- Professione:
Rosso Cremisi
-
- C'è poco da
dire, a riguardo: timido è timido, eccome.
Qualsiasi cosa gli accada riesce a metterlo in
imbarazzo.
- Sudava freddo
quando o professori lo chiamavano alla lavagna e
abbassava il capo se un automobilista lo insultava
mentre cercava di attraversare le strisce pedo,ali. Ma
era nell'arrossire che riusciva ad esprimere fino in
fondo il suo indiscutibile talento. Era capace di
raggiungere decine di sfumature diverse, a seconda che
il disagio derivasse dalle proposte ardite di una
fanciulla o dal complimento di una zia, dall'essere
inciampato in mezzo ai tavoli della mensa o dall'aver
ciccato una palla durante una partita tra
amici.
- Era una
peculiarità che coltivava dall'età di
sedici mesi, quando inghiottì una chicco d'uva
che gli restò in gola. Per fortuna la madre
s'accorse in tempo del dramma che si stava consumando
e, con un ceffone sulla schiena, fece schizzare
l'acino lontano dalla bocca del bambino e,
consolandolo, riuscì a riportarlo ad una
colorito decente.
- Col passare degli
anni cominciò a fare qualche pensierino sul
futuro. Ma non aveva ancora le idee chiare e la cosa
cadde lì.
- In terza
elementare, mentre un bullo lo teneva a terra con un
ginocchio nella pancia e le mani attorno al collo, una
compagna domandò loro che le usassero la la
cortesia di rimanere immobili, corse dalla maestra e
la trascinò sul posto per chiederle quale fosse
il nome preciso del colore che aveva pervaso il volto
del poveretto.
- -Cremisi, mia cara,
si chiama rosso cremisi- rispose maternamente
l'insegnante, carezzando i capelli della
piccola.
- -Bene, ora me lo
segno, così domani la mamma me lo compra e
posso colorare il naso del mio pagliaccio-
sussurrò la bambina, zompettando via senza
nemmeno dire grazie.
- Una Volta lberato
dalla morsa, pianse per ore, vomitò per tutto
il dì e passò la notte a rigirarsi nel
letto, ipnotizzato dal ticchettio della sveglia che,
sommessamente, pareva scandire all'infinito quelle due
parole: rosso cremisi
rosso cremisi
rosso
cremisi
-
- Gli anni passarono,
ma quel ticchettio no. Dovette accantonare gli studi
per prestare il servizio militare. Fu un inferno: non
c'era commilitone che non si prendesse gioco di lui o
graduato che perdesse una sola occasione per infierire
sulla sua timidezza. Una notte fu sorpreso a dormire
durante la guardia. Destatosi, si vergognò al
punto che gli venne dato un mese di consegna per aver
agevolato il nemico illuminando la
torretta.
- La naja fu dura ma,
bene o male, si concluse pure lui. A ventinove anni,
dopo essersi laureato e aver atteso invano per qualche
mese che il lavoro lo cercasse, prese la solenne
decisione.
- -Farò il
semaforo!- esclamò una sera a tavola, mentre i
genitori sorseggiavano una saporitissima minestra di
verdure.
- Nemmeno staccarono
gli occhi dallo schermo, quei due.
- Prese il
telecomando e azzerò l'audio del
televisore.
- -Farò il
semaforo, chiaro?- urlò afferrando una
bottiglia e tirandola in testa al padre, che si
limitò a rispondere, pacato: -Fai un po' quel
cacchio che ti pare
Cara, ti dispiace alzare il
volume?
- Mortificato,
uscì dalla cucina rosso in volto e nero
dentro.
- Giurò a se
stesso che avrebbe fatto di testa sua -Farò il
semaforo!- ringhiò di nuovo, fermandosi sui
suoi passi. Dalla cucina giunse, cara, la voce calda
della amdre: -Hai sentito cosa ha detto tuo padre? Fai
quel cacchio che ti pare
-
- L'indomani scrisse
una lettera all'assessore all'urbanistica,
sleccò busta e francobollo e imbucò il
tutto nella cassetta della posta. Rapito
improvvisamente da un dettaglio, rimase immobile per
dieci minuti a contemplare il contenitore rosso fuoco,
impassibile. Quindi fece un profondo respiroe
trattenne il fiato.
- Con un cenno deciso
fermò una coppia di anziane e col dito fece
loro intendere che lo osservassero in viso. Poi,
sempre a gesti, le invitò a confrontare il
colore del volto con quello dalla buca delle lettere.
Infine sbuffò, riprese fiato, tirò una
profonda boccata d'aria, a pieni polmoni, e chiesealle
donne se avessero notato quanto il suo rossore fosse
più intenso di quello della cassa di
metallo.
- -Notevole
giovanotto- fecero placide. -Davvero
notevole.
- - Voglio fare il
semaforo! -esclamò allora lui, tutto
entusiasta, sfornando un sorriso a trecentosessanta
gradi.
- -Faccia unn po'
quel cacchio che le pare giovanotto!- dissero in coro
e si presero sottobraccio per rimettersi al
passeggio.
- Ci rimase un po'
male, ma gli passò presto: ormai quel commento
cominciava a suonargli familiare.
-
- Passarono le
settimane, e quando ormai si stacva dando per
spacciato ricevette una convocazione dall'ufficio
dell'assessore.
- La notte non
dormì, assediato dall'emozione. Ripeteva e
ripeteva le frasi di saluto e mandava a memoria tutte
le espressioni di circostanza che avrebbero potuto
aiutarlo a perorare la causa.
- Quando entrò
nell'ufficio dell'assessore, si trovò schierati
di fronte il Sindaco, con tanto di fascia tricolore,
il Comandante della Polizia Municipale, il Capo dei
Pompieri e l'assessore in persona.
- -S'accomodi- lo
invitò quest'ultimo, imbarazzandolo -La sua
richiesta è un po' anomala, ma le confesso che
ci ha incuriositi? Sa coi tempi che corrono e il
bilancio che ci ritroviamo
- -Un bilancio in
rosso!- proruppe il Capo dei Pompieri,
interrompendolo. Tutti risero di gusto e il Sindaco si
alzò dalla poltrona per stingere la mano
all'autore della vivace battuta. Anche gli altri si
congratularono, a rotazione.
- -Dicevo-
proseguì l'assessore -che coi tempi che corrono
per noi è diventato doveroso prestare la
più meticolosa attenzione a tutte le voci di
bilancio e risparmiare su tutto, compresa la corrente
deii semafori. Si preparano grandi tagli, e i
cittadini dovranno stringere un poco la conghia- e
così dicendo fece una smorfia di indicibile
cordoglio. Poi proseguì; -Se lei fosse
perciò così gentile da mostrarci quel
che dice di saper fare e fosse disposto ad accettare
uno stipendio, per così dire simbolico- e
cercò il consenso dei presenti, che fecero di
sì col capo, a occhi chiusi -allora potremmo
prendere seriamente in considerazione la sua
proposta.
- Il Sindaco
s'alzò in piedi e accennò un applauso,
compiacendosi per quelle parole così chiare e
puntuali, di facile assimilazione anche da parte del
cittadinp non avvezzo alle faccende tecniche?
L'assessore si schermì, invitando le altre
autorità a rimanere pure sedute.
- Lui accettò:
non attendeva altro che un occasione, e l'occasione
era lì, davanti ai suoi occhi, prendere o
lasciare.
- Lo misero subito
alla prova. A turno i quattro dignitari indicavano
questo o quell'oggetto rosso che si trovava
nell'ufficio e lui, dopo breve raccoglimanto in
assoluta concentrazione, si lanciava nello sforzo di
raggiungere l'esatta tonalità didel colore
dell'oggetto prescelto. Al culmine di quell'impeto
quasi agonistico, l'aspirante semaforo
strabiliò gli interlocutori, imitando alla
perfezione il tono purpureo della papalina indossata
dal cardinale zio dell'assessore, presente nella
stanza sotto forma di fotografia collocata in bella
mostra sulla scrivania.
- Quell'ultima
dimostrazione, peraltro non richiesta,
impressionò i giudici al punto che decisero
all'istante di mettere fine alla prova.
- Poteva bastare
così. Tra applausi, abbracci e fischi
all'americana, al giovane venne subito notificata
l'immediata ssunzione.
- Lui pianse, e
lasciò l'ufficiodell'assessore, felice. Felice
come forse non lo era mai stato in tutta la sua
vita.
-
- Come primo
incaricò gli è stato assegnato
l'incrocio tra Via Roma e Corso Ardenne, nodo
nevralgico del traffico cittadino. Nei giorni di gran
confusione, quando è impossibile raggiungere la
concentrazione per ottenere la tonalità di
rosso adatta a svolgere il lavoro, gli viene
affiancato un vigile urabano, incaricato di
ripetergli, ogni quarantacinque secondi :- Hai il
pisello che esce dalla patta!-
- Allora lui
arrossisce a puntino. Poi, per riportarlo al normale
incarnato, il vigile gli sussurra che si è
trattato solo di uno scherzo.
- Diciamolo pure: il
suo punto debole è il verde?
- Per i primi tempi i
geometri dell Ufficio Tecnico hanno chiuso un occhio,
lasciando che il semaforo si limitasse semplicemente a
segnalare il rosso e il non-rosso. Ma è giunto
il momento di mettersi in regola con la normativa
europea e gli è stato imposto di seguire un
corso, in cui gli vengono date lezioni i
verde.
-
- Ieri mattina,
mentre era in servizio, ha intravisto da lontano la
zia Assunta, che attendeva l'autobus alla
fermata.
- -Ehi, zia!- l'ha
chiamata, tutto gaio. -Visto? Faccio il
semaforo
- -Fai un po' quel
cacchio che ti pare!- gli ha risposto la zia, facendo
segno all'autista di accostare.
- Lui non se
l'è presa. Ha sorriso, ed è tornato a
concentrarsi sul lavoro, mentre l'autobus rombava
all'orizzonte.
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