Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Vittoria Caiazza
Ha pubblicato il libro
Vittoria Caiazza - Il Cavaliere di Spagna
 
 
 
 
 
Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) 14x20,5 - pp. 72 - Euro 8,00 - ISBN 88-8356-560-6

Pubblicazione realizzata con il contributo de

IL CLUB degli autori in quanto l'autore è finalista nel concorso letterario "J. Prévert" 2003

Presentazione
Prefazione
Incipit


Presentazione
La storia è scandita sullo sfondo di atmosfere medioevali intrise di fantastico e tragico: un mondo contrassegnato da avvenimenti drammatici, popolato da Re e Regine, cavalieri e donzelle, da personaggi tormentati come lo sconosciuto cantore che arriva chissà da dove nel regno di Re Riccardo e narra le avventure di un nobile cavaliere e della sua donna. Una triste storia che nasconde il segreto di un uomo che ha abbandonato ogni cosa ed infine ritrova ciò che sembrava perso per sempre. "Ogni storia racconta una storia già raccontata" ed anche Il Cavaliere di Spagna attraverso le vicende dei suoi personaggi riporta in vita gli amori, le sofferenze, le guerre, le debolezze e le paure più intime di quel mondo.
 

Massimiliano Del Duca

 


Prefazione
In questo racconto d'ambientazione medievale le parole della giovane autrice ci portano in una città bellissima, adagiata su uno splendido lago, in un giorno di festa. Il popolo celebra il suo Re e tra le musiche ed i canti, fra gli inni ed i giochi che animano questa giornata un vecchio cantore, che nessuno conosce, si fa avanti ed omaggia il Sovrano raccontandogli una storia, quella del Cavaliere di Spagna.
Una storia nella storia, dunque, con protagonista un uomo misterioso, chiuso nella sua tristezza, che nessuna gioia del mondo riesce ad infrangere. Qual è il motivo che ha spinto quest'uomo ad abbandonare il proprio Paese, la propria città, la propria famiglia ed a scegliere una vita di gloria, ma di solitudine? Quale segreto nasconde in realtà il cuore triste del Cavaliere di Spagna? Soltanto un'emozione più grande del suo stesso dolore lo spingerà a svelarlo, ma ciò non servirà ad altro che a fargli conoscere una tristezza ancora più grande. Alfonso, il protagonista di questo racconto, è un uomo straordinariamente vero ed attuale che porta in sé pesanti colpe che gli gravano sull'animo ed intorno a lui, in un'atmosfera da fiaba, si muovono personaggi fantastici (Re Giovanni, Edoardo, Asia) che accompagnano l'eroe nelle sue avventure e che sono anch'essi artefici del suo destino. Il lettore inseguirà Alfonso per tutta la narrazione, fra bugie e confessioni, in giorni di pace e di guerra, affascinato dal suo mistero e dal suo segreto in questa fantasiosa eppur realistica città medievale situata su questo lago d'argento, ed alla fine, in una conclusione a sorpresa, non potrà non perdonarlo, comprenderlo e amarlo. Questo personaggio, infatti, abilmente descritto, angosciato com'è dalle sue colpe e dai suoi sentimenti che cerca inutilmente di combattere non può non toccare i nostri cuori poiché, in realtà, chi fra di noi non nasconde nel più profondo dell'animo un segreto dal quale non può liberarsi? Alfonso è un po' ciascuno di noi.

 

Silvia Raima Caiazza


 

Il cavaliere di Spagna

 
I
 
Il primo giorno d'estate di quello splendido anno che il Signore aveva donato a quegli uomini di vivere, in una terra che pareva incantata, anche se un tempo aveva conosciuto giorni tristi e sanguinosi, in una verde vallata fra i monti ricoperti di neve d'inverno e azzurri nelle calde mattine estive, sulle rive di un lago sulle cui acque il vento pareva danzare, gli abitanti del Regno d'Argento festeggiavano felici il primo anniversario della salita al trono del loro amato Re.
La cittadina, che sorgeva sul Lago, che dava il nome al Regno per il suo ineguagliabile colore che lo faceva sembrare lo specchio della Luna nelle tranquille e serene serate, si svegliò quel mattino magnificamente addobbata e gli uomini, usciti di casa, alzarono subito gli occhi al Castello, che sorgeva nella parte alta della città ed in cui viveva il Re. La natura stessa sembrava favorire quella bellissima giornata, il Sole brillava alto nel cielo e diffondeva il suo tepore fra le stradine in festa, un dolce e leggero vento alleviava, però, il caldo che annunciava la stagione, le rondini cantavano nell'aria e, mentre il profumo di mille fiori si spandeva ovunque, le montagne con i loro colori incorniciavano quello splendido quadro.
In piazza giochi e fiere animavano il paese, le donne accompagnavano i bambini a guardare i cavalieri gareggiare, nelle vie principali si attendeva con ansia la sfilata del Re. Finalmente, a metà giornata, un lontano squillo di tromba annunciò ai cittadini che le porte del Castello si aprivano e che il Re veniva a salutare il suo adorato popolo.
La gente si accalcò ai lati della strada, mai si erano viste tante persone dimostrare tanto calore per il loro Sovrano, ma in quel giorno non si festeggiava solo un Anniversario, si celebrava una vittoria, una rinascita, una speranza che si riaccendeva nei cuori di tutti, dopo anni e anni di sconfitte, lutti e lacrime, il Regno d'Argento tornava a sorridere. I bellissimi cavalieri, elegantemente vestiti, sfilavano per le strade della città, insieme a loro il Re, con una splendida armatura, procedeva sorridendo e salutando la folla che lo chiamava, accanto a lui il Vescovo, un uomo dal volto sereno dal quale spirava la santità del suo ufficio, benediceva tutti, subito dietro questi veniva un Cavaliere che si distingueva per la bellezza e la malinconia del volto, era il giovane Principe Leonardo, fratello del Re.
Il Re attraversò la Piazza e giunse alla Chiesa Madre nella quale entrò insieme al Vescovo. Un'ora dopo il Corteo ritornava al Castello sempre in quel tumulto di voci, suoni, colori e applausi.
Nel pomeriggio, mentre la gente per le strade si divertiva con i giochi e gli spettacoli, nella sala principale del Castello si celebrava la grande festa per il Sovrano. Le persone più importanti e ragguardevoli erano giunte da tutto il Regno e dai Paesi amici, dame e cavalieri riempivano le stanze abbellite da arazzi nelle quali si diffondeva la dolce musica dei flauti. Seduto sul suo trono il bel Re osservava il tutto salutando e parlando con chi gli si avvicinava e donando un sorriso al cantore o al poeta di turno che si esibiva. Accanto a lui era elegantemente seduta la giovane Regina, che attirava l'attenzione dei presenti per la sua bellezza e soprattutto per lo splendido oro dei suoi capelli. Portava con estrema nobiltà il diadema regale e indossava un semplice vestito rosso che nascondeva ancora agli occhi del suo popolo la dolce notizia che, però, già tutti conoscevano. In disparte, confuso con gli altri cavalieri, stava il Principe Leonardo, che assisteva con soddisfazione al trionfo del suo amato fratello. Finalmente ad un suo cenno cessarono i flauti, i canti e le voci, un uomo si fece avanti, innanzi al trono e dopo un inchino cominciò così a parlare:
- Amatissimo Re Riccardo, dolcissima Regina, questa meravigliosa giornata ha visto gli uomini del nostro stupendo Regno tornare a sorridere in un modo che tutti noi avevamo dimenticato, i nostri occhi sono finalmente asciutti, i nostri cuori ritornano a sperare, e tutto questo, grande Re, è merito tuo. - Voci di approvazione si levarono dalla sala, il Principe si voltò sorridente verso il posto da cui erano provenute.
- Oggi noi festeggiamo non soltanto il tuo Anniversario, ma anche il volgere di un anno che ci ha regalato soddisfazioni e gioie che non conoscevamo più. Noi festeggiamo il tuo Regno, la tua salita al Trono, le tue nozze con la nostra bellissima Regina e speriamo di festeggiare presto tutti insieme, con la stessa gioia, la nascita dell'Erede, evento che tutti noi stiamo attendendo pieni di speranza. - Un applauso partì a queste parole, mentre il Re e la Regina sorrisero felici.
- Ma soprattutto, mio Re, noi festeggiamo la nostra grande vittoria riportata sulle truppe nemiche del Regno confinante, che da lungo tempo ormai ci affliggeva, e che finalmente grazie a te, ai nostri valorosi Cavalieri, al nostro amato Principe Leonardo, al nostro coraggioso esercito, ma soprattutto grazie a Nostro Signore, che ci ha voluti proteggere e che ci è stato sempre accanto, abbiamo sconfitto. Il tuo Regno ha vinto, Riccardo, nessuno di noi teme più le spade o le frecce nemiche, il nostro sangue non scorrerà più sui campi di battaglia, le nostre città non saranno più devastate, saccheggiate e bruciate dalla furia disumana di questi barbari! - Un forte applauso si levò a questo punto, le sofferenze patite tornarono presenti a tutti, ma la sicurezza data loro dalla vittoria brillava in quegli occhi.
- Ed è per questo che noi ti celebriamo - riprese l'uomo - ed in questa giornata di pace e di gioia ci auguriamo che il tuo Regno duri a lungo e sia ricco della felicità che ti ha donato quest'anno, noi ci auguriamo che l'amore della nostra Regina e l'affetto del tuo popolo ti allietino per sempre la vita e che il Regno del tuo Erede brilli e duri quanto il tuo. Ma in questo giorno, fra questi sorrisi, noi tutti, certi di condividere la tua volontà, vogliamo ricordare anche chi abbiamo tanto amato, chi ti ha amato e chi non è più qui a celebrare con noi il tuo trionfo: tuo padre, il nostro caro Principe Stefano, che morì per difendere il nostro Regno; Riccardo, tuo nonno, il grande Re che ti donò la corona, ma soprattutto una donna che tutti noi ricordiamo e che nei momenti di più grande sventura ci consolò con le sue parole, asciugò le nostre lacrime con le sue mani, divise con noi il suo pane, curò i nostri malati e rimase accanto ai moribondi, e vedova del tuo valoroso padre faceva di te un Re, la nostra indimenticabile Regina Anastasia, che ci ha lasciati con nostro immenso dolore due anni fa, ma che sarà per sempre viva nei nostri cuori.
Un tumulto di voci commosse e di applausi si alzò a sostegno di tali parole, il Re ringraziò tutti con un cenno del capo mentre i bellissimi occhi del giovane Principe si riempirono di lacrime al ricordo dell'amata madre.
- Viva per sempre Riccardo e la sua stirpe! - gridò la sala, e le musiche ricominciarono. Re Riccardo tornò a parlare cordialmente ai Cavalieri che gli si avvicinavano, la Regina scambiava parole e sorrisi con le sue dame, il Principe osservava che tutto andasse bene. Il cantore raccontava le imprese di un Re che aveva ucciso draghi e serpenti mentre i flauti accompagnavano la sua voce, i servitori giravano per le sale illuminate reggendo vassoi carichi di cibo e bevande.
Quando la musica cessò con il canto del menestrello e nell'aria si levò di nuovo il brusio di voci dei presenti, un uomo elegante, ma già in là con gli anni, che nessuno conosceva e che non aveva scambiato parola con nessuno, che aveva assistito in silenzio alla festa e che non smetteva di contemplare lo splendido dipinto che ritraeva la Regina Madre Anastasia, mirabilmente vestita di rosso e con le trecce che le incorniciavano il viso, all'età in cui il buon Principe Stefano l'aveva condotta all'altare, esposto in quella stessa sala per volere dello stesso Re, si fece largo fra la folla e venne a inginocchiarsi ai piedi del Trono, fra la curiosità dei Reali e del Principe, che si avvicinò per osservare meglio la scena, mentre nella sala si faceva il silenzio.
- Amato Re - disse lo sconosciuto ancora in ginocchio - accetta l'augurio di una lunga e felice vita da un viandante che ha avuto il piacere e l'onore di assistere oggi al tuo trionfo.
- Alzati, forestiero - gli disse sorridendo il Re - il tuo augurio unito alle belle parole che abbiamo udito poco fa mi rallegra il cuore, e poiché vedo che il tuo volto è buono e che vieni con parole di pace e di affetto mi piacerebbe sapere chi sei e vorrei poterti ospitare, poiché tutti coloro che vengono in pace e rispettano ed amano la parola di Nostro Signore sono nostri fratelli e sono i benvenuti nel nostro Regno.
- Il Re mi dimostra che oltre ad essere grande e amato è anche generoso, e questa virtù insieme alla giustizia fa di ogni Re un vero Re - rispose lo sconosciuto che si era alzato - Vuoi sapere chi io sia ed io ti accontenterò, ma dirti il mio nome sarebbe dirti nulla, poiché il mio nome ti suonerebbe nuovo, sappi solo che una volta io ero un Cavaliere e molti uomini pensarono che io fossi un valoroso Cavaliere, e che ora, che combattere è diventato per me difficile, sono un poeta ed un cantore e vado girando per il mondo a raccontare storie e a celebrare coraggiosi eroi.
- Non hai l'aspetto di un poeta né di un cantore - notò il Re - Hai conosciuto mio padre o mio nonno?
- Di fama, non di persona. Ma vidi un tempo la tua Regina Madre ed ella rimase anche per me esempio sublime di Bontà e Gentilezza.
- Le parlasti?
- Non ebbi questo piacere, la vidi una volta sola e da lontano, ma quella volta bastò a renderne eterno il ricordo.
- Hai una famiglia, una moglie, dei figli?
- Nulla di ciò che tu dici, mio signore. Un tempo avevo una famiglia, era il mio esercito, ma ora non c'è più. Però amai una donna con tutta la mia anima e continuo ad amarla, sebbene anche lei non ci sia più.
- Quale Re hai servito?
- Un Re di un paese lontano, che tu non conosci, che mi fu grato per le mie imprese, ma anche lui adesso non c'è più. Io vengo da quel luogo ed ho viaggiato molto a lungo, ho visitato le verdi valli della Francia attraversate da fiumi favolosi, le calde coste della Spagna, le gelide foreste del grande Impero, le graziose cittadine della dolce Italia.
- E per quale motivo giungi ora nel mio Regno?
- Ci fui una volta, quella in cui ti dissi che vidi tua madre, e quando seppi che suo figlio, tu, sedeva sul trono del grande Re Riccardo e che in lui erano confluite la dolcezza della madre ed il valore del padre, volli vederti, è per questo che sono qui.
- Lo ripeto, tu sei il benvenuto. Potrai trattenerti qui quanto tempo vorrai e sarà trovato un luogo in cui potrai alloggiare comodamente.
- Mio Re, ti ho visto e non desidero darti altri incomodi, ma permettimi soltanto di ringraziarti di tanta bontà a mio modo.
- Non dai alcun incomodo, ma parla pure.
- Vorrei narrare a te e a tutta questa splendida gente una storia che si racconta dalle mie parti e che tratta delle avventure di un nobile cavaliere e della sua donna, come cantore è questo il dono che voglio farti.
- È stupendo come dono, la mia bellissima Regina adora le storie dei cavalieri, perciò allieta noi tutti con il tuo racconto.
Lo sconosciuto lo ringraziò con un sorriso, volse in giro i suoi occhi incontrando anche quelli del giovane Principe e mentre nella sala tutti facevano silenzio egli incominciò.


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Ins. 21-09-2003