Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Ida Caggiano
Con questo racconto ha vinto il sesto premio del concorso Angela Starace 2003, sezione narrativa

CUCU'
 
- Scusi, è lei il proprietario? Il signor Ottavio? - domandai - Sa, abbiamo visto il nome fuori, sull'insegna ...
- Oh, sì, certo... Sono io Ottavio. Piacere, entrate, accomodatevi pure...
- Complimenti per il negozio! - gli dissi - L'abbiamo scoperto solo ora, passando di qui. Eppure, abbiamo una villetta giù al mare dove veniamo già da parecchi anni...
Ottavio era un uomo di circa cinquant'anni, dal corpo grande un po' tozzo. Gambe esili invece, piuttosto sproporzionate e leggermente arcuate. Aveva un po' di pancetta, ma non più di quella comune a molti uomini della sua età. Indossava un paio di pantaloncini blu e una camicia chiara a maniche corte. Il viso, sereno e ben riposato, ispirava subito simpatia. Aveva gli occhi piccoli, molto scuri, lucidi e vispi che mandavano lampi. Sorrideva spesso. I denti, bianchissimi, spiccavano sul colorito rosso-bruno, tra due baffetti appena appena rivolti all'insù.
- Accomodatevi pure, ho aperto in questo momento. Io abito proprio qua sopra, è una gran comodità. - riprese, mentre faceva dondolare fra le dita le chiavi della saracinesca - Avanti, avanti... Scusate... ah, non serve a niente chiedergli permesso a questo briccone. Tanto non si sposta! - aggiunse indicando un grosso cane che sonnecchiava quieto spaparanzato sul pavimento.
- ...Quando siamo qua in negozio, quello là è il suo posto ormai... E chi glielo toglie più! - terminò.
Come se avesse capito di essere al centro dell'attenzione, il cane sollevò il capo, fece un largo sbadiglio accompagnato da un versetto, tirò fuori una lunga lingua e mostrò la dentatura splendente.
- E' un cane bellissimo. Ce l'avete da tanto? - chiese allora mio marito.
- No, no. Voi lo vedete così grande, ma crescerà ancora. Ha solo pochi mesi, ma guardate un po' le zampe come promettono!
- E' vero. Un cucciolo con le zampe robuste è destinato a diventare un cane di grossa taglia... - confermò mio marito.
- Ha già un nome? - domandai.
L'uomo rise: - Certo. Lo abbiamo chiamato Cucù.
A quella parola il cucciolone scattò, ma ancora senza alzarsi, spalancò un attimo gli occhi e sollevò di nuovo solo la testa facendo dondolare le lunghe orecchie. Poi si abbandonò, come prima, pacifico sul pavimento.
- ...Direte che è un nome strano per un bestione così. Ma c'è la spiegazione! - continuò l'antiquario - Quando lo prendemmo, tutte le volte che si affacciava l'uccellino da quell'orologio lassù, lui cominciava a saltellare come impazzito di gioia e abbaiava con quella voce di cuccioletto ancora lattante. Era così tenero!
- Gli dovete volere un gran bene...
- Oh, sì, è già come uno della famiglia. E' così buono, e poi... capisce tutto, sapete? Non solo. E come si fa capire!... Se ha fame o avverte qualche altro bisognino naturale lui guaisce finché non lo notiamo e lo accontentiamo. Credetemi, gli manca solo la parola! Un difettuccio ce l'ha anche lui, però... Ma che volete, è sempre una bestia! - concluse Ottavio con un sorriso benevolo ammirando il suo cucciolone.
Lo guardammo incuriositi e l'antiquario bisbigliò: - Come tanti cani soffre di... Insomma, è un po' gelosetto: non vuole che lo lasciamo solo. Però, basta che ci sia uno di famiglia, che torna buono come il pane...
- ... Oh, ma ditemi... non vi voglio rubare tempo! - esclamò a quel punto il negoziante - A che cosa siete interessati? Come vedete... qui di roba bella ne abbiamo... E soprattutto antica, "autentica". Altro che certe copie e certe brutte contraffazioni che si trovano in giro! Vedete per esempio quel mobiletto un po' nascosto, proprio accanto alla vetrina? E' del '600! E quel vaso dipinto poi... Quello è un vero capolavoro d'arte. Ma forse vi interessa di più qualche pezzo della nostra vecchia società contadina? Un aratro da esporre nella vostra villa, o un attrezzo come quello? Pensate, lo usavano tanti anni fa per separare i chicchi di grano dalla spiga. Eh, tutto a mano una volta! Ma ora che non si adoperano più... queste cose sono richiestissime, voi lo sapete meglio di me! Adesso le usano come elementi di arredamento, o anche solo come curiosità da tenere in casa... - e, scompigliando il lungo pelo bianco e marrone del cucciolo che lo guardò languidamente, il negoziante continuò: - Vedete quella pressa nell'angolo, dietro il tavolo più grande? Quello è l'ultimo oggetto rimasto di un frantoio molto antico, il più antico di tutta la zona.
Il signor Ottavio, a dire il vero, ci sembrava già un po' preoccupato perché, da venditore esperto quale doveva essere, non aveva ancora colto nei nostri sguardi nessuna scintilla, nessun segno di reale interesse. Doveva aver capito che, in effetti, molte delle sue parole cadevano a vuoto: non era esattamente quello il genere di acquisto che ci interessava.
A quel punto, ci sembrò giusto spiegare: - Beh, noi a dire il vero...
Io e mio marito avevamo pronunziato quelle parole contemporaneamente, come ci capitava spesso. Perciò tutti e tre scoppiammo a ridere.
- ...Noi - continuai, questa volta da sola - cercavamo una cosa piuttosto inconsueta che non vediamo qui in giro. Pensiamo perciò che lei non ce l'abbia e... ci dispiace aver disturbato per niente. Sarà per un'altra volta...
Ansioso, Ottavio interruppe: - Ma... di che cosa si tratta? Mi dica! - e rimase tutt'orecchi.
- Un ventaglio. Un bel ventaglio antico.
- Ih!!! - gridò il venditore facendo sobbalzare il povero cane - Di quelli... ne ho quanti ne volete. Venite pure avanti.
Lo seguimmo un po' a fatica, cercando di non inciampare nei numerosissimi oggetti che invadevano la sala, ed evitando di avvicinarci troppo ai pezzi più fragili. Quando Ottavio imboccò l'ultimo passaggio, una vera e propria strettoia, dovemmo scavalcare con cura un altro ostacolo: le quattro zampone del cane.
L'antiquario si fermò davanti a una vecchia cassapanca il cui piano era cosparso di oggettini. Si guardò un attimo intorno un po' smarrito, non sapendo dove spostare tutta quella roba. Accennò a fischiettare, poi, deciso, prese un grande vassoio d'argento e, frettolosamente, vi trasferì tutto il materiale mentre noi profittammo per lanciare liberamente occhiate curiose qua e là.
- Guardate! - esclamò finalmente sollevando il coperchio.
La cassapanca era piena zeppa di pacchettini di forma allungata, ricoperti di carta velina bianca e sigillati con nastro adesivo. Ottavio prese il primo e iniziò a svolgerlo con la massima attenzione lentamente:
- Questo... vedrete... è bellissimo. E poi è molto antico, proprio come lo cercate voi.
Ne uscì un ventaglio che doveva essere stato uno splendore, ma fu lo stesso negoziante a commentare: - No, questo no, non ve lo posso dare. Ha la pagina tutta rovinata, sarà stato conservato in qualche posto umido. Sapete, non tutta la gente è capace di apprezzare certe cose e così non se ne cura in maniera adeguata. Ma noi ora... ne troviamo subito un altro, state tranquilli! - e, così dicendo, si mise a scartocciare delicatamente un altro ventaglio: - Ah, questo sì, adesso me lo ricordo! E' veramente prezioso, apparteneva a una famiglia nobile.
Ma ahimé, anche se la pagina questa volta era quasi intatta, parecchie delle stecche d'avorio erano spezzate.
- Ah, ma non importa, - tentò Ottavio - se questo lo fate restaurare viene bello come prima. Dovete sapere che qui io non ho trovato nessuno capace di fare questo lavoro. Altrimenti, forse, lo avrei tenuto addirittura per me. Sapete, in un paesetto così, trovare un vero esperto... Ma voi, da dove venite?
- Da Milano. Noi veniamo da Milano. - spiegò mio marito - Ma il fatto è che ci interesserebbe trovare qualcosa di già pronto. Sa è un regalo di nozze...
- Se è così, non c'è problema. Basta cercare quello giusto.
Il signor Ottavio continuò a svolgere veline e veline con lo stesso rituale. In poco più di mezz'ora i ventagli avevano invaso l'unico tavolino disponibile, quello su cui era poggiata la calcolatrice e che probabilmente serviva per preparare i conti ai clienti.
In effetti erano tutti belli quei ventagli, alcuni logori ma altri anche perfettamente conservati. Con la pagina di pergamena, di carta, di raso, di velo, di pizzo. Con il manico e le stecche di legno, di madreperla, di avorio, di osso, di tartaruga... Incisi, intarsiati, dipinti, pirografati...
Il negoziante ci spiegava, di mano in mano, che quelli piccoli erano appartenuti a bambine. I più leggiadri, invece, e soprattutto quelli a fiori, a giovinette. Ce n'era anche qualcuno nero... e Ottavio, allora, sollevando le sopracciglia e aprendo le braccia, ci riferiva che quelli... purtroppo... erano ventagli da lutto.
Ormai, più che la ricerca del ventaglio da acquistare, ci trattenevano lì la curiosità e l'ammirazione. Oltre che la simpatia per quel personaggio, naturalmente!
Ottavio pescò l'ennesimo pacchetto: - Bene, bene, non vorrei sbagliarmi, ma ci siamo. Ecco quello che fa per voi!
- Esatto! - gridò eccitato - Questo ventaglio è dell'inizio dell'Ottocento e... non è un pezzo comune! Autentica manifattura napoletana con pagina in pergamena.
Osservammo il dipinto da vicino. Rappresentava una scena campestre ricca di personaggi che raccoglievano frutti, probabilmente una raffigurazione mitologica dell'estate, mentre una schiera di amorini giocava.
Quel ventaglio ci piaceva davvero molto.
- ...E guardate la meraviglia di queste stecche lavorate e dipinte... - spiegò con un sospiro l'antiquario. Poi, chiudendo il ventaglio, ci fece notare sulla stecca di guardia perfino un piccolo medaglione raffigurante un ritratto di donna.
- Bello. Lo prendiamo. - disse mio marito - Ma è meglio sentire il prezzo.
Ottavio biascicò una parola che neppure riuscii ad afferrare.
- Sentito? E' una bella cifra. - osservò mio marito guardandomi con espressione interrogativa.
- Però... sarebbe un bel regalo, specie se è davvero così raro. - mi pronunziai.
- Oh, non vi fermate a questo. Ne ho altri. Se non siete stanchi, si capisce! - e senza aspettare la risposta, ci mostrò un altro ventaglio.
Restammo tutti e due affascinati a prima vista da quel pezzo. Ottavio captò al volo il nostro entusiasmo e cominciò a descrivercelo nei minimi particolari:
- Come vedete, è di splendida fattura. Le stecche traforate con arte raffinatissima sono di avorio... Ah, dimenticavo! Questo ventaglio risale addirittura al Settecento! La pagina è di seta, sentite che fine, conservata benissimo, e il soggetto...
Il soggetto era molto romantico, certamente adatto ai nostri amici sposi, ed era eseguito con maestria. Un vero capolavoro! Rappresentava una coppia di innamorati e, ai margini, due musicisti che suonavano per loro.
Ottavio riprese a spiegarci: - La stecca di guardia, se osservate bene, presenta piccoli inserti di madreperla e termina con questo delicato fiocchetto lilla. Sempre autentico, eh!
- ... Signori, credetemi. - aggiunse alla fine - Questo vi farà fare un figurone con gli sposi! Io di ventagli me ne intendo. E... mi piacciono! Se non avete troppa fretta, ve ne faccio vedere uno che non venderò mai e poi mai. Ce l'ho in casa.
Guardai l'orologio: quasi mezzogiorno! Ormai tutte le altre commissioni erano saltate.
- Venite, si tratta di un attimo. Ssss! - disse puntando l'indice davanti al naso. Cucù sonnecchiava tranquillo.
Seguimmo Ottavio su una scaletta a chiocciola e poi in fondo a un salone. Lì ci indicò un ventaglio in un'elegante teca dorata.
- Ecco, è questo il mio preferito... Che cosa ne dite?
- Mai visto uno più bello! - esclamai per prima, e lui s'illuminò di gioia.
Mio marito, interessato più all'epoca di produzione del ventaglio, ai materiali e alla storia, che non al semplice aspetto estetico, gli rivolse qualche domanda e Ottavio fu ben felice di sciorinare spiegazioni e notizie.
Tornammo in negozio.
- Oh, è stato buono! - disse soddisfatto Ottavio.
A quella voce, il cane si girò e sollevò verso di lui gli occhi: illuminati in pieno da un raggio che si sforzava di filtrare dall'esterno attraverso tutta quella mobilia, quegli occhi apparivano di un bel colore oro scuro. Ed erano luminosissimi.
Fu sulla stessa scia di luce, però, tutt'intorno al cane, che... nello stesso momento... scoprimmo brandelli di seta biancastra e pezzetti di pizzo sfrangiato e smozzicato...
- Oh, Dio... Il ventaglio! - urlò l'antiquario guardando sul tavolino - Accidenti... che cosa hai fatto?
Cucù lo fissò con occhi come di sfida, emise una specie di breve ruggito, e continuò a ruminare.
Lo splendido ventaglio era stato divorato, o quasi, in nostra assenza. Della pagina non rimaneva più traccia. Si era salvato solo il fiocchetto, troppo scomodo, forse, da masticare.
- ...E il manico? Dove hai messo il manico? - gridò ancora Ottavio sbuffando e portandosi le mani alla testa mentre le sue gote diventavano paonazze.
A questo insolito aspetto del padrone, il cane finalmente si alzò. Tossì, sternutì più volte, e finalmente, con grande sollievo, sputò disgustato un boccone giallognolo.
- E' un pezzo di stecca questo, ma... e il manico? Non ne avrà ingoiato qualche pezzo? Così rischia pure di soffocarsi...
Mentre il padrone si disperava così, Cucù scomparve un istante sotto il tavolo e ne uscì trionfante, quasi sorridente, con il famoso manico fra le zanne.
- Dammelo... - lo supplicò Ottavio, e lui questa volta mollò subito la presa.
Il povero antiquario ci mostrò il bel manico d'avorio. Era graffiato e lacero come se fosse passato in una grattugia elettrica o in un tritatutto!
Per la prima volta vedemmo due rughe sulla fronte di Ottavio. Alzò le spalle: - Ormai è fatta. - disse - E per fortuna... non ha ingoiato niente! Altrimenti oggi avrei rischiato di perdere insieme il ventaglio e il cane...
Ora il suo viso sembrava già un po' più disteso. Si preoccupò per noi, si scusò perché non ci poteva più vendere il ventaglio che avevamo scelto.
- Oh, ci mancherebbe... ci dispiace solo per lei! E' una bella perdita. - lo rassicurò mio marito.
- Se è per noi... ci può andar bene anche l'altro, quello con il manico di tartaruga... Sa, - gli confidai - se proprio vuole saperlo... io ho una particolare predilezione per tutto ciò che è napoletano.
Guardò mio marito per avere una conferma. Solo allora lo vedemmo sorridere come prima.

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 Ins. 09-12-2003