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LA PIò GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
 Prosa di
Vito Ciancia

Amore Condizionato

(Romanzo)

 
PREMESSA
 
Due civiltà diverse, quella di una città di mare, estesa ed emancipata, e quella di un piccolo centro montano, piuttosto lento nell'evolversi, (almeno fino all'avvento della televisione), si incontrano attraverso una famiglia di profughi e si scontrano per la mentalità distante fra giovani ed anziani.
Pertanto, sorgono difficoltà di comprensione, che condizionano sensibilmente la vita dei singoli individui, specialmente nelle libere scelte affettive.
In questo romanzo, ìAmore Condizionato", si notano diverse sfumature di condizionamenti, che si concretizzano, in particolar modo, nell'amore di una coppia, Nino e Rita, sorto con passionalità irrefrenabile per lei, con sentimento inconscio, ma profondo, per lui.
La ìgente" raffigurata, poi, nelle ìcomari", con la sua curiosità pettegola e la sua critica retrogada, provoca un contrasto fra madre, figlio e nuora, che influisce negativamente nella vita dei giovani.
L'Amore, ad un certo punto, trionfa, ma per un periodo limitato, perché, dopo, subentra lo stress per tutte le difficoltà della vita. Ne consegue una crisi familiare dannosa anche per Felice, il figlio che ha tanto bisogno di affetto, mentre viene trascurato dall'egoismo dei genitori.
La riconciliazione vale più fisicamente che spiritualmente, e soltanto un miracolo può aiutare la coppia a maturare e comprendere la bellezza della vita coniugale, consacrata dal matrimonio.
 
IL MIRACOLO
Un giorno, Rita, si avvicinò a Nino, con cui si era riconciliata completamente, e gli manifestò il suo sincero pentimento per tutte le sofferenze che gli aveva provocate.
- Ti chiedo scusa -, disse, -per non aver saputo apprezzare le tue ottime qualità di marito e di padre, sprecando tanto tempo in malintesi ed errori.
Nino non rispose, ma l'abbracciò in segno di pace. dopo si appartò nel suo angolino riservato e ringraziò il Signore per avergli concesso questo terzo miracolo. Infatti, in quel periodo di crisi, aveva già scansato due pericoli di incidenti seri. Nel primo caso, guidava l'auto con la radio accesa, si era addormentato, una voce, allarmata, gridò: - Attento, stiamo arrivando a un punto difficile!
Lui aprì gli occhi, riprese il controllo della guida: stava arrivando ad una curva stretta da cui sarebbe saltato in un burrone.
Nel secondo, una sera tardi, guidava sotto una pioggia battente che riduceva al minimo la visibilità e rendeva viscida la strada. Ad un tratto, l'auto uscì fuori strada, infilandosi in una fitta sterpaglia. Riavutosi dallo spavento, tornò sulla strada a retromarcia e proseguì fino a casa. L'indomani, alla luce del giorno, quando si rese conto che anche l'auto era illesa, scoppiò in un pianto inconsolabile.
Egli collegava quei due eventi, accaduti a breve distanza di tempo, attribuendoli ad una volontà superiore che lo aveva protetto, per consentirgli di portare a termine la sua missione in favore di Felice, vittima dell'egoismo dei genitori.
Altri, forse li avrebbero interpretati come casualità favorevoli, mentre lui propendeva per considerarli miracoli.
Allora, si aspettava il terzo miracolo, per la ricomposizione della famiglia. Questo non si manifestò all'improvviso, bensì gradatamente.
Nino e Rita si recavano insieme ai pellegrinaggi ed alle funzioni religiose, sostituendo ai dibattiti la preghiera in comune.
E il vero miracolo consisteva in una trasformazione interiore, come se una luce chiara illuminasse, giorno dopo giorno, la propria coscienza, ispirandola a superare l'orgoglio, i pregiudizi, la presunzione. Ecco perché ciascuno, ritrovato se stesso, riusciva, finalmente, a vedere la parte migliore dell'altro.
Un giorno, mentre i due erano in viaggio per la solita visita periodica a Felice, e facevano una breve sosta per ammirare dei panorami meravigliosi, Rita disse: - Nino, proprio in questo momento, ho fatto una riflessione: tutte le bellezze e le attrazioni di questo mondo, i viaggi, le ricchezze, i divertimenti non possono eguagliare un bene così grande, che riempie tutta la vita, come la famiglia, consacrata, s'intende, con il matrimonio.
Nino, in un attimo, vide intorno a lei come un grande bagliore che liberava una fragile creatura bisognosa di affetto dallo spirito vendicativo, dal materialismo, dalla prepotenza. In quel momento, avrebbe voluto inginocchiarsi davanti a lei e manifestarle il suo pentimento, per non averla scoperta prima, essendo offuscato dalla superbia, ma si limitò a stringersela al cuore ed a risponderle con dolcezza: - Speriamo che questa sia una riflessione definitiva.

PASSIONE D'AMORE

(Romanzo)

PREMESSA
Stavamo seduti su una panchina nella stazione di un importante nodo ferroviario. Quando, alzando gli occhi dal giornale, mi venne di guardare in viso la ragazza che mi stava accanto, la vidi emettere un profondo sospiro, come se avesse atteso con ansia quel momento, per liberarsi di qualche preoccupazione che l'assillava.
-Permette?- mi disse, nell'atto di prendere una rivista che tenevo appoggiata sulla panchina.
-Prego!- le risposi.
Dopo un certo tempo, me la restituì ringraziandomi e si allontanò.
Quando, in viaggio sul treno, sfogliai la rivista, con mia sorpresa, vi trovai un dattiloscritto, lasciatovi, evidentemente, da quella ragazza.
Dimenticato? Non credo; ritengo, piuttosto, che abbia voluto disfarsene, senza distruggerlo, essendo, per lei, un ricordo molto caro.
Lo lessi con attenzione, rilevandone un marcato turbamento giovanile, provocato, magari, da qualche intervento inadeguato degli adulti. Infatti, lei aveva un ragazzo con cui si corrispondeva anche in collegio, ma la Madre Superiora, per tutelare gli interessi dei genitori, evitando che si distraesse dagli studi, si mostrò troppo severa. E la sua eccessiva severità, fatta notare con rammarico nell'episodio dei ceffoni, viene satireggiata in quello del pranzo in ginocchio davanti ad una tavola imbandita alta.
Ne consegue tutta una serie di atteggiamenti evasivi, con esaltazione dell'aggregato giovanile anche in una forma di società segreta. Il desiderio, poi, di concretizzare autonomamente la propria vivacità e il proprio ardore, sbocca in un forte amore passionale con un uomo integerrimo per natura e cultura, che, però, deluso dall'infatuazine dei tempi, rappresentata da un materialismo esasperato, si abbandona all'incontro casuale di un dolce conforto alternativo.
Il ritorno alla realtà quotidiana é drammatico e lascia nell'animo una tristezza infinita, una pena perpetua, inflitta da un inesorabile, avverso destino.
Ma... bisogna comunque aver fede e saper soffrire.
Quindi, convinto di interpretare il tormento e le intenzioni di quella ragazza sconosciuta, ho pensato di curare e pubblicare il dattiloscritto sotto il nome di Sara, da lei stessa riportato nel suo racconto.
TRISTE RISVEGLIO
Purtroppo, come ogni bel sogno svanisce svegliandosi, lasciando nella mente soltanto un dolce ricordo, così quell'amore intenso, dono totale, incondizionato e reciproco di se stessi, dovette finire. Nico, per non rovinare la vita di Floriana, dovette subire ancora la schiavitù, a cui si era sottoposto spontaneamente, sposandone la madre, una donna istruita simile ad una enciclopedia vivente, alla quale mancava, però, una sola voce: "Umanità".
Io dovetti rientrare nella mia famiglia, la quale, al passo coi tempi, era abbastanza fredda e disgregata, dove aspettai, ansiosa, qualche lavoro pertinente con il mio diploma.
Ogni tanto, non riuscendo a rassegnarmi, telefonavo a Nico, ma, per evitare di farlo soffrire, mi accontentavo di udire la sua voce in silenzio, e chiudere subito il telefono.
.... Dovevo riconoscere di aver sbagliato tutto fin dall'inizio e continuavo a perseverare negli errori: pur rendendomi conto di quello che facevo, non riuscivo a modificare il mio destino.
Non potevo nemmeno accusare gli altri per dare una giustificazione alla mia coscienza: sapevo che la colpa era soltanto mia.
Chissà, forse ero sfortunata o forse non riuscivo davvero a stabilire un rapporto giusto con le persone; talvolta non trovavo più nemmeno il coraggio di sognare.
Ebbi momenti di disperazione, sopraffatta da mille pensieri autodistruttivi. Ma... un giorno, presso la fermata dell'autobus, mentre ero assorta in queste riflessioni, fui scossa, letteralmente, alle spalle da... Suor Fiorenza: - Ciaooo! amica mia, come stai? Da quanto tempo non ci vediamo! Che te ne fai?
Le accennai brevemente che stavo attraversando momenti difficili, e lei, senza farmi finire:
- Adesso dobbiamo prendere l'autobus, tieni, questo è l'indirizzo del mio Istituto, vieni a trovarmi al più presto, ci sarà posto anche per te: ci occuperemo dell'infanzia abbandonata, la quale ha tanto bisogno di quel conforto che soltanto chi ha sofferto é in grado di donare!
Col bigliettino in mano, salita sul mio autobus, pensai che le vie del Signore sono infinite e che, dopo un temporale spaventoso, esce di nuovo il sole ad illuminarci la strada da percorrere, sia pure con gravi rinunce ed alternanza di gioie e dolori.

UN RAGAZZO AUTISTICO

(Osservazioni e riflessioni)

 
PREMESSA
Gianni, fin dai primi anni di vita, mostrò spiccate doti di sensibilità, di fantasia, di espressioni bellissime nel cantare e nel narrare fiabe apprese, generalmente, nell'audizione di dischi. Però, si aggirava in un mondo tutto suo, circoscritto, da cui lanciava messaggi, come richieste di aiuto, con urla e stranezze caratteriali non facilmente decifrabili dall'esterno.
La famiglia che si aspettava quell'attrattiva gaia tipica dei bambini, si trovò coinvolta in problemi di difficile soluzione. Ma non si scoraggiò: cercò di aiutarlo, come meglio poteva, ad inserirsi nella società, la quale, da parte sua, lo accolse gradatamente nel migliore dei modi, anche con le istituzioni di cui disponeva.
Intanto, si andavano delineando i compiti di ciascun genitore, pur collaborandosi entrambi nell'unica speranza di portare Gianni al livello dei ragazzi normali. E, pertanto, la madre, docente di Lettere nei Licei e negli Istituti Magistrali, si manifestò solerte ricercatrice, per individuare strutture e professori adatti ad aiutarlo, mentre il padre, laureato in Pedagogia ed esperto educatore, osservò con interesse i momenti più salienti della vita di Gianni, e l'atteggiamento delle varie componenti sociali verso di lui. Li annotò, quindi, in relazioni sintetiche e diari, con opportune riflessioni, formandone una raccolta composta da cinque volumi: uno di relazioni in generale, tre di diari sulla frequenza dell'Istituto Tecnico Agrario, uno di documenti sugli imprevisti sorti specialmente negli ultimi due anni di frequenza dell'I.T.A.
La predetta raccolta viene resa nota a scopo divulgativo, ma dei diari viene esposto soltanto un estratto, al fine di non distrarre con troppi dettagli l'attenzione dei lettori, lasciando l'opera integrale a disposizione degli studiosi interessati.
 
CONCLUSIONE
Da quanto esposto in questo volume, si può cogliere una visione globale di Gianni nelle sue manifestazioni tipiche di un ragazzo autistico.
Le sue crisi di rabbia erano provocate da malessere fisico, ma anche, e soprattutto, da evidente impossibilità di farsi capire. Si rotolava per terra a scuola, perché i compagni erano andati al campo sportivo e lui, costretto a rimanere in "cameretta" per il recupero, non riusciva a comunicare il torto subito.
Infastidiva gli occasionali interlocutori, mentre tartagliava, come se si aspettasse da loro un aiuto valido per superare il suo male. E quell'aiuto, quasi come un miracolo, lo trovò nel fratello maggiore, che studiava a Bari, quel fratello sulle cui ginocchia era solito stare seduto silenzioso mentre studiava a casa e per cui aveva pianto molto quando l'aveva visto allontanarsi in treno.
Dopo che gli aveva chiesto con insistenza ed ottenuto un lungo dialogo in una passeggiata in riva al mare, non tartagliò più.
Accettò, quindi, le sollecitazioni dei genitori, dei compagni, dei professori, collaborando come meglio poteva, nel tentativo di aprirsi al mondo esterno.
In questo libro, si possono individuare, oltre agli atteggiamenti positivi e negativi delle varie componenti sociali nei suoi riguardi, anche gli effetti ottenuti con l' intervento dei sanitari competenti e l'uso dei farmaci.
Nei prossimi volumi, relativi alla frequenza dell'Istituto Tecnico Agrario, saranno presentati, nei dettagli, i progressi e regressi di Gianni specialmente a scuola.

RITORNO A SCUOLA - ALL'ISTITUTO TECNICO AGRARIO
 

(Osservazioni e riflessioni)

 
PRESENTAZIONE
Con il passar del tempo, i fatti e le immagini possono subire, nella memoria, delle trasformazioni, fino ad apparire evanescenti, di modo che una eventuale ricostruzione potrebbe risultare distorta o travisata.
Spinto dal timore che tale circostanza potesse verificarsi per il comportamento di Gianni (ragazzo autistico) a scuola, fin dall'inizio dell'anno scolastico 1989-90, cominciai a fissarne, per iscritto, i momenti di particolare interesse, con rigorosa precisione, come una macchina fotografica.
Il primo pensiero fu quello di voler serbare un ricordo fedele di eventi, forse, irripetibili, mentre si profilava nella mia mente, la speranza che gli esperti potessero interpretare meglio Gianni attraverso quegli appunti.
Giorno dopo giorno, venne fuori un diario compilato in terza persona, proprio con l'esigenza di guardare gli eventi con distacco, obiettivamente, con annotazioni quotidiane nella prima parte da settembre a dicembre, gradatamente saltuarie man mano che il comportamento di Gianni risultava più lineare e rassicurante.
Mi venne spontaneo dividere detto diario in tre parti trimestrali (non evidenziate in questo volume), benché i docenti avessero stabilito l'uso dei quadrimestri, convogliando in esse tre aspetti successivi:
1) preoccupazioni iniziali;
2) speranza di proficua evoluzione;
3) serenità per le mete conquistate con tenacia e perseveranza.
Di questo diario, ora, penso di divulgare un estratto con le parti salienti, lasciando quello integrale agli studiosi dell'autismo. Convinto, poi, che la presenza di Gianni alle lezioni di Educazione Fisica meritasse un'attenzione particolare, ho ritenuto opportuno trascrivere separatamente, tutta di seguito, quella parte di diario.

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Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2002-2003 Il club degli autori, Vito Ciancia
Per comunicare con il Club degli autori:
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 Agg. 24-03-2003