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Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Anna De Castiglione
Ha pubblicato il libro

Anna de Castiglione - Sogni caldi senza zucchero

 

 

 

 

 

Collana Fonòpoli - Parole in movimento 14x20,5 - pp. 32 - Euro 6,00 - ISBN 88-8356-443-X

 

 

 

 

In copertina Il rosso e il blu, 1999, tecnica mista, cm 120x120 realizzato da Cinzia Fontanelli

Questa pubblicazione è stata stampata

quale 4° premio del concorso

"Fonòpoli - parole in movimento" 2001-2002 sez. narrativa

Presentazione
Incipit


PRESENTAZIONE
Le parole in movimento sono quelle che liberano le scintille del'intuizione, della comprensione, della verità; quelle che volano alte senza timore di bruciarsi le ali, perché il cielo è il loro posto, e lì vogliono tornare.
Le parole in movimento sono dappertutto, e quando le incontri non puoi sbagliare. Sentirai prima una musica lontana, magari dimenticata, e poi ti accogerai che è quella della tua stessa vita che ti chiama, che chiede di avere di nuovo il colore dell'avventura e della favola.
Se ti senti pronto ora apri questo libro, e tuffati nel cielo di Fonòpoli.

INCIPIT
 
IL VIAGGIO
 
Solo ieri ero una promettente fata di 1800 anni, e oggi sono una ragazza qualunque, insoddisfatta e insicura come tante,... però sono felice di esserlo e non vorrei mai tornare indietro..
La mia madrina e maestra, la Fata Fatale, mi ripeteva sempre che per diventare "grandi" nell'arte della magia non é sufficiente imparare a memoria le formule, né può bastare discendere da un'antica e potente famiglia di maghi: occorre imparare a guardare con gli occhi chiusi, sapere ascoltare con le orecchie tappate, spalancare le porte del cuore e lasciarsi invadere dal Mistero!
Ma io non ero certo una buona allieva...
Fin da bambina il cappello a punta mi stringeva le tempie e mi dava prurito alla testa; mi sentivo a disagio con l'abito lungo, nonostante fosse stato confezionato con la più preziosa delle notti stellate e cucito con raggi di luna; e nemmeno riuscivo ad apprezzare le mie ali, visto che, pur potendo raggiungere qualsiasi quota, preferivo invece volare rasoterra, per infilare i piedi nelle pozzanghere e strofinarli nell'erba umida di rugiada.
Ma ciò che più detestavo erano le inutili e monotone richieste del genere umano: tutte ruotavano intorno a ciò che i mortali chiamano Amore, che riempie i cuori della sua assenza, che sembra far girare il mondo, ma solo finché non lo si trova...
...io li accontentavo, loro precipitavano nel pozzo senza fondo dell'Amore e... restavano più inappagati di prima...
Molte volte avrei volentieri buttato via la mia bacchetta magica con tutti i suoi poteri (ma sapevo bene che questo avrebbe significato la mia morte, poiché noi fate possiamo quasi tutto, ma non questo)...!
Eppure, se da un lato gli esseri umani mi sfinivano con i loro stucchevoli desideri, dall'altro lato mi affascinavano, perché non si stancavano mai di chiedere e di combattere.
Per quanto la loro vita potesse sembrare inconcludente, io ne ero attratta; forse dopo 1.800 anni avevo capito che ciò che davvero desideravo non era trovare, ma cercare; non era raggiungere, ma desiderare...
Decisi così di consultare il regalo che mi donò la mia madrina (l'unica fata tanto potente da conoscere la magia capace di annullare la mia magia e di rendermi libera): la bussola dei Pensieri.
Fu l'inizio di un viaggio fantastico, dove una forte corrente mi trascinò in luoghi che nemmeno in sogno avrei immaginato di potere attraversare, un viaggio nel quale dovetti dare il meglio di me stessa per diventare chi davvero avevo scelto di essere, rinunciando a trucchi, sortilegi, filtri e pozioni...
Estrassi la bussola dalla stella della mia bacchetta magica, dove da secoli la custodivo; la freccia, indicava, carica di promesse e di minacce, la seguente frase:
"Per diventare un essere umano è indispensabile attraversare il Lago del Pianto, senza l'aiuto della magia"
Prima che potessi formulare la mia domanda, già la freccia si era spostata dove si leggeva:
"Per arrivare al Lago del Pianto occorre scalare la Montagna dei Sogni"
E poco dopo:
"Per raggiungere la Montagna dei Sogni è necessario superare la Palude del Dubbio; e per trovare quest'ultima, basta fermarsi e chiedersi se davvero la si vuole trovare"
Feci appena in tempo a domandarmi se ero davvero convinta di volere abbandonare i miei poteri, che mi ritrovai con il mio prezioso abito azzurro immerso nel fango...
Dalle viscere della terra si udiva una voce profonda e minacciosa che mi poneva una serie di incalzanti indovinelli: per poter avanzare dovevo rispondere esattamente, perché in caso contrario sarei sprofondata nella melma, lentamente, ma inesorabilmente...
Ero ormai immersa fino al collo in quella vorace palude, eppure ad un passo soltanto dalla riva, quando l'ultima domanda avrebbe decretato la mia salvezza o la mia scomparsa.
La voce cavernosa, pronta ad inghiottirmi del tutto, si faceva sempre più vicina e stava sussurrando al mio orecchio: "Ho contato 12 imprecazioni, 24 sospiri, e 30 minuti di brontolii: che ora è?".
Provai a sommare quelle cifre, a sottrarle, a moltiplicarle... ma niente, nessun risultato pareva una risposta sensata.
Che ore erano? Nel silenzio opprimente della mia ignoranza mi ascoltai deglutire, forse per l'ultima volta.
Guardai la bussola fatata, la cui freccia ora indicava questo consiglio:
"Pensa a chi sei e a chi vuoi essere: lì è la soluzione di ogni problema!"
Pensai a me stessa, al mio desiderio di farla finita con la magia e trovai la forza di esclamare: "Se ho imprecato 12 volte, sospirato 24 e brontolato per 30 minuti... è ora di cambiare vita!".
Con questa risposta mi ritrovai fuori dalla Palude, alle pendici di una montagna altissima e maestosa, che mi sovrastava e mi incantava con la sua bellezza, la cui cima lontana sembrava sommersa nel profumo, nella prodigalità e nella dolcezza della Natura: oltre le nuvole e oltre il cielo, inafferrabile e irraggiungibile come le stelle...
Cercai di scalare la Montagna dei Sogni, ma ogni sforzo sembrava inutile, perché pesanti invisibili catene trattenevano i miei piedi impedendomi di muoverli. Le mie ali sembravano paralizzate; cercavo appigli a cui aggrapparmi, ma questi si spezzavano, incapaci di sostenere il mio peso; il mio desiderio di salire aumentava, ma il cielo era sempre più distante ed io mi sentivo precipitare...
Ancora un volta cercai aiuto nella mia bussola magica. Ora si leggeva:
"Nel mondo dei Sogni, non devi avere paura: ciò che è impossibile può diventare possibile e ciò che è possibile può diventare impossibile".
Cosa significava? Cosa avrebbe potuto farmi paura? Cosa avrebbe potuto diventare possibile e cosa impossibile?
Finalmente capii... forse le catene che mi appesantivano non erano un ostacolo, ma un aiuto... forse nella vita niente è difficile, se si ha coraggio... forse per raggiungere la cima, non dovevo salire, ma scendere...!
Guardai sotto di me, dove in uno specchio d'acqua cristallina si rifletteva, in tutta la sua bellezza, la vetta che anelavo e che fino al quel momento era sfuggita al mio sguardo!
Laggiù erano dunque il Lago del Dolore e la Montagna dei Sogni, in un'unica meravigliosa unità!
Quelle acque limpide mi attiravano, invitanti e accoglienti, ma qualcosa di inconsueto e misterioso mi colpì: un paesaggio d'una bellezza mai vista, quasi dipinta, si rifletteva nel lago incantato, ma il mio volto non vi appariva, come se ancora mi mancasse qualcosa per poter rientrare in quel quadro e partecipare allo spettacolo.
Aprii le braccia, chiusi gli occhi... e mi lanciai! Era il volo tranquillo di un gabbiano che non sente la necessità di sbattere le ali, né di guardare; mi lasciai semplicemente trasportare dal vento per godere fino in fondo la gioia di esistere, in un universo infinito, senza confini, senza domande, come un profondo respiro di liberazione...
Volavo verso una meta sconosciuta, ma mi sentivo appagata e felice...
... Finché non riaprii gli occhi: le acque che mi avevano attratto non erano più calme e invitanti; onde violente e limacciose, come grandi montagne acquose, mi scagliavano contro le rocce per poi respingermi al centro di vortici spaventosi che volevano risucchiarmi.
Urla strazianti emergevano dalle profondità di quel lago, mentre l'acqua salata e gelida mi seccava le labbra, impedendomi di chiamare aiuto, se mai qualcuno avesse potuto sentirmi.
Mi sentii sola ed impotente, come mai mi ero sentita nella mia lunga vita da fata, trasportata da forze che non riuscivo a controllare, trascinata al centro di un lago sconfinato e indifferente, di cui non riuscivo nemmeno ad intravedere la sponda. Le ombre nere della notte mi avvolgevano implacabili; cercai di convincermi che la disperazione, per quanto infinita, dovesse pure avere una fine... ma lo sconforto ebbe il sopravvento e mi vidi ridotta ad un inutile e vuoto scheletro abbandonato su rocce ostili...Riuscii solo a gettare un'ultima occhiata alla mia fedele bussola:
"Come l'incendio più terribile può essere spento dall'acqua e il silenzio più opprimente può essere rotto dalle voci, anche il pianto più inconsolabile può essere sconfitto da una risata!"
Certo che poteva essere sconfitto! In un ultimo spasimo di dolore, ripensai all'immagine del mio povero scheletro gettato sulla scogliera e trovai la forza di domandarmi: "Perché non si butta?".
"Perché è senza fegato!" mi risposi da sola. E a questo pensiero cominciai a ridere. Fu una risata irrefrenabile e sonora, potente e fresca come una cascata di montagna... Le acque si calmarono d'incanto, la loro rabbia venne placata da quell'impeto di ilarità ed io riuscii a raggiungere la riva, esausta, ma salva!
Ora mi trovo accasciata sulla sponda, stordita e piena di lividi; riesco però a vedere il mio viso riflesso nel Lago: un viso affaticato come non l'avevo mai visto, ma ravvivato da una nuova luce...
La preziosa tela con la quale era stato confezionato il mio abito è ormai logora; i miei biondi capelli, un tempo luminosi come fili d'oro, sono disordinati e stanchi; le mie guance non sono più lisce come porcellana, ma segnate come un cuscino sgualcito. Eppure io sono felice, perché finalmente so di essere chi davvero ho scelto di essere!
Mi stropiccio gli occhi, per riguardarmi e prendere confidenza con un
volto che mi sembra nuovo...ma...solo ora mi accorgo che la mia immagine non fluttua ondeggiando tra le acque incantate di un lago, ma si riflette nel lucido specchio di un bagno; i miei capelli sono arruffati, e somigliano tanto a quelli di chi si è appena svegliato dopo una lunga dormita; e il mio abito lungo sembra una camicia da notte, più che il vestito di un fata...
 

 


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Agg. 04-04-2003