Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
 

Incipit di Espressioni Poetiche

Maria Rosaria Cau

 
Addio padre e sposo del ricciolo ribelle
 
Come lo spazio vuoto
vuota è la casa,
nella madre vi è un grido
di donna nel dolore,
un urlo come di donna al primo parto.
In noi figli,
il dolore è come fuoco divorante.
Ardente è l'ira
come un fiume che straripa,
fuscelli in balìa della tormenta
in una terra di angoscia,
di miseria, di arsura
che la voce di padre sapeva,
nutriva, dissetava.
Questa casa costruita per essere abitata, ora, è vuota.
 
 
Quel ricciolo ribelle
 
Ci hai partorito.
Sei stata madre
bella, serena, stanca
impasti la farina e sforni pan dorato.
Si piega la tua schiena
del peso della vita
di sacchi e di fascine.
Che grande tavolata la festa di Natale
con i tuoi dieci figli
tutti in attesa e attenti
al bel dì d'Epifania
per ricevere in dono
un frutto di stagione.
Il mondo ci ha divisi
per un tozzolin di pane,
ci siamo allontanati
pensando amaramente
al beato ricordo
del giorno di Natale.
Di tavola imbandita
di amore e di abbandono
sopra il tuo grembo amato,
sul tuo viso sereno,
quel ricciolo ribelle
che il sudore ha bagnato.
Sola.
Per ben trent'anni,
lontana dai tuoi figli
ora tutti presenti per i tuoi funerali.
Addio quercia potente
madre saggia e onorata,
composta in seta rosa
e con le man congiunte.
E' disteso il tuo viso,
ti vediamo fanciulla col ricciolo ribelle.
Ora tu vai lontano,
trovi il tuo amato sposo
che un dì ci salutò.
Un dì per Divin Leggi
noi ti raggiungeremo,
tu ci aprirai la porta
e ci darai la mano,
ci poserai sul grembo.
La tavola è imbandita
è festa..., è Natale
mentre sul viso scende
quel ricciolo ribelle.
 
 
Un bimbo per maestro
 
Si pensa,
non si dice
quanto è profondo e triste
veder gli anni volare.
Imbellettarsi il viso,
vestir da giovinetta
competere con i figli
scambiandoci le magliette
tute, fusò, pullover
con firme strane
estrose
per poter comparire
ancora ragazzette.
Come ben si nasconde
il patèma di madre
quando la propria figlia
sta lì per partorire.
Che attesa quel travaglio,
il cuore non accetta
di vederla patire e
nonna diventare.
Un urlo e poi un vagito.
Come treman le gambe
che grande confusione
mia figlia ha partorito.
Oh, come passa il tempo...
è diventata donna
mi guarda in modo nuovo
mi vede un po' diversa
scopre che sono madre
mi accarezza la mano.
Che impatto,
che emozione,
si inebriano i miei sensi
di dolce sensazione.
Ora senza magliette
di firme un po' bizzarre.
Cammino lungo i parchi,
rincorro la bimbetta,
giochiamo a nascondino
a tenerci per mano.
Con semplice candore
mia nipote affettuosa
così davanti a tutti
mi invita a saltellare,
così con un sol piede
mi insegna come fare
e come una bimbetta
senza belletto al viso,
saltello, inciampo
cado
il cuore batte forte,
mi sale la pressione,
divento rossa rossa
"dai nonna, che sei brava
facciamo un'altra prova
vedi che ce l'hai fatta!"
Non mi sento più buffa
né il peso dei miei anni
mi ritrovo bambina
con la mia nipotina.
 
Non muore l'amore
 
Per te Benito
che non sei più
ma sei molto di più,
ora il cuore langue.
Troppo rapido il sole è tramontato,
nell'addio hai cercato...
ad uno ad uno il nostro volto
nell'estremo di chi si aggrappa
al fin di vita,
l'anelito di chi cerca conforto.
Nessuno ti è accanto.
Ti sfiora il rimpianto della terra natìa,
com'è lontana...
nell'ora del tuo tramonto.
Un mare biondo ti appare:
è il grano maturo pronto alla presa forte della falce.
La falce, quanti calli ha procurato
alle tue mani operose,
quanto sudore è calato sulla terra arida
così cara, così lontana...
come una rondine sei volato.
Mamma! Chiama la tua voce,
non odi risposta,
lontano v'è l'eco dei manovali
che proseguono il tuo lavoro.
Calano lungo il viso calde lacrime
gli occhi si richiudono rivolti al cielo.
La luna, le stelle, la notte
non vi è buio per te:
la Beata Vergine t'ha preso per mano,
t'ha reso sfolgorante
ed ogni giorno il tramonto si rinnova
l'aldilà, il sole, la vita.
Così le dita della mano
si schiuderanno come petali
congiungendosi in un unico fiore.
 
Ineguaglianze
 
Cammina con sussiego
lungo un viale alberato
di vetrine lussuose,
di auto allineate,
di gente frettolosa
nella grande città.
La barba è brizzolata
la fronte alta e rugosa
gli occhi profondi e tristi
l'abito rattoppato.
Estroso, stravagante,
ha l'aria di un pittore
di un marinaio errante
nel mare di una città.
E' un artista che il mondo
ha posto in povertà.
Egli... timidamente, dimentico di glorie
in un viale alberato di vetrine lussuose
chiede la carità.
 
Trionfo amaro
 
Uno sguardo profondo, cupo, mesto.
Sferzante la risacca s'infrange sugli scogli,
sul tuo viso e lo percuote.
I capelli intrisi di alghe fitte sottili
prigioniera di tutto e di niente,
come lo scoglio sul mare
pietrificata sul suolo.
Hai una patria senza terra,
un uomo senza amore,
hai figli e non sei madre
prigioniera nel tempo.
Una condizione amara
tenti di fuggire.
In una notte di bufera,
di streghe e di vampiri,
una piccola donna ti stacca dal fondale
ti rende madre e donna,
ancor non sei felice.
Depone un sol mattone
diviene un gran castello,
e tu non sei felice.
Porta a porta col mare
che più non ti percuote,
lo domini dall'alto e dà nuove radici.
Gridi raggiante: hai vinto piccola donna amica.
Amica..., ma per quanto?
Fino a... nuove radici.
 
L'altra adolescenza
 
Lo specchio mi riporta
un volto segnato e spento.
Lontana giovinezza... fresca fuori e nel cuore.
Paga di un sol sorriso,
di una lieve carezza: sensazioni d'amore.
Com'è lontano il giorno
che con dolore e gioia
partorivo mia figlia, frutto del nostro amore.
Cresce ridente, bella nella sua giovinezza.
Le regalo cultura e libere conoscenze:
ella deve esser paga in tutto, in ogni cosa.
Strano: nel mio fior di margherita finora rigogliosa
vedo i petali deboli... ad uno ad un piegarsi
il gambo rattrappirsi,
respinge le mie cure
di madre sempre attenta..
Cosa succede figlia?
"Tranquilla vecchia mia, io son viva contenta."
Ma il tuo sguardo è lontano, il tuo corpo vacilla...
"sto bene..., son felice "vivo di coca e amici"
eppoi non sei contenta?
Ho conquistato lauree, sono un'imprenditrice,
la grande industria è mia: di' vecchia non ti basta?
Son forte e rigogliosa: un po' di coca... e passa..."
Gesù che dici mai?
Ma, la tua giovinezza... dove sono i tuoi petali
di... di... di fulgida bellezza?
"Svegliati vecchia è finito il tempo di...
un bacio e una carezza."
Mi crolla fra le braccia
il mio fiore appassito
reclina il capo... è fuori
dal tempo, dalla vita.
Stanca, svuotata, mi trovo un mondo nuovo
il mondo del domani
di giovani ormai spenti
d'aver troppo ottenuto
dall'amore di madre
che voleva donare al proprio figli e ad altri
solo tranquillità.
Non ho più nulla... ormai.
Son chiusa in un reparto un po'... particolare
sola con i miei dolori,
penso amaramente,
il manicomio... è fuori.
 
Per leggere la prefazione di Dal libro «Espressioni Poetiche»
 
Per leggere alcune pagine del libro «Una medium allo specchio»
 
Per leggere la prefazione del libro «Ciao Mamma»
Per leggere alcune pagine del libro «Ciao mamma»
 
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Agg 26 febbraio 1999