SCRITTORI ITALIANI
CONTEMPORANEI

affermati, emergenti ed esordienti
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Cristiano Chiusso
Opera 8° classificata al concorso Città di Melegnano sez. narrativa

Un'altra vita
 
Perché la notte è notte. Perché le cose più belle accadono di notte. La vita di notte è... un'altra vita.
Forse che Romeo avrebbe mai potuto dichiarare il suo amore per Giulietta di giorno?
Quando inizia la notte? La notte inizia al tramonto?
Il tramonto è la fine del giorno, oppure il suo inizio?
La Bibbia dice: "E fu sera, e fu mattina". Quindi il tramonto è l'inizio. Sì, è vero. Il giorno inizia di notte.
Scruto il mondo attraverso la mia finestra, stanotte.
La musica in sottofondo riempie la notte. Le note escono fuori, penetrano i muri, fan parte di questa notte. Guardo la gente passare. Pochi alzano lo sguardo, nessuno mi nota. D'altronde, è difficile vedermi, a questa altezza.
In una notte la vita ti può scorrere in faccia, la vita che ti ha fin qui preceduto, la vita vissuta, la tua vita, ogni singolo giorno in cui hai visto sorgere il sole, per poi doverlo vedere inesorabilmente tramontare.
Ecco, tutta la tua vita in una notte, in questa notte.
Quanti rimpianti! Quanti rimorsi!
Perché quella notte non ebbi il coraggio di dirle che l'amavo? Potessi tornare indietro, adesso...
Perché quella sera persi quel treno? Sapevo di essere in ritardo, eppure mi fermò quel tipo per strada, per chiedermi la direzione. Perché non gli dissi di no, che non avevo tempo? Mi rivedo ancora correre al binario, il treno che parte, senza di me...
Perché quella volta non me ne andai, perché rimasi, per sentirmi dire ciò che mai avrei voluto conoscere?
Se solo mi avessi risparmiato l'amara verità...
Perché, perché, perché...
La notte porta con sé un sapore antico, un gusto lontano di serenità smarrita durante il giorno, i giorni, questi lunghissimi giorni, troppo lunghi per essere veri.
Ricordi... Di notte i ricordi prendono corpo, emergono con prepotenza, vogliono farsi sentire, esistono ancora, sono vivi, dentro di me. Loro non possono dimenticare.
Dominano la mia mente, dirigono il mio pensiero, sanno dove condurmi, mi portano in là, sempre più in là...
La notte è la gente che passa, ognuno con il suo destino, un destino segnato dal caso. E da quella domanda. La vita non è altro che quella domanda: qual'è il mio talento, per cosa son nato, lascerò una traccia del mio passaggio su questa terra? Chi si ricorderà di me?
Quella coppia ad esempio, abbracciati stretti stretti.
L'amore sconfinato davanti a loro, perché non legato al tempo che, traditore, cambia ogni cosa. Ma non stanotte.
Ci sono solo loro due, ed il loro immenso amore. Quella sensazione divina di avere in mano la propria felicità, di poterla sentire fisicamente, una sensazione irripetibile.
Si ha una percezione diversa del tempo, di notte.
Sembra, per un singolo istante, di non sottostare più alla schiavitù del tempo, e poter osservare le cose come dal di fuori. Fuori dal tempo. Fuori da questa notte.
Cos'è rimasto di tutte le notti che mi hanno preceduto?
Cosa rimarrà domani, all'alba, di questa notte infinita?
Quel signore, da solo, sempre solo lo vedo, ogni notte lo vedo rincasare, solo, tremendamente solo. Avverto la sua solitudine, diviene la mia solitudine, posso sentire i suoi pensieri. Cos'è la nostra libertà, cosa significa, può voler dire ancora qualcosa, di fronte alla solitudine?
Quella solitudine che non conosce consolazione, che non ammette distrazione alcuna, che domina tutta la nostra anima. Che vuol dire libertà, chi potrebbe mai dire a quel vecchio che è libero? Cosa non darebbe per un attimo di compagnia, cosa non baratterebbe in cambio?
Quante volte mi sono immaginato vecchio. Quando non c'è più futuro, ti svegli la mattina e vivi del tuo passato.
Quand'ero bambino, avevo l'infinito davanti a me, non conoscevo ancora il dominio del tempo, il tempo era un concetto astratto. Un anno, dieci anni, fra vent'anni, che senso avevano? Avevo l'infinito innanzi a me, una vita immensa da vivere, uno spazio senza confini. La vecchiaia era un qualcosa che non avrei mai vissuto. Non ero destinato a diventar vecchio. Non io! Che cosa stupida mi pareva allora, vivere per invecchiare. Impossibile sprecare una vita, questa vita, quest'unica vita, soltanto per poi appassire! Ora posso sorridere a quel pensiero...
Eppure di quale nostalgia mi pervade stanotte...
In questa notte mi assale un sottile senso di angoscia. A volte è come un'illuminazione, un'improvvisa consapevolezza di esistere, di essere al mondo, questa semplice miracolosa consapevolezza: me stesso! Diamo così tanto per scontato di esserci, che ci dimentichiamo di esistere. Di essere.
Dovremmo vivere come se fosse l'ultimo giorno, anzi, l'ultima notte. Cosa farei se sapessi per certo di dover vivere l'ultima notte? Cos'è l'ultima notte di un condannato a morte? Esiste qualcosa di più disumano della pena di morte? Esiste qualcosa di più inumano della pena capitale? A volte mi vien da pensare che gli ammazzerei tutti, quelli in favore della pena di morte...
Se fosse l'ultima notte, direi le cose che non ho mai detto. Farei le cose che non ho mai fatto. È vero, come diceva Sartre, l'inferno sono gli altri. Eppure gli altri danno un senso alla nostra vita. La vita è fatta degli altri, delle nostre relazioni con l'altro. La vita è per l'altro. Il paradiso sono gli altri.
Se dovessi esprimere un ultimo desiderio? Vorrei sapere troppe cose, un desiderio non mi basta. Questa vita non mi è bastata. Una vita non può bastare, sono troppe le cose da fare, da vedere, da conoscere. Un vita ti basta appena per capire cosa non dovevi fare, come non dovevi sprecarla, la prima vita dovrebbe servire per imparare, come una scuola, una scuola di vita appunto.
Non ricordo di aver mai visto in vita mia un cielo così limpido come stanotte! Da quanto non osservavo il cielo?
Un ultimo desiderio? Una fantasia di quand'ero bambino: una macchina dei tempo, per rivivere certi momenti, per cambiare il corso della mia storia, per cambiare la storia, per cambiare l'universo, con un verso. Con un mio verso.
Rimasi così colpito quella notte, quando lessi per la prima volta quel libro. In particolare quella frase del professore che diceva: "Parole ed idee possono cambiare il mondo".
Ho sempre creduto che in quella frase fosse contenuta una verità immensa. Una verità inaudita.
Se potessi essere poeta, scriverei su un foglio il segreto della vita, la ricerca della Verità, che esiste, è dietro l'angolo, e ci sfugge di continuo, ma almeno una volta nella vita la vediamo passare, come Mosè vide il buon Dio, solo di spalle. E realizziamo il tutto quando è già irrimediabilmente troppo tardi, perché è già passata.
E proprio perché è dietro di noi, la riconosciamo.
Come vorrei confidare a tutti il mio segreto! Se solo fossi un poeta, se solo avessi l'illuminazione di una parola...
Quand'ero piccolo, guardavo la sera i film western, e piangevo. Gli indiani perdevano sempre, mi pareva la più grande ingiustizia, non poteva lasciarmi indifferente, la vivevo con un'impotente tristezza. E gemevo.
E dovevo fare qualcosa. Ancora con gli occhi bagnati, mi mettevo a giocare coi soldatini, gli indiani assalivano il forte, nel cuor della notte, e facevano una strage. Così l'ingiustizia del mondo veniva riequilibrata, gli indiani non avevano lottato invano, ma per l'umanità intera.
Ed avevano, soprattutto, combattuto per me.
E mia madre arrivava sempre a spedirmi a letto nel momento meno opportuno, mentre gustavo la sospirata vittoria...
Quel ragazzo con il walkman, che buffo, immerso in chissà quale canzone. Chissà da dove sta tornando? O dove sta andando? Quanto mi piacerebbe potergli chiedere cosa sta ascoltando. Tutti questi pensieri che stanotte affollano la mia mente non potrebbero scorrere così liberi, leggeri ed apparentemente slegati l'un l'altro se non ci fosse la musica in sottofondo come collante. Di questa notte.
Perché può forse la notte essere immaginata senza una colonna sonora? Quante canzoni sono indimenticabili perché legate inscindibilmente ad un avvenimento?
Ogni istante decisivo della nostra vita ha conosciuto una canzone che lo ha accompagnato. E che lo legherà per sempre alla nostra memoria.
La musica è la nostra anima, espressa senza parole. Dice molto di più, dice l'inesprimibile. A volte le parole non bastano, non sono sufficienti. Eppure siamo fatti di parole, interpretiamo il mondo con le parole, ogni frase detta è per sempre, non può più essere revocata. In questa notte ricordo anche le parole che non avrei mai voluto dire, e che pure ho pronunciato, e che mi hanno condannato ad essere un qualcosa di diverso da quello che ero un momento prima di aprire bocca.
Ogni parola ci cambia, ogni singolo fonema mi cambia, il destino del mondo cambia a seconda di una parola.
Perché esse in qualche modo rimangono nell'aria.
Ricordo pure le cose che non ho detto. Quelle idee che non hanno cambiato il mondo, ma hanno segnato per sempre me stesso. Anche una parola non detta cambia il corso della tua vita. Siamo indissolubilmente costituiti di parole, a tal punto che mi chiedo se non siano loro a dominarci, e non il contrario. Quasi noi fossimo un loro strumento...
Che bello rincasare di notte e non aver ancora sonno, e magari andare a far colazione con un croissant ed un cappuccino al bar che apre alle quattro, e comprare il giornale fresco di stampa, e coricarsi pensando che altri si stanno svegliando in quel mentre, e la stanchezza e la spossatezza della notte trascorsa ti fanno sentire quel sonno invitante, accogliente, al quale vorresti resistere ancora cinque minuti, ancora un po', prima di perderti nella sua rete...
È proprio vero che nella vita, nei momenti più importanti, ti vengono in mente le cose più buffe, i dettagli più insignificanti, i pensieri che non hanno alcuna attinenza con quel che sta succedendo attorno a te in quel preciso istante. Quella volta, ad esempio, quando mia madre mi telefonò per informarmi della tragica morte di un mio cugino, misi giù il telefono, e, improvvisa, mi venne in mente una sera di molti anni prima, una sera del tutto insignificante, che avevo scordato di ricordare ancora, seduto di fronte alla tv, aspettando che facesse notte per andare a dormire, quando il telefono squillò, e per un attimo sperai fosse lei, ed invece era uno sconosciuto che aveva sbagliato numero. Rimisi giù la cornetta e continuai a guardare la tv. Perché proprio allora mi ero ricordato di quella sera lontana? Forse avrei fatto bene a prendere carta e penna e scrivere tutti questi pensieri che mi frullano in testa. Temo che domattina, all'alba, non rimarrà più nulla di questa notte, e sarebbe un peccato. Un vero peccato...
Un tempo tenevo un diario. Dove annotavo, giorno per giorno, tutto quel. che mi succedeva, le cose che avevo fatto, la gente incontrata, soprattutto le donne che in quel giorno avevo incrociato, il pensiero dominante di quel giorno, ed i sogni. Soprattutto, prima di tutto, i sogni.
Il più delle volte mi svegliavo senza ricordare ciò che avevo sognato la notte. Ma quando riuscivo a trattenere un sogno, provavo una gioia esaltante, intuivo che una chiave per entrare dentro di me era rimasta fuori, l'altro me stesso non aveva fatto in tempo a riprenderla prima del mio risveglio, ed ora stava a me comprendere, cercare di capire, e di trarne il massimo insegnamento. Potevo interpretare l'altro me stesso. Trascrivevo allora i sogni quasi chiudendo gli occhi, per non permettere che il ricordo di quel che avevo sognato mi sfuggisse, ed era allora che avveniva una sorta di prodigio.
Rileggevo subito dopo quel che avevo scritto, ed era come se stessi leggendo qualcosa che non io avevo scritto.
Di fronte a me, osservavo prendere forma il mio inconscio, le mie paure, le mie ansie e le mie frustrazioni, tutto ciò che temevo di rivelare agli altri, giorno dopo giorno, emergeva con forza e potenza. Si, una sorta di portento: le angosce più nascoste, quelle che non avevo il coraggio di confessare nemmeno a me stesso, una volta messe nere su bianco, acquistavano una vita propria, indipendente dalla mia volontà. E solo così riuscivo a sconfiggerle.
Col passare degli anni ho maturato l'idea di cosa sia il genio. Il grande scrittore, l'immenso poeta, colui che sa raccontare, con le parole giuste, la tragedia dell'umana esistenza. Il genio è colui che ha talento per descrivere la lotta interiore con l'altro sé stesso, il genio scrive per liberarsi da questo fardello interiore, poiché ha capito che soltanto lo scrivere gli permette di vincere l'angoscia di esistere, il terrore di vivere. E di morire.
Cos'ho detto? La tragedia dell'umana esistenza!
Non ho il minimo dubbio che la vita sia tragica: siamo tutti uguali di fronte alla morte, siamo tutti condannati, non sappiamo quando, alla pena capitale. In questo consiste la dimensione tragica della vita: che la vita è attesa di una promessa mancata, ed in sua vece ci attende la fine.
Che pensieri cupi questa notte, questa lunga, eterna notte!
Il mondo, l'intero universo, gira intorno a me stanotte, si è fermato, aspetta un mio cenno, un mio gesto, e mai come ora ho amato la vita, la vita nel suo splendore e nella sua miseria, la vita intera, contraddittoria, la vita irriducibile a qualunque interpretazione, ad ogni schema, la vita che si può vivere e basta. Che si deve vivere.
Ed il massimo amore mai provato prima, la voglia di vivere e di gridarlo al mondo, al firmamento, ma come è sorto in me all'improvviso, ora che l'alba si avvicina, un inno alla vita così potente e sorprendente?
Quanto vorrei ora uscire, in piena luce, sentire il sole che mi scalda, camminare lungo la riva, passeggiare con questa gioia dentro al cuore, incontrare i passanti e sorridere loro, respirare l'aria del giorno a pieni polmoni, sentire la vita, il mistero della vita, che si ripete in me una volta ancora, c'è qualcosa di più grande di questa vita, del miracolo dell'esistenza, della gratuità delle cose, di questo dono che mi fa piangere e commuovere come mai in vita mia?
Ora, però, avverto un po' di stanchezza. La notte trascorsa a vegliare esige il suo prezzo, sento di non poter impedire alla debolezza di prendere il sopravvento, che proprio quando l'alba si avvicina, quando più che mai avrei voluto essere sveglio, la notte si vendica e mi vince con un dolce torpore. Che delitto, tutta questa notte perde senso se mi addormento proprio ora...
 
"Svegliati, Chris, andiamo, svegliati".
"Dove sono, ma che succede?"
"Fatti coraggio, Chris, è l'alba."
"Ma dove sono? Voglio dormire..."
"C'è il prete, se ti vuoi confessare. Avanti, Chris, fatti coraggio, sono le 6".
"Ma cosa ci fa tutta questa gente? Cos'è questa, una cella? Perché c'è anche un prete? Rispondimi, ti prego!"
"Mi dispiace, Chris, è l'ora".
"L'ora per cosa? Ma chi sei? Ma che cosa stai dicendo? Non voglio morire, non voglio morire, non voglio morire!!!"
 
Dio mio, che sogno orribile! Devo essermi addormentato!
Che sogno terribile, mamma mia, un incubo, soltanto un incubo, Dio mio che sollievo, era solo un sogno!
Ma era tutto così vero, rabbrividisco ancora! E che freddo, che freddo cha fa! Ma perché ho così freddo?
Ma che ore sono? Sono quale le 6, mi sono perso il sole che sorgeva, questa notte è tutta la vita, per l'intera notte ho atteso l'alba, e giusto poco prima mi sono assopito!
E poi quel sogno! Da quanto non ricordavo un mio sogno!
Un incubo poi, erano anni che non mi accadeva!
Forse quel sogno è venuto a salvarmi.
Salvarmi dall'alba, dal finire di questa notte, da questo sole che splende. Che luce strana irradia stamattina, però, non sembra nemmeno reale! Emana una luce opaca, quasi smorta. Neanche il sole stamane aveva voglia di sorgere...
E com'è difficile risvegliarsi appieno, riprendere contatto con la realtà che ti circonda, ricominciare daccapo, rivedere il giorno che sorge, per poi vederlo, un'altra volta ancora, puntualmente tramontare...
Adesso fermatevi tristi pensieri, concedetemi un minuto di pace, vi prego, una tregua, mi sono già arreso, non chiedo che un ultimo minuto di serenità, non ricordatemi dove sono, non ricordatemi chi sono, un minuto soltanto, quanto può durare un minuto? Fermatevi...
Eccoli! Arrivano! Sento i loro passi! Ancora un minuto...
"Fatti coraggio, Chris, è l'alba".
PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it . Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
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©2000 Il club degli autori,Cristiano Chiusso
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agg. 23 dicembre 2001