Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Cesarina Terenzi

Con questo racconto ha vinto il dodicesimo premio del concorso Marguerite Yourcenar 1998 sezione narrativa

 
 
Parlare a un figlio
 
Le parole più povere sono nel no alla vita
 
Non c'è perché nell'impulso a dare la vita come irrinunciabile che è nel cuore di donna, sai, non bisogna aver paura di averne troppi perché «c'è poi un'altra bocca da sfamare», «c'è da educare» e, si dice «far da genitori è sempre più difficile»… parole più povere non ci sono, sai, tu ci sei perché io ti ho amata e sei un dono come il donno che ho tanto cercato.
Parole povere son quelle che nascondono l'egoismo per non rinunciare alle tante comodità, un figlio sai, non costa, è l'egoismo che costa perché impoverisce l'umanità e, non paga…
Essere senza affetto, sai, è la vera povertà e sol l'amore fa vedere un futuro di luce perché la forza del ricordo, in abbracci di tenerezza, fa brillare il cammino da fare.
È tenerezza indescrivibile, sai, l'amore pieno di comprensione che si prova per un figlio, capace di superare la sofferenza.
È gioia fisica e mentale l'affetto che ruota per un figlio e, se non c'è la vita è vuota, sai, è attaccamento che supera l'umana capacità di comprensione.
Se accade nei nostri cuori di esseri umani di non volere la vita, accade qualcosa di innaturale perché qualcosa senz'altro è andato perduto… vengono allora i casi di bambini privi di amore e di premure, si può privare dell'amore i bambini? Fare una famiglia per un bambino e riversare su lui tutto l'amore che si sente è conoscere la vita in sincera tenerezza.
L'evento di pace più bello è quando… vita è, come atto di vita e non c'è perché… è bello perché è bello, è vita perché è vita.
 
Le radici, sai, non van dimenticate
 
E arriva il giorno che ti porto dai nonni, lo sai, al paese1 dove sono nata e, che noia per te… sbuffi e, sei bella tanto, sai, quando sbuffi… non nascondi, certo, i tuoi comici buffi di fumo che fai per venire, quasi farmi un regalo, ma sai che devi perché per i nonni è festa grande vederci arrivare.
Son io, sai, la loro bimba anche se cresciuta sono rimango sempre la loro bimbina, oh bimbina!, come senti dir da loro e, anche a me ancor piace sentir quell'intonazione…
Tu, poi, rimani la lor piccola nipotina anche se scendi dalla macchina in forma di ragazzina e, dai nonni son tanti i baci che ricevi fino a farne buona scorta!
Son poche case, è vero, tu dici che non c'è niente, è vero, neppure l'edicola del giornale, ma è il paese della tua mamma e, tra una zolla e un sasso c'è anche un po' di me, son le radici e le radici, sai, non van dimenticate perché nella vita non c'è nulla da buttare.
Le radici aiutano a costruire quei ricordi che ti ancorano alla terra per quando soffia il vento che può far vacillare, siamo ben equipaggiati, sai, quando li abbiamo!
Sì, riconoscer le radici della propria formazione significa tutto per me, lì, dove mi son costruita anche se, poi, si lascia la famiglia.
Dopo, come trovarsi per strada in stato di mancanza di promesse, ma son garanzia i ricordi che non abbandonano mai e dove riconoscersi si può, veri nell'esistenza piena del vivere: ricetta unica irripetibile per ciascuno che nessun slogan può proporre perché per ciascuno sono unici i ricordi da richiamare.
 
Nel pubblicizzare il ricordare, troviamo… gli slogans più belli
 
Siamo dai nonni, sai, di nuovo lo so, dici già… in cucina c'è la stufa a legna e, mi piace tanto, sai, il fuoco a legna.
È un giorno in cui fa ancor piacere quel calduccio di stufa anche se, ormai, siamo quasi alla fine d'aprile, ma il nonno dice: «Né di maggio, né di maggion non ti levar il pelliccion2» e… basta un proverbio, una frase, sì, per sentire nell'oggi un calduccio speciale che viene da lontano…
È quando la mamma bambina doveva portare la maglia di lana di pecora.
Era il vello della pecora che veniva filato a mano dalle nonne con il fuso per confezionare, sai, la maglia che si rivelava irta e pungente perché ancor tutte visibili le fibre naturali che sporgevano dalla trama filata e, che dolce, nel ricordare, quel ruzzone addosso che faceva un tal prurito da passar solo dopo qualche giorno finché la pelle non aveva addomesticato quegli irti peli facendo lor chinare il capo, così che il corpo ceder le armi doveva all'armatura di pecora.
Il massimo, poi, era di capitar con la maglia nuova e a maniche lunghe!
Oggi… cos'è il baccano che c'è attorno a noi? Un susseguirsi di offerte, di premi per essere riconosciuti ed identificati in mete illusorie di apparente successo, ma sai, qual è la gratifica più bella? Riconoscere la propria storia, sai, per non dimenticare l'impronta di bambino da dove, poi, si percorre la vita.
Vorrei, sai, tanti e tanti gli slogans della tua infanzia, sì, questi gli slogans, questi i rumori e… altro perché non c'è, sai, povertà più grande di chi non può neppur parlar di un passato che sa.
C'è risposta al perché dovrebbe esser sempre il meglio nella novità e il monotono uguale al conosciuto che già si sa?
Importante, sai, è la nostra intima convinzione per non mancare di parlare, nel proprio modo, ovunque, sai, ti trovi.
Quando sentir si può il vuoto in agguato e, possono avvenir i rumori del silenzio, ecco, importante apparir un ricordo come astro luminoso in cerca di novità e, non sarà per curiosità ma come presentimento di eventi straordinari perché un ricordo tanto può… e, qui si comincia, sì, è diventar, sai, protagonista della propria storia e diventar registi di tutti i giorni del proprio calendario si può, sai, imparare l mestiere di regista si può… si può lasciar andare un giorno alla volta senza contare alla rovescia perché non resti macchiato il giorno che si lascia andare, è tempo di… impegno, di… fare ciò che è socialmente utile.
Nel ricordo sentir d'essere sempre accompagnati per non esser fermati e, pensar con il bagaglio di giungere felicemente a destinazione.
Il vantaggio del ricordo, sai, è come attingere ad una scorta di riserva in caso di necessità!
 
E arriva il tempo che i giocattoli non servon più
 
Un giorno chiami e… tono deciso, prontamente dici: «Mamma cambio la mia camera e questo non serve più, questo via e questo ancor non voglio più vedere, via e via, via perché cambiar voglio».
…Così arrivan gli scatoloni ed è tristezza grossa, sai, metter via i giocattoli prima desiderati ed or per te la soluzione è pronta, o buttar o la cantina che inghiotte via via…
Son per me giornate intere dedicate a spolverar perbenino quei balocchi uno a uno per deporli come voglio in quegli anonimi recipienti e… perché?
Dispiacer è un po', è vero, cresci… ma la speranza a lievitar che… forse potran servir di nuovo come quei bei vestitini messi in naftalina in quella custodia colorata… scatola più preziosa non v'è e la conservo, sì, come fosse un gran tesoro nascosto da pirati e, allor, quando alla preda si potrà tornar sarà, sì, ben caccia grossa!
Ricompenserà ben l'attesa il sorriso di un bimbo, a un nuovo bimbo penso, sì, potrà arrivar ancora, oh sì potrà!
Ripenso, sai, ai tanti momenti del riordino della tua cameretta e or alle parole di divieto d'accesso perché più entrar non si può: «È la mia stanza, non hai il permesso d'entrare»…
È vero, sì, è il tuo mondo e lo riconosco, sì, con fatica! È dura, sì, eppur non demordo e continuo nel parlar per farmi breccia in quel tuo mondo e, se non finestra almen di un piccol buco m'accontento purché vi possa accedere.
…Poi di notte a vederti vengo, mentre sotto le lenzuola tieni… diciamolo, sì, quel fagottin di morbido delfino e, allor vedi come l'esser grandi, l'esser piccoli non hanno poi formule precise e i contorni di quei mondi si posson sfumare e tanto e tanto fin anche a far perder i lor contorni.
È per comodità nel far breve che si dice «è da grandi» o «è da piccoli», ma è un misto, sì, nel crescer vita di grande e di piccolo come se i due mondi fossero a braccetto per formare uno ché separati non son ma, sì, d'accordo posson andar.
Dentro sentir scioglimento per il sentimento di possibil udir ancor nell'aria una voce di figlio dirmi ancor: «Da oggi tutta questa roba non serve più, via!».
…Chissà, mamma vecchia tanto non è e, era sogno di ragazza la ricchezza di voci di bimbi nell'aria di casa, chissà…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota:
 
1 Mezzana, piccolo paese toscano tra le alpi Apuane.
 
2 Né al principio di maggio, né alla fine del mese devi toglierti la maglia di lana perché possono esserci ancora giorni di tempo variabile. L'indumento incorporava veri e propri pungiglioni perché, nell'economia di allora, non veniva eliminato niente e neppure si pensava di scartare quella prima lana della pecora esposta al sole, al vento e alla pioggia che, di conseguenza risultava più dura e più rigida.
Classifica Concorso Marguerite Yourcenar 1998 sezione narrativa
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inserito il 10 novembre 1998