Testi dei vincitori del concorso
Il Club dei poeti 1998
 
MARLIVIANA SCHILIRÒ

9° Classificato

 

Un palloncino giallo racconta

 
Sento che le forze mi stanno abbandonando, per questo affido a te, piccolo raggio di sole, la mia breve ma dolce storia. A te che sei venuto qui in mezzo a questi vecchi giocattoli, a riscaldare la mia attuale solitudine con il tuo tepore.
Tu la consegnerai al vento. Lui la porterà lontano e forse a qualcuno verrà la voglia di scriverla. Resterà così nel mondo qualcosa di me e si saprà in giro che la vita del palloncino giallo non è stata inutile.
Tutto è cominciato qualche giorno fa; una bella mattina di questo mese di maggio. Mi trovai improvvisamente a volteggiare leggero, avvolto d'azzurro, insieme ad altri miei compagni di diversi colori. Mi pareva di essere il più bello di tutti tanto mi sentivo felice. Non riuscivo, però, ad alzarmi come avrei voluto e, per quanto cercassi di spiccare piccoli sbalzi verso l'alto, sentivo che qualche cosa di sotto mi tratteneva.
Guardai in basso e mi accorsi che con i miei amici, ero attaccato a un'unica base scura e pesante che permetteva, a tutti noi palloncini, solo qualche briciola di libertà.
Pazienza, pensai, meglio non cercare l'impossibile e godermi, invece, tutta questa luce e questa tiepida carezza che mi culla. Presi così a giocare, sfiorando ora l'uno ora l'altro dei miei compagni, anch'essi ugualmente felici e ugualmente inebriati di luce e d'azzurro.
All'improvviso si udì un festoso suonar di campane non lontano, e una lunga fila di bimbi e bimbe, vestiti di tuniche bianche, scese gioiosa dalla gradinata della vicina chiesa.
I bimbi, sempre in fila, vennero verso di noi; ciascuno stringeva nella mano un foglietto colorato.
Immediatamente a ogni bimbo venne distribuito un palloncino col suo bravo filo al quale ognuno legò il proprio bigliettino.
A me toccò un bimbo biondo, paffutello che mi sorrise, lasciando comparire una fila di dentini bianchissimi tra i quali si intravedeva una finestrina scura che me lo rese teneramente simpatico.
Sulla sua tunica, era appuntata una medaglietta dorata che brillava al sole come una piccola gemma preziosa e, dal collo, gli pendeva una crocetta di legno scuro.
Egli legò al mio filo il foglietto che teneva in mano e che era azzurro come i suoi occhietti vispi.
Poi una voce gridò: "Lasciateli andare", e di colpo niente mi trattenne più e iniziai ad andare su, su sempre più su verso il sole caldo che mi attirava come una calamita, mentre la piccola folla vestita di bianco, accompagnava quella mia salita con applausi e grida di gioia e di saluto.
Per un breve istante feci parte di una nuvola variopinta assieme agli altri palloncini che, come me, avevano preso a volare liberi, attirati anche essi dalla calda carezza del sole.
Piano, piano, poi, il vento mi divise da loro e, ben presto essi divennero solo dei puntolini colorati immersi nell'azzurro terso, finché sparirono del tutto. Allora mi ritrovai solo, avvolto da una tiepida carezza che mi sospingeva, continuando a cullarmi, verso un'incognita che mi incuriosiva e mi spaventava nello stesso tempo.
Vivaci rondinelle volteggiavano gioiose nell'azzurro, mi sfioravano con le loro morbide piume, quasi avessero capito il mio stato d'animo e volessero farmi coraggio con la loro tenere compagnia. Sotto di me sfilavano casettine dai tetti rossi, mentre vedevo correre su stradine minuscole, numerose piccole automobili; da lassù mi sembrò di star sorvolando paesini giocattolo.
Un fiume che si snodava scivolando sotto miniature di ponti, costeggiando strade e campi; mi accompagnò per quasi tutto il viaggio. La sua acqua cristallina sembrava costellata da un numero incredibile di fuocherelli accesi dai baci furtivi del sole.
Che spettacolo magnifico. La mia paura era ormai sparita del tutto e avrei voluto che quella meraviglia continuasse all'infinito.
A un tratto iniziai a perdere quota lentamente pur continuando a librarmi nell'aria.
Intanto il sole era giunto alla fine del suo cammino per quel giorno e si era sdraiato giù verso l'orizzonte, incendiandolo.
Ammirai quel quadro incantevole, mentre il disco di fuoco pian piano spariva in un mare di caldi colori. Sopraggiunta la notte, nella scura volta vellutata del cielo sopra di me, incominciarono ad accendersi le stelle a una a una, come piccole pennellate d'argento. Mi avvicinavo sempre più alla terra che, avvolta nel silenzio, si stava immergendo nel riposo notturno.
Però, più mi avvicinavo alla terra e più scoprivo che il buio e il silenzio mi avrebbero lasciato molto presto. Infatti, migliaia di lucciole mi accolsero sprizzando tutto intorno scintille di fuoco, come in un festoso spettacolo pirotecnico, ritmato da trilli gioiosi di grilli, frinire di cicale e gracidare di rane: un concerto assordante di caloroso benvenuto.
Continuando la mia lenta ma inesorabile discesa finii coll'adagiarmi ai piedi di un cespuglio di rose addormentate, non lontano da una graziosa casetta che sembrava avvolta in un incantesimo.
Rimasi lì tutta la notte, incapace ormai di muovermi; mi sentivo stanco, pesante.
Al sorgere del sole del mattino successivo, mi trovai circondato da uno sfavillio di luci e di colori. Ogni filo d'erba sembrava ingioiellato da innumerevoli minuscole gemme.
Le gocce di rugiada, baciate dal sole, avevano compiuto quel miracolo e il prato circostante sembrava preparato per una festa. Un rumore di passi mi distolse da quell'incanto. Due mani mi sollevarono e due occhi mi guardarono stupiti.
La signora staccò il foglietto azzurro dal filo che penzolava sotto di me e lesse ad alta voce: "Caro Gesù, oggi ti ho ricevuto per la prima volta ed è stato un momento bellissimo. Ho capito che mi vuoi tanto bene e so che ascolti le preghiere dei bambini, anche se sono un po' birichini come me. Alla festa di oggi manca la nonna. Lei è con te da un po' di tempo. Ti prego di mandarmela giù almeno per qualche giorno. Sono sicuro che ormai ti ho raccontato tutte le sue favole. Qui, invece, nessuno trova più tempo per raccontarle a me.
Ti voglio tanto bene anch'io e ti mando un grosso bacio
tuo Angelo.
Due lacrime silenziose scesero lentamente dagli occhi della signora che, stringendo il biglietto a me, corse in cucina…
"È proprio Gesù che ha fatto arrivare qui questo palloncino.", esclamò commossa e, subito, formò il numero che c'era sul foglietto. La sentii chiedere di Angelo e dopo un momento di pausa continuava con la voce che tremava: "Angelo caro, ho appena letto il messaggio che hai affidato al tuo palloncino giallo. Non sono la tua nonna, ma soffro anch'io perché ho perso il mio unico nipotino qualche mese fa, e non ho più nessuno a cui raccontare le favole. Se vuoi, ti racconterò tutte le favole che raccontavo a lui".
Ieri Angelo è arrivato fino qui con i suoi genitori; c'è stata una bella festa con tanti dolci, fiori e palloncini gialli, tutti molto più in forma di me. È a me, però, che Angelo e la sua nuova nonna hanno dato un grosso bacio ed entrambi avevano gli occhi luccicanti di stelline.
Ora, però, sono proprio sfinito, sento che fra poco non riuscirò nemmeno a respirare. Nonostante questo, sono un palloncino soddisfatto. La mia breve vita non è stata inutile. È bello aiutare qualcuno a essere felice.
Addio mio piccolo raggio di sole, e grazie per la tua dolce e tiepida compagnia".

 

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