Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Cecilia Teghini
Con questo racconto ha vinto il decimo premio al concorso
Age Bassi - Castiraga Vidardo 2005, sezione narrativa

«Gianna»


Gianna si guarda allo specchio.
Gianna non si piace.
Gianna indossa dei bellissimi pantaloni di jeans a vita bassa con un top corto corto e colorato, li ha comprati in un negozio del centro, li ha anche pagati cari eppure a lei non stanno bene. Non sopporta di vedere la pancia che le straborda di fuori, tutto quel grasso in eccesso proprio non riesce neanche a guardarlo. Il peso è l'unica cosa della sua vita che non va bene. Intelligente, brava a scuola, è migliorata persino nelle materie che le piacciono meno. Ha iniziato a fare palestra, la mattina si alza sempre presto e si dà da fare, tra scuola e faccende domestiche.
Gianna è una ragazza iperattiva. Nonostante questo, sua mamma non è contenta ed è sempre a farle una testa enorme su fisime inutili. Già da piccola le era sempre stata addosso, sia lei che suo padre erano molto apprensivi, non le avevano fatto mai mancare niente, forse perché figlia unica. Questo Gianna non lo ha mai negato ma adesso non vuole più sentire la sensazione di avere altre due ombre oltre alla sua. Gianna non vuole pensare a quest'argomento; ha fretta, vuole uscire, deve cambiarsi perché così non sta bene. Si mette la gonna, è sempre femminile, però non è convinta lo stesso. E' estate, fa caldo, è ridicolo mettersi le calze fine; poi ha i sandali, non andrebbero bene con i collant. Però Gianna non può neanche uscire così, con quelle gambe muscolose e cicciotelle. Prima non aveva la cellulite, prima era bambina e non aveva nulla.
Il suo corpo ora è più formoso, è sviluppata, in verità non si è alzata tanto e questo non va bene perché così sembra più grassa. «Accidenti allo sviluppo!»
pensava tra sé e sé «Se bisogna cambiare per forza allora è giusto cambiare per bene». Si chiedeva perché era ingrassata, mentre anche lo specchio rideva di lei. Tutti la prendevano in giro, le sue amiche poi erano le peggiori. Le dicevano sempre che stava bene fisicamente solo per non offenderla e poi si mettevano a ridere tra di sé ma sapeva che ridevano di lei: loro erano tutte belle, loro erano tutte magre. Quando passeggiava si sentiva gli sguardi dei ragazzi addosso però le davano fastidio perché la guardavano e poi bisbigliavano qualcosa tra di loro e lei sapeva cosa; la prendevano in giro perché troppo grassa. Basta, aveva deciso, stasera non sarebbe uscita. Le era già entrato il nervoso, si era spazientita. «Meglio restare a casa», meglio perché nessuno l'avrebbe giudicata e schernita. Sapeva benissimo di avere dei chili in più e ce la stava mettendo tutta per dimagrire, dopotutto così non si piaceva, così si faceva schifo. In camera ha anche la bilancia, quante volte ha provato a vedere se aveva perso qualcosa ma anche lei non va bene, segna solo i chili, così non si vedono i miglioramenti di tutti i giorni. Gianna la ricomprerà sperando che sia meglio dell'ultima.
Sono le otto è ora di cena, è bene pesarsi prima di andare a tavola. Non è possibile, sempre uguale, non può andare avanti così. La mamma di Gianna la chiama, c'è un po' di tacchino con l'inmiracolo! - salata per lei che vuol mangiare poco.
Ma Gianna non lo vuole. Almeno prima sua mamma la faceva mangiare anche in camera da sola, ora no, deve andare a tavola insieme ai suoi genitori, per sentirsi dire di mangiare, mangiare, mangiare: loro non vogliono il suo bene, loro non vogliono che sia bella.
Preferiscono vederla così, cicciona, mentre si abbuffa su quel tacchino. È inutile che le abbia fatto il tacchino perché è più leggero, non c'è stato miglioramento di peso, Gianna non lo può mangiare. Gianna non sopporta più suoi genitori. Non capiscono che una ragazza grassa spesso è anche emarginata dalla società, non si accorgono della fortuna che hanno le persone slanciate e belle. Perché Gianna non è brutta di viso, è solo il fisico che è una tragedia.
Tutte le riviste, su veline, vallette, attrici e belle del mondo, tutte le donne da lei invidiate, sono così distanti da quello che è ma forse chissà... la speranza è l'ultima morire.
Lo stomaco le brontola. È contenta. Sa che se le brontola è perché ha fame e che se resiste perderà sicuramente peso. Ha deciso: stasera salta la cena. Anzi, meglio abbinare il momento propizio anche con un po' di diuretico, l'ha già preso tre volte ma attimi così non bisogna farseli sfuggire. «Sono forte», pensa soddisfatta e sorride per il suo traguardo. Il mese scorso grazie ai diuretici ha perso sei chili però poi adesso due ne ha ripresi forse anche perché ne ha diminuito la dose.
E così adesso Gianna è rigonfiata, ma non si arrende al primo insuccesso anche perché poi dei miglioramenti ci sono stati.
Gianna crede che il peso sia il problema più grande, tenacia e determinazione sono il suo unico obiettivo.
Eppure Gianna non capisce che ha un problema molto più importante, un problema che nasce dal profondo, annebbiando ragione e pensiero. Ha un nome ridondante, come dice lei, esagerato, per la sua situazione: anoressia.
Quarantadue chili non fanno un'obesa.


Cecilia Teghini


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Age Bassi - Castiraga Vidardo 2005

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