Scrittori italiani contemporanei

Giuseppe Testa

Ha pubblicato il libro

 
Giuseppe Testa, Il cavallo di ferro, editrice Montedit, 1998,
pp. 48, Lit. 10.000, ISBN 88-86957-30-0.
 
PREFAZIONE
 
Vi sono momenti che ad un impenitente giramondo come il sottoscritto, stanco di fare dell'itinerante fotogiornalismo mondano una ragione di vita, possa venir voglia di uscire di scena.
Da una rutilante e troppo chiassosa esistenza per dedicarsi ad altro, a se stesso ed al proprio privato, per esempio. Fatto di sane passeggiate in verdeggianti contrade, amici d'infanzia, serate extra mondane magari in compagnia di un buon libro. Come questo, "Il cavallo di ferro", di cui mi privilegia, mandandomelo fresco di stesura ed ancora copia manoscritta, da Canneto sull'Oglio l'amico Giuseppe Testa.
Egli già nei suoi esordi con "Agrifogli", un grazioso volumetto pubblicato nel 1993, aveva dato prova di notevoli doti di narratore e di poeta. Da allora, vinto l'inevitabile e giustificato timore, misto a timidezza per l'azzardo libresco, si lascia andare a questa seconda fatica letteraria col cipiglio giusto di chi ha la certezza delle proprie capacità. In "Il cavallo di ferro" vi è infatti raccolta una gustosissima poetica che invita a non aver introspettivistiche paure ma a lasciarsi andare per essere trasportati in ogni dove dall'Io narrante..
Scevro da intellettualismi stravaganti, ma che ti fa approdare proprio là dove vorresti fosse la meta. Per raccontare a sé ed agli altri delle cose del cielo e della terra, della loro utopica immobilità. Testa colpisce la nostra fantasia a colpi di fioretto e di sciabola come in "Uno sparo nel buio" con i delicatissimi versi: "Nulla è presente, / il passato è il futuro / dell'altro ieri. / O forse nulla è morto / e tutto permane intorno a te".
O come in "Passagatto" perentorio: "Venditi la coscienza / per un lasciapassare / controfirmato dal tuo migliore amico. / Mescola bene le carte / o affidati alla benevolenza del caso: / non attraverserai egualmente / il passagatto".
Parliamoci chiaro. Testa non ha la presupponenza qui di scrivere un'opera imperitura per i posteri, ma si racconta con fare disarmante ai contemporanei, come per svincolarli dagli affanni e dalla tediosità stancante del quotidiano. Questo volume è un inno alzato alla poesia che di pagina in pagina ha la funzione propositiva di scavare nell'animo, pur sapendo quanto spesso il poetare attiri su di sé gli strali infuocati di una vacua quanto stolta ironia. Il nostro invece sa innalzare la poesia all'amore per i sogni impressi in celluloide filmistica, portandoli a riscoprire le immagini indelebili vissute nell'adolescenza nel chiuso di polverose sale cinematografiche. Sogni i suoi maturati nella sapida e sanguigna terra astigiana, nel Monferrato, sogni cuciti sotto la pelle come un marchio. I versi di Testa fanno parte naturalmente di una sua intimistica storia personale, ma che potrebbe essere la storia di ognuno di noi. In lui il tempo-storia sembra una riconversione del tempo-memoria. La sua scrittura insomma si fa ben presto archetipo, irrinunciabile magia, mistero. Al tempo stesso dà linfa e concretezza al sogno di un passato-tempo che non sta scritto su nessun calendario.
 
Andrea Lorenzini
(fotoreporter, fotografo di scena, giornalista)
 

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inserito il 3 marzo 1998