Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Martina Serafin
Con questo racconto ha vinto il primo premio del concorso Città di Melegnano 2002, sezione narrativa

Flamme im Wind
 
la porta gira la porta
girevole
 
strada macchine divani ascensore
 
un uomo baffuto
la moglie poi dietro
l'amante l'amica
la sposa per la vita
 
strada macchine divani ascensore
 
bambini si spingono piccoli
rischi
puerili grida di sfida
 
strada macchine divani ascensore
 
un facchino dirige
di un maestro le valige
la sua ideale orchestra
sinfonia ormai mesta
 
strada macchine divani ascensore
 
strada macchine divani
macchine divani
strada
 
ascensore divani macchine strada
 
nessun delirio grammaticale
è racconto di un incrocio fatale
 
chi esce entra nella vita di chi entra nella vita di chi esce
 
incidente?
 
la porta gira la porta
girevole

 
"Ci dev'essere una ragione alla base di tutte le occhiate che lanciamo e di tutte le cose che non abbiamo detto prima", annotò una sera Eldritch nel suo taccuino.
 
Il giorno in cui incrociò lo sguardo della più amabile delle creature.
Il giorno che confutò la sua teoria sull'irreversibile perversione dei rapporti umani.
Il giorno in cui scoprì di essere un uomo in carne ed ossa e non una sagoma di carta ritagliata.
Quel giorno usciva dalla hall di un rispettabilissimo hotel, dove aveva tenuto una conferenza parauniversitaria sull'Ente nelle sue varie sfaccettature.
Sviluppava con estimata facilità i concetti di Essere, Esistere, Percepire... Una vera bizzarria: mai gli era sembrato pienamente di essere, del suo esistere ignorava il perché e percepiva una gamma molto limitata di sensazioni.
Eppure, ne parlava da grande esperto, fra i migliori nel campo.
Affascinante giovane brillante, dava tuttavia l'idea di sopportare il peso del mondo sulle spalle; rappresentazione del mistero filosofico per eccellenza, secondo i colleghi.
Gli piaceva quasi il ruolo del potenziale genialoide scartato, per suo stesso immotivato volere, dal simposio delle menti eccelse. Vi si era, per meglio dire, affezionato, non avendo nessun'altra parte da recitare. Si aggiungeva poi una certa dose di pigrizia acquistata, che smorzava anche il minimo slancio di affermazione sociale.
Ma.
Quel giorno.

Datemi uno spartito di note gaie. Di suoni alti, brevi, zampillanti, che rapiscano i pensieri e li distolgano da cupe arie.
Datemeli solo perché ve li ho chiesti senza offrirvi nulla in cambio: è la discrezione che mi spinge, la semplicità a muovermi. Regalatemi poi un testo, che sia concatenazione d'ironici vocaboli. Amari, li vorrei. Particolarmente acidi al gusto, fastidiosi mai rivoltanti. Acri bocconi per papille delicate, non stomachevoli intrugli da vomitare.
Donatemeli per la portata del messaggio che devo comunicare.
Una voce, infine, mi resta da invocare. Di timbro chiaro ma basso per donna. Una singola gola risonante, niente abili cori di ierocrazie persuasive. E fatela efficace nella sua linearità, contro virtuosismi di sorta.
Concedetemela allo scopo pratico di armonizzare musica e parole. Parola di Isobel.
È tutto. Tutto quanto mi serve per vivere.
Poco mi basta: sufficiente melodia esistenziale.
Cambio direzione seguendo correnti aeree, incondizionata da trasparenti ali di libertà.
La libertà di tentare, sbagliare, contraddirsi, confondersi, vagare alla ricerca di qualcuno da qualche parte in estate.
La libertà di restare a letto quando piove; o di camminare lungo l'asfalto senza ombrello, per annusarlo bagnato.
La libertà di piangere durante un film comico e di ridere nel bel mezzo di un funerale, ballando in gramaglie.
La libertà di fare affermazioni azzardate, dopo negate con l'umiltà dell'esperienza.
Scienza dell'Incoerenza.
 

 
Allora, le sue ambizioni si risolvevano nel corretto funzionamento degli elettrodomestici per più di venti giorni di fila.
O nella definitiva dipartita delle zanzare in estate.
O negli sconti per i singles al supermercato.
O.
Azzerata la scalata al potere.
Viveva solo. Tanto da non accogliere nemmeno gli ospiti dei talk shows televisivi nel suo salotto. Asettico. Quanto un modellino architettonico d'arredamento per interni. Chiusi spesso e volentieri alle incursioni climatico-antropomorfe: uno studioso necessita di alti livelli di concentrazione per affrontare i libri.
Quel giorno, però, la concentrazione si focalizzò, in tutta la sua tensione, altrove.
Sfuggiva all'ennesima proposta di promozione, per tutelare il diritto ad una dignitosa mediocrità, sgattaiolando tra turisti in arrivo/partenza. Si ricordò quindi la successione dei paesi che aveva toccato negli ultimi viaggi di piacere, quasi un rapido sfogliare di album fotografico... Ne dedusse di essere un accanito girovago. Quanti peculiari tratti somatici e meraviglie inorganiche si erano stratificati nella sua precoce esperienza...
Amico di tutti e di nessuno, cittadino del mondo senza eleggere alcun luogo a patria, adattabile ovunque purché non fosse per sempre. Acerrimo nemico della stabilità.
Avvertiva, infatti, oltremodo tedioso il compromesso casa-lavoro a cui era di recente sceso. Lo giustificava come una parentesi di quieto vivere; tonda, quadra o graffa, l'avrebbe scoperto di giorno in giorno.
Lo credeva fermamente, fino a quel giorno.
 

 
Un raffinato inganno di gioventù, mio caro, pensare che l'esistenza ideale sia latente e pronta a realizzarsi al momento opportuno...
Un'illusione consolatoria, questo declamato momento opportuno. Ti rendi conto, Alexis, che cogliere l'attimo non è banalità che sembra?
Carpire ogni istante, interpretarlo a proprio modo, rielaborare...
È vivere.
Prima ho preso la metropolitana, per raggiungerti. Dalle rotaie veniva un rumore d'inferno. Ad intermittenza. Le teste dei passeggeri ciondolavano. Ad uguale intermittenza.
Inconsciamente, le dita di tutti tamburellavano a ritmo sui sostegni metallici; le gambe si accalcavano in un sincronio cancan pudico. Destra - sinistra. Alternare! Sinistra - destra.
Un musical underground, ecco cos'ho immaginato.
Al cinema. Un film stressante nella sua flemma provocatoria, realizzato con lo sperimentale intento di istigare violente reazioni di protesta. Omertà collettiva.
Comincio, perciò, a passeggiare sugli schienali delle poltroncine, percorrendo l'intera sala. La gente s'accorge ma nessuno fiata. M'interpongo, infine, tra il proiettore e lo schermo, a disegnare una mastodontica ombra cinese. Silenzio.
Uscita di sicurezza dal branco di conformisti! THE END.
E senti una recente esperienza reale, dopo una extracorporea: ho abbracciato il mio peggior nemico nel bel mezzo di un'accesa discussione, con la stessa foga che ci metteva nell'assalirmi.
Era bello, pervaso dalla rabbia, irresistibilmente bello.
Alexis...
 

Amava le valige metalliche, a mo' di latta inchiodata a mano. Potevano contenere qualsiasi cosa, dalle armi al minestrone. Ingredienti primari dei polizieschi, destavano puntuali sospetti ai check in, nonostante i proprietari fossero una coppia di anziani in viaggio di nozze. D'argento. Come il bagaglio-bomboniera.
Ce n'erano pochi esemplari in circolazione, ed Eldritch ne vantava uno. Una delle sue principali fonti d'orgoglio.
Chissà che ne pensava in proposito quell'uomo che spingeva di forza uguale e contraria la porta girevole, lo stesso che aveva generato tale concisa speculazione nella mente del filosofo...
Era almeno degno di appartenere all'esclusivo Club delle Valige Metalliche? Eldritch lo scrutò in attimi vetrati: accenni di gessato coperti da un cappotto nero alla Bismarck, occhiali fumé come il cappello, guanti in pelle... Onore al merito, altroché.
Fu proprio per merito di questo perfetto killer che ebbe l'illuminazione.
Una specie di percorso luminoso obbligato, che nasceva dal riflesso del metallo ed andava a morire su quel paio d'occhi. Grigi, sul serio; grigio brillante, però. Ne rimase a tal punto ipnotizzato da compiere una decina di giri nell'elica rotante, così, per inerzia, senza riuscire ad uscire.
Dalla giostra dello sguardo non sarebbe potuto scendere.
Fenomeni arcani, come il passaggio dalla veglia al sonno.
Il moto circolare s'arrestò d'un tratto, ed egli si ritrovò fra le braccia frastornate un corpo svenuto di donna.
Le sollevò d'istinto le pesanti palpebre: sì, celavano i diademi fin prima asessuati che l'avevano rapito, trascinato nel vortice.
Fu incredibilmente chiaro, quel giorno...
 

 
... cosa fai mi prendi il collo fra le mani il tuo naso a sfiorare il mio mento egizio ancor più il profilo da vicino pungono gli accenni di barba le unghie retrattili del gatto all'erta stavi vigile nel frattempo narravo la follia che mi aiuta a tagliare il quotidiano traguardo di una gara non mia sleale avversaria quest'epoca sbagliata figlia indesiderata di un secolo corrotto io sono tu sei noi siamo fratelli di sventura uniti nel trasformare ogni ovvietà in impresa straordinaria a pensarci bene la nostra caparbietà mi sorprende il nostro sarcasmo quasi offende il buonsenso comune quante le cose che abbiamo in comune troppe spesso è come avessi accesso al più profondo abisso tuo oscuro il motivo eppure è così neppure ti conosco bene le parole che dirai e quelle che tacerai nelle mie orecchie sono già lo sapevo che prima o poi sarebbe successo alle nostre labbra di combattere questa pacifica battaglia nella terra di nessuno in un momento solo mio e tuo e al diavolo il resto che ci resta ora da fare forse non l'avremmo dovuto fare ti chiedo mi dici in fin dei conti non è questione di calcoli di convenienza in eventi del genere ciò che è giusto non conta ciò che è meglio non vale valutare i rischi a cui si va incontro servendosene per illegittima difesa hai torto a dubitare del discepolo che sai essere il migliore a risolvere problemi non previsti dalla lezione hai imparato Alexis hai ragione mi dichiaro colpevole d'incongruenza soltanto quando realizzo che di un qualcosa non so più stare senza viene meno la mia tendenza alla leggerezza allora mi ricordo dell'aforisma di quel tale il cui nome ho scordato reprimere l'animalità rende l'uomo una bestia il saggio insegnamento da tenere a mente Alexis mi ripeto mentre instancabili continuiamo a baciarci
 
 
V22°
 
... che il racconto qui cambia.
Perché è mutato il corso della storia, sovvertito lo status quo.
Sto per dipingervi un tipico quadretto familiare, degno di illustrazioni - compendio - catechismo.
Niente di più, niente di meno.
C'è una candida villa d'orientamento moderato, costruita con gusto ed una certa originalità; i dettagli rustici dell'esterno danno su di un delizioso pendio verdeggiante, adibito parte ad orto parte a giardino. Proprio in un angolo assolato del prato all'inglese si scorge una donna, intenta ad irrigare i primi virgulti della primavera alle porte. Scosta i capelli con gesti delicati, affinché le punte corvine non vengano bagnate; ha una grazia spontanea, nel chinarsi per poi rialzarsi, che non passa inosservata.
Dirotta, infatti, l'attenzione di un uomo.
È Eldritch, incantato in una posizione che consente d'immortalarlo col metaforico pennello.
Ma l'estetica m'importa fin là. Pertanto sfrutto il dono di penetrare le tempie, dentro la cripta custode dei suoi attuali pensieri:
mi accontenterei di rimanere qui a rimirarti stagione dopo stagione, per registrare certosino gli effetti degli agenti atmosferici sulla pelle, se solo non sapessi cosa mi riserva la tua ineffabile voce, fra le note inimitabile, stupefacente nei ragionamenti, tanto misurata quanto suadente, hai fatto finalmente luce sulla mia ragion d'essere, che da anni avevo in nuce, frutto maturo ma costretto nel guscio, a te dedico esclusive intime emozioni, viscerali inedite passioni, ricambiato dal tuo intelligente stare nel mondo al mio fianco
 
La nostra ricerca è una fiamma nel vento.
 

Lo sbirciò dallo spiraglio della tenda, quasi a volersi accertare del suo stato. Constatò con malinconica gioia quella prestanza fisica sintomatica di energia e salute, il viso rilassato, trafitto il torace da un sole a nozze con lenzuola mai stirate.
Le era sempre parsa un'inutile formalità.
Uscì quindi rassicurata e certa che la sua improvvisa assenza non avrebbe potuto intaccare una presenza fin troppo solida e determinata. Forte del fatto che Alexis fosse tutto d'un pezzo, Isobel sgusciò irrimediabilmente via.
Via da cosa? Da una promettente relazione in germe, da un ragazzo modello, esemplare di fedeltà e dedizione, dalla sicurezza di un futuro oltre i più rosei pronostici? Sì.
Sapeva benissimo di essere in preda ad un attacco di pazzia.
Scese in strada ancora sporca di briciole di sonno, ma bastò un alito della brezza messaggera di aurora per scrollargliele di dosso e rinfrescarla di nuovo.
Frizzantina svaniva la coltre stellata di un giorno ormai morto.
La delirante fuga nella calma innaturale l'inebriava, entusiasmandole l'animo ed ottundendole i sensi.
Correva senza meta e rideva senza sosta, felice di non rallegrarsi di niente in particolare; seguiva l'aroma dei caffè e si fermava a riprendere fiato sotto le finestre dei panifici, respirando lo squisito lievito arrostito.
Decise che sarebbe diventata una sperimentatrice di atmosfere.
Le suonava bene, mentre invasata entrava in un hotel per ritemprarsi, le orecchie suddite dell'Imperatore di Beethoven,
fino a quel momento
il suo unico, vero amore.
 

la porta gira la porta
girevole
 
strada macchine divani ascensore
 
un uomo baffuto
la moglie poi dietro
l'amante l'amica
la sposa per la vita
 
strada macchine divani ascensore
 
bambini si spingono piccoli
rischi
puerili grida di sfida
 
strada macchine divani ascensore
 
un facchino dirige
di un maestro le valige
la sua ideale orchestra
sinfonia ormai mesta
 
strada macchine divani ascensore
 
strada macchine divani
macchine divani
strada
 
ascensore divani macchine strada
 
nessun delirio grammaticale
è racconto di un incrocio fatale
 
chi esce entra nella vita di chi entra nella vita di chi esce
 
incidente?
 
la porta gira la porta
girevole
 

 

A Roberta e Roberto,

per pura coincidenza

 
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 Ins. 10-01-2003