhi per mettere a fuoco l'ambiente che mi circondava e capire che cosa mi stava preparando quella giornata. Appena svegli, tutti proviamo uno stato d'incoscienza, più o meno breve, nel quale annaspiamo, con la sensazione di brancolare nel buio.

Quel giorno però, quella sensazione sembrava non volermi abbandonare: chi ero?, dove ero?, cosa dovevo fare?

Appoggiata sul tavolo, un'agenda aperta: alle ore 16.00 di quella pagina, era scritto, con una calligrafia precisa e sicura, che non riuscivo a riconoscere "lezione al politecnico; aula di fisica, corso avanzato, 3° piano. Ripasso".

Certo il politecnico lo conoscevo bene e ricordavo anche l'aula di fisica al 3° piano... ma io che c'entravo?

Indossai la giacca che si trovava adagiata sul divano: stirata, pulita e di buon taglio... ma in me c'era qualcosa che non andava...

Infilai una mano nel taschino, ed estrassi una carta d'identità: Eugenio Genius, chiarissimo prof. Di Fisica, Matematica, Informatica, Scienza, Tecnica, Analisi, ecc...

Ero dunque io Eugenio Genius? Dovevo trovarmi alle 16.00 per una lezione di Fisica al politecnico? In quel momento non ricordavo assolutamente nella: né di fisica, né di matematica, né... neppure l'aula la ricordavo bene...

Poco dopo le 16.00, come un equilibrista che cammina sul sottile filo delle sue piccole certezze, circondato dal vuoto della propria incoscienza, avanzavo, con andatura lenta ed incerta, nel corridoio che portava all'aula di Fisica, corso avanzato.

Chi dimentica quasi tutto, come me, si sente come l'uomo che si è perso e tutto gli sembra estraneo; prova i sentieri bui, i vicoli ciechi, le vie traverse, pur di trovare la direzione giusta.

Ma in quei larghi corridoi, dove sentivo l'eco dei miei passi sul marmo, cercai di convincermi che quando si percorre la grande strada Destino, percepire vale più di conoscere, intuire vale più di ricordare...

Non appena aprii la porta dell'aula, mi sentii pedinato da un mare d'occhi, adoranti e spietati. Soffiai nel microfono, nella speranza non funzionasse. Ma funzionava... cosa avrei potuto dire? Era il sole che girava intorno alla terra o viceversa? Di sicuro, tanto il sole, quanto la terra, giravano intorno alla mia povera mente smarrita...

"Ci sono domande?", chiesi, nella speranza che non ve ne fossero...

pochi istanti di silenzio, che passarono con la lentezza di ere geologiche... poi si alzò un ragazzo, aria da "secchia" ed espressione da ranocchia:

"Cos'è una soluzione? Perché il soluto risulta inseparabile con mezzi meccanici dal solvente?".

Soluto?... solvente?... soluzione?... mi sembrava tutto un gioco di parole senza senso...

Ma forse la "soluzione", era come diceva sempre mia moglie. La "soluzione" era lei: mia moglie! Il mio unico vero grande amore! Pensai a lei, ai suoi riccioli biondi sul mio viso, ma forse i suoi capelli non erano ricci... e forse non erano neanche biondi...

Però quel pensiero mi rasserenò e mi ascoltai rispondere:

"Posso affermare di essere certo di aver avuto la fortuna di provare in prima persona l tii bruciare dal fuoco della passione e fui certo, che nonostante la forza devastante del male dentro e fuori di noi, niente avrebbe potuto separarci, perché senza di lei, non avevo mai veramente vissuto e non avrei mai potuto vivere dopo... Auguro a tutti voi di trovare, prima o poi, qualcuno con cui sentirvi come il soluto nel solvente!...".

tacqui e respirai profondamente. Gli occhi che mi scrutavano erano spalancati, incantati e incantevoli... quasi desideravo un'altra domanda... Si alzò una ragazza, minigonna di cuoio e sbuffata di fuma da vamp:

"Perché nei deserti, quando l'aria è molto calda, i raggi di luce vengono deviati e noi possiamo avere l'impressione di vedere ciò che non esiste. Vorrei cioè capire il fenomeno della rifrazione della luce e dei miraggi: come mai vediamo ciò che non c'è?".

rifrazione della luce? Solo il suono di quella parola, mi serrava lo stomaco e mi seccava la gola... che ne sapevo io della rifrazione? Allargai le braccia, impotente e disarmato di fronte a tanto sapere che n che affonda la sua lama fino al manico... e solo quando vi sentirete morire... il desiderio vi potrà salvare.

Vedrete finalmente la vostra patria lontana, che darà uno scopo e un significato al vostro deserto e alla vostra vita. e non sarà più importante sapere se ciò che inseguite, il vostro miraggio, esiste veramente, perché la verità non sarà più indispensabile: se non esiste, è perché il cuore non è pronto; ma se ci crederete, esisterà!".

L'ultima domanda che ricordo fu quella di un ragazzo, apparentemente rigido, camicia perfettamente inamidata, come i suoi capelli:

"Possiamo considerare valido il modello dell'Universo di Newton, che affermava l'esistenza di un infinito numero di masse materiali distribuite in uno spazio infinito?".

ormai quelle domande non mi incutevano più paura e gli occhi di quel ragazzo erano li occhi impauriti di un cerbiatto, smarrito nella grande aula, che suscitavano in me solo una grande tenerezza.

"Non costringete le vostre domande nei ristretti confini dell'universo stellato... lasciatele spaziare nel mondo sconfinato che racchiudete nel cuore... tutto il resto vi apparirà piccolo e insignificante... L'ansia di dimostrare, di verificare e di indagare, vi impedisce di spalancare la mente e di percepire l'imperscrutabile, il Mistero di cui la nostra anima si nutre... Mi stai chiedendo se l'Universo è infinito? Forse..., ma è un dettaglio; di sicuro è infinito il tuo cuore, e questo non è un dettaglio... forse un giorno le tenebre copriranno tutto ciò che conosciamo, forse il Nulla riempirà i nostri spazi, forse il tempo si fermerà, ma il tuo cuore non smetterà di battere...".

Non ricordo se fu un applauso od un coro di risate...

Il prof. Genius, che naturalmente non ero io, venne nel pomeriggio a riprendersi la giacca e l'agenda che aveva dimenticato a casa mia, ovvero nella portineria dell'Università.

Da quel giorno qualche studente mi rivolge un sorriso, che apprezzo, ma che non riesco a capire se sia di gratitudine o di pena... Ma forse saperlo è solo un particolare senza importanza...

Il motivo per cui ho raccontato questo episodio è invece... accidenti!... ho la netta sensazione di non riuscire a ricordare l'insegnamento della storia...

 

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ins. 11 gennaio 2002