Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Cristina Duca
Con questo racconto ha vinto il sesto premio nella settima edizione del Premio Letterario Internazionale Il Club dei Poeti 2003
L'odore del mare d'inverno
 
La casa, una bianca nuvola che confinava la spiaggia. Sulla veranda, di fronte al mare, una sedia a dondolo dove mi sedevo raggomitolata a leggere i miei libri. L'odore del mare penetrava in tutto ciò che leggevo, il cielo striato di rosso sembrava dipinto. La mia immaginazione andava sempre più lontano, viaggiava tra quella magica quiete. Così riuscivo a concepire delle nuove idee per le mie scritture. La luce del cuore mi orientava nel buio dove la mia vita si era assopita. Minacciata dalla tristezza, turbata dagli enigmi della vita stessa. Qualcosa scavava profondamente nei miei sentimenti tra mille domande l'incertezza del mondo. Si era inaridita la speranza nel mio cuore. Avevo vissuto molte storie con uomini sbagliati, sbagliate erano state le mie scelte, il mio vivere come una pianta rampicante aggrappata al primo sostegno che si presentava. Mi trovavo sempre in solitudine, quella solitudine che oramai faceva parte del mio essere, del mio vivere rintanata nel mio guscio, un vecchio noioso libro. Tra le mie righe vedevo scorrere la vita senza riuscire ad afferrare qualcosa di eclatante. Il mondo sembrava assopito anche se per me tutto viveva, riuscivo a tirar fuori la vera essenza da ogni cosa. Mi ponevo sempre la stessa domanda: "Cosa c'è che mi tormenta?". Cercavo di analizzare le esperienze passate, la vita che avevo fino ad allora vissuto, ma il problema si trovava nel presente, la mancanza di una storia d'amore da vivere. Mi mancavano piccole cose ed attenzioni, magici momenti d'assaporare insieme ad un uomo da amare. Conoscevo tante gente, ero amata e stimata da molte persone, corteggiata da molti ammiratori, ma nessuno riusciva a suscitare in me un particolare interesse. Con nessuno riuscivo a condividere quanto avevo da esprimere. Dovevo solamente attendere, prima o poi un nuovo sole sarebbe tornato a splendere. Aspettavo l'arrivo di un uomo passionale, romantico e premuroso, che avrebbe saputo amarmi. Una persona come me, capace di sentire l'intenso odore del mare d'inverno. Amavo camminare sulla spiaggia, guardando il mare al tramonto. Inventavo un mondo in un Universo d'incanto. A volte i miei passi mi portavano vicino ad un vecchio faro abbandonato, circondato da gigantesche rocce, avevo pensato di aggrapparmi a quelle rocce, scalarle fino alla cima più alta per guardare il mare infrangersi contro, ma non lo avevo mai fatto. Il vecchio faro sembrava incantato, con una strana luce trasmetteva qualcosa di misterioso. Guardandolo percepivo dei brividi lungo la schiena. Rimasi sempre affascinata da quella sensazione. Appena mi era possibile tornavo in quel magico posto, con il pensiero che nella mente si faceva strada; "Dovevo cambiare la mia vita!".
Per troppo tempo ero rimasta sola. A volte fantasticavo su di un meraviglioso uomo che veniva dal mare, chissà forse un marinaio, alto, forte e con la bianca divisa che rifletteva al sole. Ma non riuscivo mai a dargli un volto. Già un marinaio... L'ultima storia d'amore che avevo vissuto fu proprio con un marinaio, un bell'uomo con gli occhi neri ed il fisico statuario. Dalla sua bocca seducente assaporavo baci come fragole delle più gustose. Fu un periodo molto intenso, travolgenti i nostri frequenti incontri. Quando ci siamo conosciuti mi confidò di essere stato sposato e separato. Ma dopo circa tre mesi, tra misteriose sparizioni, confessò di vivere ancora con la sua cara moglie, quest'ultima naturalmente ignara della mia esistenza. Per me fu un duro colpo da incassare, rimasi molto male, e credo di averlo ancora nel cuore. Con lui fu un viaggio su di un battello, nel mare in tempesta. Quel mare impetuoso che lo trascinò con una forte corrente contro un iceberg, dove s'è schiantato. Avevamo da poco levato gli ormeggi che ci ritrovammo presto naufraghi, ripescati e condotti nel porto della storia. Finì l'intenso breve viaggio, in balia di vertiginose onde. Lo incontrai dopo un po' di tempo e le parole appassionate si insinuarono nella mente accendendo l'emozione. Il sole sorgeva e le rose fiorivano tra il verde dei pensieri, abbracciando il cuore con intenso calore. Era una giornata di primavera quando lo rividi. Parlammo per molte ore, mi disse del periodo buio, che passò quando smettemmo di frequentarci, era come se si fosse spento il sole e grigie nubi avessero oscurato il suo cuore. Viveva tristi giornate che vedeva passare come cadaveri lungo il fiume del suo tempo, rimpiangendo i momenti felici vissuti insieme, e quanto sarebbe stato bello se ci fossimo conosciuti con una situazione diversa. Le sue parole rispecchiavano i miei pensieri, avevo avuto esperienza delle sue stesse sensazioni. Ma più che mai ora avrei potuto accettare il fatto di doverlo dividere con sua moglie.
Però, accidenti com'era bello! Dalla sua bocca uscivano parole come petali di rosa vellutati, l'odore della sua pelle scalpitava nelle mie narici. Lui per me era stato importante e travolgente. Avevo scritto molto su di lui e sull'emozione che mi dava, ma capii che era veramente finita, la nostra storia non poteva essere proiettata nel futuro. Quando qualcosa si spezza è inutile tentare di riunirla, da qualche parte resterà sempre una fessura inquietante. Il passato lascia sempre le sue orme, non bisogna mai tornare indietro a scoprirle, tanto prima o poi una folata di vento le scoprirà di nuovo. L'Oceano aveva separato le nostre spiagge, affondando la nave della fiducia, un amore finito all'alba di un nuovo giorno. Decisi di non vederlo mai più, una saggia decisione presa con un nodo alla gola ed il cuore tra le mani. Ogni volta che finisce una bella storia vissuta con grande passione, sembra di partire in esilio verso la fine del mondo, percorrendo un arido deserto senza acqua né viveri, sotto ad un sole nero che ti arroventa la pelle, bruciando le cellule più vive.
Con grande forza ricominciai a costruire castelli di sogni sulla sabbia. Alla fine quel che resta di un bel sogno è una grande pace. Quando mi rasserenai ripresi in mano le mie scritture, le avevo lasciate dormire in una scatola nel fondo dell'armadio. In quella scatola tenevo la mia anima.
Ricordo la strada delle mie scritture, illuminata da un musicista, di cui ero molto presa. Mi catturò il cuore con la sua bellezza interiore. Oltre alle sue canzoni, scriveva per me delle dolci parole, frasi che sembravano uscite da una melodia scesa dal cielo, passando tra le stelle più luminose, nutrendosi della luce della luna. Mi fece scoprire il mio talento quando scrivevo per lui brevi poesie, nei nostri giochi di parole. Lui mi disse che dovevo continuare perché le mie scritture erano dettate da un talento naturale. Sdraiati sull'erba con il bacio del sole, restavamo molto tempo a guardare gli alberi sopra di noi, mentre un lieve soffio di vento faceva muovere le verdi foglie espandendo il profumo dei fiori. L'emozioni fluttuavano nell'aria insieme alla musica delle sue parole. Dopo che mi diede una lettera con scritta una canzone non lo rividi più. Conservo un grande dono. È passato nella mia vita come una stella cometa, illuminando la mia strada. La speranza è una sedia vuota che aspetta che ti sieda, e avanti a te, su di una scrivania, una penna impaziente inizierà a scrivere il tuo destino. Scorrerà il suo racconto mentre frammenti dell'esistenza ruoteranno intorno ai misteri. Cercherà di raggiungere ciò che più desideri, mentre la luce risplenderà nel cuore. La speranza agli occhi si riflette come il salto di un delfino negli Oceani spumeggianti e quando riuscirai a sentire la voce del tuo silenzio, con gli occhi del cuore le verità riuscirai a vedere. Nel momento in cui tutto sembra finito, che par non esistere soluzione, quando alzando gli occhi si vede il cielo grigio ed il mare più nero. Proprio in quel momento bisogna essere attenti a ciò che succede intorno a noi, alle persone che attraversano la nostra strada, alle cose che accadono ed al minimo fatto insolito. La vita ci offre sempre una possibilità, un'alternativa, una via d'uscita. Sta a noi saperla accogliere. A volte ci troviamo a fare cose che non avremmo mai pensato di fare. Possiamo liberarci del velo di lutto sul volto se lo vogliamo veramente, se riusciamo a capire la nostra percezione, tutto dipende solamente da noi, riuscire a vedere di nuovo il cielo azzurro anche nel più triste inverno, sentendo l'odore del mare quando l'anima si risveglia. Non ci sono vicoli ciechi, tutte le strade portano da qualche parte, dobbiamo comprendere solamente il meccanismo che ci permetterà di accendere il motore del nostro destino così da poter percorrere strade infinite.
Non c'è potere più grande dell'armonia della vita, come la corrente di un mare le cui acque non sono mai le stesse.

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Premio Il Club dei Poeti 2003
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 Ins. 13-05-2003