Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Antonio Sisana
Con questo racconto ha vinto l'ottavo premio all'edizione 2006 del Premio La Montagna Valle Spluga.



UNA STORIA DI MONTAGNA TRA FIABA E REALTA'

a) ELA, ARTU' ed i FOLLETTI


Ela era una bambina molto dolce, i capelli biondi e ricci, lunghi appena sopra le spalle. La carnagione pallida, occhi azzurri come il mare, quando è calmo e silenzioso. Nata in una famiglia benestante abitava in una piccola cittadina delle Alpi, in una casa semplice nel cui giardino si radunavano, spesso, diversi animali che giungevano dal bosco vicino. Sua madre era una bella donna, pure lei pallida di carnagione e bionda, il portamento dignitoso ma umile, l'animo dolce. Lei amava prendersi cura della famiglia, degli animali e delle persone che ogni tanto incontrava o si rivolgevano a lei. Suo padre era un uomo più anziano, dal fisico alto e fiero, ma sincero. I suoi occhi erano azzurri, proprio come quelli di Ela, il cuore morbido, il fare deciso, ma amorevole.
Quando Ela nacque tutti erano felici, la loro prima figlia, e così anche i concittadini che li amavano, vuoi perché benestanti, ma soprattutto per il loro carattere e la benevolenza verso ogni persona.
Ela, però, di questo non si ricordava, ora viveva in una vecchia e grande villa in un paesino non molto distante dalla cittadina natale. Li abitava con una zia di sua madre, "donna Dolores", unica parente rimasta dopo la tragica morte dei genitori. Un brutto incendio in una fredda notte d'inverno si era portato via sua madre e suo padre, mentre lei era stata miracolosamente salvata dall'arrivo dei vicini qualche attimo prima che la culla venisse sorpresa dal fuoco. Era stata affidata alla vecchia zia che più che lei amava il patrimonio ed i soldi che la bimba aveva avuto in eredità.
Donna Dolores, infatti, non amava la piccola, spesso la maltrattava, la sgridava, non le permetteva di giocare con altri bambini. Aveva deciso di non mandarla a scuola, ma di insegnarle personalmente a scrivere e leggere dato che in passato era stata una maestra. Molti la ricordavano in paese per la durezza e la severità quando davanti ai banchi di scuola impartiva lezioni e, spesso, castighi. Ela soffriva molto, ma il suo animo buono e dolce la proteggeva, anche quando doveva sopportare pesanti punizioni. Molti i lavori da svolgere: pulire la casa, lavare i vestiti, studiare e svolgere i compiti che la zia le impartiva; impegnata, dalla mattina alla sera. La zia non le permetteva di conoscere altre persone, le diceva che tutti erano cattivi ed invidiosi, con il cuore duro e perfido. Ela giorno dopo giorno svolgeva i suoi compiti e soffriva in silenzio rifugiandosi spesso nel vicino bosco. La zia dormiva sempre un'ora nel pomeriggio, e lei ne approfittava per andare a fare due passi lungo un sentiero vicino a casa tra alberi ed animali. Aveva conosciuto molti scoiattoli, cervi e cerbiatti, ogni tipo di uccellini. Amicizie brevi perché doveva sempre tornare velocemente prima che la zia si svegliasse altrimenti avrebbe dovuto subire pesanti punizioni per il suo allontanamento.
Un giorno, mentre era nel bosco e stava ritornando verso casa, sentì, in lontananza, le urla della zia "Ela, Ela, maledetta, dove ti sei cacciata? Esci fuori che ti faccio vedere io".
Ela si spaventò, la zia si era svegliata prima del solito ed ora la stava cercando per infliggerle una brutta punizione. Lei prese molta paura e pensava: "O mio Dio chissà che cosa mi farà la zia, quando mi ritroverà, dovrò passare tutta la mia vita chiusa in casa.". La sua paura era così tanta che decise di scappare nel bosco. Cominciò a correre sempre più forte sentendo alle spalle le urla della zia: "Maledetta smorfiosa, dove sei? Se ti prendo te lo farò vedere io cosa ti meriti". Il sentiero spesso saliva, passava in mezzo ad alberi e sopra fiumi, in luoghi che mai Ela aveva visto. Lei però non osservava il panorama, ma continuava a correre sempre più lontano, senza accorgersi che la zia, ormai stanca, aveva dovuto fermarsi e tornare a casa. Ela continuò a correre lontano sino a quando al sopraggiungere della sera si fermò in una radura; nel silenzio sentiva solo il suo pesante respiro ed il battito forsennato del cuore. Improvvisamente si rese conto che si era persa e che il buio della notte stava per sopraggiungere. Cominciò a piangere, non sapendo cosa fare, ma non osava chiedere aiuto, poiché, dagli insegnamenti della zia, riteneva ogni essere umano una persona cattiva e malvagia peggio della zia stessa. Non vedeva neppure alcun animale e quindi si sentiva sola, molto sola. Si mise sotto un vecchio e grosso abete e lì, in preda alla stanchezza ed alla fame, si addormentò ancora singhiozzando, stravolta.
Alle prime luci dell'alba si risvegliò sotto il caldo tepore di una pesante coperta. Attorno a lei c'erano degli strani esseri, tutti allegri e festanti, che la osservavano. In un primo momento ebbe paura e nascose la testa sotto la coperta, ma qualcosa nel suo animo la tranquillizzò. Timidamente rimise fuori il capo trovandosi davanti un essere ancora più strano. Era alto pressappoco metà di lei, dalla corporatura tarchiata, il viso tondo con due grosse orecchie e il naso grande e rosso. Gli ricordava lontanamente delle figure che aveva visto in un libro in soffitta dal titolo "storie di Gnomi e folletti" alcuni mesi prima.
"Hai proprio ragione, piccola, sono simile a quegli esseri che hai visto in quel libro" disse in tono bonario l'essere intuendo i pensieri di Ela. "Mi chiamo Artu' e sono uno gnomo che vive in questi boschi. Quelli che vedi attorno a me sono dei folletti che ti hanno ritrovata stanotte nel loro vagare festante nei boschi e mi hanno chiamato perché potessimo aiutarti.". Ela stava piano piano perdendo paura e timidamente fece uscire tutto il suo viso da sotto la coperta. Vide meglio Artu' e tutti gli altri folletti attorno che continuavano a saltare e burlarsi uno con l'altro facendo anche molto rumore.
"Mia zia mi ha affermato che gli gnomi ed i folletti non esistono" timidamente si espresse Ela. Lo Gnomo Artu' con fare bonario e paterno rispose: "Vedi Ela, tua zia è una donna dura e arcigna che ti ha insegnato molte cose sbagliate perché il suo animo cattivo gli ha sempre precluso la possibilità di vedere la realtà. Vedi, noi gnomi e folletti veniamo visti in questa forma, o meglio nella forma che per te meglio rappresentiamo, solo dalle persone che hanno un animo buono ed un cuore puro. E tu ce l'hai e non puoi negare di vederci e sentirci.". Artu' aveva ragione ed Ela lo percepiva.
"Ma ora cosa farò io? Mi riporterete da mia zia? Lei mi picchierà e punirà". Lo gnomo corrucciò la fronte mostrando chiaramente che stava pensando. Tutti i folletti attorno si fermarono per un momento come se fossero in trepida attesa della sua replica.
"Un vecchio saggio, tempo fa, mi predisse che un giorno sarebbe arrivata una piccola donna con al collo un cuore a metà in oro a cui avrei dovuto impartire gli insegnamenti di vita degli gnomi e degli esseri del bosco. Mi affermò che lei non poteva stare con gli uomini perché il suo cuore era stato sporcato da falsi insegnamenti. Tu sei questa piccola donna e nel tuo cuore c'è molta paura, talmente tanta che di fronte ad un altro essere umano fuggiresti ancora più lontano che da tua zia. Se vuoi restare con me, ti porterò e ti presenterò alla mia gente e se sarai accettata potrai vivere con noi sino a, quando si compirà il tempo in cui i miei insegnamenti non ti serviranno più e tu potrai svolgere il compito per cui sei nata". I folletti attorno ricominciarono a saltare festanti, ed Ela accarezzando il cuore a metà che dalla nascita i suoi genitori le avevano messo al collo, si sentì per la prima volta amata da chi le stava di fronte. Accettò l'invito di Artu' e con lui ed i folletti s'incamminarono lungo un impervio sentiero che saliva la montagna.
Nel frattempo nel paese donna Dolores aveva chiamato soccorsi. Subito avevano cominciato le ricerche gli uomini del soccorso alpino e molti volontari setacciando metro per metro i boschi ed ogni sentiero, ma nulla avevano trovato se non un piccolo fazzoletto bianco orlato di blu. La vecchia zia alla vista del fazzoletto affermò che quello era un segno del destino, portava lacrime, e quindi che la piccola Ela sarebbe sicuramente morta. Le ricerche proseguirono per settimane e mesi, ma senza nessun esito tanto che alla fine tutti erano certi che la piccola fosse morta scivolando in qualche dirupo o zona impervia. Fu così che lentamente nel paese la vita riprese come sempre ed una piccola lapide fu messa nel cimitero per ricordare la piccola.
Nel frattempo Ela era stata accettata dagli gnomi e dai folletti dei boschi e viveva con loro. Piano piano Artu' le impartiva molti insegnamenti, sul rispetto della natura e degli animali, sull'amore e la gentilezza verso tutte le creature, l'umiltà e la bellezza nel servire gli altri e nel compiere il lavoro assegnato. Aveva conosciuto altri gnomi, donne e uomini, ognuno con un compito da svolgere con gioia e amore nel modo migliore possibile; molti animali, compreso il loro lavoro, il linguaggio, i loro pensieri; spesso giocava con i folletti, gli esseri più allegri e soavi che avesse mai conosciuto. Si sentiva felice ed amata, talmente integrata che spesso sembrava lei stessa uno gnomo per come si esprimeva e per come si muoveva. Solo una cosa rimaneva forte e pesante nel suo cuore, la tremenda paura verso gli uomini. Artu', che era saggio, lo sapeva, e questo doveva essere l'ultimo insegnamento da impartirle. Intanto Ela cresceva felice e gioiosa, nutrendosi di ogni sano prodotto che la natura ed il bosco. Inoltre, sempre più penetrava nei segreti della natura e della vita sotto le amorevoli parole e cure di Artu'.

b) MARTIN e LE ENTITA' DEL BOSCO


Martin era un ragazzino sveglio e servizievole che amava la vita ed ogni persona che incontrava. Nel suo paese era molto amato e considerato per il suo cuore aperto e l'animo nobile; tutti lo salutavano con gioia e attenzione e lui aveva sempre un sorriso per loro. Parlava poco e non si perdeva a bighellonare tanto era impegnato ad aiutare i suoi genitori e la vecchia nonna Ida.
Martin era un ragazzo magro, di media statura e muscoloso, i capelli biondo-scuro e folti e gli occhi verdi chiari. Il suo esprimersi era gioioso, il sorriso sincero. Nel suo viso vi era inoltre una piccola cicatrice sotto l'occhio sinistro causata da una scheggia, mentre tagliava la legna. Spaccare la legna era uno dei lavori che svolgeva per aiutare la famiglia. Sua madre era una donna dolce ed esile, molto malata nello spirito dopo la morte del fratello gemello di Martin quando aveva pochi mesi per una breve, ma infausta malattia. Moreno era il nome del piccolo, e dalla sua perdita la madre non si era più completamente ripresa, anche perché la malattia aveva preso in parte anche lei lasciandola molto debole nelle gambe. Il padre di Martin era un uomo semplice e laborioso che lavorava nella cava di marmo in un paese a quattro ore di cammino da loro. Per questo era spesso lontano, partiva il lunedì mattina, ancora nel buio della notte e tornava il venerdì sera. A volte stava lontano per settimane, soprattutto d'estate, mentre d'inverno, quando la neve fermava i lavori alla cava, se ne stava in paese facendo piccoli lavori d'intaglio. Dal padre Martin aveva imparato ad andare per boschi, raccogliere la legna e prepararla per l'inverno, falciare l'erba dei prati, raccogliere i frutti del bosco, accudire alle poche bestie, una mucca, due pecore e qualche gallina. Dalla madre e dalla nonna Ida aveva imparato come conservare i prodotti raccolti, come preparare il formaggio e tosare le pecore. Nonna Ida, madre di sua madre, era una donna molto anziana che ormai faticava a camminare, ma che rappresentava per Martin una persona molto importante. Lui amava aiutarla, accudirla, ascoltare i suoi insegnamenti e le sue storie. Nonna Ida era, infatti, un'abile cantastorie che spesso raccontava nelle lunghe sere d'inverno davanti al fuoco. Martin le era molto grato perché ogni volta era un nuovo insegnamento, ogni storia raccoglieva l'essenza della vita e del vivere. Da lei aveva imparato anche l'arte del curare con le erbe, con i rimedi della natura, tanto che ora conosceva ogni fiore ed ogni sua proprietà e spesso li usava per sua madre. Il ragazzo aveva anche altri grandi e nobili maestri, che solo lui conosceva personalmente e non ne parlava con nessuno, anche se nonna Ida lo aveva intuito. Molte erano le ore passate a cercare mirtilli, lamponi, more, fragole, funghi, erbe curative, legna e molto altro. Ogni volta che raccoglieva qualcosa non mancava di ringraziare Dio e lo Spirito del Bosco per il Suo dono. Spesso aveva salvato ed accudito animali, mai li aveva maltrattati e mai si era cibato della loro carne se non in quelle rare volte in cui erano gli animali stessi ad offrirsi a lui. Nel suo peregrinare si era imbattuto in quelle entità che vivono e salvaguardano i boschi, gnomi e folletti, che a lui si erano rivelati ed apparsi proprio per il suo animo nobile e puro. Martin era diventato un loro amico, tanto che spesso giocava con i folletti nelle sue lunghe passeggiate nel bosco; loro stessi lo aiutavano nel trovare e raccogliere i frutti della natura. Molte volte aveva avuto insegnamenti profondi dai loro saggi e immancabilmente era invitato a partecipare alle loro feste, anche se poche volte vi era andato perché molto impegnato a casa. In effetti, la sera spesso stava alzato sino a tardi per studiare e finire i lavori di casa oppure per accudire la madre.
Uno degli ultimi giorni d'inverno si era portato via la vecchia nonna Ida, ormai vicino ai novanta anni. La sera prima della sua dipartita aveva chiamato a sé il giovane nipote e dopo averlo accarezzato si era rivolto a lui in tono amorevole: "Carissimo Martin, tua nonna ormai deve far ritorno da dove è venuta ed è felice per questo. La mia è stata una lunga vita, difficile, ma felice; mi spiace lasciarti, ma sai che io sarò sempre con te. Ricordati di seguire sempre ciò che parla nel tuo cuore, di amare e rispettare ogni essere vivente ed ogni espressione della natura. Chiedi sempre il permesso a Dio per raccogliere e usufruire di un Suo frutto e di seguire il tuo destino. Sappi che tutto ciò che ti ho insegnato è parte di Lui e che presto la tua strada diverrà chiara. Infine ascolta le parole del saggio dei boschi che tra poco ti giungeranno, perché in lui si aprirà la tua vita.". Martin ascoltò con devozione le parole di nonna Ida e quando lei si addormentò per la sua ultima notte in questa vita le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte. Il giorno dopo spirò all'ultimo rintocco delle campane del paese nell'ora di mezzogiorno e Martin ne fu molto rattristato.
Qualche giorno dopo i funerali il ragazzo stava andando per legna nel bosco, quando gli apparve il grande saggio, uno gnomo molto anziano che spesso gli insegnava l'arte della vita mentre il giovane tagliava gli alberi. Il suo nome era Artu': "Caro Martin, i miei saluti. Sento la tristezza nel tuo cuore per la morte di nonna Ida, ma sii sereno, perché lei ora lo è. Senti il sibilare del vento? Ecco lei è nel suo mezzo e vibra felice nei suoi boschi" Martin si sedette su un sasso: "Buon giorno a te nobile saggio Artu', grazie delle tue parole. Nel mio cuore sento la tua amorevole accoglienza e questo mi rende meno amara la mia umana sofferenza. Ma dimmi quale buon vento ti porta sulla mia strada?". Martin era consapevole che le apparizioni del saggio non erano mai casuali. "Ragazzo, domani sera ci sarà la grande festa dell'Equinozio di Primavera dove tutte le entità ed i saggi del bosco si riuniscono per festeggiare la rinascita della vita. Sarei felice che tu sia presente." Era la prima volta che Martin veniva invitato alla festa più importante dell'anno, ove tutti si riunivano e festeggiavano. Era una grande ricorrenza ed occasione per lui. Sapeva però che a casa doveva lasciare la madre malata ed addolorata dalla recente perdita di nonna Ida. Artu' sapendo leggere nei suoi pensieri incalzò con voce dolce e serena: "La festa inizierà all'imbrunire e finirà al sorgere del sole. A casa c'è tuo padre ancora per qualche giorno e quindi puoi stare sereno, tua madre sarà assistita. E' una grande occasione per te, l'iniziazione al tuo destino". Martin si ricordò le ultime raccomandazioni di nonna Ida: "Infine ascolta le parole del saggio dei boschi che tra poco ti giungeranno, perché in lui si aprirà la tua vita.". Decise di accettare: "Sia perché io venga accettando il grande dono che la gente dei boschi mi fa.". "Ti aspetto qui domani appena prima dell'imbrunire, un gruppo di folletti ti condurrà alla grande festa. Su di te la benedizione dello Spirito del Bosco". Detto questo lo Gnomo sparì e Martin riprese più sollevato i suoi lavori. Al ritorno a casa parlò col padre chiedendogli il permesso perché la sera seguente sarebbe andato ad una festa. Il padre che era avvezzo alla vita del bosco comprese l'onore a cui doveva soggiacere il figlio e ne fu felice dandogli la sua benedizione. Fu così che la sera seguente si fece trovare dove gli era stato detto ed ivi vi trovò un bel gruppo di folletti che lo portarono nel luogo segreto della festa.


c) LA FESTA DELLA PRIMAVERA


Alla festa c'erano tutte le entità che governano e proteggono il bosco, i rappresentanti di tutti gli animali. Inizialmente ci fu una funzione sacra ove i saggi pronunciarono poche parole mentre tutti, in cerchio attorno al fuoco, ascoltavano. Recitarono Inni e preghiere dopo di che si aprirono le danze. Martin era molto felice, si sentiva in famiglia come se fosse lui stesso un'entità del bosco. Le esponenti femminili avevano preparato cibi buonissimi. Le bevande erano inebrianti, ma non come il vino, erano nettari che davano felicità e serenità, gioia di vivere e consapevolezza. Le danze erano al ritmo dell'orchestra della natura, attorno al fuoco, sopra l'acqua, tra gli alberi, a cavallo della brezza del vento. Nessuno parlava, perché tutti sapevano leggersi nel pensiero ed anche Martin riusciva a farlo. Dopo un po' ci fu la scelta delle dame ed a Martin toccò una dolce entità femminile che emanava molto amore e gioia. Il ragazzo s'inchinò e iniziò a ballare con lei. Si sentiva felice e sereno, in armonia con le leggi della natura e con ogni essere vivente. In lui era come se il tempo si fosse fermato, o meglio non vi era più, eterno.
Anche Ela era presente alla festa, ormai parte della gente del bosco. Aveva ricevuto i più profondi insegnamenti, svolgeva i suoi compiti con amore e gioia, ed aveva dimenticato il suo passato tra gli uomini. A lei il saggio Artu' aveva chiesto di lasciare per questa festa il suo compito e di unirsi agli altri nelle danze e nei canti: "E' da molto che ti adoperi per noi ed è giunto il momento che anche tu possa santificare sino in fondo questa grande festa" le aveva detto e lei ovviamente aveva accettato il volere del grande saggio. Anche lei dopo la cerimonia sacra ed il pranzo aveva accettato la scelta del cavaliere e aveva iniziato le danze. Con un giovane gnomo dall'animo molto dolce e semplice, dal cuore aperto e pieno d'amore. Lei si stava divertendo molto, amava tanto ballare, danzare al ritmo dei suoni della natura. Dovete sapere che la gente del bosco nulla trascura, ma tutto ciò che fa la ritiene un'arte e qualcosa di sacro da fare in modo amorevole, armonioso e bello.
Le danze continuavano, la musica riempiva ogni angolo delle montagne ed in tutto il mondo, gli animali, le entità e le persone sensibili udivano questo gioire della natura. C'era grande pace e serenità tanto che le forze della natura si erano radunate in rispetto attorno alla festa dando il loro apporto, quando serviva. Il vento si alzava, quando i folletti danzavano nell'aria, i fulmini illuminavano il cielo come fuochi d'artificio, la pioggia rinfrescava quando era troppo caldo, mentre il fuoco si avvampava quando necessario.
Martin ed Ela erano nel mezzo della festa, ognuno col suo cavaliere o la sua dama, felici e sereni, senza pensieri, senza sentirsi diversi da ciò che era attorno. Era come una danza mistica, il raggiungere un'estasi di pace ove nulla era diverso, tutto era uno, tutto faceva parte di tutto. Il tempo eterno, la musica sacra.
Come tutto ciò che si manifesta nel mondo terreno anche la notte stava per finire e le prime luci dell'alba in pochi istanti sarebbero emerse togliendo il buio della notte. Martin se ne rese conto e sapeva che di lì a poco ci sarebbe stata l'ultima vorticosa danza ove alla conclusione tutto sarebbe svanito, le entità, gli gnomi, i folletti, la festa, e per lui il tempo di tornare a casa. Non ne fu rattristato, anzi iniziò con gioia questo ultimo ballo ove si girava su se stessi ad un'incredibile velocità sino a cadere esausti.
Anche Ela se n'accorse e quindi consapevolmente iniziò la danza finale. Non era la prima volta per lei, al finire delle danze si sarebbe trovata nel suo letto sotto la coperta pesante, primo dono del saggio Artu', sotto un albero attorniata da folletti e gnomi in sonno profondo, lontano dal luogo della festa.
Le danze divennero sempre più vorticose, sempre più veloci e frenetiche tanto che al terminare della musica tutto avvenne come sempre tranne una cosa.
Martin si risvegliò e dopo qualche difficoltà riuscì ad alzarsi ritrovandosi nel mezzo di una splendida radura con il sole che stava per sorgere. Girandosi si accorse che la sua dama era di fianco a lui e stava lentamente risvegliandosi. Essa rimase un po' sorpresa ed i due si guardarono negli occhi.
Anche Ela si risvegliò e lentamente aprì gli occhi; si accorse che era ancora nel luogo della festa, ed il sole stava per sorgere. Voltandosi ritrovò il suo cavaliere, il giovane gnomo dall'animo dolce e semplice, dal cuore aperto e pieno d'amore. Rimase un po' sbalordita non sapendo il perché di quell'inusuale cambio di programma. Nessun altro era presente. I due si guardarono negli occhi.
In quel momento il sole cominciò a sorgere e come per incanto entrambi cambiarono la loro espressione. Ela vide il suo gnomo trasformarsi lentamente in un bel giovane essere umano dagli occhi verdi, i capelli biondo scuro ed il fisico muscoloso.
Martin vide la sua dama piano piano trasformarsi in una bellissima ragazza dalla carnagione color latte, gli occhi azzurri come il mare ed i capelli biondi.
"Chi sei tu?" si chiesero entrambi nello stesso istante. Proprio allora entrambi compresero chi fossero.
Ela si ricordò del suo passato, del suo appartenere al genere umano e delle parole profetiche del saggio Artu' al loro primo incontro:
"... potrai vivere con noi sino a quando si compirà il tempo in cui i miei insegnamenti non ti serviranno più e tu potrai svolgere il compito per cui sei nata".
Era giunto il tempo e di fronte a lei, per la prima volta un essere umano di cui lei non aveva paura, ma anzi, nutriva amore profondo.
Martin si ricordò della sua vita di essere umano, dei suoi impegni e della profezia della nonna Ida:
"... ascolta le parole del saggio dei boschi che tra poco ti giungeranno, perché in esso si aprirà la tua vita.".
E pure delle parole del saggio Artu' il giorno prima nel bosco:
"E' una grand'occasione per te, l'iniziazione al tuo destino".
Di fronte a lui per la prima volta un essere umano col profumo di bosco. Nel suo cuore sentiva amore profondo verso di lei e lui voleva seguire queste parole.
I due si presero per mano e s'incamminarono sul sentiero verso il paese raccontandosi tutta la loro storia vissuta sino ad allora. Da dietro un albero comparve alle loro spalle il saggio Artu' che sorridendo penso fra di sé: "Sia benedetta la vostra vita", e poi scomparve felice per aver svolto un altro compito con successo.
Il sole si faceva sentire di più, aveva ormai superato tutta la montagna e splendeva nella sua totale maestosità. Era il primo giorno di primavera.


d) VITA IN UN PAESE DI MONTAGNA


Ora Ela e Martin vivono felici una semplice e consapevole esistenza in una piccola casa nel paese di Martin. A due passi il sentiero che porta nella natura ove ancora si dipana la vita della gente del bosco. La loro storia ha portato ad un matrimonio ed a quattro bei bambini che riscaldano e rendono viva la loro vita. Ela è anche un'ottima educatrice presso la scuola locale, insegna ai bambini con amore e fermezza, spesso utilizza storie e fiabe del bosco per far capire loro l'arte di vivere. Con lei si è portata pure la vecchia zia, donna Dolores, ormai anziana e malata. La cosa fantastica è che Ela ha saputo cambiare, con il suo amore, la vecchia donna. Come aveva detto il saggio Artu', donna Dolores aveva un animo cattivo, ma toccandole il cuore Ela le ha aperto la strada della gioia; ora vive vicino ad Ela e Martin e spesso gioca con i loro bambini mostrando pazienza e serenità.
Martin, invece, si occupa sempre dei lavori della casa, va ancora nel bosco a raccogliere legna e soprattutto erbe medicinali. Infatti, ora è diventato un abile guaritore a cui si rivolgono molte persone. E' un uomo dall'animo buono e semplice che sa aprire il proprio cuore e quello degli altri riuscendo in questo modo a curare il corpo, la mente e l'animo di chi si rivolge a lui. Sua madre è ancora viva e stà meglio grazie alla gioia di godere i quattro nipotini che l'amano molto e non passano giorno senza farle visita. Il padre, invece, non lavora più alla cava, ma aiuta il figlio Martin e la moglie nei lavori di casa.
 
La magia della gente del bosco è che ora Martin ed Ela poco si ricordano dell'esperienza fisica con folletti e gnomi, ma dentro di loro tutti gli insegnamenti ricevuti hanno dato grandi frutti. A volte la gente del bosco li chiama, loro non li vedono più, ma sanno ascoltare i loro messaggi, le loro parole, i loro ammonimenti, le loro preghiere. In ogni espressione della natura sanno leggere e comprendere il muoversi della vita ed in esse affinano l'arte del vivere tanto cara al saggio Artu'.
A proposito del saggio Artu', lui di certo non se ne stà con le mani in mano, tra i boschi insegna sempre l'arte di vivere ad ogni persona dall'animo puro e dal cuore amorevole. E' difficile vederlo, ma facile sentirlo se si apre il cuore alla semplicità. Inoltre spesso si diverte giocando con i figli di Ela e Martin, perché loro lo sentono e pure lo vedono.


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 Ins. 28-11-2007