LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Manuela Belleli

Nasce l'8 marzo 1963 in una famiglia contadina nel mezzo della pianura padana a 100 metri dal fiume Secchia: la natura e gli animali sono i suoi amici. Dopo il diploma in agraria, frequenta la facoltà di giurisprudenza presso l'università di Bologna, non per amore ma per necessità. Attualmente lavora nella Polizia municipale della sua città: del suo lavoro le piace il fatto che non ha il problema di abbinare i colori quando si deve vestire: tutti i giorni uguale. Ha la fortuna di avere tempo libero che le consente di vivere e di coltivare i suoi hobbies: sciare, andare in moto, fare sport e, soprattutto, scrivere poesie.

Inizio
 
Gelida rabbia
odio ovattato
un po' di botte:
quanta tristezza
ha conosciuto
la mia infanzia.
Quante carezze
non ha conosciuto
la mia pelle,
quanti sorrisi
non ho veduto MAI
e la solitudine.
Gli sguardi freddi
con grida smorzate
dai denti stretti.
Quanti ordini:
io servivo
casualmente ma servivo.
E fu così che
iniziò la mia vita
consolata soltanto
da qualche sogno infantile
e dalla delicata presenza
degli animali nella natura.
Vorrei ancora:
come ieri,
come domani,
la dolce presenza
di almeno
qualche Gatto (... sic)!
 
 
Franca
 
Il desiderio represso
di baciare quelle labbra.
Leggere quegl'occhi
ascoltando la sua voce:
sublime dolcezza.
 
Ambire a quell'incontro:
progetti e speranze,
poi il nulla:
solo il vuoto intorno a me:
sconsolata rassegnazione portami via.
 
Nemmeno con te,
Donna,
ce l'ho fatta.
Possibile che neppure tu
capisca? mi voglia?
 
E ti amo.
Rabbia e malinconia
non fatemi ancora pensare
alla conformistica morte.
Ti penso e ti vorrei.
 
Le lacrime
 
Le lacrime sono
come la pioggia.
 
Speriamo torni l'arcobaleno.
 
Ma lasciano solchi salati
sulla faccia e gli occhi rossi
che il sole non cancella.
 
Verrà un giorno di sorriso
anche per me?
 
 
Sono una fallita
 
Un torpore di sgomento
mi inebria la mente;
quasi avessi la testa avvolta
da una nebbia pungente
che neppure il sole della vita
riesce a far salire.
Uno stelo ho reciso
e la vita di un altro fiore ho troncato.
E vince due volte
chi vince se stesso
ma non nel vuoto silenzioso
della mia impossibilità:
ci sarà un buchino
dove possa tessere
anch'io, la mia ragnatela?
È nell'assurdità
effimera e sconsolata
che vengo a te, morte,
unica cosa che mi resta da provare
l'ultima e forse unica da realizzare.
Nell'indifferenza altrui
(nelle elemosine e nelle commiserazioni altrui,)
questa mia diversità ed impossibilità.
La mia vita è un fallimento totale
nelle mie inconclusioni
nei miei sbagli voluti
perché la mia mente
legata e paralizzata dalla paura
mi impedisce di cogliere
i frutti della vita,
anche quelli che la natura
ha confezionato per me.
 
 
 
 

 
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©1996 Il club degli autori Manuela Belleli


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Inserito il 12 marzo 1998