Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Mario Manchisi
Con questo racconto si è classificato dodicesimo al concorso Marguerite Yourcenar 2001 sez. narrativa
L'odio
 
Era da tanto che la storia andava avanti.
Ogni giorno questa sensazione cresceva. Percorreva per intero tutto il mio corpo, dalla punta dei capelli giù fino alle dita dei piedi.
Si alimentava di se stessa, e benché fosse pensiero, io sentivo che mi toccava: una nebbia fitta mi ronzava intorno e divertita mi sfiorava di continuo...
"Vuole farmi impazzire! Vuole che arrivi a toccare il fondo, che sia lì con i piedi in quel fango appiccicoso, ad un passo dall'urlare aiuto", così pensavo; all'improvviso si ritirava, mi lasciava a metà dell'opera, con addosso una sensazione d'incompiutezza, nell'errore; era così snervante... anzi ancora più snervante perché l'errore c'era comunque, ma non veniva consumato!
"È ancora qui... mi sta guardando... ne sono sicuro, milioni d'occhi che scrutano tutto e tutti, aspettando solo il momento migliore per attaccare", parlavo a me stesso!
So che non avvenne in maniera repentina, da un giorno all'altro, ma fu un processo lento, molto lento. Se guardo indietro nella memoria mi rivedo a giocare sul letto dei miei, oppure ricordo un dolce bacio scambiato tra dune di sabbia fine e scura... e così via.
Non riesco a capire cosa possa averle fatto scegliere me.
Forse sbaglio: non è stata Lei a scegliere me, ma io a scegliere Lei! L'ho tirata fuori, perché in effetti Lei è presente in ogni essere umano; l'ho chiamata! Lei è lì, dentro ognuno di noi, pronta ad impossessarsi della parte più nobile del nostro animo ogni qualvolta gliene diamo la possibilità.
È un'avversaria tenace ed infida...
Ma credo sia ingiusto considerarla un'avversaria: Lei è dentro noi; è parte fondamentale del nostro Essere, è la nostra sposa legittima, è qui per salvarci; capovolge le convinzioni a suo piacimento, ci fa compiere le azioni più turpi... Lei è noi! Lei è in ognuno di noi... aspetta con pazienza il suo momento, senza agitarsi, senza scalciare: aspetta! Prima o poi prenderà il sopravvento, vincerà la partita, senza possibilità di contesa sul risultato finale. S'impossesserà di voi, magari solo per pochi attimi... ma per Lei rappresenteranno un'enormità di tempo, in cui dispiegare il suo illimitato potere, farvi compiere qualsiasi categoria di azione!
Non dovete avere paura delle mie parole: comunque sia, Lei è la parte più vera di ognuno, quella più sincera, quella che non si nasconde dietro vacue parole, non si rifugia nel compromesso. Lei è spontanea, la verità pura dei nostri pensieri, è la benedizione del genere umano!
In tanti hanno paura della sua sincerità, preferiscono vivere nell'ipocrisia dei loro rapporti, vili!, hanno il terrore del suo nome: ODIO!
Io l'ho sempre vista come una donna bellissima, vestita completamente di nero, una tunica, semplice... perché l'Odio, è semplice e diretto, colpisce senza girare intorno alle cose... Mi guarda spesso con i suoi occhi color nocciola, poi muove la bocca come se stesse per sorridermi, e spesso sposta i capelli scuri dietro le orecchie. Le sue dita sono lunghe... le vedo sempre posarsi sul mio collo, senza stringere, appena appoggiate... una nebbia l'avvolge e Lei scompare...
Potessi scomparire io, anche solo una volta!
Comunque venendo come tutti da un'impostazione che valorizza l'ipocrisia a danno della schiettezza, anch'io per anni sono stato attento a non abbandonarmi all'affascinante donna nera. Ultimamente, però, avevo cominciato a diventare sempre più irritabile; dentro la mia testa si accendevano i pensieri più bastardi, deviati, malvagi che si possano immaginare!
Questi pensieri avevano sempre più spesso ad oggetto, proprio la figura che normalmente tutti i bravi figli idolatrano, dalla quale si rifugiano appena qualcosa non va: la Mamma! Mia Madre!
Era cambiata così tanto negli ultimi anni, non la riconoscevo più. Da un lato era divenuta spenta... dall'altro rabbiosa ed aggressiva. Praticamente era stanca, stanca della vita, o meglio stanca della vita che conduceva. Forse non aveva avuto da me quello che aspettava: ma questo è l'errore di tutti quei genitori che quando mettono al mondo un figlio hanno già impostato nella loro mente, la sua vita.
Ma non è la loro vita! Non devono impossessarsene!
Dovrebbero aiutarlo a scoprire e valorizzare le sue doti e perseguire gli interessi conseguenti. Succede raramente. E comunque questo non era il mio caso. Non ero certo io il suo unico motivo d'insoddisfazione, ma la combinazione di vari elementi aveva fatto sì che alternasse periodi apatici a periodi rabbiosi verso tutto e tutti.
Erano aumentati dopo la morte di mio padre.
La sentivo sempre più spesso sbraitare ed inveire. Ogni giorno sentivo aumentare la sua rabbia, rasentava la follia!
La tranquillità pian piano aveva abbandonato la nostra casa: non una sola giornata senza un'esplosione, urla e parole ingiuriose, dure da ascoltare.
Spesso erano rivolte nei miei confronti. Le urla mi premevano contro... sempre più spesso le sentivo sbattere contro me... era soprattutto la mattina, mentre ero ancora nel mio letto, il momento in cui era più difficile difendermi. Mi svegliavo di soprassalto e loro lì, erano già lì, crudelmente pronte a giocare con il mio debole stato nervoso.
Attaccavano, entravano ed uscivano nelle mie orecchie. Era impossibile rimanere indifferente. Presto la stanchezza prese il sopravvento, e poco alla volta, si tramutò in irritazione, e questa a sua volta in rabbia, fino a giungere ad un profondo disprezzo.
La rabbia è un mostro con la schiuma alla bocca, che farfuglia parole senza senso, pronta a racchetarsi con sollievo, non ha un fine prestabilito come l'odio!
L'odio sa aspettare, ha eleganza e metodicità, sa quando colpire: con il passare delle mattine qualcosa in me mutò nervosamente; le sue urla erano lance nelle orecchie, spade nel mio cuore, baionette all'assalto del mio fegato... in un attimo fu ODIO!
Odio: mai parola più bella!
Un fabuloso Demone che ghiaccia il sangue, affascina perché dà un senso alle nostre vite.
Sentimento che unisce orrore e piacere! Io odiavo... il mio odio cresceva intensamente, e ciò si ripercuoteva sia a livello mentale sia a livello fisico: la voce di mia madre mi penetrava, una volta all'interno si dilatava in ogni direzione tanto che credevo sempre di essere sul punto di esplodere! L'odio scendeva nel mio stomaco, avreste potuto sentirlo bollire; bolliva con tanta furia da procurarmi un dolore che mi lasciava accasciato! Un attimo dopo si spostava nei polmoni: mi era impossibile anche solo pensare di respirare normalmente... soffocavo! Inarrestabile continuava la sua marcia e arrivava ai mie occhi, stanchi; sfinito iniziavo a lacrimare, piangevo come un bambino, infilavo la testa sotto il cuscino, come se questo fosse bastato per fermare quell'insopportabile sensazione. Un solo pensiero era libero nella mia testa: Io la odio!
Per settimane immaginai di farla finita!
L'avevo immaginato talmente tante volte che ormai credevo che sarebbe rimasto solo una visione... ma non è stato così!
Solo due ore fa, la sua voce ronzava in me: il dolore nello stomaco insopportabile, sembrava ci fosse un temporale, con scariche elettriche che mi giungevano fino in testa!
Mi sono alzato dal letto, sono andato in bagno, nel cassetto più basso c'erano due cacciaviti (non so perché ricordavo che quei due cacciaviti erano lì), li ho presi, mi sono diretto in camera sua: ho tenuto le mani dietro il corpo, non volevo capisse subito le mie intenzioni; lei era in piedi, urlava, sbraitava, gesticolava; diceva che tutti dovrebbero pensare a compiere il proprio dovere. Una folgorazione: il mio dovere: consumare il mio ODIO! Ed io stato odiando con tutto me stesso. Mi sono fermato davanti a lei; ci siamo guardati negli occhi, è ammutolita, mi ha fissato: nei suoi occhi ho visto la paura, la paura di chi sa che non c'è possibilità di pietà in chi è mosso dall'odio.
La Signora Nera era intorno a noi.
Aveva gli occhi verdi di mia madre.
Un colpo secco, simultaneo, i due cacciaviti nel suo collo, perfettamente conficcati. Non si è opposta, e ciò mi ha irritato: desideravo che tentasse di divincolarsi, e così soffrisse di più, soffrisse come avevo sofferto io per l'odio che la sua voce aveva acceso in me, e ancora bolle vorticosamente nel mio sangue. Ho estratto i cacciaviti (a stella, come gli orecchini che preferiva). È caduta a terra... Mare di sangue. Le ho fatto un buco nel petto ed estirpato il suo cuore! Ora sono qui seduto nel suo sangue, con in mano quel cuore che in vita non le era mai servito.
La mia signora mi osserva, è davanti a me, sorride.
Ho paura che scompaia, ma credo non succederà mai: anzi ne sono convinto. E poi sono un uomo: c'è così tanta gente al mondo; così tanta gente da odiare!

 

Classifica Concorso Marguerite Yourcenar 2001 sezione narrativa
 
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inserito il 3 novembre 2001