Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Davide Ficagna
Con questo racconto ha vintol'ottavo premio al concorso
Il Club dei Poeti 2004, sezione narrativa

Un altro giorno di vento
 
Il coraggio di cui oggi dispone, Micaela, lo deve ad un uggioso pomeriggio di Settembre segnato da grandi nuvole nere che portavano avvisaglie di pioggia e primi freddi autunnali.
Dalla finestra della sua cameretta, poteva vedere l'orgogliosa vivacità dei colori spegnersi, piegarsi ed arrendersi giorno dopo giorno al cambiamento di stagione.
L'estate stava morendo, in una lenta agonia appena percettibile: le serate più corte e il raccolto degli ultimi risi non le lasciavano scampo.
Micaela era solo una bambina, ma si stava già rassegnando a vivere di ricordi.
Micaela era malata.
Non sapeva esattamente di cosa ma le bastava sapere che, la "malattia", le toglieva crudelmente tutto ciò che l'aveva resa felice fino a quel momento. Si sentiva debole, svogliata e tanto, troppo triste.
Come se non bastasse, ecco l'avanzare imperterrito del Grigio, giunto, come ogni anno da che lei ricordava, a reclamare la sua reggenza.
Aspettò che i suoi genitori uscissero di casa per delle commissioni e balzò giù dal letto rosa pastello.
Rimase un attimo ancora seduta sul bordo del materasso e tese l'orecchio per assicurarsi che mamma e papà fossero davvero partiti, e, udito il rumore della macchina che si allontanava, si diresse verso la finestra.
I suoi non volevano che si alzasse troppo spesso, lo facevano di certo per il suo bene, ma lei non poteva sopportare tutta quella noia e, nonostante la debolezza, voleva assolutamente guardare il mondo all'esterno.
Passava le poche ore in cui era sola (o in cui mamma era impegnata a fare altro) ad osservare il piccolo giardino della casa animarsi e mutare con il passare dei giorni.
Erano già lontani i giorni in cui correva per quelle aiuole poco curate e sull'erba verde e corta come un tappeto soffice.
Là fuori, intanto, il temporale era praticamente arrivato sul posto e pareva avere tutta l'intenzione di scaricare la furia che portava con sé. Un cielo plumbeo le faceva da padrone e all'orizzonte non si riusciva a scorgere un solo millimetro di sereno. Il suo bel giardino era sotto la minaccia di un acquazzone memorabile e Micaela passò in rassegna con lo sguardo ogni cespuglio, ogni fiore e ogni ramo di ogni pianta; come sarebbero cambiati quando la pioggia forte e dritta li avrebbe colpiti senza il minimo riguardo?
In quel momento lo vide.
Lo notò in una frazione di secondo ma lo perse subito di vista.
Con il massimo impegno si concentrò alla sua ricerca e lo ritrovò quasi immediatamente. Soddisfatta, rimase ad osservarlo per alcuni minuti tralasciando il suo particolare censimento di cespi e fiori per il confronto del "prima" e del "dopo".
In quella manciata di minuti, la brezza mutò rapidamente in vento fino a crescere spaventosamente di intensità catturando totalmente la sua attenzione e coinvolgendo la sua fantasia di bimba nelle vicissitudini altrui.
Immaginò onde di un'altezza terrificante infrangersi violentemente su di un'esile barchetta, paradossalmente inaffondabile; immaginò un grosso fiume in piena spazzare intere città e accanirsi contro un sassolino, inutilmente; vide il vento fare tutto questo contro di "lui" e contro il suo "mondo" circoscritto nel giardino.
In quella realtà trasfigurata da scenari fantastici, lo vide arrancare con fatica, cercare velocemente un temporaneo rifugio per ripararsi dalle folate più intense e poi ripartire a spron battuto con una tenacia a lei assolutamente ignota.
Cosa lo spronava? Quali speranze poteva mai avere contro il Soffio della Natura?
Le foglie degli alberi cominciarono a staccarsi dai rami, abbandonate, strappate, alla volta di una fine già scritta da un imperturbabile Destino.
Ma lui non era ovviamente come le foglie, lottava con tutte le sue forze per opporsi a quell'ennesima avversità soffrendo visibilmente ma mai rassegnato a cedere.
Micaela, ebbe un tuffo al cuore quando le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere: un ulteriore pericolo che rischiava di porre fine alla sua nuova battaglia per la sopravvivenza ma, nemmeno la pioggia, riuscì a piegare la sua ferrea volontà.
Non resisteva a favore di un qualsivoglia ideale, non difendeva una giusta causa o cercava di salvare il mondo da alieni spietati come accade nei cartoni animati eppure la sua ostinata resistenza era davvero da ammirare.
Il duello proseguiva nel Tempo che pareva essersi fermato a guardare quella sfida così banale ed epica insieme. Cinque minuti erano diventati un'eternità e tutto si muoveva con il ritmo e la fatica dell'eroe che aveva catturato la sua attenzione ed alimentato il suo sogno ad occhi aperti.
Era quello, che intendeva papà raccontando le gesta di chi si batte per qualcosa in cui spera o crede davvero?
Avrebbe voluto sporgersi di più, essergli vicino e, se possibile, dargli una mano ma per farlo avrebbe prima dovuto imparare a volare dal suo davanzale fino a quel lungo ramo nodoso: solo un paio di metri li separavano ma era come se fossero centinaia di chilometri perché, in qualsiasi caso, non avrebbe potuto raggiungerlo o essergli in alcuno modo d'aiuto.
Micaela era, come sempre, una semplice spettatrice.
In quel particolare momento però, si sentì vivamente partecipe, come se fosse direttamente interessata o coinvolta nell'epilogo ormai prossimo di una strana scommessa in cui contavano solo cocciutaggine e sprezzo del pericolo.
Anche se non serviva a niente, stava sulle punte e incitava a bassa voce, così vicina al vetro che quasi lo appannava.
L'ansia divenne palpabile, non si permise neppure un fulmineo battito di ciglia pur di vederlo raggiungere il suo obiettivo a discapito del volere contrario di vento, pioggia e chissà quale altra avversità.
Il suo cuore di bimba batteva forte che poteva sentirlo in gola.
I colori turbinarono la gravità si fece illusione e la meta certezza.
E ci riuscì.
Sollevata, stette ad osservare il piccolo ragnetto portare al sicuro, non senza difficoltà, la sua preda, la sua unica garanzia di vita.
Rimase ancora alla finestra, fino a che il temporale non cessò ed il suo piccolo eroe non poté uscire allo scoperto per riparare, con il tocco di un grande artista, la sua tela danneggiata.
Micaela sentì nascere dentro di sé un'emozione sconosciuta.
Quell'esserino, che aveva vinto la sua stessa indole uscendo dalla tana con la pioggia, le aveva dato una lezione indimenticabile.
Forse valeva la pena di resistere, forse la vita vera era come quella che animava il piccolo giardino di casa: ricca di cose belle e brutte ma, nel complesso, meravigliosa e degna di essere vissuta in pieno. Al di là dei vetri della sua finestra c'era sicuramente qualcosa per cui lottare.
Al piano di sotto, intanto, i suoi rientrarono. Non sarebbero stati felici di vederla giù dal letto perciò si infilò di volata sotto le coperte morbide e rosa.
Prima di chiudere gli occhioni castani e profondi, ripensò al ragnetto e alla sua incredibile determinazione.
Poi, un pensiero lo volle dedicare anche a sé stessa raccomandandosi di non cedere. Mai.
Perché ogni giorno, è un altro giorno di vento.

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Premio Il Club dei Poeti 2004

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 Ins. 17-08-2004