- Re
di pietra
I
- Una grande ombra
copriva il piccolo paese di Crissolo, un borgo di
montagna che a stento raggiungeva il centinaio di
abitanti.
- "Il tempo non
promette nulla di buono..." disse Carlo, indicando con
una mano la scura serie di nuvole che si stavano
radunando attorno al Re di pietra, il
Monviso.
- "Hai ragione,
speriamo che per domani migliori, altrimenti dovremo
rinunciare alla spedizione".
- Cosa dici Ettore?
Sai che è il sindaco a pagarci e che vuole
avere entro la prossima settimana una cartografia
completa del Re, dice che attirerà gli
escursionisti quest'estate. Abbiamo già
aspettato anche troppo, domani partiremo e
basta"
- "Non sottovalutate
il Monviso, sono già in troppi quelli che
l'hanno fatto. Non ti ricordi del vecchio Favro? Vuoi
forse fare al sua stessa fine? E poi, per quello che
m'importa, il sindaco se li può anche tenere i
suoi villeggianti".
- Carlo guardò
l'amico negli occhi e scoppiò a ridere.
"Ettore, stai davvero invecchiando, secondo me in
futuro sarà proprio il turismo che ci
permetterà di tirare avanti".
- "Bah, quando ero
giovane io, negli anni settanta, di forestieri non ce
n'erano, ma si viveva lo stesso!"
- "Il 1870 è
lontano, ora tutto è cambiato, siamo alle
soglie del novecento. Ad ogni modo vedrai che il tempo
non ci darà noie..."
-
II
- "Mamma, dove andate
a quest'ora?" Chiese la piccola Elisa, "Fuori è
quasi buio!"
- "Te l'ho già
detto cara, domani avrà inizio l'escursione al
Monviso, sarà un giorno molto importante per il
villaggio e questa sera gli adulti si riuniranno nella
sala del consiglio per decidere quali dovranno essere
gli uomini che prenderanno parte alla
spedizione".
- "Andrà anche
papa?"
- "Non lo so, vedremo
stasera. Ora è tardi dobbiamo andare. Mi
raccomando stai brava e non fare uscire
Sisal"
- "Va bene mamma"
disse e le diede un affettuoso bacio sulla
guancia.
-
III
- Quando i genitori
fecero ritorno a casa la mezzanotte era superata da un
pezzo ed Elisa dormiva tranquilla nel suo letto.
Sisal, il piccolo bastardo di sette mesi che la
bambina aveva trovato la settimana precedente, era
assopito al fondo delle coperte.
- La madre, una bella
donna prossima ai quarant'anni, entrò nella
camera della figlia e la chiamò.
- "Che ora
è... cosa volete..." rispose lei senza aprire
gli occhi.
- "Alzati, ti
dobbiamo parlare".
- "Ma è
tardi... ho sonno..."
- "Forza, non fare
storie"
- Dopo qualche minuto
tutti e tre i membri della famiglia erano seduti
attorno al grande tavolo di legno scuro della
cucina.
- Il primo a parlare
fu il padre: "Elisa, conosci vero la grotta che
c'è sopra al paese, la grotta di Rio
Martino?!"
- "Certo"
- "E sai cosa dicono
gli anziani del villaggio a proposito di quel
posto?"
- La bambina
sbadigliò e si stropicciò gli occhi con
le piccole mani chiuse a pugno.
- "Ho sentito dire
che è abitata dalle masche, che provocano
temporali e valanghe"
- "Esattamente"
continuò il padre.
- All'epoca si diceva
che durante la notte si incontrassero nel grande antro
streghe e spettri ed innominabili esseri infernali,
che perpetravano ai danni del paese orrendi malefizi,
che puntualmente si manifestavano con temporali,
valanghe e altre calamità.
- "E saprai anche che
per ottenere il favore degli spiriti, ed avere la loro
protezione, talvolta bisogna fargli delle
offerte..."
- Elisa fece cenno di
sì con la testa, anche se in realtà non
aveva mai sentito parlare di quest'usanza. Sperava
però che quell'assurda conversazione finisse il
più presto possibile e che lei potesse
tornarsene a letto.
- "Questa notte tu e
tua madre dovrete recarvi là a fare delle
offerte alle masche, perché ci proteggano
domani durante la scalata".
- "Io e la mamma...?
Perché proprio noi?"
- "La mamma è
stata scelta dal consiglio, ma non se la sente di
andare da sola, così dovrai accompagnarla.
L'avrei fatto io, ma devo riposarmi, domani mattina
non potrò permettermi di essere
stanco".
- La stanza era buia,
la lampada al centro del tavolo si limitava a
diffondere un fiaco baluginio. Il volto della madre
era avvolto dall'oscurità ma, guardandola, a
Elisa parve di vederla piangere.
-
IV
- La salita alla
grotta avveniva attraverso un ripido e scosceso
sentiero. Quella notte le nuvole coprivano quasi
totalmente la volta celeste, ma la luna era visibile
attraverso lo strato di nubi e diffondeva la sua
cinerea luce sul bosco. A metà tragitto
cominciò a piovigginare e il sentiero divenne
fangoso e scivoloso. Elisa cadde un paio di volte
sporcandosi di terra e lacerandosi il vestito; aveva
paura che la madre la sgridasse, ma stranamente non
disse nulla.
- "Mamma,
cos'è che offriremo alle streghe?" Chiese
Elisa.
- "Fra poco lo
vedrai".
- Dopo una buona
mezz'ora di cammino giunsero alla grotta. L'ingresso
era imponente, si apriva verso l'alto come fosse la
volta di un'immensa cattedrale di pietra immersa nel
buio. La madre si tolse di spalla la bisaccia,
frugò al suo interno per qualche istante, come
in cerca di qualcosa: "Non trovo più i
fiammiferi, devo averli persi durante la salita. Ora
vado a cercarli, tu riparati nell'antro della grotta,
tornerò fra poco". La sua voce
tremava.
- "Ma mamma, non si
vede niente, come farai a ritrovarli?"
- "Vedrai, ci
metterò un attimo. Fino a qualche minuto fa ero
sicura di avere ancora la scatola in tasca. Devo
averla persa qui vicino".
- Elisa si
offrì di aiutarla, ma la madre rifiutò:
"È inutile bagnarsi in due..."
disse.
- In quel momento un
fulmine illuminò i loro volti. Questa volta
Elisa fu sicura di vedere il viso della mamma rigato
dalle lacrime "Perché piangi?" Chiese con
preoccupazione.
- "Non è
niente, aspettami nella grotta" disse, si voltò
e scomparve dietro ad un grande albero.
- Cominciava a fare
freddo e quel posto le metteva i brividi. Un vento
gelido usciva dalla caverna.
- "Elisa" le parve di
udire.
- "Elisa"
echeggiò nuovamente nell'oscuro
antro.
- "Chi c'è?"
Urlò lei in preda al panico.
- Nessuna
risposta.
- "Mamma... Sei
tu?"
- Qualcosa
uscì dalla grotta. Elisa a quella vista fu
scossa da spasmi di terrore: "Cosa ci fai qui?"
Chiese.
- Dalla caverna era
uscita Beatrice, la giovane figlia del falegname del
paese.
- Era una bionda
bambina di undici anni, scomparsa inspiegabilmente
l'anno precedente, la migliore amica di
Elisa.
- "Ciao Elisa...
vieni con me nella grotta..."
mormorò.
- "No... ho paura...
dove sei stata tutto questo tempo?"
- "Non fare la
stupida, sono sempre stata qui, nella grotta. Dove se
no? Vieni anche tu, forza". Alle spalle di Beatrice un
bagliore accompagnò l'arrivo di altre
persone.
- Erano tutti
bambini. Alcuni le parve di averli già visti,
altri le erano completamente sconosciuti, altri ancora
indossavano abiti stranissimi, che lei non aveva mai
visto e che le sembrarono appartenere ad un'altra
epoca. I bambini erano tantissimi, maschi e femmine, e
in pochi istanti riempirono l'antro della
grotta.
- "Entra... resta con
noi..." recitarono all'unisono "Non devi avere
paura... starai qui con noi... per sempre..." le loro
giovani voci, tutte assieme, le ricordarono il ronzio
di un insetto. Terrorizzata tentò di voltarsi e
scappare, ma le gambe non volevano saperne di
muoversi. Credette di essere stata paralizzata da
qualche fattura o incantesimo, nuove paure si
aggiunsero a ciò che già provava e le
mancò il fiato. Poi, d'improvviso, il suo corpo
reagì e si piegò alla sua
volontà, ruotando su se stesso e iniziando a
correre all'impazzata. Stava per raggiungere il
sentiero quando dinnanzi ad un gigantesco abete, lo
stesso dietro al quale sua madre aveva svoltato
qualche minuto prima, comparve una donna. Aveva i
capelli rossi e la carnagione chiara. Due magnifici
occhi azzurri spiccavano sul suo volto. Era la donna
più bella che avesse mai visto e nonostante
l'orrore che provava se ne sentì
attratta.
- Camminando
sinuosamente raggiunse Elisa.
- "Chi... chi sei?"
chiese la bambina.
- "Non l'hai ancora
capito? Sono una masca ed ora tu mi appartieni".
Alzò la mano sinistra, socchiusa, verso il
cielo, e a quel gesto Elisa si alzò in volo.
Provò una stupenda sensazione di leggerezza,
che per un istante la lasciò stupita, quasi
dimentica del terrore che sentiva. Dopo qualche
secondo riprese a gridare.
- "Nella grotta!"
Ordinò la donna, ed Elisa raggiunse volando,
come sospinta da una brezza inesistente, l'antro della
spelonca. Vide gli altri bambini voltarsi,
contemporaneamente, come fossero un unico essere, ed
entrare nella tetra caverna. Poi, anche lei, scomparve
dietro la parete di roccia che copriva l'ingresso
della grotta.
- "Mamma..." si
udì.
- Poi più
nulla.
-
V
- La madre di Elisa
fece ritorno al villaggio, piangendo.
- Tutti gli abitanti
di Crissolo erano fuori dalle loro case e
l'attendevano.
- "È andato
tutto bene?" Chiese il più anziano di
loro.
- "Sì" rispose
la donna, poi corse dal marito e lo
abbracciò.
- "Non è
giusto" mormorò al suo orecchio.
- "È il prezzo
da pagare". Rispose lui con indifferenza.
-
VI
- La sera seguente,
dopo che i ventidue migliori uomini di Crissolo erano
partiti, Elisa ricomparve al villaggio.
- Nel giro di pochi
minuti tutti gli abitanti del paese erano usciti dalle
loro case e la osservavano. I vestiti che indossava
erano strappati e laceri. Sul suo corpo e sul suo
volto erano visibili ferite e bruciature. Era scalza,
la sua caviglia sinistra era gonfia e arrossata.
Chiedeva disperatamente aiuto, invocando il nome della
madre.
- Piangeva.
- Tutti la guardavano
con aria severa, immobili. Nessuno le parlò o
la soccorse.
- "Mi hanno rapita...
le streghe..." disse con voce rotta dal pianto "Ho
cercato di liberarmi, ma mi hanno picchiata...
torturata... ma poi sono riuscita a scappare... e sono
corsa qui..."
- Sorrise e il suo
cuore si colmò di gioia quando, tra la folla,
riconobbe la figura del nonno; gli si avvicinò
carponi e lo salutò. Egli tacque.
- A prendere la
parola fu ancora una volta l'anziano del villaggio:
"Stupida... stupida bambina, non dovevi scappare. Ora
gli spiriti della grotta saranno infuriati, i nostri
figli che sono partiti periranno per colpa
tua".
- Una vecchia si fece
largo tra la folla: "Sei solo una sciocca!"
Gracchiò, alzò una mano al cielo e le
scagliò contro una pietra.
- "Ma... cosa
significa... cos'ho fatto?" Biascicò
confusa.
- Il vecchio parve
ignorarla e continuò: "Ora dobbiamo placare la
loro ira... dovrai pagare".
- E alzò il
suo bastone contro la bimba.
- Altre pietre la
raggiunsero.
- Altri bastoni la
colpirono...
-
- "Perché...?"
-
VII
- Il mattino seguente
il sole splendeva e non vi erano nubi
all'orizzonte.
- La vetta del Re si
stagliava contro l'azzurro del cielo.
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