Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Filippo Finardi
 
Con questo racconto ha vinto il sesto premio del concorso Vittorio Tolasi 2000, sezione nerrativa
 
Qualcosa di definitivo
 
La stanza soggiorno era spaziosa e arredata con mobili stile '800, poltrone e un divano di cuoio.
Un mobile radio elegante e voluminoso divideva la sala cosparsa di vasi colmi di fiori.
Giacomo sedeva sul divano ascoltando la sonata opera 57 per pianoforte di Beethoven, con in mano un bicchiere di whisky Bourbon.
Anna provava ad intonare alcuni vasi preziosi sullo sfondo della stanza.
"Sei riuscita a perfezionare l'accostamento?" chiese Giacomo.
"In arredamento non c'è mai niente di definitivo; è tutto provvisorio, dinamico" disse Anna.
"È un buon alibi per spostare continuamente gli oggetti" disse Giacomo.
"Tu non cambi mai niente nel tuo studio?"
"E dopo? come troverei le cose?"
"Protesti almeno cambiare lo sfondo, dipingere le librerie. Sono anni che tutto ha lo stesso colore".
"Nella biblioteca universitaria gli incunaboli sono nello stesso posto da cinquecento anni".
"Potresti proporre una tappezzeria verde pisello..." disse Anna.
"È un'idea originale. Proverò a segnarla".
"Anche il matrimonio non è mai definitivo".
"È la cultura cristiana che ci frega. La monogamia fa la monotonia" disse Giacomo.
"La poligamia è solo per gli uomini. E con la poliandria come la mettiamo?"
"È da auspicare" disse Giacomo. "Sarebbe molto più facile per due o tre uomini mantenere una sola donna".
Anna sedette su un pouf e si mise di fronte a Giacomo: "mi ami ancora?"
"Perché me lo chiedi?"
"Non hai risposto".
"Sei mia moglie" disse Giacomo, "sei la compagna della mia vita".
"Non hai risposto" disse Anna.
"Non ricordi quando nel pieno della notte montavo in macchina per correre da te? Il desiderio del tuo corpo mi sconvolgeva. Il profumo della tua pelle era una droga. Come potrei non amarti?"
"Il profumo della mia pelle e del mio corpo ti sconvolge ancora?"
"Non ho più bisogno di montare in macchina e fare cento chilometri nella notte..."
"Ti basta aprire una porta e salire su un letto".
"Forse il matrimonio è definitivo" disse Giacomo.
"Così uniforme, sempre uguale, così prevedibile".
"Vediamo gente, frequentiamo amici, gruppi diversi, andiamo al cinema, a teatro".
"Avrei voluto un figlio" disse Anna.
"E poi?"
"Sangue del mio sangue, appendice del mio corpo... per vent'anni avrei seguito il suo formarsi, avrei vissuto la sua vita".
"E dopo vent'anni avresti avuto la casa vuota, i sentimenti stremati, gli entusiasmi frustrati" disse Giacomo.
"Sì, certo. Ma quei vent'anni sarebbero dentro me, un altro me...".
"Mamma, dammi le chiavi della macchina, hai fatto il pieno?... Ah, senti dammi centomila per favore... rientrerò tardi. Ciao mammina... È così che ti sarebbe piaciuto?" disse Giacomo.
Anna rimase zitta a guardarlo. Andò verso le lunghe tende che attenuavano la luce di uno splendido sole di primavera.
"Perché noi viviamo?" disse Anna. "Noi, io e te".
"Per stare insieme, per condividere le nostre soddisfazioni, i piaceri. Per confidarci".
"Tu non hai paura della solitudine?" chiese Anna.
"Non so che cosa sia. Anche tu".
"Sì, è vero. So vivere da sola, per di avere un telefono e carta da lettere".
"E libri e giornali e tempo per essere se stessi, tempo da sprecare" disse Giacomo. "Hai una professione che ti piace..."
"Non ho tempo di sprecare. Sono quasi sempre in ospedale... È vero! frequentiamo gente, abbiamo amici, viaggiamo; parliamo, ci confrontiamo; ma io non sono contenta" disse Anna.
"Perché ti manca un figlio?" disse Giacomo.
"Mi manchi tu".
"Siamo insieme" disse Giacomo.
"Non mi ami più".
"Non puoi dirlo. Ti amo in maniera diversa".
"Il mio desiderio è più grande del tuo".
"Ti ho desiderato fino a dimenticare tutto, fino a soffrire la lontananza, spesso la tua indifferenza".
"Aveva paura dei sentimenti" disse Anna.
"Mi hai fatto soffrire molto".
"Lo so. Non mi riusciva di essere diversa".
"Poi hai deciso che dovevi sposarti".
"Dovevo salvare la mia vita" disse Anna.
"Non hai mai detto d'amarmi" disse Giacomo.
"Era pudore, o forse insicurezza".
"Sapevo bene" disse Giacomo "che si può essere felici solo in due".
"Lo sapevamo bene".
"Abbiamo vissuto momenti esaltanti" disse Giacomo.
"Sì, ma la vita è lunga, i momenti sono tanti".
"Rifiuti i tuoi sentimenti".
"No. Però non voglio vivere di ricordi".
"Noi, siamo i ricordi, la nostra vita vissuta".
Anna camminava per la stanza annusando i fiori. Fece iniziare un disco del Requiem di Berlioz.
"Questo è un ricordo" disse Giacomo.
"Nitido, profondo, un'emozione fortissima. Salisburgo, Ozawa. E noi".
"Io sento come allora" disse Giacomo.
Anna si avvicinò a lui, gli pose le mani intorno al viso: "portami a letto" disse.
 
Classifica Concorso Vittorio Tolasi 2000 sez. narrativa
per leggere l'opera inserita nell'antologia club dei poeti 2001
 
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inserito il 19 dicembre 2000