Poesie di
Licio Gelli
 
Dal libro Il mio Domani
 
Il mio domani

Passano gli anni e il tempo affresca le rughe,
scalfisce i segreti remoti che durano nel cuore
e traccia sulle pieghe del viso il mio domani
che sarà perenne di giorni appena consumati.
Gli occhi stazionano sulla biblioteca, sui libri
a pile che non ho ancora letto e così penso
al quadrante sbiadito d'un orologio statico
e mi chiedo tra me quanto tempo mi rimane.
Il tuo ricordo pare una magia fuori del tempo
dove la memoria ondeggia su ciò ch'è perduto,
scivoli sui silenzi il vento acre dell'esistenza
e sembra prodigio il seme che diventa albero.
Fischia sulle cime l'alito ghiacciato della sera
ed una tenerezza antica si apre nel pensiero,
spalanca un canto triste nel vuoto della mente
ed un sussurro di tristezza girella nell'ignoto.
Mi porto dentro ascendenze di nomadi e fuggo
dal destino malevolo che ombreggia i ricordi,
a novembre il vento cava dal giardino le foglie
e con esse trascina via anche la gioia della vita.
Il cuore defluisce nel fiume quieto dei ricordi
e ritorna la tristezza e avanza il dolore cupo
che tende l'anima con il tocco d'una carezza
e delinea inimmaginabile il soffio della vita.
Così mi abbandono al volo d'un sogno quieto
che pure si dilata nel profilo delle ore buie,
pure c'è ancora un fremito di vita nella mente
mentre con gli occhi spalancati cerco il cielo.



Aiutami a soffrire
 
Stasera i pensieri sono simili a foglie fatiscenti,
nell'autunno che preme sul cuore la malinconia
ed io non ho più nulla da pretendere e mi sento
sperduto come Mosè dentro un cesto di vimini.
A volte credo di avere già vissuto il mio tempo
e cerco di catturare l'integro dolore del mondo,
l'inquietudine degli uomini m'assale; e ti prego:
in questo mio viaggio aiutami a soffrire, Signore.
Il freddo stasera ha chiuso il cuore in una morsa
e tu non sei più con me per poterlo infiammare,
non più un gesto o una carezza per riaccendere
la fiamma che un tempo avvampava senza sosta.
Stasera la solitudine ha risvegliato dentro di me
il dolore che era nascosto nell'attesa di tornare,
le lacrime scendono come pioggia di primavera
e si perdono nel buio che si inoltra nella stanza.
Ad ogni ora aggredisco l'aridità del quotidiano
cercando di equilibrare il mio mondo spirituale
e solo sulla strada del dolore ritrovo me stesso
ed impotente attendo lo scoccare dell'ultima ora.
La notte mi sorprende nel silenzio dei pensieri,
nei sogni che cedono all'approssimarsi dell'alba
in cui ti convoco con richiami pacati di tristezza
e il tuo ricordo è onda che martella la scogliera.
Invano tento di frantumare questa mia solitudine
ma riconosco nel dolore l'unica verità della vita,
ed anche se persisto in questa dolce inquietudine
ho paura che l'alba sopraggiunga troppo presto.


Eternità rubata

Nel cuore cantano parole di riconciliazione
con gli uomini, il mondo e i muri delle case
che si distendono sotto un sole semispento,
posto a sud del rosso velo di un crepuscolo.
Nell'anima tornerà la nozione della certezza
e il segreto per invocare i fantasmi del passato,
per fare risplendere il richiamo della speranza
di ricevere nuove e forti sensazioni di gioia.
Stasera un'ansia maltratta pilastri di speranze
e traboccano di nuove parole i soliti silenzi,
poi sarà una sfida rubare i resti della luna che
ora mi affascina con i suoi profumi struggenti.
Ritrovare l'età giovane spogliata dagli errori
per tessere con nuove maglie la tela della vita
e continuare entro i confini dell'umano sentire
a curare le mie ferite nella ragnatela dei sogni.
Nasceranno nuove lune sul fondo degli abissi
quando il giorno avrà compiuto il suo corso e
la terra ospiterà nel grembo il senso dell'uomo
che ha lavato le sue ferite con acqua di fonte.
Le nubi vagabondano in un cielo senza tempo
le ombre vivono nel respiro della tua presenza
che ora s'affaccia oltre i rami del crepuscolo
a cantare nell'attesa le prime stelle della sera.
Sopraggiunge con forza la soglia della notte,
a riportarmi segreti chiusi entro raggi di luce
e nell'effimero richiamo di un'eternità rubata
infiammerò il mio futuro in carezzevoli fuochi.
 
 
Le perle della sofferenza
 
 
Quando di notte il dolore si sposa col silenzio
ed avvolge il cuore un mantello fiabesco,
è solo allora che mi sboccia la fatica del vivere
ed i miei pensieri si posano in un'eco di preghiera.
È il destino che suona la canzone della vita
con una musica forgiata di storie senza nome
e di tante parole talvolta selvagge e solitarie
che annunciano affanni in una eco autunnale.
Per tutti c'è una luce da accendere nell'aurora
e c'è un lume fievole da spegnere al tramonto,
per tutti ci sono nuove promesse per l'avvenire
e stormi di sogni lieti che inseguono le rondini.
Il dolore mi ha aiutato a conoscere me stesso
e mi sono prostrato nudo davanti agli uomini
e davanti a Dio come fece il santo Francesco,
così ho sofferto però sono diventato uomo.
Ho cercato la verità socchiusa nel mio silenzio
e ho dato un nome alle perle della sofferenza,
alle gocce che cadevano dal cielo per bagnare
e dissetare in abbondanza i fiori della mia vita.
Ho gradito la sorte che qualcuno mi ha scolpito
senza cadere nelle ragnatele d'oro che vedevo
nascere giorno per giorno e che mi attiravano
in un mondo formato di illusioni e poca luce.
Pure prima che nasca la luna sono già inquieto:
mi chiedo a cosa vale vincere gli spazi del cielo
per poi avventurarsi in quell'emisfero senza fine
simile ad una lepre che corre verso la salvezza?


 
Soltanto illusioni

Mi lascio dietro una traccia di ricordi nostalgici
ed una vita equivoca e disseminata di trappole,
e così che mi perdo nel tramonto appena nato
e nei sogni mi si schiude l'incertezza del futuro.
La sera si avviluppa dentro le fessure del cuore
mentre la fede si rifugia entro silenzi caliginosi,
una frescura accarezza i miei sogni ancestrali
e le lacrime mi brillano sotto la luce delle stelle.
Precipita la notte sulle ore mediocri del giorno
e mi appresto a vuotare il calice della nostalgia,
dei miei sogni giovanili resta solo un barlume
a testimoniare approdi perduti su isole lontane.
Molte volte ho scelto un nome da dare al dolore
e come tanti ho sofferto l'ingiustizia del mondo,
più volte ho stretto nel pugno le spine delle rose
ed è stato gradevole cantare al cielo la mia pena.
Signore, spesso vedo il tuo volto, il tuo perdono
riflesso dentro una luce di verità che non ha fine,
ma raramente mi allontano dalla mia solitudine
come il cielo in lontananza si impasta col mare.
La vita in queste ore mi regale soltanto illusioni
come la rondine che al ritorno non trova il nido,
la sera mi dona un brulichio di luci e penombre
ma all'alba i miei pensieri si riempiranno di luce.
Cerco le pietre nascoste negli anfratti del dolore,
cerco echi d'amore appesi ai grani di un rosario
prima che il sole ferisca i vetri della mia finestra
e che io canti la mia pena con la musica nel cuore.


Ricordi visibili
 
Pesano nel presente della vita immobili felicità,
pure pensieri brillano nelle continuità dei giorni,
mentre l'orologio batte secondi e lampi di vita,
scandisce la vanità delle cose tra aliti di vento.
Ho rimestato il fuoco amico dei ricordi spenti
e metaforiche immagini hanno sfiorato la mente,
le bugie avranno vita effimera come le farfalle
e come i sogni rinserrati nel fuoco delle stelle.
Così mi aggomitolo tra le mie stesse braccia
cercando di resistere contro i brividi del tempo
ed un profumo silvestre mi accarezza il cuore
e fa nascere un sapore di lontani ricordi risibili.
Con occhi di silenzio rincorro faziosi confini
e i pensieri rinnovano stupori d'una fresca vita,
questa sera ho impastato una crema di ricordi
formando una torta per un ignoto compleanno.
Ora gli occhi vagabondano in cerca di profili
e di lontano si dischiude uno squarcio di mare,
mentre i pensieri diventano lacrime di perle
infilate in ridente corona per cingerne il capo.
Di fronte ai monti e al mare accendo i colori
e suono le mie canzoni per sconfiggere guerre,
semino germogli di vento in un mondo nuovo
e trovo così la saggezza coperta da vera luce.
Ora minute analisi trafitte da immagini diluite
formano fantasmi dietro l'arco dei miei sogni
e dall'amore nascerà un rumore più luminoso
che si incastra in un arco senza voce né tempo:



Ultimi lampi di vita

Ho cercato l'amore nello specchio del passato
e la tristezza ha frantumato il guscio del cuore,
e una muta pena ha chiuso i ricordi in una cella,
una vuota sofferenza li ha privati della libertà.
La sera s'appresta ad oscurare le ombre cupe
e nascono echi di vita lontana e di pacata gioia;
a chi importa se mi sono comportato lealmente,
a chi, se tutti hanno profittato della mia onestà?
Questa piovosa età fa più forte la malinconia
come un campanile che si leva sopra un lago,
specchio di acque impigrite su cui dal cielo
scende come un'ombra un riverbero d'amore.
E mi perdo nei sacri sentieri della memoria
per sfumare nel silenzio i pensieri indefiniti,
l'anima si denuda dentro un ozio intorpidito
e il cuore è svogliato di fronte al cupo futuro.
Una voce langue nell'alone remoto dei ricordi
spensierati e tediosi un frinire di cicale,
come una città che tace nel silenzio d'agosto
mentre la luna fa crollare lacrime di rugiada.
Appare una vita da cani il tran tran quotidiano
come l'erba divorata al passaggio d'un gregge,
l'anima è già logora ancor prima della nascita
in questo mondo che ha spavento della verità.
Mi rimane un sogno, un pensiero imprendibile
e il brusio solitario di un dolore che si scioglie
come l'eco di una musica fievole che perisce
mentre la notte soffoca gli ultimi lampi di vita.


 
Un vento senza nome

Un'isola di incertezze irrita i segreti del cuore
quando approda il supremo silenzio della sera
e la mente ritorna ai giorni del passato
mentre il crepuscolo scivola l'orizzonte.
Col buio scende in terra un vento senza nome
e così affiora la tua dolce eco nei miei ricordi
come quando piantavi le felci accanto alle rose
con una religiosità che mi lasciava sbigottito.
Ora la mia mano attende con ansia la tua mano
come nelle nostre sere scaldate dai baci d'amore,
chissà perché allora noi ci credevamo immortali
simili ad un arcobaleno subito dopo il temporale.
Ci sentivamo tutto ad un tratto euforici e liberi
come il vento che accarezza le ali dei gabbiani,
ci sorprendevamo a studiare le stelle nella notte
e restavano in attesa del mattino ancora lontano.
Siepi selvagge ora designano questo mio sentiero
e proteggono i sacrifici di una lunga sofferenza,
come quando camminavo a testa alta, nonostante
mi avvertivo solo contro le cattiverie del mondo.
I pensieri disegnano immagini nell'aria mielata
della sera che fa riapparire le ombre del passato
e nella sera innamorata nascono flebili carezze
che con calma dolcificano il cuore e la memoria.
E' triste quando non vedi più le cose come sono:
il mare diventa acqua dove poter solo annegare,
il cielo è un deserto sconfinato in cui annullarsi
e i sogni diventano incubi oscuri da dimenticare.


Le cose amate
 
Il cuore indugia nell'attesa del calar del sole
e comincia a tremare al chinare delle ombre,
il cielo si colora di rosa e si spegne il giorno
e un ricordo si sbriciola nel cuore e nel vento.
Sono lontane le cose amate del tempo giovane:
i soldatini di piombo, i miei quaderni di scuola
in cui scrivevo frasi per i miei giovani amori
che fiorivano nel cuore ma che ora non ricordo.
Ho camminato nei sentieri d'una vita intricata
fatta di ostacoli compatti e di sogni deludenti,
eppure ho vissuto i giorni con la voce del cuore,
ho lottato ma poche volte sono stato vincitore.
Troppe volte ho ceduto al pianto, alla preghiera,
ho combattuto i miei nemici con schietta lealtà,
troppe volte mi sono lavato nel fiume della vita
ed ogni volta ho confidato di nascere di nuovo.
Quante volte ho atteso da altri un gesto di pace,
vane aperture d'amore e sereni spazi tra nuvole,
quante volte ho cercato tra compagni di viaggio
un rifugio alla larga dalle tentazioni del mondo.
Ora non è più il tempo di sirene e grandi draghi,
di filamenti d'ombra che ristagnano tra le erbe
e nel silenzio la luna si nasconde nel cuore che
attende il peso dei ricordi, il sollievo d'una gioia.
Ora la carità si tuffa in pascoli di incertezze e io
continuo ad ingannarmi sperando che il sonno
giunga a spazzare via questa odiata malinconia
muta come un dolore che si ingrossa nel silenzio.
 

Dal libro Spremute... al tramonto
 
 
Nel bosco della vita

Signore, fammi esultare allo sbocciare dei fiori
e fammi svanire la tristezza nascosta nel cuore,
fa che rintracci un'oasi sulla strada del destino
come un asilo che duri lo spazio d'un mattino.
Fammi rinvenire nel dubbio le speranze sopite
come l'aurora pallida aspetta con timore il sole,
stasera sto affogando nel buio pozzo della noia
e forse i miei sogni sono stati già programmati.
Fa' che io possa godere delle occhiatine del sole
che lambisce la terra con un'aria di superiorità,
fammi conoscere i segreti nascosti nelle nuvole
affinché io intenda il tempo eterno della verità.
il cuore non è più sufficiente a farle compagnia,
gli anni dilagano e più m'unisco al Tuo grembo,
come un'eco m'infilo nel tramonto di un sogno.
Scende la sera e mi logoro nel bosco della vita,
ora il mio cuore è sigillato in una stanza grigia
ed il dolore a volte può essere lucido e intenso
come quando da fanciullo credevo nelle favole.
Avverto a fatica il tuo inquieto respiro, Signore
mentre manciate di luce si spargono sugli occhi,
forse troverò lacrime nelle palpebre della verità
e così anch'io conoscerò le frontiere del mistero.
Dopo il declino della notte nasce daccapo l'alba
ed il mio viso raccoglie le Tue sensibili carezze,
torno con il cuore a sperare in un mondo nuovo
e ad occhi chiusi raccolgo il dono della serenità.


Un sogno lontano
 
Io mi approssimo ad un sogno lontano
dove la mia fede canta inni al Signore
e fiabe sconosciute regalano la fantasia
a quegli uomini rimasti integri nel cuore.
Io arrivo da un sogno alquanto distante
dove il bene scaturisce da limpide fonti
e puri pensieri si specchiano nelle stelle,
nella polvere antica che copre i desideri.
Io procedo verso un lieto sogno diverso
dove le cime dei monti baciano il cielo
e tanti caprioli si dissetano nel ruscello
che limpido nasce e scivola tra le rocce.
Io provengo da un sogno assai lontano
dove le margherite ondeggiano nei prati
ed i mughetti profumano sopra un altare
dove brilla da sempre l'immagine di Dio.
Io mi avvicino ad un sogno dimenticato
dove il dolore è dignità e compostezza
e il volere di Dio è aperto alla speranza
che resta in attesa di confortanti risposte.
Io giungo da un sogno discrepante dove
aumentano le croci nei cimiteri di guerra
e le madri piangono invano le loro perdite
nel silenzio di un'altra tomba che è morte.
Come la luce che viene da sogni lontani
resto fermo mentre tutto il resto si muove
come l'uccello che vola sul ramo più alto
per sentirsi il padrone della vasta pianura.
24 maggio 2006


 
Armonie di suoni

Sono nate nuove primavere sui tralci della vita,
per l'aria si rincorrono strane armonie di suoni,
io come l'acqua di fonte zampillo tra i miei sogni
quando il tramonto spande la polvere del giorno.
Un vento selvaggio sospinge i ricordi appassiti
entro una inospitale dimensione senza tempo,
pure lo sguardo requisisce le dolci rimembranze
dentro i chiaroscuri inconsci di una vita vissuta.
Il tempo ha già cancellato la vivacità dei ricordi
e chissà se potrò rivivere i momenti vissuti,
la vita ha forse trasformato l'aspetto delle cose
che continuo a guardare con occhi malinconici.
Ma la velocità della vita frantuma i miei giorni,
il passato sì rifugia dentro lo scrigno segreto;
e come potrò ritrovare la mia esistenza perduta
se scrutando nello specchio non vedo più nulla?
Se solo potessi ritornare indietro nel tempo
quando le bizzarre emozioni danzavano leggere,
quando le parole stavano prigioniere nel cuore
e la tristezza si trovava dietro un muro d'ombra.
Ora attendo che altri sogni si possano avverare,
che il passato riaffiori dalla sua stolta oscurità
e così ambisco di proseguire nel mio cammino
dentro questa realtà ancora avvolta nel mistero.
A volte mi smarrisco nelle praterie del pensiero
e gocce di sole si spandono dietro i miei occhi,
ma ora nella brezza mattutina vola un'allusione
che danza leggera oltre le mie strane emozioni.

21 aprile 2006

Volti così
 
Da sempre, tu dirai, da sempre l'eco
d'una voce misteriosa risale
dal cuore di un borgo antico,
dal timore di risentire il peso
degli anni, il vuoto della memoria
che scruta le ombre del colle vicino,
la solitudine senza vie d'uscita,
la strana fusione di candidi soprusi
e di invincibili effetti.
Che cosa non darei per rivedere
operoso l'antico mulino, lo specchio
limpido, un verde mulino, il volto
vagamente lieto di mia madre.
Tra ronzii d'api l'onda cristallina
della sua voce invadeva un tempo
dilaniato come sempre dal dolore.
Che cosa non darei per rivedere
il paziente lavoro di mio padre,
forte e libero, bianco di farina,
per non cedere alle lusinghe del potere.
In quale estinto specchio si fermò
quel giorno memorabile lo sguardo antico?
Volti così più non esistono.


Una stagione migliore

Dopo l'alba le stelle hanno regalato il posto al sole,
e così i sogni sono sgattaiolati via senza rimpianti
per lasciare più spazio ad una realtà più clemente,
così mi sono irretito di mangiucchiare nuovi frutti.
Tra l'erba verde sulla riva bagnata dei miei ricordi
si sono liquefatti gli anni di una amata giovinezza,
tra vaghe penombre ho perduto speranze e desideri
e ho pianto cocenti lacrime risucchiate dal tempo.
Ho inzuppato nell'oblio un ritaglio del mio cuore
mentre il velo della notte cadeva sui miei pensieri
ed il mio corpo si è trasformato molto lentamente
per indossare l'ornamento di una noiosa vecchiaia.
Mentre i giorni transitano m'accorgo che il destino
con infamia tende a denudare gli anni che passano
ed il tempo scorre via senza più rumore né colore
e si consuma mentre le ceneri di un focolare sono spente.
Stamani il silenzio mi ha sbiadito le amate immagini
che ancora resistevano nell'animo da troppi anni
e un'ansia crudele mi fa sentire solo in un mondo
che rilascia visibili orme sporche intorno al cuore.
Alba dopo alba ho errato tra i sentieri dell'amore
cercando di giovare al mio prossimo e a me stesso,
ho guardato a occhi chiusi un mondo di favole,
ho calpestato i sentieri che portavano alla serenità.
Ed è sbocciato un fiore nella primavera della vita
prima che l'estate approdasse senza alcun rumore,
tra i miei ricordi è spuntata una stagione migliore
che ha spezzato via le lacrime chiuse negli occhi.

2 settembre 2006


Un'ombra muta

Ecco: ora il giorno sta morendo in solitudine
e nella sua penombra si rinnova la tristezza,
tu sei più lontana e mi guardi oltre le nuvole
mentre io con affetto prolungo la mia mano.
Appare questa l'ora in cui mitigano le pene
lungo il secolare sentiero della malinconia,
un vento leggero sparge dimenticate melodie
e sorgono le prime solitarie ombre della sera.
Mi nascono versi uggiosi e pensieri nascosti
che balzano in mostra dal fondo dell'anima
come un ruscello che mormora, come l'acqua
che leviga i sassi scusandosi di dare disturbo.
E le ombre giocano a rimpiattino con la luna
mentre l'anima reclusa lancia inutili sospiri,
frammenti di sogni trascinano ricordi lontani
e si portano via pezzi sbiaditi di vita vissuta.
Avanzi di questa vita aspra e avara di sorrisi
dove i giorni filano sempre carichi di affanni
e i pensieri ritornano testardi a parlarmi di te
mentre il vento respira e danza sopra le foglie.
Amore, tu discerni i miei sogni più nascosti,
li insegui nell'ombra e nel silenzio più cupo,
li riporti a me ridando loro rinnovata melodia
come il canto del gallo che trafigge l'aurora.
Ora un'ombra muta vaga nella stanza vuota,
si muove tremante nel suo timoroso andare,
affonda nei miei ricordi coperti di amarezza
e cerca di liberare la solitudine del mio cuore.


Una dolce fiaba
Ho provato ed azzardato ad assaporare la vita
proiettando il cuore fin oltre le stelle, ma poi
mi sono accorto che l'impresa era impossibile
e così mi sono impigliato nella mia solitudine.
Mi sono inibito ad ascoltare il vento della sera
che ritaglia disegni ritorti nei pressi del cuore,
sono un uccello chiuso nella gabbia della vita,
là dove un fruscio di vento gioca con le stelle.
Il cuore è turbinante come le ali di un mulino
quando l'amore è come l'acqua che ti disseta,
ma quel tempo è sgattaiolato dalla mia realtà
e restano solo frammenti perduti tra le lacrime.
Noi eravamo due grida intrecciate dal destino
ma un giorno la vita fece cessare le promesse
e ti trasportò lontana con una vigoria inusuale
come una conchiglia sbattuta contro gli scogli.
Allora osservavo fasci di luce dentro i colori
quando pronunciavi il mio nome con soavità,
poi d'improvviso mi trovai da solo con la vita
e così caddi nel buio di un silenzio senza fine.
Poi d'un tratto il futuro si fece un po' confuso
e un'ombra vagò nel mezzogiorno impaziente,
avrei voluto sfiorare le tue palpebre vacillanti
quando i muri si ruppero e le barriere caddero.
Nel gioco della vita la partita è ancora aperta
e un giorno saremo uniti nelle strade del cielo,
i nostri cuori vivranno dentro una dolce fiaba
allora niente e più nulla ci potrà ferire, amore.


Volano i sogni

E giorno dopo giorno scivolo sempre più giù
sfiorando con gli occhi la cornice del tempo
mentre gli spazi si restringono sempre di più
e la vita si nasconde nelle pieghe dell1 anima.
E così volano i sogni di libertà e di avventura
oltre le vecchie colline, oltre le nuvole bigie,
ora anche il mio cuore passeggia lassù, vaga
fin dove lo sguardo indirizza la mia fantasia.
Il sole scalda la terra infreddolita dalla notte
e il giorno si apre come un fiore sotto le api,
così mi dondolo nell'attesa di vane speranze
dopo la fuga di sogni irreali e di antichi tabù.
Non oso sciogliere i longevi nodi del destino,
le parole sepolte nei solchi remoti del tempo
e i rimpianti che all'alba spirano come i sogni,
come quando sale la nebbia e il sole svanisce.
Aspetto che una parola giunga da lontano,
dalle terre dove tutto si confonde, si disperde;
dalle avvizzite strade abbandonate dal tempo
come ragnatela nella cognizione dello spazio.
Il vento questa notte spiffera con troppa furia
ed il cuore si rifugia dietro le imposte serrate,
ora solo nei sogni ascolto la tua voce soffusa,
una voce poco velata che invoca il mio nome.
Signore, accompagnami nella fatica della sera
mentre la vita fa nascere e morire ciò che amo
e mentre Tu lassù ascolti l'ansare del mio cuore
mi nasce la preghiera che unisce gioia e dolore.



©1996-2007 Il club degli autori , Licio Gelli
Per comunicare con il Club degli autori:
clubaut@club.it


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Agg. 10-12-2007