LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Roberto Silleresi

Radiofonia notturna
 
Lasciami ancora rapire
da una lemma senza volto,
è l'eco dell'uomo solo
impaurito dal silenzio.
Per lavoro osteggia l'invisibile,
usa la bocca a guisa di cerniera
tra parodia e verità rinviate
ai precari rimpalli dell'etere.
Nostromo delle onde corte,
stucca sui vicoli una guerra
tra schioppi di legno e cerbottane
puntati sulla polla
di un fumoso domani.
In un separé di cristallo
distilla la colonna sonora
del vespro sonnambulo
e la cuffia lo preserva
dall'arruffato sottofondo delle falene.
Parole, a caldo consumate,
screpolano i battenti
dell'ultimo metrò,
variegato bouquet
d'amore e stanchezza.
Sulla scansia dove archivia
il malessere imploso,
un obsoleto transistor
- come perla nella spazzatura -
alza la gonna al mondo.


 
Donna di padre
 
Anche tra i vivai d'Occidente
si disperdono le ninfe
convertite all'ateismo
dalle intemperie dell'amore.
Rincasano solo per empatia,
la gonna basculante
- per misogino passatempo -
s'accascia sul talamo dei demoni inerti.
Bersagliate dai falsari del Cielo,
si fanno verbi senza mutazione
che il belletto persuade
all'età adulta e poi infeltrisce,
membrana assolutoria
per episodi di vecchiaia.
Per questo, figlia mia,
concilierò il tuo oblio
chiosando sui dogmi profani,
finché non vedrò le trecce recise
sul tagliere dell'offertorio.
Cicalante ossessione il simulacro
del corpo porzionato
per me, genitore imperito
del calice perfetto in te deposto.
Sei il sangue ansioso che tramanda
- come carsico emissario -
il fulcro del mio lamento.
 
 



Il vento di ieri
 
Nell'entroterra di foglie di feltro
il vento è un maestro errante
s'intrufola nel serrame opaco,
mitiga il tunnel dei ricordi,
plissetta vestiti di cerea carta
e premuroso asciuga l'inchiostro
di minute parole quotidiane.
 
Spazza i cortili di case senza riposo,
sensibile al lunario biondo d'autunno,
sibila inquieto sui tetti in lamiera.
 
Il cielo è una mappa di cerini al neon,
gelido atrio di un cosmo adulto
intinto nell'aria svaporata dell'infanzia.
 
Visi di porcellana rivivono
il viaggio di una barca senza remi,
il cuore è un fuoco di bivacco,
ravviva alla brezza del passato
asperso d'episodi in poesia,
ha il ritmo di segreti innocenti
un fregio dai contorni evanescenti.
 
 



Spanky (in ricordo di Charles Schulz)
 
Piccola gente in colonna,
hanno mani di china sul foglio lucido
e cuori in ombra d'argento,
silhoutte di luna - insonne ed incerta -
nell'aria stinta di un cielo senza fondo.
 
Trovatore di storie d'amore
nel cosmo sobrio - dietro lo steccato -
di maturi e geniali marmocchi,
dagli occhi affusolati e malinconici
e il naso ripiegato in una lamina di timidezza.
 
Nel campo dei grandi cocomeri
il poeta ha sepolto la maschera del domani,
dal sorriso affabile e stampigliato,
algido ritratto della solitudine impressa
su strisce filanti di eroi di carta.
 
Sulla ciotola del cane
sdrucciola il disegno imposto dal destino,
erede di una matita senza testamento
raccoglie i trucioli di un gesto antico,
con sfacciato pudore s'appropria del tratto incerto.
 
Sei partito da un mondo di latte,
con arte hai ripulito la cassetta della posta,
ancora non era San Valentino...
il giorno prima si è perduto il fantasma
della ragazzina dai rossi capelli.
 



 
Da bambino
 
Ripiegavo il futuro nelle ali di un'effimera
ed il passato nel canto della cicala
- nota soffocata di una sola estate -.
Conoscevo una strada sotto il mare
punteggiata di stelle cadenti.
La pioggia buona
- sopra il cielo delle favole -
riempiva lo zaino,
ghermito alle mie spalle.
Oggi il raggio di sole non ha innocenza,
sciupa la polvere garbata
sulla porta del soppalco,
dove un ramo d'ulivo antico
monta la guardia al cofano di pino.
S'inclina l'orizzonte di una stagione
appesa all'angolo del cuore e
- sotto grandi ali nere -
cerco risposte difficili per angeli disertori
- eroi di una guerra senza dolore -
per un gomitolo di carta ingiallita
- da toccare coi piedi -
sulla sabbia riportata del cortile,
per un cappello di piume di rondine
cucito sotto la trifora dell'oratorio.
La calligrafia incerta delle prime impressioni
non scambiava la neve per un pianto,
che si riversa disciolta a valle
dondolando tra le onde del tempo.

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Agg. 12-03-2006