LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Maria Rosaria Cau

CIAO MAMMA


Vivere dentro il bozzolo materno
è stata un'esperienza irripetibile.
Ricordo:
ero il confidente
dei dialoghi intimi di mia madre,
pranzavamo, dormivamo,giocavamo
a quattr'occhi.
Lei, mi adagiava all'ombra
del cordone ombelicale
e mi serviva il plasma giallastro
su piatti di alabastro:
che vita, ragazzi!
Vestivo di bianca tunica
di lino pieghettata,
la chiamavano placenta...,
per me, era un'ampia collana indorata
dall'Amore Materno.
Lei, mi nominava Reggente
degli organi suoi, dei miei, dei suoi...,
finchè non ci travolse un terremoto
ed una mano rovente mi estraniava
serrandomi il collo, fin quasi a soffocarmi.
Ed io, nel mio primo gemito di dolore urlavo:
«Ciao, mamma, non mi abbandonare!.»
 
 


Il pennello di Dio
 
Nella beata armonia
di febbre giovanile,
abbandono la vecchiaia
nei deserti di ghiaia.
Offro la tavolozza al sole
che mi pennella
a nuova vita il corpo.
Cambia il tremulo argento
della canuta chioma
in molti fili d'acqua.
S'allargano d'ognitorno,
rinverdisce il deserto... e,
da ogni sassolino,
nasce un bel bambino
"FRA GUERRE E KAMIKAZE
PESTILENZE ED AUTOBOMBE".
Intrepida, ogni trespola d'onda
irrora a nuova luce
ogni mente robusta.
Rinvergina d'amore
del tenerissimo affetto
che avidamente sugge
da madre ancor fanciulla
che, mentre allatta, implora:
PACE!
Uomini, sono la madre Terra,
ho i bimbi fra le braccia!
Così, quel calmo sole
ci colma di colori
che mai saran ritratti
con tali verità,
se non dal pennarello
di Dio, verso l'umanità.
 
 


Il boss
 
Sono il boss del quartiere
giusto lo scorso luglio ho compiuto dieci anni.
Fra scippi, spaccio, ricatti ed estorsioni,
divenni comandante di una banda speciale
a soli sette anni.
Una tassa per tutti
compresi i miei parenti,
loro mi hanno spronato,
lo voglio confessare a diventare il Boss
non solo del quartiere,
come dice mia madre;
di tutta la Campania mi debbo impadronire.
La nostra casa è misera,
da anni siam sfrattati,
ma provino a toccarci
a noi terremotati
ci provino, e poi vedono:
do fondo ai miliardi che il giro mi ha fruttato
mi compro tutta Napoli, il governo e lo stato.
Marì è a femmana mia
lo ammetto, son geloso, e guai a chi la tocca.
Seduti stretti fumiam la sigaretta
facciamo quattro conti
dosiamo le bustine di coca e di eroina,
abbiamo un grosso giro
che gran soddisfazione!
Scuole, asili, istituti, son nostri compratori.
Marì, dolcezza mia, non bastano gli incassi,
mi secca sai aspettare:
ma dieci anni son pochi per poterti sposare.
Marì, che tiene? Responneme!
Gennarì, sto male assaie;
non sento più le mani,
non sento più la pelle,
è tutto buio intorno.
Ma cosa sarà mai, sei stata sempre bene!
Non posso respirare, mi sento venir meno
su dai fatt' curagge pe nu' poco e fummo
alla nostra età non si può diventà tossicodipendenti.
Ti prego non morire,
non posso restar solo
Marì non mi risponde
fra le mie braccia muore.
Fra bustine smistate per donare illusioni,
le accarezzo i capelli, sorrido con le lacrime
della disperazione.
Piango i miei dieci anni
piango la mia compagna,
unica mia ricchezza,
in un mondo schifoso
dove appena nasci
ti voglion già mafioso.
Ormai non ho più nulla
senza la mia compagna
che per farla felice le bastava un tarallo.
Svegliatevi scugnizzi, vi parla il vostro Boss.
Facciamo un'altra lotta,
basta con le estorsioni
e lo spaccio di droga.
Diventiamo difensori di tante vite umane,
giuro sulla mia donna
giuratelo anche voi,
che da questo momento saremo uomini veri,
faremo un'altra Napoli
e di una banda onesta saremo i condottieri,
e, parola di Boss,
gli Italiani migliori.
 

Il caldarrostaro
 
Fermo fra nebbia e gelo
coperto da un pastrano
c'è il caldarrostaro.
Mentre arde la brace
invade viottoli e piazze
delle castagne arrosto il profumo speciale.
Penetra nell'olfatto,
ad uno ad uno invita
a poterle comprare.
Lento, attizzi, mescoli, e porgi i cartocci fumanti.
Oh, nobile figura dal braciere ambulante!
Noi tutti ti chiediamo:
rimani nella piazza
fra auto e confusione
tu solo, ed il lampione
sei l'ultimo rimasto
che lotta al consumismo del tutto surgelato.
Scomparso è il maniscalco,
il cocchiere e il cavallo,
le note musicali di timide serenate.
Avvolto nella nebbia della grande città
tu, sei l'ultimo stemma
di un'era ormai passata.
Cosa sarebbe mai la nostra civiltà
senza quel buon profumo
d'arte e semplicità?
 
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Agg. 26-09-2006