Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Manuela Bruni
Con questo racconto si è classificata nona al concorso Parole in Movimento Fonopoli
 

 
Il paradiso delle coccinelle
 
Un altro colpo di tosse. Lo scoiattolo di plastica marrone, tenendo con le zampette la lampadina, illuminava il nasino arrossato di Giulia.
La notte era appena cominciata e già la mamma si era alzata tre volte per portare un bicchiere d'acqua ed un cucchiaino di miele alla piccolina.
Da sotto le lenzuola, tra le barchette disegnate sul pigiama, uscivano timide due manine rosa ed un elefantino di stoffa celeste.
«Mamma, mamma! Portami ancora acqua, non riesco a respirare!».
«Arrivo Giulietta, fammi posto, vengo a stare nel tuo letto, forse in due riusciremo a cacciar via quella tosse antipatica!» sospirò assonnata la signora Lalla, mentre cercava di farsi piccina piccina per entrare nel lettino rosa, tentando di far dormire Giulia con una vecchia ninna nanna, ma gli occhioni neri non facevano in tempo a socchiudersi che subito un colpo di tosse li spalancava.
Così passò la notte senza che nessuno si riposasse (anche l'elefantino di stoffa celeste non riuscì a trovarsi comodo, stretto com'era tra le braccia di Giulia e la pancia della signora Lalla!).
Dalla finestra cominciava a filtrare il chiarore dell'alba, quando la perfida tosse fuggì da quella stanza e nel lettino rosa scese un sonno profondo.
All'improvviso un fischio allegro fece sobbalzare Giulia, la signora Lalla e l'elefantino di stoffa celeste.
«Chi è che fischia così mamma?».
«È un usignolo che chiama i suoi amici: li avverte che è salito il sole».
«E perché urla così? Io ho sonno, non lo sa l'usignolo che stanotte ho avuto la tosse? Mi dà fastidio il suo fischio! E poi, lo senti, adesso anche i suoi amici strillano, c'è una gran confusione là fuori! Perché gli uccelli si comportano così?».
«Non ti arrabbiare Giulietta, l'usignolo vuole soltanto offrire la colazione ai suoi amici. Ogni mattino il primo di loro che si sveglia comincia a volare di albero in albero, chiama gli altri bussando ai loro nidi e così, quando s'è riunita la compagnia, se ne vanno allegri al Bar degli Uccelli».
«Al Bar degli Uccelli? Ma che anche loro prendono il caffè? E com'è fatto, dov'è questo Bar? Io non l'ho mai visto!».
«Perché è ben nascosto in un albero cavo, tesoro, così nessuno disturba i clienti mentre mangiano la loro brioche. Forse il caffè che bevono non avrà lo stesso gusto di quello che prendo io, ma sono convinta che non dev'essere cattivo».
«Mamma, ma gli uccelli fanno la stessa vita degli uomini?».
«Certo, sono creature come noi, anche se portano vestiti diversi e non hanno bisogno di prendere l'autobus per tornare a casa. Nascono e crescono come noi, sposano una usignola e fanno tanti usignolini, che a loro volta cresceranno e così via».
«E quando muoiono gli uccelli vanno in cielo? Vanno in Paradiso? Nel loro Paradiso, dio è un uccello?».
«Non ne sono sicura, perché nessuno di noi sa bene com'è fatto il Paradiso, ma mi immagino tante grandi nuvole, ognuna con un tipo di creature ed il loro dio. Tanti nuvoloni colorati che galleggiano nel cielo, con sopra tanti esseri felici di starsene adagiati nell'ovatta. Ognuno libero di giocare, di volare da un gruppo all'altro».
«Anche le tigri o le giraffe hanno la loro nuvola?».
«Certo cara».
«Ma le tigri non si mangiano le giraffe?».
«No Giulietta, nel Paradiso non c'è bisogno di cacciare e di uccidere, perché nessuno ha necessità di mangiare. Così le tigri e le giraffe se ne vanno a spasso tenendosi per le code».
«E le coccinelle? Lo sai che Alessio ha schiacciato una coccinella nel giardino della scuola, ma io l'ho sepolta in una piccola tomba di foglie. Il giorno dopo non c'era più! Forse sono venuti degli angeli-coccinelle e l'hanno portata in Paradiso! Io, mamma, quando muoio vado nel Paradiso di Gesù, però ogni tanto la vado a trovare la mia amichetta nel paradiso delle coccinelle!».
La signora Lalla sorrise, aggiustando le coperte alla figlioletta; la baciò sulla fronte dicendo: «È un bel pensiero il tuo, Giulietta; sarà divertente sognare questi paradisi. Chiudi gli occhi e riposati adesso. C'è tanto tempo per andare a trovare la tua amichetta! Prima dovrai fare amicizia con le altre creature, così quando andremo &endash; tra cento anni &endash; anche noi in Paradiso, potremo allegramente volare da una nuvola all'altra. Immagina che festa questo saltellare di cavalli e rane, tori e pipistrelli, ippopotami e farfalle di tutti i colori e uomini, donne e bambini di tutti i colori, un movimento infinito di esseri che si vogliono bene».
Giulia chiuse gli occhi, fece un bel respiro e subito scivolò nel mondo dei sogni.
Nel buio un puntino rosso si avvicinò, si ingrandì, si riempì di pallini neri: l'amichetta coccinella! Volò in tondo e poi si posò sulla punta della proboscide dell'elefantino di stoffa celeste.
«Sono contenta di vederti, Giulia. Voglio ringraziarti per la piccola bara di foglie che mi hai costruito. La nuvola delle coccinelle è un posto comodo, sai. Grazie di averlo pensato, perché la fantasia che si forma nella tua testolina poi diventa la mia realtà. Se continuerai a pensare felice io potrò ridere in eterno. Grazie Giulietta».
Con un saltello la coccinella spiccò il volo, salutò gentilmente l'elefantino di stoffa celeste e scomparve.
Giulia si girò su un fianco e sorrise infilandosi il pollice in bocca.
Il sole era già alto e la signora Lalla lavorava ai fornelli; dalla finestra socchiusa entrò ronzando un insetto e si posò sul barattolo del caffè.
La signora Lalla lo osservò attentamente, poi disse ridendo: «Ci vediamo tra cent'anni!» e con un soffio leggero lo fece volare via.

 

Classifica Concorso Parole in Movimento Fonopoli 1998 sezione narrativa

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inserito il 27 ottobre 1998