Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Chiara Carazza
Con questo racconto ha vinto il decimo premio al concorso
Marguerite Yourcenar 2005, sezione narrativa

«Quel caffè mai preso...»


E adesso prenditi un lento e dolce respiro, rannicchiati su una morbida superficie se preferisci... o semplicemente... scorri queste parole come facevi un tempo, come faresti se io fossi lì, e potessi leggerti nel volto ogni piccola espressione, ogni sussulto silenzioso della tua anima delicata...
Ti racconterò una favola in questa penombra di una solita sera invernale... una favola scritta da te, scritta dal vento gelido sulle mie mani, un vento che orchestra segni simili a percorsi d'amore su carta bianca...una favola che vivrà fino a che tu la porterai nei tuoi sogni... Lo sai ragazza? mi vengono le lacrime al solo pensiero che un giorno, noi lontane, la racconterai alla tua bellissima bambina... quella bimba che ti assomiglierà in tutto, avrà il tuo sorriso, avrà la tua bellezza, avrà quella folle fantasia che ti rende speciale, unica... dentro... dentro...
Era accovacciata sul tappeto, come sempre, come amava tanto fare da quando, non più piccola, buttarsi nella terra e nel fango sarebbe stato un gesto troppo rivoluzionario e inconsueto agli occhi del mondo "reale"... passava le ore così, bambola sperduta, a guardare fuori dalla finestra, attenta ad ogni minimo ed impercettibile spostamento delle foglie sugli alberi di fronte casa... come a cogliere dal loro moto una risposta alle mille domande che danzavano nella sua mente... sfreccianti come aquiloni nel cielo, che forse viaggiavano troppo in alto perché riuscisse a seguirli... Aveva sempre avuto l'impressione che quella vita, quell'amore, viaggiasse troppo più veloce di lei. Era terrorizzata all'idea di non "stare al passo" con quella tempesta di attimi, sempre più intensi, sempre più folli, sempre più felici, sempre più inebrianti... e così, con disarmante innocenza, stava immobile a scrutare qualcosa che da fuori le illuminasse una pagina di sé, un racconto che non riusciva più a leggere, come se le lettere si fossero dissolte tra la carta confondendo le frasi, il senso, la storia...o più semplicemente, come se in quelle foglie avesse potuto ritrovare un amore che non sapeva dove fosse andato... ma le risposte non viaggiano nell'aria limpida dei cieli... Già... un amore... o un sogno?
Ma che importanza aveva in fondo? Lei era felice, e nel suo infantile piacere, era l'unica cosa che contasse. E così stava là, ferma nella sua stanza e nel suo segretissimo mondo, a fantasticare su quella storia, a ricordarla, a riviverla...attimo per attimo... e a scriverne il seguito, quello che un tempo immaginavano assieme, e che momentaneamente toccava solo a lei sentirlo...
Si erano incontrate nel disordine della vita. Era tutto caos attorno, ma non confusione, semplicemente non-ordine, non-armonia, non-integrità. Credeva, o voleva credere, di poter trovare in quella maschera qualcosa che perse molto tempo addietro nella sua vita, in un momento che forse nemmeno ricordava, in uno di quei momenti in cui, disincantata, ti alzi dal letto scoprendo di avere qualcosa in più, e qualcosa in meno. Ecco come una notte può cambiarti la vita...
Ma quel giorno faceva molto caldo... e... si innamorò della sua maschera, quella ragazza. Si, perché in fondo quella maschera rappresentava tutto ciò che avrebbe desiderato, o almeno, così volle credere in quel folle tentativo di gettare un libro che più non l'appassionava. Rigidità che si scontrava con dolcezza, infantile e saggia, ridente e triste, buona e crudele, quella maschera racchiudeva una molteplicità di opposti che la rendevano irresistibile ai suoi occhi. «Avvicinati a me, ti prego...» voleva solo farle sentire il suo desiderio, incontenibile, intenso, vibrante... «avvicinati, bellissima maschera....voglio toccare la tua superficie di dolore, voglio assaporare il gusto dell'amore, voglio scoprire dove tieni i tuoi segreti...voglio sentire le tue pulsioni di vita... Non posso stare troppo con te, potrei non volermi allontanare mai, ma fammi vedere, almeno per questa sera, almeno per pochi attimi, il tuo misterioso segreto...»
Si diceva nel paese che tutti si innamorassero di quella maschera, che non c'era persona, uomo o donna, che potesse resistere al suo fascino, come i marinai al canto delle sirene. In fondo non l'aveva mai creduto davvero, la ragazza, che quelle voci fossero vere...ma dovette ricredersi poiché lei stessa, appena la vide, sentì la magia di quell'essere avvolgerla al punto da attrarla inesorabilmente
a sé.
E così fu.
Un bacio, un unico semplice bacio.
E poi,
di nuovo,
la vita di sempre.
La ragazza vide la maschera allontanarsi... avrebbe voluto trattenerla, parlarle, conoscerla, amarla chissà...ma in fondo, perché amare una maschera? Ci avrebbe soltanto sofferto... e poi, quella maschera era tanto bella proprio perché nascondeva qualcosa...scoprirne il contenuto, avrebbe spezzato l'incantesimo.
Chissà quale potente strega era riuscita ad imprigionarla in quel bizzarro destino? Avrebbe voluto davvero scoprirlo... la ragazza e la maschera si salutarono così,
senza tanto scalpore,
senza troppe parole,
senza troppe lacrime,
senza un vero e proprio saluto.
Si allontanarono e basta, l'una dall'altra, come una farfalla che dopo pochi istanti abbandona il fiore in cui per pochi secondi ha trovato una piccola e familiare dimora. La ragazza rimase lì, a guardarla andare via... lentamente... passo dopo passo... rimase lì fino a che il suo sguardo riusciva a cogliere ancora qualche tratto del suo bellissimo profilo... e poi basta, guardò l'orizzonte che comparì nuovamente, guardò le albe e i tramonti che continuavano ad alternarsi con uguale regolarità... guardò i fiori nascere e le foglie staccarsi dagli alberi, guardò la vita, forse anche la visse per qualche attimo, guardò gli sguardi delle persone, in fila al supermercato o in un giorno di festa, guardò tutte le sfumature di un arcobaleno e ascoltò tutti i suoni di un temporale. Fece questo per tutti gli anni che la natura le concesse, a volte lo fece con rabbia, a volte con serenità, spesso con dolore, ma altrettanto spesso con gioia, raramente con affanno, qualche volta con noia, più sovente con passione, molto spesso con nostalgia.
Ricercò in tutte le pieghe dell'esistenza e della natura, quello sguardo, quel tocco, quel suono, quella maschera...
Non riuscì mai più a ritrovarla: o sì... la ragazza incontrò sguardi e profumi altrettanto intensi, altrettanto belli, altrettanto appassionanti... ma mancava sempre qualcosa in quei contatti d'amore... qualcosa di indefinibile e intangibile... qualcosa che non aveva un nome né un'origine... era una strana sensazione di non appartenenza, non completezza, non vissuto...
Un amore può ferire, può far gioire, può riempire, e può lasciare un incolmabile vuoto... ma una vita ricostruita su quel vuoto è destinata a crollare... prima o poi...
La ragazza... e la maschera... che senso ha l'intensità di un sogno, se stringendolo tra le mani non resta più nulla? La voglia di un caffè mai preso, in un bar in cui mai decise di entrare, era questo il tassello più difficile da incastrare in quel quadro... ...ma gli anni che passano cambiano tutto per lasciare qualcosa di immutabile, dentro di sé... e fu così che successe davvero... successe che la vita, beffarda come sempre, le portò a rincontrarsi, in un nuovo scenario... e questa volta il desiderio tra loro non era più così unilaterale, se successe che un contatto, reale, tangibile, palpabile, ci fu... scivolante tra le mani quella intoccabile felicità, troppo desiderata per poter lasciare una traccia simile alla bellezza dei sogni troppe volte immaginati, e tuttavia, qualcosa... restò... mai un inverno, e nessun'ombra fermerà quel suo viverla, eppure... ...lei non era più lei... e io... non ero più io... eravamo cambiate prima che potessimo cambiare assieme... e il prezzo di quella distanza fu una salita che sembrava non avere mai fine... ma in quel bar... almeno per una volta... lei c'era entrata... non più fuga ma avvicinamento... e non importa se di quel tutto immaginato sarebbe restato un solo minuscolo granello di sabbia... tanti minuscoli granelli formeranno una spiaggia, tante gocce d'acqua un oceano, tante immagini un dipinto... e i colori, dell'amore, saranno sempre quelli. Su una tela bianca, scriverò di noi, e non c'è fine che non abbia un inizio, e non c'è inizio che non abbia fine... è la vita, che circolare scorre, e ritorna... e ritorna...
e ritornerò...
e ritornerai...

Chiara Carazza


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