LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Michele Cozza
 
 
 
Madre
 
Madre, se trascinato
da flutti di ansie
smarrito ho la proda
da cui lontano mi guardi
e zavorra di tristezze
appesantisce l'anima mia,
riportami sulla rotta
che a te conduce
or che speranza fugge
e oscuri nembi minacciano
i miei tremuli orizzonti!
Tu che alla sfilata
di labbra da minio
arrossate e visi imbellettati
mai parte prendesti,
tu che all'avara sorte
e al bisogno che incalza
impavida ti opponesti
e la tortura degli anni
aspri della tarda età
accetti senza protesta,
soccorrimi or che, vagante
in malinconie, come caduca
foglia al turbine cedo
e nello spirito snerbato
sostegno non ti offro!
Tempra di altri tempi
la tua ! Madre,
tu mai ceduto hai
alle incursioni del doloroso
essere e solo un blando
lamento talvolta fugge
dal rassegnato silenzio
che mascherato cela
la tua pena immensa!
Sorridi, non piangere
quando a me pensi
augurami un dolce sonno
perchè domani al risveglio
venendoti incontro
rinfrancato abbraciarti possa!
 
Riflessi
 
Nella cupa soffitta,
abbandonato da tempo,
scarificato e opaco
pellicola di polvere
da anni ti scherma
annerito specchio!
Tortura e lamento
del lento svanire
nel tuo cristallino
fondo io leggo!
Sono dileguati i riverberi
delle giovanili speranze
che, da te rifressi, io vidi!
Sfuocati dagli armonici
guasti del tempo,
con uno stupore che stazia,
pur ci riconosciamo!
Sgorbi e graffiti
su sedimentate illusioni,
appena scorgo
sui rabeschi del tuo
e..... del mio volto!
Bisogna rassegnarsi
alla totalizzante oscurità
che rabbuia la pupilla
e l'anima rabbrusca!
No, non parlarmi dei ricordi
o della speranza del domani!
Guardiamoci intorno:
solo l'ingenerosa eco
di "una volta fui" ci resta,
solo il logorio del prima
e del dopo, mai cessa!
 
Mare
Da questa battigia
percossa che non muta,
smagliante e pulsante,
mare, amico mio,
crespato dal vento ti rivedo;
mi rapisce l'equoreo gioco
dei tuoi marezzi cangianti
in questo giorno che fugge
e misero passa per il cuore!
Attiva e allieta la tua vista
il deluso occhio snerbato
e meno algido risento
il marmo dell'avello
della perduta mia speranza
sostando ospite tuo.
Tu che conosci la pena
del marinaio senza imbarchi
attarda, se puoi, il transito
sull'estremo orizzonte
del veliero in fuga:
possa io raggiungerlo
e arrembarlo domani;
per sprone d'illusione
prender l'abbrivio
ed essere arruolato
da altro giorno bramato
che infelice non sia!
Lascia che l'animo
segua tra migrabondi
cumuli lo stormo d'albatri
che remiga ad altri caldi!
L'argentea spuma
del tuo flutto vivace
sia la vellutata bava
di un fulgido sorriso,
l'ondeggiar tuo ritmico
la culla di neonata speme;
il brontolio della tua voce
la ninnananna che soave
assopisce un cuore stanco!
 
Meriggio
Svuotata è la strada
in questo greve alido
meriggio assolato.
Estuano i muri martellati
da un sole infocato;
appena si incontra
qualche stretta striscia
di torrida ombra
rasentando una facciata.
Sopra le finestre chiuse,
sbucati da un rettangolo
di cielo, roventano i raggi
le grondaie e le cimase;
in lontananza, attediato,
pigro vagabonda un cane
nel silenzio che dilaga.
Si ingorga il respiro:
per l'aria, arsa e ferma;
non refolo, né brezza!
A lauto pranzo convenuto,
un nugolo di mosche,
in un angolo, ostinato
saccheggia raspo consumato.
Intrusa e non invitata
una midollare tristezza
nel cuore si infitta e straripa;
una quiete immilla e computa
un durare di svuotato accadere..
E' in questo frammento del giorno
che il vigore affioca e si spegne,
è in quest'ora che non spunta
frescura sulla soglia del cuore
e che la vita, come stilla resinosa
che grondi e si aggrumi,
immota e rappresa si guarda!
Dalla calma che dirama
mesti rintocchi, fuggiti
da filtri di silenzio, giungono
da campanile distante;
un tremito corre per la pelle
poi che quel mesto suono
mi tocca e intendo!
Una vita
la calura ha stroncato!
Non l'afa ,
ma un freddo mi soffoca
in questo giorno che infiamma!
 

Se affondar risento

 
Se affondar risento la sega
e la lima nell'alburno trepido
del mio durare,
se vuoti discorrono i giorni
davanti a miei passi
e illusione più non mi adesca
con i suoi ami,
se non ripiglia la mia vita
stanca un alacre cammino,
tra le tue braccia pur riposo
mi giunge amica e sposa.
Il cuore, che a te si affida,
altro ristoro e asilo ritrova!
Tu, arresti questo dirocciare
da rupi di speranze, freni
valanga d'ansia che impaura!
Eludendo l'insistente richiamo
del crepaccio che mi reclama
abbarbicato resto alla scalata
vetta del tuo amore assolato!
Poi che le mani del caso
scuotono le maglie del crivello,
che separa gli spessi granelli
della mia sostanza amara,
solo tu raccogli setacciati
grani di dolcezza fine.
Per te, scacco infliggo all'ora
che s'invola e acre passa
quando come lama, mi svena
e emaciato il volto lascia!
Ogni dubbiezza prossima
un tuo sorriso allontana;
robusta, una certezza inusitata
giunge e sostiene le mie ali!
Per te, vigore ripiglio
e si riattiva un dimesso aliare
per altri sorvoli bramati!
Tutto, per te, si riassorbe
l'acerbo dolore mio antico,
colorato, vivo e non più stinto
si mostra l'opaco sfondo
della vita che si profila!
Per te risorta, altra speranza
mi avviluppa; da stanza
buia fuggendo, varco
ti ritrovo e, riemergo alla luce!
Oltre il limine del tuo cuore,
nel centro del tuo cerchio,
lascia che dica: solo non sono!
 
Quando l'aureo disco del giorno
 
Quando l'aureo disco del giorno
più non vedrò apparire all'orizzonte
e nel mio cielo non vi saranno stelle,
quando più non mi giungerà il tono
vario dell'onda o gridìo di voci,
tacerà per sempre questo mio cuore!
Ma fino ad allora, ancor vi parli
la tortura di questa passione,
che voi, brama prediletta,
con indifferenza, appena ascoltate!
Quando dal vuoto imprigionato
a voi libera ripenso, in alto vanno
le mie inumidite orbite;
alle illusioni, promesse strappo
perché nel vostro petto cavo
un posto sicuro io trovi!
Se sapeste nel chiaro guardare,
vedreste i miei occhi scuri
fissarvi senza tregua;
se dai vostri pensieri non escluso,
meno penoso sarebbe il ritmo
scandito dal mio dimesso andare!
E' da troppo tempo che guardo
le pieghe della vostra bocca
senza baciarle; voi non sapete
che mi chinerei, fino a spezzarmi,
per raccogliere, come primizia,
un sorriso, da voi lasciato cadere!
Non ponete altri sgambetti
a questo cuore che inciampa
sulle crespe del vostro animo gelato!
Udienza accordate ad un amor
che non s'affioca e arrestate
la dolce tortura che perpetrate!
Guardatemi come la prima volta:
un rossore, vi ritornerà dal mio volto!
 
Prendimi pure
 
Prendimi pure, tristezza,
or che in cinerea polvere
si sbriciolanio i sogni
e ancor viva l'aperta conchiglia
su salso arenile arsa agonizza.
Abbracciami pure,
or che cocci di grandine
come saette precipitano
stroncando giovani fiori
e un' illusione, passando
senza fermarsi, sguscia via.
Fai pure le mie labbra vuote
e i miei occhi spenti,
se in faticoso cammino,
attraverso antri senza luce
o il filo consunto dei giorni
si impiglia tra siepi d'albaspina
Scellerata, ridi pure
se la mano s'impenna
su un bianco foglio delusa,
cercando una parola
che vana non sia.
Ti vedrò un giorno
appisolata, stanca
di tenermi compagnia:
sarà allora, che mi aprirò
un varco e fuggirò via!
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inserito il 18/04/1998