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Inserito il 27 luglio 1997

FABIO VIETRI, "Io, prestigiatore col cilindro bucato", Montedit luglio 1997, pp.48; Lit. 7500; ISBN 88-86957-17-3


Poesie tratte dal libro

 

La vita e il tempo
(vanno a braccetto)
 
La vita rassomiglia
ad un orologio,
anche se noi la viviamo
senza seguire il tempo,
o per lo meno ignorandolo,
esso trascorre impassibile.
Noto un vecchio,
osserva un orologio
appeso ad un muro,
fissa le lancette,
prima quella delle ore,
che gli ricorda l'infanzia,
l'adolescenza ,
dove si vive per crescere,
dove si agisce senza pensiero.
Poi distoglie lo sguardo,
per portarlo alla lancetta dei minuti,
questa sembra ricordargli la maturità,
trascorsa più in fretta dell'infanzia,
ripensa ai carichi di responsabilità,
le scelte obbligate,
le tappe forzate.
Mentre ripensa al tempo del giudizio,
osservo i suoi capelli color argento,
noto la sua schiena ricurva,
il suo corpo deformato,
i suoi occhi moribondi,
che son già passati
alla lancetta dei secondi,
dove il tempo vola,
trascorre velocemente,
e il vecchio,
sembra rendersene conto,
sa che ormai gli restano
poche scelte.
Sa di viaggiare sull'ultima lancetta,
di quell'orologio maledetto,
che segue il corso della vita,
il corso della natura,
lo stato delle cose.
Il vecchio, implacabile,
lucido e cosciente,
continua a fissare l'orologio,
e non curante di ciò che lo circonda,
osservando le lancette,
aspetta che suoni la sua ora.
 

Ti dono me stesso
 
Voglio donarti un fiore, amore,
quello più bello,
quello più profumato,
voglio porgerlo fra i tuoi capelli,
voglio darlo al tuo cuore.
In silenzio voglio dirti «T'amo»,
alla luce del sole
voglio donarti il mio cuore,
di fronte alla luce dei tuoi occhi
voglio donarti la mia vita,
dandotela come in un pacco,
con dei bei fiocchi.

 
Cercate di ascoltarmi
 
Silenzio.
Ascoltate tutti
il mio pianto doloroso.
Osservate le mie lacrime,
che bruciano.
Scrutate bene il mio viso,
è scuro.
Ascoltate anche le mie parole,
soffocate dai singhiozzi.
Credevo di essere uomo,
di essere pronto per la vita,
di essere forte abbastanza.
Mi sbagliavo.
Se delle sottili parole
possono ferire il mio cuore,
demolire il mio spirito,
dissolvere il mio coraggio,
capisco che in me
avrà sempre spazio
la sofferenza,
il rimorso e
forse l'incoscienza.
Osservatemi bene,
comprendete il mio bisogno,
l'amore e la compagnia,
né ricchezza né civetteria,
parole sincere
da offrire al mio cuore
un muro solido
su cui poggiare la sorte.
È triste l'angolo
in cui solo piango,
silenzioso e buio,
è il mio solo riparo, che vivo tutto il giorno,
che custodisco in me
e sempre ritrovo.
Nulla importa se
nessuno mi osserva, se
nessuno capisce il mio dolore;
piangendo, forse son debole,
ma animo il mio viso,
perché ormai da tempo
ha smarrito il sorriso.
 

Chiedo troppe cose?
 
Vorrei, vorrei,
io vorrei,
vorrei troppe cose,
non vorrei niente;
vorrei l'amore,
la gioia e l'amicizia,
non vorrei il dolore,
la noia e la sofferenza;
vorrei, vorrei,
io vorrei;
vorrei poter sognare,
vorrei poter giocare,
vorrei poter imparare,
senza subire traumi,
senza colpi bassi,
senza cattiveria.
Vorrei, vorrei,
io vorrei,
vorrei troppe cose,
ma chiedo solo
di poter continuare a sognare.

 
Sogno fallito
 
Uomo ossuto,
che indomito
impugni un fucile,
che implacabile
rubi una vita,
che deciso
alimenti la tua lotta,
pensando alla morte,
che in silenzio ti insegue
con passo felpato,
nascondendosi dietro
le tue sottili spalle.
Uomo ossuto e sudato,
sei il centro del clamore,
visto da tanti occhi,
osservato da tanti cuori,
ed il sole coperto
da grigie nuvole tristi
impediva di vedere,
impediva di sognare;
eppure ricorderai
quel bagliore
di metallo incandescente,
piovuto dall'ignoto,
che assestatosi nel tuo corpo,
ha posto fine
alla tua rivolta,
ha posto fine
ad ogni illusione,
ha posto fine ad ogni speranza,
ed ha donato alla terra
la tua vita rovinosa.
 

XX Secolo
 
Età del vuoto,
era dell'odio,
tempo di guerre,
casa di falsi successi,
tetto di amori poveri.
Vita sbagliata,
che sprechi risorse,
che canzoni sofferenza,
sprigioni crudeltà.
Idolo del perso,
forte come una matita,
che consumata
più non scrive
giorni felici,
ma manipola ricordi
rubati dal passato,
che spogliato
della sua ricchezza,
perde trasparenza,
vuotando il proprio splendore,
accantonato con tanta veemenza.

 
Luce e buio
 
C'è una luce lontana,
che di giorno
anima i miei occhi,
attira il mio sguardo,
ed il calore scalda
un corpo minuto ed ingenuo,
che segue i ritmi dell'anima,
muta e solitaria.
Luce confusa alla luce,
colori misti a colori,
odori diversi,
di misti colori,
odori diversi tra loro,
spari uguali a spari.
Buio,
le stelle popolano il cielo,
in lontananza, una luce
si distingue vispa, meticolosa,
acceca i miei occhi,
strega il mio sguardo,
dilata il mio corpo,
ora forte e coraggioso.
La luce, vittorioso bagliore,
illumina il cuore,
arido d'amore,
è la luce del ricordo,
il ricordo dell'amore,
conosciuto dal dolore,
il dolore della morte.

 
Pensieri inquieti
 
Che penombra rischiosa
in questo pomeriggio malinconico,
dove il vento
mischia gli odori nell'aria,
così carica di inquieto.
Il canto degli uccelli
è spezzato dalla tramontana,
che li costringe a ripararsi,
per non farli perdere nel tempo.
Con ancora in bocca
il sapore del pasto recente,
osservo un sole alto,
che malato mi indica l'ora,
l'ora di una siesta
tanto desiderata,
ma ahimé mai consumata,
perché pensieri e parole
corrono subito
al ricordo dell'amore.
Amore, sì, amore,
sentimento puro,
atteggiamento naturale,
odore unico,
un odore questo
che nessun vento
potrà mai confondere,
perché riconosciuto dal cuore,
che impassibile, ora
cerca di sentirlo.
 

Note di notte
 
Noto di notte
aria pesante,
odori forti,
parole legnose.
Ascolto il silenzio
che invade
i miei pensieri,
mescolando
dolori e gioie,
lasciandomi
un sapore leggero,
a cui non so dare un nome.
 

L'irraggiungibile
 
L'aria fresca
che entra
dalla finestra
leggermente aperta,
stride la mia pelle,
purifica il mio respiro,
che affannoso ansimava.
L'aria,
fresca e leggera,
cambia colore
agli oggetti,
prima tetri
ora gioiosi.
Vedo sfuggire
la tristezza,
scacciata
dalla gioia,
che porta con sé
l'amore e l'amicizia.
È strano,
la vedo ma
non riesco a catturarla,
provo ad afferrarla
ma mi sfugge,
veloce come il vento.
Io, lento come il tempo,
mi rassegno
a vederla con gli occhi
ma a non sentirla col cuore.

 
Piccola lettera, piccola vita
 
Le pagine di un libro ingiallito
rispecchiano la figura del tempo,
dichiarano il percorso della vita, che
continua, senza vedere ciò che si trascina.
È impensabile la consistenza del tempo,
come sollevare un macigno opprimente,
inscindibile come l'aria.
Eppure, la nostra vita per esso
è una lettera di quel libro ingiallito,
che io sfoglio, ma non oso leggere.

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