Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Paolo Scamuzzi
 
Con questo racconto ha vinto il settimo premio del concorso Città di Melegnano 2000, sezione nerrativa
 
L'annegata
 
"Dottore, sono i carabinieri, c'è un morto"
"Dove?"
"Al Valentino: sarà un annegato. Aspetti che glielo chiedo..."
Sollevata la mano che copriva il ricevitore, Donati, il custode-factotum dell'Ufficio d'Igiene, si rimise in comunicazione con la stazione dei carabinieri.
"Chi a l'è 'l mort?"
Poi, accortosi di parlare arabo, tradusse: "Chi è che è morto?", alzando ancor più la voce.
Un istante di silenzio, poi, ricoperto col palmo della mano il ricevitore, motteggiò, calando sull'accento meridionale - "... trattasi di donna dell'apparente età di trent'anni, annegata".
Poi, rivolgendosi di nuovo a me "Se non vuole andare subito, dottore... tanto quella non scappa... Però sa, i carabinieri..."
"No che vado subito" rimandai convinto "Tanto sono stufo di star qui ad annoiarmi..."
"E allora andiamo. Avanti" disse l'autista, un sardo di mezz'età, con la solita calma olimpica.
Quello apriva la bocca solo per mangiare quantità inverosimili di pesce o per parlare della sua famiglia e della sua isola.
"E non attaccare la sirena come l'ultima volta" lo rimproverò Donati "che poi i vigili vengono qui da me a contarmela...!"
Cominciava a scurire il cielo, l'ora pigra della cena lasciava libere le strade, il poco traffico scivolava veloce.
La guida di Fadda era essenziale, senza strattoni, come i suoi pensieri.
I viali del Valentino, deserti.
"Dov'è di preciso?" chiedo
"Han detto prima del Castello" mi risponde Donati.
"Allora l'abbiamo già passato. Però non c'era nessuno. Proviamo a tornare indietro".
"Ora giro" sintetico esala Fadda.
 
"Che strano però che non li abbiamo visti" commenta Donati, sempre preciso "Ci sarà di sicuro un bel po' di gente... L'ultima volta per un impiccato ci saranno state duecento persone..."
Costeggiavamo intanto il marciapiede, piano piano, dal lato del fiume, aguzzando gli occhi.
Ad un tratto, dolcemente, l'auto si ferma e Fadda, con un cenno del capo, indica un tratto della riva.
Spuntano due berretti dell'Arma da un cespuglio.
"E la macchina dov'è" si impunta Donati "mi meraviglio... E la gente?..."
 
Discendo la riva, una decina di metri per raggiungere lo spiazzo dove sono i carabinieri accanto ad uno in borghese.
Mai mi ero accorto di come fosse sabbiosa la riva del Po: ho le scarpe piene di sabbia finissima e umida.
Finalmente vedo l'auto dei carabinieri: è scesa per un pezzo di stradina che porta alla società canottieri. Per quello non si vedeva. Ora si sente pure il graciare della radio di bordo.
 
La morta, chissà perché, l'avevano rinvoltolato in un gran foglio di plastica preso chissà dove.
"è li dentro?" chiedo rivolto al tipo in jeans e maglietta, che penso sia il custode del vicino imbarcadero.
Annuisce.
"e allora apriamola!, così riesco a vedere qualcosa!" dico un po' stizzito per quel gran pacco che hanno fatto.
Mi chino e vedo che l'hanno pure legato
"Avevate paura che scappasse..." ironizzo mentre sciolgono i legacci.
 
Il profumo del fiume adesso è intenso.
Comincio ad abituarmi alla scena.
Immaginavo anch'io folla, rumore, le solite scene di morbosa curiosità e mi ritrovo quasi da solo con due agenti poco più che ventenni che cercano di darsi un contegno e intanto non guardano il pacco e un guardiano svogliato, probabilmente incazzato perché farà tardi a cena e così buzzurro da fare un pacco del cadavere...
Lo sciacquio dell'acqua fa da sottofondo al profumo penetrante dell'umido. Tutto il resto è irreale contrappunto al crocchiare del telo svoltolato.
"Aquila due 2 Acciaio chiama... Aquila due Acciaio chiama... rispondete..." gracida la radio in lontananza.
 
 
***
 
La morta stava in una posizione sguaiata, solo con una sottoveste sul ventre enfiato, le cosce dischiuse, il viso gonfio, bluastro.
I due militi fissano involontariamente il ventre, attirati dalla peluria castana del pube intriso e stupiti dal ventre globoso.
Mi chino per un esame sommario: scende dalla bocca una bava biancastra; dappertutto sabbia.
Guardo i polsi e il collo per cercare segni di corde, di violenza.
Niente gioielli, ha ancora una scarpa.
"Da quanto tempo è morta?" chiede uno dei due militi.
Guardo i polpastrelli sbiancati e molli. Non è stata a bagno molto, al massimo un'ora o poco più.
"Lo si potrà dire con sicurezza solo con l'autospia" non mi sbilancio "comunque non è stata molto in acqua, al massimo tre ore" concedo.
"Aveva qualche altro addosso?" chiedo a mia volta "che so, documenti, la borsetta..."
"No, niente" mi rispose l'altro milite "Vero?" chiede conferma all'uomo che sta in disparte.
"Sì, sì... aveva solo quello che ha addosso... quasi niente..."
è vestito con una canottiera azzurra consunta ed un paio di pantaloncini corti e un paio di sandali vecchio stile, con i calzini.
Ha risposto a bassa voce, esitante, poi, più animato: "...sembrava un fantoccio quando l'ho vista. Veniva giù dal ponte Isabella, vicina alla riva. Io ero all'imbarcadero e l'ho vista agganciarsi alla riva, a quell'albero là... Allora ho preso quel palo e l'ho trascinata fin qui dov'è più basso e l'ho potuta tirare su..."
Una pausa, poi, a giustificarsi "l'ho messa nel cellophane perché pensavo che servisse... per le indagini... che ne so...".
Un lungo silenzio confuso, poi, visto che nessuno parlava, riprese "...ma non aveva niente altro che quello che ha indosso..., nient'altro..."
Roteava intanto due occhi porcini affondati in una facci flaccida, sfuggenti. Non fermava mai lo sguardo su nulla, neppure quando additava qualcosa, e se mostrava il palo, guardava il fiume e mentre indicava il punto dove s'era impigliato il cadavere, intanto guardava la morta.
Dopo una lunga pausa, il più anziano dei due carabinieri, sfiorando appena con uno stivale il bordo del telone di cellophane accanto alla testa del cadavere, guardandolo fisso senza riuscire a trovare i suoi occhi: "Va bene... va bene... le faremo poi firmare il verbale" e poi rivolto a me "Arrivederci, dottore. Noi andiamo su; adesso arrivano i vigili" e via verso l'auto che continuava a gracidare.
 
Rimasti soli, mentre i rumori della macchina dei carabinieri che facevano manovra e della sua scoppiettante radio si facevano sempre più fiochi, io tornavo ad ispezionare il cadavere, ma senza toccarlo. Poi con solo lo sciacquio del Po e un lontano brusio del traffico sul ponte, dopo un lungo silenzio "Eh... questi qui li conosco, io... sa, mica è il primo che tiro fuori dal Po... col mio lavoro... sono sempre qui..."
"Cosa fa?"
"Tengo pulito lì" e indicava l'imbarcadero guardando intanto il fiume "aggiusto quelle poche barche che ci sono ancora, prima della stagione... Poi faccio dei lavoretti per altri posti... tutti sul Po..."
"Sa quanti ne ho trovati?" riprese, visto che non gli chiedevo niente. E poi, senza aspettare risposta: "Con questo sono più di una dozzina di sicuro... Perché se ne ammazzano ancora tanti nel Po... Lei non ci crede, ma è solo che nessuno lo viene a sapere... Non fanno notizia... Un trafiletto sul giornale e via... Tanto sono tutti poveracci quelli che si annegano... La gente ricca, importante, mica si suicida così... Ha mai sentito un personaggio famoso che si è annegato in un fiume?...
Ma ci pensa la Marilin che si butta a Po?..." era inarrestabile adesso, solo con me, in un crescendo quasi affannoso.
"E sono tutti uguali..., voglio dire, fanno tutti le stesse cose: Ha visto che quella lì era quasi nuda?... sì, perché si spogliano quasi tutti, come dovessero fare il bagno. Certi si legano... per paura che quando si sentono soffocare, di mettersi a nuotare..."
Mi suonavano strane quelle parole sulla bocca di quell'uomo, che enunciava gli stessi assunti del libro di Medicina Legale, ma con un'emozione palese, col compiacimento dell'esperto.
Incominciava a far buio. Lo chiameranno i carabinieri per il verbale.
"... e quella lì" era appena tornato e già riprendeva, come continuando una frase lasciata a mezzo "non è più di un'ora che si è buttata... Mi scusi, neh, ma io me ne intendo... E anche lei, ...ho visto sa che guardava le mani... Le ha viste, no...?" Una breve pausa "...E poi tutti al tramonto lo fanno... La borsetta, il vestito ben piegato e via, si lasciano andare nell'acqua...
Certi lasciano a volte una lettera e ci mettono pure una pietra sopra e pure ai vestiti... paura che il vento li porti via... e poi via, si lasciano scivolare nell'acqua".
"Mi fanno ridere quelli delle vignette col tipo che si butta giù dal ponte con la pietra al collo..." riprese dopo una breve pausa, "non si butta nessuno dal ponte... Certo, quelli che vogliono spiaccicarsi al suolo, sì, quelli sì, ...magari vanno apposta fino a Cuneo, al ponte dei suicidi, che è famoso e con quello non c'è scampo e fa notizia, o almeno numero... "centocinquantesimo suicidio dal ponte della morte", scrivono i giornali... ma non gli annegati, no, quelli no... Quello che si vuole annegare si lascia scivolare, - sci-vo-la-re - " ribadì scandendo le sillabe "nel fiume... e guardi, quasi mai dove la corrente è più forte..."
"Non lo senti nemmeno..." riprese subito, "guardi, io non ne ho mai sentito uno che fosse uno... e ne avrò già tirati più di una ventina. Magari lì vicino c'è uno che pesca e neanche se ne accorge..."
Non si tratteneva più ora, e parlava, parlava, ansioso e fiero di mostrarmi la sua perizia. E gesticolava anche. Una mimica tutta sua, prepotente, espressiva, venuta fuori solo ora che eravamo soli. E adesso mi fissava anche, e quando parlava più concitato gli scappava un accento che sembrava più lombardo che piemontese.
Stavo quasi per chiedergli di dove fosse, quando sentii arrivare i vigili.
Mi scossi le scarpe e mi mossi
"Vado a fare il referto, buonasera" gli dissi frettoloso.
"Sa che posso dire da dove si buttano?..." non mollava quello, "e sbaglio al massimo di venti metri... Questa qui è partita dall'altra riva... sicuro, se si fosse buttata di qui, la ripescavano alla chiusa di San Mauro..."
Come un lampo mi attraversò un pensiero... "E se questo qui..." Lo fissai e lo vidi sotto una luce diversa:
Feci dietrofront e mi chinai sulla donna.
Era quasi buio, ma c'era luce più che sufficiente per vedere ancora nitidamente segni all'anulare e al medio di sinistra di anelli che ora non c'erano più ma che c'erano stati fino a poco prima, areole chiare e meno enfiate. Ai lobi degli orecchi buchi senza orecchini.
Notava il mio armeggiare, rialzai gli occhi, mi fissò spaventato.
Brandiva ora una torcia elettrica che primo non avevo notato, certo l'aveva in quel sacco che portava a tracolla, sdrucito e sporco, mezzo gonfio chissà di cosa.
La visione dei vigili che stavano venendo verso di noi, mi rassicurò. La sua torcia invece prese a tremare impercettibilmente.
"Dottore, che ne facciano del morto?, lo mandiamo all'obitorio?"
Guardavo tutta la scena ormai incerta per la luce. I lampioni del viale lontano davano solo sprazzi di luce fredda e irreale. L'uomo, di fronte a me, come paralizzato, la pila stretta in pugno. I vigili, le fibbie e i guanti bianchi che spiccano nel buio ormai fitto, curiosi per il mio silenzio che scambiavano per indecisione dovuta ad inesperienza.
Tutto sembra irreale.
L'unica realtà è lì per terra, morta, i peli del pube intrisi di sabbia che non si vedono ormai più nel buio.
"Sì, certo, all'obitorio" mi scuoto "aspettate che vi faccio il referto".
Subito allora sgattaiolò via, per il sentiero che costeggiava il fiume e poco dopo vidi sciabolare l'acqua con lame di luce metallica.
"Cerca la borsetta" pensai "eppure aveva detto che era partita dall'altra sponda..."
 
Fadda, alla macchina, fuma appoggiato alla portiera aperta.
Appoggio il ricettario sul tettuccio dell'auto e quasi a tastoni scrivo le frasi di rito. Donati mi fa un po' di luce con l'accendino.
Adesso i vigili sono soddisfatti: abbiamo fatto presto.
 
"Andiamo Fadda. Qui è tutto finito".
 
1985

 

Classifica Concorso Città di Melegnano 2000 sez. narrativa
 
PER COMUNICARE CON L'AUTORE speditegli una lettera presso «Il Club degli autori, cas.post. 68, 20077 MELEGNANO (Mi)». Allegate Lit. 3.000 in francobolli per contributo spese postali e di segreteria provvederemo a inoltrargliela.
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©2000 Il club degli autori Paolo Scamuzzi
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inserito il 13 dicembre 2000