Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Gaspare Lo Giudice
 
Con questo racconto ha vinto il secondo premio del concorso Angela Starace 2000, sez. narrativa
 
SUICIDIO
 
 
Buio.
Mi trovo nella totale oscurità, non riesco a capire dove sono, mi guardo intorno e non vedo altro che buio, non una luce, non un movimento.
Ho una sensazione di vuoto, d'angoscia, di smarrimento mai provata prima, non so dove mi trovo, sento molto freddo e la mia mente si trova nella confusione totale.
Dove sono? Ho paura.
Vorrei chiedere aiuto, ma mi accorgo che non posso parlare, vorrei gridare tutta la mia paura, ma non riesco ad aprire le labbra, o meglio percepisco il movimento delle mie corde vocali ma dalla mia bocca non esce alcun suono, solo silenzio, sono muto.
Cerco di muovermi ma mi trovo nell'impossibilità di articolare i muscoli, li sento rigidi, inermi completamente impotenti.
Nessun suono riescono a percepire le mie orecchie mi trovo ne silenzio assoluto.
Silenzio! Buio e silenzio. Cosa mi è successo?
Nessun odore percepiscono le mie narici.
Sono perso in un ambiente sconosciuto senza la possibilità di utilizzare nessuno dei miei sensi.
Ho paura, cosa è successo, dove sono, cosa posso fare per uscire da questa situazione.
Ho sonno, tanto sonno ho tanta voglia di lasciarmi andare nelle braccia di Morfeo, ma devo resistere, devo capire cosa mi è successo.
Che cosa vedo? Una luce in lontananza, una fiamma piccola ma molto intensa. Che sarà?
Sono rincuorato riesco ancora a vedere, non sono diventato cieco.
Finalmente riesco a distinguere qualcosa, forse i miei occhi si stanno lentamente abituando al buio, ma tutto è così strano, ho la sensazione di non vedere attraverso i miei occhi, come se stessi sognando.
Che cosa vedo?
Una stanza, una scrivania, una persona riversa sulla scrivania, accanto a lei c'è un tagliacarte e vedo del sangue, tanto sangue.
Penso di riconoscere quella stanza, è senz'altro l'ufficio, tutto va chiarendosi nel mio cervello, quella stanza è il mio ufficio, quella scrivania è la mia scrivania e quell'uomo sono io, mi sono appena suicidato.
Sicuramente non sono ancora morto e i miei pensieri stanno lentamente allontanandosi dal mio corpo, come la mia vita.
Io non esisto più, almeno fisicamente, di me è rimasto soltanto il pensiero, una piccola scintilla di vita, quella che forse gli uomini chiamano anima.
Ma, io non posso pensare che sia proprio l'anima, io che in vita non ho mai avuto un buon rapporto con questo genere di cose, penso invece che sia un mio senso di colpa per il gesto che ho compiuto che è sopravvissuto a me stesso, oppure una parte del mio cervello sta indagando sul perché di questo folle inconsulto gesto.
 
AMORE
 
Perché l'ho fatto? Non ricordo bene.
Amore, sono sicuro che c'entra Amore.
Non fraintendetemi io non ho sacrificato la mia vita, come tanti sciocchi per l'amore di una donna, ma per Amore.
Vedo una stanza di un ospedale, sono tante persone attorno ad una donna, c'è molta frenesia ed eccitazione, tutto ad un tratto sento le urla di un bambino. Sono io, sono appena nato.
Vedo tante persone attorno a me, sento sensazioni di freddo, dolore, paura, poi vedo un volto di donna: bellissimo, stanco ma felice, sorridente improvvisamente rilassato, è mia madre ed io me ne sono innamorato immediatamente.
Adesso mi allontanano da lei io mi metto a piangere ho paura, perché mi stanno portando via.
Aiuto, mi trovo nello sconforto totale, mi sento così piccolo ed impotente, la rivedrò ancora?
Mia madre, questa donna che ho amato tanto e che è stata così importante nel bene e nel male nella mia vita.
Mi accorgo di potere in questa condizione fare cose che prima non ero in grado di realizzare, con una facilità estrema riesco con la forza dei miei pensieri ad accendere il computer e a scrivere questo libro che spero possa servire a chiunque lo trovi per capire che vale sempre la pena di vivere anche solo per dare un sorriso ad una persona incontrata per caso che quel giorno si sentirà meglio per averlo ricevuto.
E adesso cosa vedo?
Vedo una spiaggia, il mare, è bellissimo, guardandolo pensavo sempre Dio c'è se esiste una cosa talmente bella. Il mare riesce a farmi stare bene a farmi rilassare ha su di me un influsso positivo, mi accorgo che tutte le mie storie d'amore sono nate in vicinanza del mare.
Mi giro attorno e vedo in riva al mare un altro volto di donna, non è lo stesso di prima, è più giovane, è bellissimo, anche lei mi sorride come non mi aveva sorriso mai nessuno ed io me ne sono innamorato immediatamente.
Chi sarà mai costei che suscita in me tanta sensazione d'Amore, seppur diverso da quello che sento per mia madre appena riscoperta, ma egualmente intenso e forte?
Si allontana, va via ed io resto lì malinconico, la rivedrò ancora?
Poi guardo il mare e mi rilasso e sono sicuro di rivederla ad ogni costo.
Siamo nella nostra spiaggia e ci stiamo baciando per la prima volta dopo un lungo periodo di corteggiamento reciproco: è un momento bellissimo.
E' lei: la donna che ho amato più d'ogni altra nella mia pur breve vita, la mia compagna di giochi, compagna di vita.
Eppure sento che anche lei ha influito sulla mia decisione finale.
Io non so più se amo me stesso o se non amo me stesso, non so più se amo mia madre o se non amo mia madre, non so più se amo la mia donna o se non amo la mia donna, non so più se Amo o se non Amo.
L'Amore è vita, io vivo per amare, se non esiste più Amore non esiste più vita, se non amo più non vale la pena di vivere, sono riusciti a cambiarmi, attenzione io non odio nessuno, non so cosa significhi odiare, però non riesco più ad amare sono diventato completamente indifferente, quindi è inutile vivere, meglio farla finita con questa non vita.
Queste sono state le motivazioni che mi hanno spinto al tragico gesto, mi rendo conto di essermi già pentito di averlo fatto, ma oramai non posso più tornare indietro, posso soltanto analizzare la mia vita per capire.
 
CONSAPEVOLEZZA
 
 
Sono ritornato nella condizione precedente di mancanza assoluta di qualunque percezione fisica, sento sempre più freddo e ho sempre più sonno, mi rendo conto che quella luce intensa che vedo in lontananza mi attira sempre di più mi fa venire voglia di lasciarmi andare, ma non posso, voglio capire.
Adesso tutto è chiaro. So chi sono, so dove mi trovo, so perché ho vissuto e perché sono morto: la ricerca dell'Amore
Io sono nato per amare.
Non dovevo nascere, hanno fatto di tutto per non farmi nascere, ho combattuto con la morte, sono riuscito a vivere, non so se qualcosa abbia contribuito a questo, qualche entità che gli uomini chiamano Dio, ma ce l'ho fatta.
Per questo ho sempre pensato che la mia nascita non fosse casuale, ero nato con una missione da svolgere, una missione con la quale poter ringraziare la Vita di avermi fatto vivere: rendere le persone che incrociavo nel cammino della mia vita felici con la mia allegria, la mia voglia di vivere, la mia vivacità, il mio Amore. Ho sempre dato di più di quel che ho ricevuto, ma la tragedia è sfociata quando dopo tanto tempo in cui sono rimasto fedele ai miei ideali, alla mia missione, le persone più care e più vicine mi hanno fatto cambiare, mi hanno fatto dimenticare il motivo per cui sono nato.
Dare Amore è importantissimo, ma mi sono accorto sulla mia pelle che è molto più importante ricevere Amore.
Davo Amore, ma scoprii di non ricevere Amore proprio dalle persone che mi stavano più vicine.
Non credevo che proprio l'Amore avesse posto fine alla mia missione, alla mia vita, all'Amore. E' strano pensare come proprio l'Amore possa distruggere l'Amore: è stato proprio così.
Mi rendo conto che i pensieri di quell'uomo accasciato sopra la scrivania, che ormai non sento più come me stesso, stanno abbandonando il suo corpo, la sua mente in maniera disordinata ed io sto avendo dei flashback della mia vita, da cui spero di riuscire a capire il motivo del mio folle suicidio.
Nel frattempo mi accorgo che sto cambiando, sto diventando un'altra cosa, non riesco a capire che cosa, ma sicuramente un'altra cosa.
In questa mia nuova dimensione mi accorgo che tutte le persone che mi hanno circondato nella vita terrena, sono più comprensibili. Da dove mi trovo adesso riesco a percepire la loro stessa natura, riesco a vedere come sono realmente, che cosa le ha spinte a comportarsi in determinati modi.
La luce mi abbaglia, eppure la percepisco alle mie spalle, ma è talmente forte che inonda tutta la mia essenza.
Penso che sia una …….si! ho capito di cosa si tratta, ma non so come spiegarlo, mi sento così confuso, sento una strana sensazione di torpore ed è piacevole abbandonarsi ad essa, ma non è ancora il momento.
Devo resistere a questa dolce sensazione, devo scoprire tutta la verità sulle persone che mi hanno spinto alla morte, devo scoprire se mi amavano.
 

 

RICORDI
 
 
Ho cinque anni, vicino a me c'è mia madre, sono vestito con una specie di divisa e vedo tanti altri bambini vestiti come me, lei si sta allontanando, va via, mi sta abbandonando, ancora una volta ho paura, la rivedrò?
Comincio a tremare, scoppio in un pianto dirotto, dove sei? Perché mi hai lasciato solo. Aiuto! Non mi ama, sicuramente non mi ama.
Eccola che arriva: mi prende con un braccio solo, mi solleva da terra e mi sorride, basta questo per rassicurarmi, i battiti del cuore si calmano le lacrime cominciano a fermarsi. Mi porta via, allora mi ama, sicuramente mi ama, non mi ha abbandonato, sono ancora con lei e resterò per sempre con lei.
Penso sempre a lei, la mia vita senza di lei non avrebbe senso, ogni cosa che faccio, ogni cosa che vedo mi ricorda un momento vissuto assieme.
Non posso lasciarla, non posso abbandonarla, non se lo merita, non è giusto.
Ognuno di noi dovrebbe fare quello che ritiene sia giusto, quello che sente di dover fare.
Non mi devo fare condizionare da nessuno, la vita è mia e decido io cosa sia giusto e cosa non sia giusto, in fondo chiedo soltanto d'amare e di essere amato.
La amo? Si. La amo così intensamente. Mi ama? Si. Mi ama così intensamente. E' questo l'Amore?
Tu sei l'unica persona con cui mi sento a mio agio, con cui riesco ad essere me stessa, mi stai cambiando, sto diventando più ottimista, più libera, più aperta verso le altre persone. Ho scoperto, grazie a te amore mio, che il mondo non è poi così malvagio, che c'è ancora speranza, ci potremmo ancora salvare finché esisteranno persone come te.
Anche io mi sento diverso, finalmente sento dentro di me qualcosa di grande che non avevo mai sentito prima.
La mia missione. Adesso ricordo, la mia missione: ci sto riuscendo, sto riuscendo a rendere felici le persone che mi stanno accanto, sto riuscendo a rendere felice te, improvvisamente mio unico bene, sto riuscendo a farti sorridere alla vita.
E' questo l'Amore? Non ti lascerò mai. Neanch'io. Cosa? Scemo, non ti lascerò mai. E' questo l'Amore?
Sono ancora con lei e resterò per sempre con lei.
Questa luce si fa sempre più intensa e sempre più attraente, non so per quanto tempo potrò resistere ancora, penso d'essere ancora vivo.
Si. Sono senz'altro ancora vivo; le funzioni vitali di quel povero corpo stuprato dal raptus violento e irrazionale della mia mente non sono del tutto scomparse, altrimenti la luce mi avrebbe sicuramente già preso.
Non so se sperare che qualcuno soccorra quell'uomo oppure no.
Forse egli non mi appartiene più, forse è meglio così e non capisco come mai stia resistendo in questo modo alla morte che ha tanto cercato per risolvere i suoi problemi.
Si tratta forse dell'istinto di conservazione. Mi sembra di averne sentito parlare, ma se la mente vuole con tanta determinazione l'eliminazione fisica del proprio corpo, può quest'ultimo resistere in questo modo?
E' la mente che ha capito di essere andata un po' troppo in là, che sta dando man forte al corpo? Rimorsi, pentimento o consapevolezza? Non lo so, sono troppo confuso, che voglia di abbandonarmi alla luce.
Mi trovo nella sala d'aspetto di un ospedale, ho sensazioni di freddo, sonno e paura, sto piangendo.
E' notte fonda, la vedo passare sopra una barella, sta molto male. Sono solo, mi chiamano: lei è il figlio?
Mi spiegano che devo firmare un'autorizzazione liberatoria per procedere all'operazione. C'è rischio di vita, mi guardo attorno, cerco mio padre, i miei fratelli. Firmo: è la responsabilità più grande della mia vita. Ho paura.
Voglio che viva, non potrei continuare la mia esistenza senza di lei. So che un giorno succederà, ma non adesso, non sono pronto. E' uscita dalla sala operatoria, è andato tutto bene, ma sono state le ore più brutte della mia vita.
Adesso credo di capire perché non mi sentivo pronto ad un avvenimento che, da dove mi trovo, mi sembra così naturale: ogni uomo ha bisogno di una figura femminile che lo accompagni per tutta la sua esistenza, dapprima la madre, in seguito la propria donna, ed io in quel momento non avevo trovato la donna che potesse sostituire un così importante punto fermo della mia vita.
Mi trovo in una grande stanza, c'è molto caldo, molta folla, molte facce note.
Sento che si tratta di un giorno importante, ma non ricordo di che cosa si tratta, ci sono tutte le persone che mi sono care: gli amici, i parenti e naturalmente mia madre e il mio amore.
Deve essere un giorno felice, perché sento in me sensazioni diverse, ma dolci: dolce paure, orgoglio, tensione, felicità ed infine appagamento e senso di liberazione.
In prima fila c'è il mio amore, è molto emozionata, partecipa molto all'evento e mi dirà in seguito che quello è stato il giorno più bello della sua vita con me.
In seconda fila c'è mia madre, anche lei è molto orgogliosa di me, penso che anche per lei è un giorno importante, ma ho paura che proprio quel giorno possa essere stato decisivo per i drammi che s'incroceranno nei giorni a venire.
La confusione mi sta abbandonando, tutto l'episodio è chiaro dentro di me. Si tratta del giorno della mia laurea, un giorno unico con un'emozione particolare che non avevo mai provato fino ad allora.
Mi sentivo veramente bene ed ero contento di avere raggiunto quel traguardo che mi ero prefisso, di avere vinto questa sfida con me stesso.
 
DISPERAZIONE
 
 
Il buio é tornato.
Paura, freddo, angoscia, solitudine e buio.
Mi sento come se il mio cervello fosse immerso in un gran bicchiere d'acqua gasata.
Non vedo più la luce, si é allontanata sempre di più fino a sparire. La luce seppur fioca e lontana mi dava sensazione di calore, sicurezza, compagnia, serenità e speranza. Avevo cominciato a considerarla come l'ultimo filo che mi legasse alla Vita.
Adesso tutto é perso.
Sono solo.
Immerso in questo vuoto immenso e buio.
Dove sei lucina mia?
Perché mi hai abbandonato?
Sento dietro di me qualcosa, una presenza, vento che pervade ed invade tutta la mia essenza. Mi guardo intorno e non riesco a capire cosa sia. Mi sembra di vedere nel buio una porta che si apre su una stanza buia. Buia e vuota.
Mi avvicino lentamente, sento ancora questa presenza accanto a me, ma la sento sempre più lontana, sempre più sfiduciata, sempre più rassegnata.
Forse ho capito di che si tratta, in un attimo d'illuminazione razionale mi fermo, mi volto deciso, sicuro di vederla.
Avevo ragione. Quella presenza é proprio la mia "amica" luce. Non se ne andata, si é soltanto nascosta nei meandri della mia mente. Però mi sta lasciando andare, mi trattiene sempre più a fatica. Mi indirizza verso una strada segnata dal destino, verso quella porta aperta su una stanza buia e vuota.
La guardo ancora un attimo e penso: non desistere, possiamo essere artefici del nostro destino. Il destino può essere cambiato, ci vuole la forza dirompente di una locomotiva impazzita per deragliare dalla strada segnata, ma si può fare.
E' solo un attimo.
Mi rivolto verso la porta, velocemente cerco la mia "amica", ma non la vedo più.
E' proprio finita, non posso scappare, mi avvio ancora più lentamente verso la porta. Se avessi ancora un corpo in carne ed ossa, sono sicuro che sentirei un brivido attraversare la mia spina dorsale, deglutirei in fretta sudando come un contadino che ara il suo campo a mezzogiorno e barcollerei sulle gambe avviandomi verso l'ignoto conosciuto.
Il mare.
Il mare che ci unisce e che ci divide.
Il mare é la cosa che più ho amato, che maggiormente mi ha fatto pensare all'esistenza di qualcosa di soprannaturale.
Adesso mi trovo in un immenso mare nero.
E' questo Dio?
L'uomo non ha bisogno di un Dio che angoscia e che uccide la mente, ma d'altronde non c'é bisogno nemmeno di un Dio consolatore, altrimenti sarebbe senz'altro solo morte.
Le roi est nude.
Benvenuto raggio di sole.
Questo pensiero mi invadeva la mente tra un boccone e l'altro quando la vidi. Era lì accanto a me, bella e intelligente, difficile accoppiata, sicura di se', universale, internazionale. Ma era donna e come le altre donne, per me, era facile da affascinare, da conquistare.
La conquistai.
Inspiegabilmente mi conquisto, mi sconvolse la vita, le sconvolsi la vita.
Mi accorsi più tardi che avevo ancora una volta superato il limite dell'amore terreno. Ancora una volta amavo per essere amato, amavo fino al limite massimo della distruzione dell'Amore.
"E' possibile essere disperati e non desiderare la morte?"
Questa frase con cui inizia 1934 di Alberto Moravia, l'ultimo libro che avevo letto, era sempre presente nei miei pensieri nei giorni precedenti al mio gesto di estrema follia.
Il protagonista del libro era convinto che la disperazione fosse uno stato abituale dell'uomo, quindi essa non poteva in nessun caso portare alla morte. Egli esorcizzava la morte scrivendo un romanzo in cui togliendosi la vita allontanava da se' la disperazione, ma nella realtà ciò non accadeva.
Io avevo risposto alla domanda in maniera opposta, perché avendo amato moltissimo, essendo stato molto felice e avendo dato molta felicità, non potevo sopportare la disperazione come abitudine e così la mia mente era andata in tilt.
 
 
SOGNO
 
 
Sono in un bosco, è giorno.
C'è una grande sequoia ed un sottobosco fittissimo.
Tutto intorno si respira pace, calma e serenità.
Il mio sguardo si sposta leggermente ad ammirare il panorama circostante e si sofferma, ad un tratto, ai piedi dell'albero secolare.
Intravedo una figura gentile, una fanciulla bellissima che riposa con un sorriso soave sulle labbra.
L'ambiente circostante è invaso da una moltitudine di uccellini svolazzanti e cinguettanti.
I raggi di sole che riescono a penetrare le foglie e i rami stanchi della sequoia accarezzano la pelle bianca della fanciulla che è distesa così compostamente che mi fa pensare ad una principessa.
E' primavera, la principessa si è lasciata andare ai pensieri felici della sua infanzia.
Si vede bambina, corre tra i prati verdi a piedi scalzi con il padre e la madre che la inseguono tra risate fragorose.
Desidera ardentemente ritornare a quel periodo della sua vita in cui tutto era così bello.
I suoi genitori erano tutto il suo mondo.
Non aveva bisogno di nient'altro, era felice di niente, era felice di tutto.
Riesco, finalmente, a staccare lo sguardo da quell'immagine così affascinante.
In un cespuglio vicino, vedo uno scoiattolo, con una ghianda tra le zampe.
E' fermo, ritto sugli arti inferiori che guarda estasiato la principessa.
E' innamorato, folgorato in un attimo dalla grande potenza dell'Amore.
Non riesce a staccare il suo sguardo da quell'immagine che per lui è tutto il suo bene, ogni ragione di vita, il sangue delle sue vene, l'aria dei suoi polmoni, ogni battito del suo cuore.
Non riesco ancora a capire perché mi trovo ad immaginare questa situazione.
Cosa c'entra questo con la mia vita?
Fisso lo scoiattolo ancora un po', si muove, si avvicina alla principessa, poi sparisce dietro il tronco centenario.
Un'ombra si staglia da dietro l'albero.
E' un'ombra di un uomo.
Un cavaliere.
Il cavaliere ha un'espressione austera ma stanca.
Si avvicina alla principessa e si inginocchia al suo fianco.
La guarda e in quel momento i suoi occhi malinconici sprizzano gioia.
Resta fermo in quella posizione per parecchi minuti, poi le accarezza la guancia, le bacia le labbra e si alza.
Si dirige verso un laghetto che si trova alle spalle della sequoia.
E' un lago seminascosto dalla nebbia fittissima.
Mentre il cavaliere va verso le acque torbide dell'oblio si volta verso la principessa e si ferma pochi istanti a guardarla aspettando, forse, un segno.
Il cavaliere arriva sull'orlo del laghetto, volge lo sguardo per l'ultima volta al suo unico bene, fa cadere la ghianda, e si immerge.
Piove.
Una pioggerellina scarna primaverile.
Le gocce vanno ad infilarsi tra le foglie e colpiscono il viso della principessa mescolandosi alle sue lacrime segno ormai non più avvertibile dagli occhi del cavaliere bagnati dell'acqua del lago che lo sommergerà per sempre.
 
 
SOLITUDINE
 
 
Non era questo quello che volevo?
Finalmente solo con me stesso ed il mio tormento.
Allora perché mi sentivo così tremendamente vuoto?
Avevo fatto il possibile per ricercare la solitudine per avere un po' di pace dell'anima e per capire, quindi, cosa volevo veramente, chi amavo veramente, se amavo.
Adesso ero lì, avevo appena finito il mio parco pasto e stavo pensando cosa fare di questo mio spazio e di questo mio tempo.
Per quanto mi sforzassi la mente, mi sentivo completamente senza idee, senza stimoli, senza voglia di far niente. Anche la mia amica musica, compagna di ogni momento della mia vita, non riusciva a darmi sollievo.
Solo.
Ero finalmente solo.
Ero tremendamente solo.
Mi sentivo l'uomo più solo della terra, forse anche l'ultimo uomo sopra una grande distesa di sabbia e cenere creata improvvisamente intorno a me dall'unico supersiste.
Tabula rasa.
Avevo proprio fatto tabula rasa intorno a me, non una mano amica mi veniva tesa, non una parola dolce mi veniva proferita, non un sorriso soave mi veniva rivolto.
Era proprio quello che volevo.
Era proprio quello che volevo?
Non era proprio quello che volevo.
Solo.
Io e nessun altro.
L'animale sociale per eccellenza rinchiuso in una gabbia due metri per due con barre così robuste e fitte da non potere guardarci attraverso.
Pover'uomo, pensavo nella mia nuova essenza, nella ricerca dell'Amore come ragione di vita non aveva trovato nient'altro che se stesso, una scatola di carne e sangue con un cuore che batteva per abitudine.
Non sapeva più Amare, o meglio, non sapeva più guardare, tra una pulsazione e l'altra, nelle pieghe incallite del suo cuore dove era nascosto l'Amore.
Era nascosto così bene che non è riuscito a trovarlo più.
Dove mai sarà?
Che momenti intensamente dolorosi ha vissuto quest'uomo: grandi amori, grande felicità, grandi sacrifici, grandi sofferenze.
Ed io, influenzato da tali grandi emozioni, provo grande tenerezza per quell'uomo che cercando la vita ha trovato la morte.
Cosa sto diventando?
Sono io quel povero corpo straziato.
Perché, allora, lo compiango?
E' stata una mia scelta, la mia mano ha seguito l'impulso freddo e lucido del mio cervello. Un impulso violento senza mezzi termini come può esserlo solo la follia.
Mi sento impazzire, un dolore tremendo e lancinante prende tutta la mia entità. E' un dolore quasi fisico. Avevo dimenticato quanto potesse essere forte un dolore fisico.
Cosa sta succedendo?
Mi sono immedesimato in quel corpo a tal punto da sentire le sue sofferenze fisiche o forse è la grande madre che viene a prendermi. E' questa la morte?
E' finita.
E' finito, il dolore è cessato così improvvisamente come era cominciato.
Non so perché, ma penso che stavo per oltrepassare un limite.
Forse per un istante stavo per ritornare all'interno del mio corpo che, evidentemente sta reagendo a tanto scempio.
Forse sono vicino alla soluzione, sto riuscendo a capire il motivo del mio suicidio e forse anche il motivo per cui devo continuare a vivere.
Adesso sono stanco, ho tanto sonno, dormirei per l'eternità se solo i miei neuroni me lo permettessero.
 
 
PENTIMENTO
 
 
Vorrei amarti ancora una volta.
Tu sei l'unico bene che io abbia mai avuto, l'unica cosa che abbia veramente sentita mia, così grande e così incoprensibilmente bella.
Bellissima.
Piena di momenti felici e meno felici eri la mia luce e il mio buio, il mio raggio di sole e le mie nuvole, la mia estate ed il mio inverno, la mia gioia e la mia tristezza.
Bellissima.
Unica.
Preziosa.
Il primo vagito, i primi passi incerti, il primo giorno di scuola, il primo bacio, il primo vero amore, la prima busta paga.
Tutto.
Non ti ho capita, non ti ho amato, non ti ho voluta.
Ti ho offesa, umiliata, calpestata, vilipesa.
Ti ho tradita.
Soltanto adesso che ti perdo capisco quanto sei importante per me.
Vorrei tanto tornare indietro sulle mie decisioni, vorrei tanto non avere fatto quello che ho fatto, vorrei tanto che tu trovassi la voglia di perdonarmi, vorrei tanto che io trovassi il coraggio e la forza di farmi perdonare.
E' tutto inutile, è tutto perduto, tutto finito, tutto definitivamente compromesso.
Lo sconforto mi assale perché tu te ne stai andando a poco a poco ed è giusto: ti ho tradita.
Vorrei amarti ancora una volta mia ….Vita.
 
 
RITORNO ALL'AMORE
 
 
Salvatelo.
Salvate quell'uomo, non lascetelo spegnersi così, ha ancora tanto Amore dentro di sé da riempire il mondo intero.
E tu uomo non lasciarti andare, non arrenderti, non mollare la presa, non farti trascinare giù all'Inferno da una stupida morte proprio adesso che stai riuscendo a capire la tua vita, proprio adesso che stai per prendere la decisione della tua vita.
La scelta.
La scelta che ogni uomo deve fare prima o poi nel corso della propria vita.
Hai davanti a te una biforcazione, due strade allo stesso modo tortuose e difficili da intraprendere che ti possono portare ad un cammino sereno e giusto o ad un cammino pieno di sensi di colpa e di rammarichi.
Cercare di imboccare la strada giusta non è così facile, il bene e il male sono così tanto simili che la confusione dentro di te è legittima.
Devi prendere una della due strade o puoi abbandonarle entrambi per inseguire la Gloria?
L'Amore è così imprevedibile che a volte prende strade inimmaginabili.
Uomo sei solo al mondo e non te ne rendi conto, la solitudine ti fa compagnia come una bella signora che ti ascolta e non parla mai, ti sta sempre accanto, ma non ti aiuta a crescere ed a vivere.
Reagisci uomo, creati una tua dimensione, un tuo spazio in questo mondo senza pietà.
Questo mondo che ti fa morire senza accorgersene, che rimane inerme di fronte ad un dramma della solitudine.
Ama uomo.
Ritorna ad Amare, solo così ti puoi salvare.
Ritorna ad amare, in primo luogo te stesso, la tua vita, tutto quello che ti circonda, un bambino che passa e ti sorride, un cane che ti annusa e scodinzola, l'immensità del mare, la grandezza dell'uomo, il miracolo della vita.
Ama.
Ama e Vivi uomo.
 
 
RITORNO ALLA VITA
 
 
Si è aperta una barriera dentro il mio cervello.
L'Amore è la grande forza che fa girare il mondo.
Io sono di nuovo pronto per Amare e lo farò, voglio farlo, dovessi anche cambiare pelle dovessi cambiare vita lo farò.
Non si può sbagliare l'Amore è lì, ti cerca, ti trova e ti coinvolge nelle sue tempeste.
Io Amo, io vivo.
Vivo.
Quelle furono le ultime parole fissate nello schermo del computer in quella stanza del dolore, dopo mi svegliai nel mio letto sudato come se avessi camminato per ore ed ore nel deserto della mia anima.
Avevo capito: Amavo ancora, ero ancora vivo.

 

Classifica Concorso Angela Starace 2000 sez. narrativa
 
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inserito il 19 dicembre 2000