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Sergio Solmi

presentato da Daniela Manzini

Nato a Rieti nel 1899, Sergio Solmi fu ufficiale di fanteria durante la I°
guerra mondiale. Nel 1922 fondò a Torino insieme a Debenedetti Primo Tempo.
Laureatosi in legge, divenne consulente bancario e partecipò al movimento "
Rivoluzione liberale " di Gobetti. Partecipò attivamente alla Resistenza e venne incarcerato a San Vittore: sono di questo periodo i versi raccolti nel Quaderno di Mario Rossetti. Dopo la II guerra mondiale, Sergio Solmi diresse la Rassegna d' Italia e collaborò a diverse riviste, Il Baretti, Pegaso, Pan, Solaria. Come poeta, ottenne nel 1948 il Premio St. Vincent, come autore di opere di saggistica nel 1949 il premio Montparnasse e il premio Viareggio nel 1963 per l' opera "Scrittori negli anni e nel 1976" per la Luna di Laforgue. Morì nel 1981 a Milano.
Solmi, la cui storia rientra principalmente negli annali della critica, ha inseguito i suoi sogni di poeta passando dall' interrogazione della realtà a un senso più libero e aperto di fantasia. La sua poesia, se da un lato è strettamente connessa alla storia linguistica del 900 italiano, ponendosi sulla via che dai crepuscolari conduce agli ermetici, d' altra parte è segnata dall' inquietudine profonda di chi cerca " un al di là di questa
pur sofferta e scontata mitologia stilistica e umana "(G. Bàrberi Squarotti), concretandosi nella testimonianza autobiografica del proprio tempo, fondata sulla consapevolezza di appartenere ad una generazione vinta in quanto partecipe della crisi e la speranza fortemente radicata nel superamento storico della crisi stessa. Il poeta si è fatto voce e testimone di un tempo di sconvolgimento, chiarendo responsabilità e
posizioni con fermezza: "...la testimonianza sul proprio mondo in rovina
non vale come nostalgia del passato, ma come necessaria descrizione di una
situazione che ha coinvolto la nostra storia..." " ...poesia di transizione....: appartato e un po' raro e lento discorso, ma pure non eludibile termine di una vicenda di crisi, di turbamento, di speranza, a cui Solmi ha portato la sua coscienza, il suo giudizio, la sua sofferta partecipazione..." (G. Bàrberi Squarotti).
Così Sergio Solmi in un' intervista, definì il suo ideale di poeta: quello di " una poesia che inerisca integralmente all' uomo, la cui musica sia il respiro stesso della voce, il cui ritmo sia il gioco stesso dei muscoli, il pulsare del sangue, l' ampliarsi del torace nel respiro. Di una poesia energicamente definita, fatta di parole precise, nel giro delle cui frasi si delinei un sentimento, si accenni a un pensiero appassionato e attivo.
Poesia che non può fare a meno della tradizione, perché questa si è elaborata attraverso la struttura stessa dell' uomo nel corso della storia, ma sia nello stesso tempo ad un totale livello moderno. "
L' ultima raccolta Dal balcone, 1968 ne resta a testimoniare la validità
della scelta poetica.
Daniela Manzini
Per leggere alcune poesie

 

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Agg. 2 aprile 1999