SCRITTORI ITALIANI
CONTEMPORANEI

affermati, emergenti ed esordienti
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Emilia Romagnoli
Opera 9° classificata al concorso Città di Melegnano sez. narrativa

In volo
 
Un tuono sordo, lontano, eppure vicino, mi svegliò di soprassalto nel cuore di una notte tempestosa. Il vento impetuoso si scagliava con violenza contro i finestrini dell'aereo, ma il volo procedeva senza scossoni, tranquillo... tanto tranquillo da suscitare apprensione...
Tesi l'orecchio nella speranza di riuscire ad avvertire il rassicurante e conosciuto rombo dei motore; ma la pioggia scrosciante rendeva muto ogni rumore all'esterno dei velivolo, isolandomi in un' atmosfera irreale. Forse un po' di cibo avrebbe calmato il mio stomaco e la mia inquietudine...; decisi di chiamare la hostess, che, con grazia angelica, sollevò le ciglia dorate sul volto pallido e mi sorrise con affetto: "non abbiamo nulla né da mangiare né da bere su questo volo, ma stia tranquillo non ne avrà bisogno..."
La sua voce suadente avrebbe dovuto rassicurarmi, ma dentro di me sentivo risuonare i rumori metallici ed indifferenti della sala d'imbarco, e vedevo ancora i volti dei miei famigliari, intensi, ma dai contorni incerti, come in una vecchia fotografia.
Un cupo presentimento si impadronì dei miei pensieri e ad ogni battito, il mio cuore premeva contro le costole fino a farmi male. Mi guardai intorno cercando conforto nei miei compagni di viaggio.
Si girò, come rispondendomi, il volto grinzoso di una vecchia seduta davanti a me: fitte rughe segnavano i suoi lineamenti come strade su una carta geografica, eppure i suoi occhi erano penetranti e vivi come quelli di una giovane esploratrice. Mi colpirono le sue orecchie, grandi e curiosamente mobili, vibranti.
"Ho le orecchie così, perché le ho esercitate da sempre. Fin da bambina riuscivo ad interpretare i versi apparentemente insensati di mia sorellina neonata; crescendo ho affinato questa mia capacità e ora conosco tutte le lingue dei mondo, in ogni loro più impercettibile sfumatura. Ma non solo."
"Ho imparato ad ascoltare nel silenzio più assoluto, un silenzio che lascia percepire i battiti dei cuore, un silenzio nel quale il mondo dell'Apparente tace e il Mondo dell'Essenziale può finalmente parlare. Ho imparato a interpretare il volo degli uccelli e il ronzio degli insetti; ad ascoltare i pensieri e le ombre della notte; ad interrogare gli abissi dei mare e a leggere parole nella sabbia dei deserto; a percepire l'Anima dell'Universo e a decifrarne i messaggi trasportati dal vento...
...ma tutto questo non mi bastava..." - emise un sospiro tanto profondo da sembrare un singhiozzo e proseguì:
"Avevo compreso che la parola chiave che dà origine a tutte lingue era in realtà un grido, un grido di aiuto ...e chiesi aiuto a chi non può negarlo: volevo conoscere la Causa di ogni Causa, svelare il Mistero di ogni Mistero e scoprire l'ultima strofa di ogni poesia..."
Il suo volto mi apparve più liscio e la sua voce era calma, ma le sue parole, che non riuscivo a comprendere, mi turbarono ulteriormente...
Mi voltai allora verso il mio vicino di sinistra, un ometto che indossava una curiosa giacca verde-speranza a pois azzurro-cielo; stringeva in mano uno strano martello di vetro, trasparente e leggero come una piuma, mentre sul tavolino, aperto davanti a lui, una variopinta manciata di chiodi colorati rifletteva i colori dell'arcobaleno...
"Sono un Aggiustatore di Sogni - disse con malcelata fierezza - aggiusto sogni di ogni tipo: d'amore, di gioventù, di gloria, di avventura... Al giorno d'oggi tutti buttano tutto... persino i sogni.... Spesso è solo una frase, un'espressione, un banale dettaglio ad infrangere il sogno più incantevole... Ma una vita senza desideri è come una danza senza musica, come un'ombra senza corpo...
...E allora... arrivo io... a ricostruire ciò che sembra spezzato e a ridare acqua al fiume prosciugato delle illusioni. Come?
Riutilizzo materiale di recupero, - proseguì guardando una vecchia valigia di cartone coperta di polvere d'argento, - niente di costoso, solo ciò che la gente butta via e dimentica; il mio occhio attento riesce a ritrovare e ad usare, come insostituibili strumenti del mestiere, un enorme patrimonio di "occasioni perdute": pensieri non pensati, desideri non desiderati, amori non amati..."
Il suo sguardo azzurro luccicava con profondità millenaria ed io desiderai lasciarmi travolgere da quel mare...
"E Lei?... - domandai - qual è il suo sogno?"
I suoi occhi divennero liquidi, ma non sembravano bagnati di lacrime, bensì di emozione:
"Il mio sogno era di poter sognare... per sempre! Eppure un giorno, un male inguaribile sembrò segnare la fine dei mio lavoro e quindi di tutto...
Ma non era così... mi feci coraggio, come uso consigliare ai miei clienti, e... aggiustai quel desiderio impossibile! È stato il mio lavoro più arduo e più delicato, ma sono certo di esserci riuscito... ora sono qui... ed il mio sogno è tornato a brillare, come una gemma luminosa incastonata nell'ombra grigia di ciò che sembra reale..."
Anche questa volta, non compresi il senso delle parole che avevo ascoltato; mi sentivo a disagio, insicuro, agitato come il mio vicino di destra..
Aveva gli occhi cerchiati di viola, come chi ha passato una notte insonne; si accese una sigaretta, ma era tanto nervoso da non riuscire a fumarla. La spense con mano tremante e riprese l'operazione che sembrava ossessionarlo: tra le mani stringeva un sacchetto pieno di monete d'oro, che continuava a contare, con agitazione febbrile e lo sguardo colmo di cupidigia. Dopo l'ennesimo conteggio, inghiottì un lamento lacerante e mi guardò: gli occhi erano stralunati e le guance arrossate. All'improvviso impallidì.
"Ha perso qualcosa?", - osai domandare.
"No, non ho perso nulla", - rispose, come fuori di sé, - "o forse sì... forse... solo ora mi accorgo di avere perso me stesso..."
Il finestrino si riempì di stelle e il loro riflesso colpì le lenti a mezzaluna del pover'uomo; un lampo luminoso allagò di luce il nostro aereo che in quell'istante sembrò ribaltarsi...
...Vidi il soffitto precipitare al posto dei pavimento e il pavimento saltare al posto dei soffitto; i chiodi colorati dell'Aggiustatore di sogni caddero a terra insieme alle monete d'oro dell'uomo seduto accanto me... Ma nessuno sembrò accorgersene...
Mi sentii dondolare dolcemente, come in una grande culla; le mie palpebre si fecero pesanti e ascoltai il mio respiro finalmente tranquillo; lo sentivo sempre più lento e sempre più lontano... fino quasi a non avvertirlo più. Prima di chiudere gli occhi, riuscii a guardare il biglietto che mi scivolava tra le dita e lessi la scritta, che fatalmente mi accomunava ai miei compagni di volo: "Viaggio di sola andata. Destinazione: Paradiso".
 
 
 
 
 
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agg. 23 dicembre 2001