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Giancarlo D'Angelo

È nato il 28 aprile 1959 a Milano, dove vive e lavora. Ha al suo attivo la composizione di cinque volumetti ed il sesto in stesura. Usa la scrittura quale strumento di materializzazione dei pensieri che, dice, vengono assimilati nello stesso momento nel quale l'inchiostro li materializza su carta. Ha iniziato a scrivere nel 1992 ed a rendere pubblici i suoi scritti nel 1994. Ha uno stile variegato ed i suoi scritti hanno come unico denominatore comune la spontaneità dell'istintività.

È stata inserita nelle seguenti antologie:

"Le più belle poesie del concorso Il club degli autori 1997"

"Antologia del premio letterario Ottavio Nipoti - Ferrera Erbognone 1996"

Il club degli autori 1997
 

Al fiore

 
Temo d'amarti oh candido fiore
anche se vivi il tempo d'estate
tempo che passa, ne vedo i segni bruni
d'ogni incisione che taglia via'lla linfa.
 
Quando ti dico a segno d'occhio aperto
spero non dia mia guisa d'un esperto
vivo d'istinto, il mero dì che passa
più non mi dà l'odore d'una fossa,
altro è dir ch'io pugno pel presente
che non "la vita la sento intensamente".
 
Tempo non cangia, i petali sul suolo
solo l'inverno potrà cambiarmi il ruolo.
 Depressione
 
Nulla in cui credere,
niente da desiderare,
il vuoto.
Sensazioni spente nella noia,
nell'indifferenza che avvolge ogni cosa che mi circonda.
Dovrei essere felice,
ci sono tutti i presupposti perché lo sia,
eppure non lo sono.
Cosa mi manca?
C'è che mi manchi, ecco cos'è.

 Ottavio Nipoti - Ferrera Erbognone '96

 

A lei

 
Se ne avessi la forza, potrei parlarti dei vulcani che m'esplodono
dentro al solo pensarti, della tensione che mi blocca all'idea di
sfiorarti, del desiderio che m'accende nel vederti. Poi mi rendo
conto che sei una chimera, che vana ed assurda è l'idea di noi,
così, torno a sognarti. Allora non capisco più se mi sento più
vivo quando ti sogno o quando m'aggiro tra gli umani. Che importa!
Tanto sono sicuro di ritrovarti ogni volta che m'estraneo dal
mondo, ed è per questo che rimango un sognatore.
 

 
 
Stagioni
 
Gelido inverno che fredda e tutto tace
gelido inverno con tua fittizia pace
guardo dai vetri il brullo ch'ora giace.
 
Seduto rivango passate primavere
vanesia speme a consumar le sere
spese tr'amici a gongolar chimere
 
venne l'estate dai rigogliosi campi
giorni trascorsi a consumare scempi
tant'il canestro a sera lo riempi
 
tempo d'autunno con lo sfiorir di sogni
non sempr'è vero quello che disegni
di qualche guerra profondi port'i segni.
 
Gelido inverno che fredda e tutto tace
il mio vigore ancor non trova pace
l'animo è vivo, da tempo più non giace.
 

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inserito il 28 settembre 1997