Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Paola Cabiaglia
Con questo racconto ha vinto il quinto premio al concorso
Marguerite Yourcenar 2006, sezione narrativa

«Xamayca»



PARTE I "SOVRANI DEL GHETTO"


Contea di Surrey - Immaginate una pozzanghera nera, orlata qua e là di lam-pioni. Poche grandi chiazze di lumini disposti ordinati. E mille casette sconnesse tutte ammassate in fila accanto ad essi. Confusamente uniformate alla regola da uno schema prestabilito, come le anime che vi abitano. Così appare il paese se si arriva in serata all'aeroporto Manley di Kingston.
Ma mentre una ragazzina europea atterra con un bagaglio di buoni propositi nella zona di Harbour View, - sull'argine che abbraccia l'orizzonte della baia congiungendo la capitale a Port Royal - un ostentato Cartier da polso sta tornando indietro di circa trent'anni, ad un pomeriggio del 1979 ancora vivido nei pensieri del suo possessore.
 
1. Era sempre uguale, il fango sulla Love Street. Come da Spanish Town fino a Ocean Boulevard, lungo la strada per il porto. Una melma sabbiosa, molle di mare e piogge che impregnano il cielo quando le rondini si fanno audaci cacciatrici e i Jhon crow, gli avvoltoi dal cappuccio di porpora, custodi della malasorte, volano alti su downtown irradiando il loro cupo patoo. Identico, medesimo fango, sempre sulla Love Street. Villeggiava lì da anni, umido, da maggio a giugno, finché non cedeva alloggio alla polvere dura, piccante e leggera che prendeva posto coi venditori di bibite e jerk chicken all'inizio dell'estate assetata.
Kadene, seduta sulla balaustra in legno del portico di casa sua, con le gambe a penzoloni, sbucciava un mango fissando il vuoto. Riusciva a vedere l'aria stagnante delle tre pomeridiane che regnava indiscussa sopra e dentro lo spaccio di Nora, dove caramelle, saponette, pacchi di maccheroni e sigarette Craven A s'accatastavano senz'ordine sugli scaffali rigonfi e appiccicosi.
La vecchia Nora aveva: sette figli, reduci dai suoi quattro mariti; due orecchie da mercante esenti da tasse; e una cataratta senile risultata al referto inoperabile per incapacità finanziarie - come se il diritto all'assistenza sanitaria concessoci fosse direttamente proporzionale all'abilità ad arricchirsi posseduta! Era anche evidentemente senza parrucchiere, ma non senza rancore nei confronti del governo, che la lasciava in quelle crespe condizioni.
Nora incarnava il perfetto esempio di donna ferma di valori ma non di fatto; lei stessa amava definirsi così. Cresciuta in fretta nel caos post-coloniale, sopravvissuta moralmente intatta a stenti, uragani, psicosi e delinquenza - in una nazione ai primordi del risveglio dalla schiavitù, incline a riabilitare depressi e dissidenti con sciroppi di manicomio e carcere perenne - Nora seguiva con attento scetticismo il combattersi sordo delle roboanti campagne politiche orchestrate dal potere britannico e statunitense. Vagliava diffidente ogni promessa di benessere... S'era accorta da un pezzo che coi loro slogan tentavano d'assopire la coscienza individuale per far posto alle nuove idee di progresso. E finora si riteneva fortunata d'essere scampata a tutto quel male. Non certo grazie all'aiuto dell'occhio bianco! Rientrando da scuola molti ragazzini bazzicavano chiassosi davanti al suo spaccio, disposti a svolgere per lei piccole commissioni nella speranza di arrabattarsi qualche omaggio in bibite e dolcetti. La vecchia Nora li conosceva tutti. Alcuni venivano mandati lì apposta dai genitori col compito di guadagnare la gratifica in tabacco da riportare a casa. Ovviamente, non le serviva che uno sguardo per capire quali fossero. Donna di spirito. Sapeva render signorile la miseria più nera e raccontava sempre leggende meravigliose. (...) Per sentirle si accalcavano. Ogni benedetto pomeriggio. Tranne la Domenica: giorno di preghiera, e ritrovo familiare per alcuni favoriti dalla sorte. Kadene, nelle sue forme quasi maggiorenni, seguiva le scintille dello schiamazzo in fermento e sorrideva a Nora che, indicandosi l'occhio sano ammoniva le furbizie di un bambino dicendogli: I'll keep an eye on you! - Ti tengo d'occhio. Oggi però Kadene aveva pensieri per la testa e non avrebbe ascoltato la sua storia. Con quella faccia soddisfatta e piena, aspettava anche lei qualcosa... Qualcos'Altro. Non poteva essere altrimenti, anche Nora lo intuì: «Ragazza mia... Il mondo non si fa da solo! E neanche la carne in scatola!» disse allora la vecchia, guardandola al cuore. (...) L'estrazione di bauxite e allumina, nei momenti d'ascesa, era arrivata a divorare nelle sue fauci bestiali fino a 12 milioni di tonnellate l'anno di minerale, lasciando sconfinate voragini. Troppo peso sulle spalle di un'isola così piccola, Kadene ci meditava. L'indulgenza delle istituzioni verso il capitalismo spietato, lo sfruttamento, la diseducazione, era prova dei mancati tentativi di preservare e incoraggiare valori autentici. Per un attimo vide il suo popolo come una massa di inetti, plagiabili e dimenticati eroi, diretti verso qualsiasi forma di facile profitto. Poi Nora addolcendosi le chiese: «Ti va un po' meglio?». Kadene abbozzò un sorriso candido, teso. E tornò a fissare i contorni in dissolvenza dei tetti. Quella costante umidità che affaticava il respiro la compiaceva. Le era familiare come il volteggiare monotono dei Jhon crow. Come il sapore del mango che teneva in mano. Diede un morso al suo frutto succoso e annuì contenta al fango della Love Street che si scioglieva comodo sull'asfalto dopo un caldissimo temporale... Nonostante le difficoltà, Kadene non avrebbe preferito vivere altrove.

2. Di lì a pochi minuti la sagoma tanto attesa apparve avanzando con impeto e grazia. Il ragazzo le si accostò ondeggiando come una piuma mossa da un soffio. Sollevò il polso. Raggiunse il mango per coglierlo piano dalle sue mani e tastarne la polpa fradicia, proprio dove lei l'aveva assaggiato. Vi affondò i denti con inaudita nonchalance, ansioso di sradicarne i filamenti più teneri e maturi. Il vociare pargolo s'ammutolì. Intorno, solo umidità. Suono di saliva. Fango. E l'orologio d'oro di LJ, in risalto sulla sua pelle bruna, che rispecchiava le immagini distorte di pietre e lamiere muscose facendole sembrare lucide.
Ma Kadene non riusciva a star ferma col pensiero più di mezzo minuto quando c'era il fango. E salto giù dalla ringhiera pestandogli quasi i piedi. Lui senza nemmeno aver finito di masticare, la esortò: «I ragazzi ci aspettano!».
«Stavo giusto per chiederti che si fa?»
ribatté pronta lei. «Ecco allora muoviamoci... merda, è tardi! Non mi va di arrivare a riunione iniziata!» farneticò LJ, ostentando un'incupita pronuncia inglese e infilandosi le mani in tasca ai suoi bei pantaloni di lino nero.
Quel giorno indossava una camicia bianca a maniche corte e una cravatta beige. Era la sua divisa scolastica. Niente male, per essere un poveraccio. Kadene avrebbe almeno voluto sapere se s'era recato a scuola quella mattina.
Certo, il ragazzo era decisamente fuori corso, ma stava imparando a leggere e scrivere ora. La madre di LJ metteva da parte un po' di soldi per fargli frequentare le lezioni alla Marvin High School. Malgrado ciò comportasse grossi sacrifici, lui non sempre le frequentava. Era un giovane instabile. E non apprezzava indagini sui suoi progressi didattici. Kadene intese chiaramente che lui non vi si era recato: odorava di rum e marijuana. I verdi occhi infuocati di LJ parlavano da sé. Lui le interruppe i pensieri asserendo: «Si avvicina una svolta e tutto deve essere stabilito nel minimo dettaglio. Non capisci proprio, eh!?». Eppure a Kadene non sembrava che LJ si desse da fare come doveva. Tanto meno poteva convincersi che il suo sguarnito coinvolgimento in politica sarebbe bastato a cambiare il corso delle cose.

3. La più esplosiva mescolanza di galeotti, bucanieri, pirati e piratasse cruentissimi, prostitute delle peggio risme e schiavi ribelli alla ricerca di rispetto e pace mistica, era stata shakerata con repressioni, disagi e indicibili torture, creando il subliminale cocktail che costituisce la sconquassata popolazione giamaicana. Gente orgogliosa. Amichevole. Rude. Generosa. Cauta. Avvezza al rischio. Storpia di inganni e malvagità.
Inestimabilmente saggia. Gente al limite del tracollo psicologico, soffocata in vacillanti ammassi di lamiere arrugginite dal terrore; sovraffollata in stanzini impietosi, fra cartoni fetidi e cartelloni pubblicitari trafugati qua e là per abbellire spazi macabri. Gente che vaga nuda lungo i corridoi di fogne a cielo aperto, dove bimbi gracili, sudici e isterici, gironzolano angosciati e inquietanti. Generazioni umiliate, avvilite, affamate da giovani padri armati, drogati, rissaioli. Gente che porta sottocute i ricordi dei nativi, dei servi espatriati, dei conquistadores. Di cannibali e pacifisti, africani, spagnoli, inglesi, irlandesi, orientali e mafiosi. Da molti, un solo popolo... Indiani dell'Ovest! Gente che ha ancora voglia di combattere: ognuno testimone della più sconfinata e inimmaginabile sorta d'esperienze. L'ipotesi più quotata nella mente di Kadene era che LJ discendesse da qualche ladro o mercenario europeo, pentito d'aver violato e saccheggiato terre altrui. Anche dai toni della sua carnagione meticcia e sbiadita era evidente che LJ recasse tracce del sangue colono. Certo ciò non ne provava l'effettivo pentimento, ma lei voleva beneficiarlo del dubbio. (...) Sbuffò. E lo seguì in silenzio giù per la Love Street. Al momento, sulla disperazione di ruderi fatiscenti, il maltempo pareva placatosi. Un ferroso barile stillava dalle crepe consunte l'acqua imbarcata.

4. Ad ogni passo un salto. Le pozzanghere erano affiorate numerose e traboccanti; solcate da palle di cannone nella guerra di piogge mattutine, ora ne approfittavano per riposare sotto il massaggio dei loro piedi leggeri - Kadene ed LJ avrebbero preso l'autobus giunti sulla Slipe Rd, o sulla Orange St. Questo lo pensarono le pozzanghere, che sapevano già tutto, per via del fango secolare. Kadene le sentì cicalare saputelle.
Svoltando a un angolo della North, quattro esili colibrì col frac guizzarono danzanti davanti a un cespuglio di ibisco rigoglioso e inverdito. L'arbusto, zeppo di fiori, era cresciuto sotto un albero del pane, nell'appezzamento mantenuto a giardino di una casetta in muratura rabberciata, eretta ai tempi del dominio inglese, e in parte resistita all'ultima manciata di furenti cicloni. Ad un sasso staccatosi dal muretto di cinta s'era posato un grosso esemplare di lucertola dalle lunghe zampe, un anolid maschio, che respirava immobile gonfiando solo il suo gozzo giallo-rosso trasparente e sottile. Poco più in là, sotto il tetto, due innocui gechi gridavano il loro dolore. Nell'essenza quella casa era poco differente dalla malconcia topaia in cui viveva Kadene. Nonostante il movimentato ricircolo di infrastrutture e servizi in apertura, degrado e restauro, e nonostante la natura lussureggiante prorompesse florida sin nel cuore degli insediamenti urbani, la città somigliava sempre più a una baraccopoli di spostati. Era lampante a chiunque. Si faceva grande nella sofferenza. (...) Sostenere dal vero principi d'uguaglianza è percorso tanto impervio che molti abbandonano prima del tempo, svendendo il proprio intelletto al più bravo cialtrone, in cambio d'un lavoro che garantisca pane, auto e parrucchiere.

5. I ragazzi che frequentava LJ s'incontravano nella sala da biliardo di una residenza privata fuori zona, oltre la Windward, verso Rockfort. Il riccone che vi abitava era un azionario che stava facendo fortuna. Come molti personaggi di rilievo, nei fine settimana se la spassava a ponente fra Fort Clarence ed Hellshire Beach, dove si recava con moglie vistosa e figli, per partecipare ai pettegolezzi degli ambienti elitari, in un estremo eccesso di edonismo strafottente e lussuoso. Ad ogni modo, Kadene era al corrente del loro articolato serpeggiare. La zia che l'aveva cresciuta viveva nei paraggi (...) Il mistero della leadership, sostanzialmente, aveva ben poco a che fare col prestigio, l'ambizione e l'influenza. Ma (...) le era capitato di trovarsi in riva al mare circondata da perfetti sconosciuti - agghindati da star hollywoodiane - che insinuavano pesanti battute sulle sue giovani natiche sode. Avvenne in una di queste occasioni che LJ e gli altri conobbero Mr. Rupert. Lui era quello che contava e si occupava di tutto. Quando andavano a Rockfort. Quando cercavano denaro. Quando avevano bisogno di armi. Quando dormivano. Quando pisciavano. Mr. Rupert era il loro paladino fiammante. Realizzato. Ascoltato. Idolatrato.

6. Il bus che avevano preso LJ e Kadene proseguiva lungo Queen St., dove emergevano eleganti palazzotti di glorie passate, con colonnine e porticati. (...) 'Ciò che piano si sostituisce agli ideali di libertà e armonia nutriti per secoli da questo popolo, non sono altro che sogni riciclati dell'età vittoriana' arguì Kadene. E proprio percorrendo Victoria Avenue, LJ cominciò a spiegarle il motivo per cui i consociati desideravano incontrarla. Kadene lo rimproverò: «Io non dovrei sapere i fatti vostri. Perché mai gli hai riferito che sono al corrente di ciò di cui parlate?». «Non prendertela, - replicò lui atteggiandosi - non esistono segreti fra i membri del clan, come nel ghetto. Era giusto che sapessero. Per loro tu sei una ok. Stai tranquilla, c'è chi ci proteggerà dopo le elezioni. Ed avremo un lavoro sicuro». Poi divenne più deciso raccomandandole: «Comunque tu stai zitta e comportati bene». (...)
Alla fermata, un rudimentale chiosco proponeva Zuppa I-tal con dumplings e Rice 'n peas a prezzo appena abbordabile. Aveva tutta l'aria di una dogana obbligatoria. I due ordinarono riso pagando in US$. Il dreadlocks li accettò. Protetto da qualche rilevante esponente locale, aveva ottenuto il permesso di gestire la baracca a tempo indeterminato, fintantoché si riconfermasse il governo al potere. Scrutò a lungo entrambe. (...)

7. Usciti dalla riunione, la luce accecante d'un tramonto purpureo rifletteva brumose frustate verdi e blu; colori stagliati al cielo da boschi e mare. Alle loro spalle spuntavano fiere le vette delle Blue Mountains, sospese su un letto ventoso di nebbie striate. Kadene si voltò ad ammirare quel rifugio di civiltà antiche.
Tornando al loro slum LJ sospirò: «Hai visto che è brava gente?! Un giorno questo scontento finirà». Una fievole luce sembrò accendersi nei suoi occhi. Kadene colse il filo di buon umore per imbastirgli l'inaspettata notizia: «Sai LJ - tentennò lei - dovremo imparare a cavarcela da soli, che quel distinto signore ci aiuti o no. Almeno credo».
«Che vuoi dire?» chiese lui. Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante. Kadene tirò uno di quei respiri profondi al punto da lacerare i polmoni, memorabile come pochi; poi coraggiosamente precisò: «Voglio dire che sono in stato interessante?». Ancora silenzio. Scisso.
Senza flusso. «Interessante per chi?» reclamò lui freddamente. Il viso di LJ s'aggrottò nascondendo un'ombra collerica. Kadene non azzardò a rispondere. Capì che giunti al rhum del dopo cena le si prospettava una brutta continuazione di serata. «Ad ogni modo non frequenterai più questi incontri» le ordinò LJ spianandosi nervosamente il taschino della camicia. (...)

8. LJ non aveva mostrato nessuna accondiscendenza durante la gravidanza. Anche nei mesi di puerperio era riuscito a mantenere un atteggiamento ostile. Intensificava le riunioni e se ne andava in giro per lo slum proferendo frasi assurde ai suoi sbrindellati adepti. (...) La verità è che nemmeno lui non sapeva più cosa predicava. Era andato.
Fritto. Bollito. Flippato. Molti tuttavia lo ascoltavano deliranti. Un sentore perpetrante gli annunciava quel figlio sgradito come presagio di imminenti sciagure. E non aveva tutti i torti LJ. Effettivamente qualcosa sarebbe andato storto.

9. (...) I titoli sui giornali degli anni precedenti, riguardanti scorribande armate che mietevano vittime nei bassifondi rendendoli uno sconfinato campo di battaglia, non avevano mai costituito un incubo tanto vicino. Le elezioni erano alle porte. Qualcuno doveva morire, perché qualcuno doveva vincere. (...) Schegge di legno e vetro schizzarono per tutta la stanza, ballerine in una deflagrazione infernale, come raggi selvaggi d'un sole malvagio. Kadene cercò di rifugiarsi uscendo nel patio con il figlio stretto al petto. Guardò al cielo disorientata, barcollando sui fianchi. Ebbe appena il tempo di mettere a fuoco un'altra Ford in corsa, con le beretta spianate fuori dal finestrino. I manichini del Jamaican Labour Party ripulivano la zona. Fu un attimo. I rumori metallici inghiottirono l'odore speziato dell'aria. Kadene accasciata prona sulle assi sconnesse, a cavallo della soglia, era ancora cosciente. Cominciò a trascinarsi verso l'angolo della stanza in cui era sobbalzato il bambino, facendo presa col gomito e i polpastrelli, graffiati nell'impatto ruvido e secco della caduta. Il sangue cominciava a umettarle l'abito, disegnando sul pavimento un mosso serpente bruno. Quando fu accanto al piccolo, gli pose le mani sul volto e accarezzò delicatamente quella corta e irsuta chioma di maroon. Il bambino respirava e aveva gli occhi aperti, grandi, intelligenti. Non sembrava turbato dall'improvvisa tempesta di piombo, né dalla caduta. Kadene s'avvicinò il più possibile al corpicino. Si distese piano di lato, con la schiena flessa all'angolo di una parete, tenendo le ginocchia leggermente piegate verso il busto; in modo da cingere in un eterno abbraccio la propria creatura. Presto il quartiere sarebbe accorso. Fievoli parole d'amore risuonarono nella stanza: «Oh, my lovely pikney!». Poi socchiuse le palpebre, intonando una nenia ancestrale che a poco si spense. Dal pavimento, fra le cosce e il grembo materno, il bimbo la guardava con gli occhi tranquilli di sempre. Nella sfera più alta della coscienza di Kadene emerse un'immagine. Come fumo, fiamma di candela. Nitidi, galleggiavano in cielo i monti della sua isola. Un giorno, una parte di lei si sarebbe recata nuovamente in visita alle comunità abbarbicate su quelle pendici custodi dei tempi. Un giorno, sotto altre spoglie e sembianze avrebbe reso omaggio e chiesto consiglio agli zemis, ai duppies, agli obeah, ai bongo. Avrebbe rievocato Dei del cielo, delle acque, della terra; antichi arawak, antenati africani, guerrieri maroon, stregoni e sciamani.
Un giorno, parte del suo sangue avrebbe pulsato ancora al ritmo di riti folgoranti, venerando la vita, presso quei covi di millenaria saggezza. Di questo, era sicura. Poi fu nero, come un cielo notturno che volge all'alba. Nero luminoso. Senza stelle.
I quel momento, una voce azzurra suggerì a LJ d'affrettarsi a rincasare perché qualcuno lo aspettava. Ma quella timbrica impercettibile, non lo colpì che un istante. E dopo essersi fermato a guardare il traffico indaffarato di King Street - sinceramente incerto sul da farsi - girò i tacchi nella direzione opposta, verso Ocean Boulevard. Prima di rientrare al ghetto si sarebbe fatto un doppio rhum con gli altri al Victoria Pier. Il molo a quell'ora ospitava salsedine, avanzi di galera, ubriachi e rumore di risacca. Cose da lui insolubili. A lui familiari.

(...continua)


Paola Cabiaglia


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 Ins. 18-09-2008