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- L'annegata
-
- "Dottore, sono i carabinieri, c'è un
morto"
- "Dove?"
- "Al Valentino: sarà un annegato. Aspetti
che glielo chiedo..."
- Sollevata la mano che copriva il ricevitore,
Donati, il custode-factotum dell'Ufficio d'Igiene, si
rimise in comunicazione con la stazione dei
carabinieri.
- "Chi a l'è 'l mort?"
- Poi, accortosi di parlare arabo, tradusse: "Chi
è che è morto?", alzando ancor
più la voce.
- Un istante di silenzio, poi, ricoperto col
palmo della mano il ricevitore, motteggiò,
calando sull'accento meridionale - "... trattasi di
donna dell'apparente età di trent'anni,
annegata".
- Poi, rivolgendosi di nuovo a me "Se non vuole
andare subito, dottore... tanto quella non scappa...
Però sa, i carabinieri..."
- "No che vado subito" rimandai convinto "Tanto
sono stufo di star qui ad annoiarmi..."
- "E allora andiamo. Avanti" disse l'autista, un
sardo di mezz'età, con la solita calma
olimpica.
- Quello apriva la bocca solo per mangiare
quantità inverosimili di pesce o per parlare
della sua famiglia e della sua isola.
- "E non attaccare la sirena come l'ultima volta"
lo rimproverò Donati "che poi i vigili vengono
qui da me a contarmela...!"
- Cominciava a scurire il cielo, l'ora pigra
della cena lasciava libere le strade, il poco traffico
scivolava veloce.
- La guida di Fadda era essenziale, senza
strattoni, come i suoi pensieri.
- I viali del Valentino, deserti.
- "Dov'è di preciso?" chiedo
- "Han detto prima del Castello" mi risponde
Donati.
- "Allora l'abbiamo già passato.
Però non c'era nessuno. Proviamo a tornare
indietro".
- "Ora giro" sintetico esala Fadda.
-
- "Che strano però che non li abbiamo
visti" commenta Donati, sempre preciso "Ci sarà
di sicuro un bel po' di gente... L'ultima volta per un
impiccato ci saranno state duecento
persone..."
- Costeggiavamo intanto il marciapiede, piano
piano, dal lato del fiume, aguzzando gli
occhi.
- Ad un tratto, dolcemente, l'auto si ferma e
Fadda, con un cenno del capo, indica un tratto della
riva.
- Spuntano due berretti dell'Arma da un
cespuglio.
- "E la macchina dov'è" si impunta Donati
"mi meraviglio... E la gente?..."
-
- Discendo la riva, una decina di metri per
raggiungere lo spiazzo dove sono i carabinieri accanto
ad uno in borghese.
- Mai mi ero accorto di come fosse sabbiosa la
riva del Po: ho le scarpe piene di sabbia finissima e
umida.
- Finalmente vedo l'auto dei carabinieri:
è scesa per un pezzo di stradina che porta alla
società canottieri. Per quello non si vedeva.
Ora si sente pure il graciare della radio di
bordo.
-
- La morta, chissà perché,
l'avevano rinvoltolato in un gran foglio di plastica
preso chissà dove.
- "è li dentro?" chiedo rivolto al tipo in
jeans e maglietta, che penso sia il custode del vicino
imbarcadero.
- Annuisce.
- "e allora apriamola!, così riesco a
vedere qualcosa!" dico un po' stizzito per quel gran
pacco che hanno fatto.
- Mi chino e vedo che l'hanno pure
legato
- "Avevate paura che scappasse..." ironizzo
mentre sciolgono i legacci.
-
- Il profumo del fiume adesso è
intenso.
- Comincio ad abituarmi alla scena.
- Immaginavo anch'io folla, rumore, le solite
scene di morbosa curiosità e mi ritrovo quasi
da solo con due agenti poco più che ventenni
che cercano di darsi un contegno e intanto non
guardano il pacco e un guardiano svogliato,
probabilmente incazzato perché farà
tardi a cena e così buzzurro da fare un pacco
del cadavere...
- Lo sciacquio dell'acqua fa da sottofondo al
profumo penetrante dell'umido. Tutto il resto è
irreale contrappunto al crocchiare del telo
svoltolato.
- "Aquila due 2 Acciaio chiama... Aquila due
Acciaio chiama... rispondete..." gracida la radio in
lontananza.
-
-
- ***
-
- La morta stava in una posizione sguaiata, solo
con una sottoveste sul ventre enfiato, le cosce
dischiuse, il viso gonfio, bluastro.
- I due militi fissano involontariamente il
ventre, attirati dalla peluria castana del pube
intriso e stupiti dal ventre globoso.
- Mi chino per un esame sommario: scende dalla
bocca una bava biancastra; dappertutto
sabbia.
- Guardo i polsi e il collo per cercare segni di
corde, di violenza.
- Niente gioielli, ha ancora una scarpa.
- "Da quanto tempo è morta?" chiede uno
dei due militi.
- Guardo i polpastrelli sbiancati e molli. Non
è stata a bagno molto, al massimo un'ora o poco
più.
- "Lo si potrà dire con sicurezza solo con
l'autospia" non mi sbilancio "comunque non è
stata molto in acqua, al massimo tre ore"
concedo.
- "Aveva qualche altro addosso?" chiedo a mia
volta "che so, documenti, la borsetta..."
- "No, niente" mi rispose l'altro milite "Vero?"
chiede conferma all'uomo che sta in disparte.
- "Sì, sì... aveva solo quello che
ha addosso... quasi niente..."
- è vestito con una canottiera azzurra
consunta ed un paio di pantaloncini corti e un paio di
sandali vecchio stile, con i calzini.
- Ha risposto a bassa voce, esitante, poi,
più animato: "...sembrava un fantoccio quando
l'ho vista. Veniva giù dal ponte Isabella,
vicina alla riva. Io ero all'imbarcadero e l'ho vista
agganciarsi alla riva, a quell'albero là...
Allora ho preso quel palo e l'ho trascinata fin qui
dov'è più basso e l'ho potuta tirare
su..."
- Una pausa, poi, a giustificarsi "l'ho messa nel
cellophane perché pensavo che servisse... per
le indagini... che ne so...".
- Un lungo silenzio confuso, poi, visto che
nessuno parlava, riprese "...ma non aveva niente altro
che quello che ha indosso..., nient'altro..."
- Roteava intanto due occhi porcini affondati in
una facci flaccida, sfuggenti. Non fermava mai lo
sguardo su nulla, neppure quando additava qualcosa, e
se mostrava il palo, guardava il fiume e mentre
indicava il punto dove s'era impigliato il cadavere,
intanto guardava la morta.
- Dopo una lunga pausa, il più anziano dei
due carabinieri, sfiorando appena con uno stivale il
bordo del telone di cellophane accanto alla testa del
cadavere, guardandolo fisso senza riuscire a trovare i
suoi occhi: "Va bene... va bene... le faremo poi
firmare il verbale" e poi rivolto a me "Arrivederci,
dottore. Noi andiamo su; adesso arrivano i vigili" e
via verso l'auto che continuava a gracidare.
-
- Rimasti soli, mentre i rumori della macchina
dei carabinieri che facevano manovra e della sua
scoppiettante radio si facevano sempre più
fiochi, io tornavo ad ispezionare il cadavere, ma
senza toccarlo. Poi con solo lo sciacquio del Po e un
lontano brusio del traffico sul ponte, dopo un lungo
silenzio "Eh... questi qui li conosco, io... sa, mica
è il primo che tiro fuori dal Po... col mio
lavoro... sono sempre qui..."
- "Cosa fa?"
- "Tengo pulito lì" e indicava
l'imbarcadero guardando intanto il fiume "aggiusto
quelle poche barche che ci sono ancora, prima della
stagione... Poi faccio dei lavoretti per altri
posti... tutti sul Po..."
- "Sa quanti ne ho trovati?" riprese, visto che
non gli chiedevo niente. E poi, senza aspettare
risposta: "Con questo sono più di una dozzina
di sicuro... Perché se ne ammazzano ancora
tanti nel Po... Lei non ci crede, ma è solo che
nessuno lo viene a sapere... Non fanno notizia... Un
trafiletto sul giornale e via... Tanto sono tutti
poveracci quelli che si annegano... La gente ricca,
importante, mica si suicida così... Ha mai
sentito un personaggio famoso che si è annegato
in un fiume?...
- Ma ci pensa la Marilin che si butta a Po?..."
era inarrestabile adesso, solo con me, in un crescendo
quasi affannoso.
- "E sono tutti uguali..., voglio dire, fanno
tutti le stesse cose: Ha visto che quella lì
era quasi nuda?... sì, perché si
spogliano quasi tutti, come dovessero fare il bagno.
Certi si legano... per paura che quando si sentono
soffocare, di mettersi a nuotare..."
- Mi suonavano strane quelle parole sulla bocca
di quell'uomo, che enunciava gli stessi assunti del
libro di Medicina Legale, ma con un'emozione palese,
col compiacimento dell'esperto.
- Incominciava a far buio. Lo chiameranno i
carabinieri per il verbale.
- "... e quella lì" era appena tornato e
già riprendeva, come continuando una frase
lasciata a mezzo "non è più di un'ora
che si è buttata... Mi scusi, neh, ma io me ne
intendo... E anche lei, ...ho visto sa che guardava le
mani... Le ha viste, no...?" Una breve pausa "...E poi
tutti al tramonto lo fanno... La borsetta, il vestito
ben piegato e via, si lasciano andare
nell'acqua...
- Certi lasciano a volte una lettera e ci mettono
pure una pietra sopra e pure ai vestiti... paura che
il vento li porti via... e poi via, si lasciano
scivolare nell'acqua".
- "Mi fanno ridere quelli delle vignette col tipo
che si butta giù dal ponte con la pietra al
collo..." riprese dopo una breve pausa, "non si butta
nessuno dal ponte... Certo, quelli che vogliono
spiaccicarsi al suolo, sì, quelli sì,
...magari vanno apposta fino a Cuneo, al ponte dei
suicidi, che è famoso e con quello non
c'è scampo e fa notizia, o almeno numero...
"centocinquantesimo suicidio dal ponte della morte",
scrivono i giornali... ma non gli annegati, no, quelli
no... Quello che si vuole annegare si lascia
scivolare, - sci-vo-la-re - " ribadì scandendo
le sillabe "nel fiume... e guardi, quasi mai dove la
corrente è più forte..."
- "Non lo senti nemmeno..." riprese subito,
"guardi, io non ne ho mai sentito uno che fosse uno...
e ne avrò già tirati più di una
ventina. Magari lì vicino c'è uno che
pesca e neanche se ne accorge..."
- Non si tratteneva più ora, e parlava,
parlava, ansioso e fiero di mostrarmi la sua perizia.
E gesticolava anche. Una mimica tutta sua, prepotente,
espressiva, venuta fuori solo ora che eravamo soli. E
adesso mi fissava anche, e quando parlava più
concitato gli scappava un accento che sembrava
più lombardo che piemontese.
- Stavo quasi per chiedergli di dove fosse,
quando sentii arrivare i vigili.
- Mi scossi le scarpe e mi mossi
- "Vado a fare il referto, buonasera" gli dissi
frettoloso.
- "Sa che posso dire da dove si buttano?..." non
mollava quello, "e sbaglio al massimo di venti
metri... Questa qui è partita dall'altra
riva... sicuro, se si fosse buttata di qui, la
ripescavano alla chiusa di San Mauro..."
- Come un lampo mi attraversò un
pensiero... "E se questo qui..." Lo fissai e lo vidi
sotto una luce diversa:
- Feci dietrofront e mi chinai sulla
donna.
- Era quasi buio, ma c'era luce più che
sufficiente per vedere ancora nitidamente segni
all'anulare e al medio di sinistra di anelli che ora
non c'erano più ma che c'erano stati fino a
poco prima, areole chiare e meno enfiate. Ai lobi
degli orecchi buchi senza orecchini.
- Notava il mio armeggiare, rialzai gli occhi, mi
fissò spaventato.
- Brandiva ora una torcia elettrica che primo non
avevo notato, certo l'aveva in quel sacco che portava
a tracolla, sdrucito e sporco, mezzo gonfio
chissà di cosa.
- La visione dei vigili che stavano venendo verso
di noi, mi rassicurò. La sua torcia invece
prese a tremare impercettibilmente.
- "Dottore, che ne facciano del morto?, lo
mandiamo all'obitorio?"
- Guardavo tutta la scena ormai incerta per la
luce. I lampioni del viale lontano davano solo sprazzi
di luce fredda e irreale. L'uomo, di fronte a me, come
paralizzato, la pila stretta in pugno. I vigili, le
fibbie e i guanti bianchi che spiccano nel buio ormai
fitto, curiosi per il mio silenzio che scambiavano per
indecisione dovuta ad inesperienza.
- Tutto sembra irreale.
- L'unica realtà è lì per
terra, morta, i peli del pube intrisi di sabbia che
non si vedono ormai più nel buio.
- "Sì, certo, all'obitorio" mi scuoto
"aspettate che vi faccio il referto".
- Subito allora sgattaiolò via, per il
sentiero che costeggiava il fiume e poco dopo vidi
sciabolare l'acqua con lame di luce
metallica.
- "Cerca la borsetta" pensai "eppure aveva detto
che era partita dall'altra sponda..."
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- Fadda, alla macchina, fuma appoggiato alla
portiera aperta.
- Appoggio il ricettario sul tettuccio dell'auto
e quasi a tastoni scrivo le frasi di rito. Donati mi
fa un po' di luce con l'accendino.
- Adesso i vigili sono soddisfatti: abbiamo fatto
presto.
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- "Andiamo Fadda. Qui è tutto
finito".
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- 1985
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