LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Stefano Bolotta
Stefano Bolotta è nato a Lecco il 26 giugno 1979 e cresce ad Abbadia Lariana, paese dove risiede attualmente con la famiglia, un nucleo di quattro persone.
Frequenta l'istituto tecnico industriale Badoni di Lecco, dove si diploma perito in informatica. Ma il suo poetare, sbocciato fin dall'adolescenza, non lascia il passo alla formazione tecnica, anzi.
Iscritto alla facoltà di Lettere Moderne all'Università degli studi di Milano, inizia dall'autunno 1998 la collaborazione giornalistica con il periodico bisettimanale 'La Gazzetta di Lecco e provincia'. Sue poesie sono apparse negli anni scorsi sul bimestrale 'Abbadia Oggi' e su una pubblicazione a cura dell'assessorato alla Cultura del Comune di Abbadia Lariana 'Artisti e poeti di Abbadia''.
La sua produzione attuale vanta 150 poesie, decine di racconti, svariate canzoni e un paio di romanzi mai conclusi definitivamente che un giorno forse saranno portati a termine dall'autore.
 
Limpido come il cotone
 
Limpido come il cotone,
Caldo godere di lenzuola
Mai bagnate dal sangue.
Donne che ridono del tempo
E la sveglia suona, ridicola,
Scoprendo le feci della notte
Che ha portato chiasso e fortuna.
 
 
 
Oscurità Globale
 
Quando la linea del tempo
Si sofferma sullo splendore del fuoco,
Lento è il declino dell'uomo.
Tornare a scrutare il cielo è
Solo
Lieve percezione nell'oscurità globale.
 
 
 
Il pianto del mattino
 
È solo voglia
Di evadere, sai?
Questa che mi lega
Le mani al torace,
iniezione dolorosa
ma insignificante.
Di contro, le mie
Paradossali visioni
Di luminosità, in
Questa nebbia densa
E pastosa che nulla
Vietano e tutto ledono.
È solo voglia
Di evadere, la mia,
Che non trova mai
Illusioni con
Cui soffocare il pianto
Dirotto del mattino.
 
 
 
Maree
 
Giustificare
Il folto veleggiare
Delle maree quiete,
Silenzio interno ove
Troneggia l'affanno
Ricurvo sul rimpianto,
Nauseante ricordo
Che gocciola di te.
Odora di redenzione
Il mio folle ardore:
Placami, ti supplico,
Placami le maree dentro.
 
 
 
Fuori dalla mia orbita
 
Il prato sfiorisce,
Lento,
Le primule grigie
Diventano e
Il buio avanza.
Le mie paure nuotano
Nell'apnea
Attraverso la quale
Nuoto in questi giorni
Di mestizia e ilarità.
Il manto inaridisce,
Squadrato,
Il fiato s'accascia
A un colpo di tosse che
Mi sfibra.
Il viaggio mi stancherà,
E penso di non farcela,
Rivolgo sguardi difensivi
A persone che ruotano
Fuori dalla mia orbita.
 
 
 
Steli di seta
 
Siamo retro proiezioni
Di un futuro incerto,
Ombre allungatesi che
Presto diverranno luce.
Conosco il tempo e ne
Patisco l'insano chiacchierio.
Rivedo i miei limiti e
Ne subisco il triste accasciarsi
Su steli di seta lacerata.
 
 
 
Delirium tremens
 
Alcool etilico
Che bevi tu,
Falla nei miei pensieri.
Io rido come iena
Impazzita e dorati
Sono i tuoi denti.
Ubriacati di deficienza
E sarò da te gratificato.
 

 

 
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Ins 26 novembre 1999