Scrittori italiani contemporanei
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Cocktail di versi

 
Enrica Stanca, Cocktail di versi tra una pubblicità e l'altra, (Poesie) editrice Montedit, 1998, pp. 32, Lit. 6.000, ISBN 88-86957-40-8
Introduzione
 Non è facile parlare di Enrica che conosco da più di venti anni ed ho seguito in quella parte della sua maturazione che va dall'adolescenza a quel periodo che si impernia sui trent'anni e che è, per una donna, il più splendente. La fierezza, vero tratto caratteristico del suo temperamento, le ha consentito di incanalare in versi toccanti e sereni la tumultuosa passione dell'anima; a renderli poi vivi e costruttivi ha potentemente contribuito la brillantezza del suo modo di essere, spiritualmente concreto e al tempo stesso capace di dare a piene mani e di vivere con intensità i suoi profondi interessi intellettuali. La poesia di Enrica è, in sintesi, colma di ingenua bellezza arricchita dall'acutezza dell'osservazione che rende quanto mai vibrante la dolcezza e la forza della sua espressione «femminile». Nel 1996 ha vinto la prima edizione del premio letterario «Città di Ladispoli» con una poesia dedicata a Chiara, sua figlia; la maternità è infatti un tema che Enrica sente come prioritario, manifestando così un aspetto eminentemente sereno ed acuto della sua femminilità, attorno al quale si coagulano tutti i suoi veri interessi trasformando ogni poesia in un riflesso vivo e splendente della realtà circostante.
 
Non a caso il «Nodo Nord» di Enrica (quello relativo all'incarnazione attuale, secondo i dettami dell'astrologia karmica e junghiana) è nel segno della Vergine, che le fa sognare un mondo ideale e perfetto dove tutto può trasformarsi in un equilibrio che dà forza e concretezza ai suoi sogni. Astrologicamente parlando, la poesia la libera dalle eccessive emotività proprie del segno dei Pesci, in cui si collocava la sua precedente incarnazione, e che erano state causa di molte insicurezze. Gli affetti col «Nodo Nord» nella posizione anzidetta, risultano preponderanti e consentono di trarre insegnamenti validi ed atti a far rivivere ai sogni una nuova dimensione costruttiva suscettibile di farla più profondamente entrare in sintonia con chi la avvicina.
 
Questa è dunque Enrica: qualcuno ha osservato che le sue poesie, per essere veramente gustate, dovrebbero essere cantate con l'accompagnamento di un'arpa celtica...
 

Angela Malvani

 
 
 

Prefazione

 
Non si può non fermarsi un momento davanti a un titolo così. "Cocktail di versi tra una pubblicità e l'altra": così dice. E ci fa subito pensare: perché versi in mezzo alla pubblicità? Non si potrebbero immaginare due mondi così distanti. La poesia e la pubblicità: la prima sempre più sommersa, celata, ormai invisibile; la seconda, al contrario, ogni giorno più invadente e sfrontata. E forse proprio qui sta il punto: in mezzo alla dilagante finzione dei mondi, delle case e degli uomini fasulli che abitano le pubblicità - e che con un certo sgomento vediamo clonati nelle strade di tutti i giorni - aggrapparsi alla poesia può forse significare recuperare un sapore autentico e antico, quella della realtà. Della realtà vera, impastata con le risate, le lacrime e il sangue di uomini e donne che non hanno paura di esprimere la loro più intima e umile umanità.
Così nasce questo cocktail di versi della poetessa romana Enrica Stanca. Come una proposta di sopravvivenza e una richiesta di attenzione: guardate, sembra che ci voglia dire l'autrice, aprite gli occhi, non arrendetevi alla finzione; sapete tutti, anche se cercate di dimenticarlo, che il mondo non è popolato di fanciulle magre e belle e giovanotti di successo: non negatevi la bellezza della realtà. Non dimenticate, ad esempio, i vecchi: non li umiliate ricordandoli solo in termini di spesa sociale. E difatti, provocatoriamente, la raccolta si apre proprio con la poesia "Il vecchio", che saggiamente unisce il rispetto al senso dell'umorismo: ci sembra proprio di vederlo questo simpatico vecchietto, "tremito lieve / nelle tue membra, / deciso nelle parole" mentre si appoggia al bastone inseguendo i suoi ricordi. Leggendo questi versi così semplicemente delicati ci accorgiamo già di qual è il registro espressivo prediletto dalla poetessa. Versi brevi, talvolta brevissimi - una parola sola - per catalizzare l'attenzione del lettore su un'aggettivazione eloquente, che fornisce la chiave per penetrare l'esatto senso e l'esatta atmosfera della poesia. Vediamo ancora "Il vecchio", dove orgogliosamente isolate stanno le parole "stanca, velati, deciso e presenti". I primi due aggettivi, forse un po' convenzionali - ma in questo caso funzionali alle intenzioni della Stanca - ci proiettano immediatamente nell'universo degli anziani. Ma poi cosa succede? A sorpresa troviamo quei "deciso" e "presenti" che sfrondano il vecchio dei suoi tremori per riportarlo in una dimensione più universalmente umana che fa parte di ognuno di noi. Gli restituiscono dignità, orgoglio, consapevolezza. Proprio le caratteristiche che la retorica imperante sui "cari vecchietti" nega loro, relegandoli in ruoli subalterni e secondari (come di automobili in attesa di rottamazione).
Ed ecco un'altra sorpresa. Subito dopo "Il vecchio" troviamo Innocenze, bella poesia dedicata a una bimba molto amata. A parte l'originale accostamento di due poesie che suggellano i limiti estremi dell'esistenza - la vecchiaia e l'infanzia, con la significativa precedenza lasciata alla prima - colpiscono anche i diversi strumenti stilistici scelti dalla poetessa. Se nel primo caso, come abbiamo visto, la Stanca aveva puntato l'attenzione sulle parole isolate - veri scrigni di senso - qui, pur conservando i prediletti versi brevi, preferisce organizzarli in andamento circolare lasciando ai rimandi e ai richiami tra un verso e l'altro (che rispecchiano fedelmente il gioco di sguardi tra la madre e la figlia) il compito di evocare la luminosa trasparenza degli occhi di bimba, lo sguardo fiducioso ed entusiasta che solo i bambini riservano al mondo: "A volte guardo nei tuoi occhi / bimba mia / e vedo una fresca nuova innocenza, / che non si chiede perché / che vive così perché è ..."
Volutamente la raccolta non presenta un disegno unitario. L'abbiamo già visto, ce lo ha detto la poetessa fin dal titolo: è un cocktail di versi. Impressioni, riflessioni ed emozioni raccolte e miscelate, spunti diversi che nell'insieme mostrano un occhio attento e tenero e un orecchio sensibile. Per dirla in una parola: un'anima viva, la cui femminilità è rivelata proprio dalla delicatezza dei toni e del sentire, da quel particolare modo di accarezzare le parole traendone suggestioni inaspettate di cui le donne - e non ce ne vogliano i signori uomini - sembrano essere depositarie. Anche quando parlano di disperazione: "L'anima mia / urla / lacera e vuota / la sua sconfitta"; ma soprattutto quando danno voce ai ricordi ("Il tuo viso/ affiora, / a pelo d'acqua. / Galleggia / su un mare di ricordi...), ai rimpianti (Come una farfalla / vola lieve / il pensiero / su di te), alla ricerca delle origini (Radici / tra lenzuola / calde di sole / caliente / pigramente gonfiate / dal vento del Sud / come vele / di una candida flotta").
Messaggio ricevuto, cara poetessa: tra una pubblicità e l'altra esiste - deve esistere - la poesia della semplicità. Sta a noi saperla riconoscere, quando ce la troviamo davanti.
 

Bianca Cerulli

 

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