LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Roberto Cossari
Ha pubblicato il libro

Roberto Cossari - Tempo di nocciole




 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con testo italiano a fronte

 

Commedia dialettale calabrese in tre atti

 

Collana Gli abeti (testi teatrali)

 

14x20,5 - pp. 72 - Euro 7,00

 

ISBN 88-6037-166-X

Prefazione
Incipit


Prefazione
 
Eroi di paese
 
 
 
Quando abbiamo scritto qualcosa per il suo libro di poesia, abbiamo chiamato Roberto Cossari il poeta del contingente, del provvisorio, dell'attimo fuggente; spiegando che vi trovavamo "una modesta sublimazione della semplicità di ogni giorno", e che questo non diminuiva il valore letterario della creazione, ma lo rendeva per quello che è e vuole essere. Il Cossari del teatro non si discosta, è lo stesso sotto altra forma.
La vita, del resto, è quella che è per ciascuno di noi, la scelta è accettarla o rifiutarla, subirla o sublimarla. Il luogo, l'ambiente, il linguaggio, i vizi e le virtù della condizione sono sotto i nostri occhi: il poeta semplice e ingenuo, o che finge di esserlo, li coglie e ne fa verso, o scena di teatro: piccoli o grandi drammi, o sempre il dramma solo della vita, che è decidere cosa farsene, se lasciarsi trascinare dal caso o in qualche modo imprimere agli aventi una qualche nostra volontà. Tutti gli esseri umani, e ciascuno, sono posti di fronte a questo momento tragico, ma non tutti allo stesso modo, bensì secondo le circostanze. Per qualcuno dunque il dramma della vita assume il volto della tragedia, per molti altri quello della banalità, del quotidiano, del comico: ma è solo differenza di forma per differenza di situazione; direi, teatralmente, di sfondo.
E, per chi conosce il sottinteso dei versi e del teatro del Cossari, che è il paese innominato ma presente, nelle scene di questa tragedia buffa, di questo dramma comico, c'è molto della malinconia ironica, dell'allegria triste, dell'intensità stemperata, della risata falsa di un paese di gente troppo intelligente e troppo poco volitiva; e troppo schiava dei sogni e delle parole per dar corpo alle idee; e troppo piena di idee per accontentarsi del sopravvivere; e che fa condurre gli anni aspettando la vita piuttosto che vivendo: Cardinale. Una condizione infelice, ma di un'infelicità con la quale si convive benissimo tra frizzi e giochi, tra ironia e sorriso.
Ecco il paese in scena dove gli uomini maturi piangono la propria sventura di essere condannati a lavorare, e poi si scopre che tutta la fatica è stata un'ora o due; dove i giovanotti si lasciano coccolare dalle mamme e vanno in cerca di donne amanti che presto saranno le loro secondo mamme per tutta la vita, e li coccoleranno per poterli comandare; e dove le donne, mamme e amanti, recitano bene la parte delle serve padrone. In questo ambiente un uomo può trascorrere lunghi decenni tranquilli: vivere no, ma non se ne accorgono e credono, alla fine, di essere vissuti.
Un tale sia pur latente e sorriso dramma esistenziale, può essere espresso nel semplice linguaggio del paese, che è a volte banale, a volte crudo, quasi mai alto e letterario? Forse sì, ma occorre quell'abilità che Cossari ha già dimostrato, di saper apparire ingenuo e semplice anche quando vuol dire cose inquietanti e comunque importanti. Ed è un piccolo capolavoro di fantasia, riuscire a far buon uso del dialetto, non senza la sua quotidianità e durezza, per dare una dimensione piccola a dei drammi universali.
Domandiamoci ora se questo testo è dotato delle virtù di un lavoro teatrale. A leggerlo, pare di sì, con le sue scene serrate e veloci, e le battute lapidarie e taglienti. Ma altro è leggere, altro è sottoporre un lavoro alle prove aleatorie e pericolose del palcoscenico. È solo in teatro che un testo si sottopone ad una sorta di collaudo; e gli umori degli spettatori sono il vero banco di prova della tenuta di una storia e della tensione scenica. E solo dopo aver affrontato il rischio del sipario che una commedia inizia quasi a vivere di vita propria, e a modificarsi anche lontano dalle stesse intenzioni dell'autore.
Qualche prova sul palcoscenico c'è stata, e con successo. Auguriamo dunque a Roberto Cossari un pubblico intelligente e benevolo in molti altri teatri. E di esserci in mezzo anche noi.
 

Ulderico Nisticò

 
 

PRESENTAZIONE
di Franco Calabretta
 
 
 
Una storia nata dall'entusiasmo per "le scene", dalla nostalgia ritrovata nei momenti di svago dagli impegni dello studio; nata dal desiderio di una cosa tanto lontana da poter con tranquillità prendere in giro.
I ricordi di un mondo continuamente infangato dal briluccichio delle insegne del progresso e degli effimeri bisogni, che strappano le genti dal suolo natio; per contro, travolto dallo stesso uragano che soffia sull'ozio e sull'ignoranza, dai quali è perennemente sommerso.
Così trovano posto, nel racconto, le figure di una realtà fatta di scelte difficili e di compromessi, inibite dal freno del passato e dalla corsa verso il futuro.
"In media stat virtus": nel mezzo sta - in questa storia - la madre, arbitro accomodante nelle dispute; padre e figlio scontenti, il primo del mondo che lo circonda ed il secondo della propria condizione. Attorno, il compare e gli amici, coro onnipresente in un luogo di rapporti così intensi e ravvicinati tanto da doversene difendere, paradossalmente, con l'isolamento (le quattro mura di una casa, le impervie colline, una città sconosciuta).
Un mondo, dunque, che per essere capito esige la conoscenza ed il contatto diretto di chi, con disprezzo, lo definisce "provinciale"; parte di un quotidiano rimasta a misura d'uomo, che dovremmo incominciare ad apprezzare, a difendere ed a sorridere sopra.
 

Roma, 11.12.1989


Tempo di nocciole
 

 

 Ai miei cari nonni

Vittoruzza "'a posejia"

Turi 'e "gasparu"

 

PERSONAGGI
 
 
  • COMARE ROSA: La madre di Vito
  • COMPARE BRUNO: Il padre di Vito
  • VITO: Il figlio
  • COMPARE MICO: L'amico di famiglia
  • PEPPE: Amico di Vito
  • MARIO: Amico di Vito
  • GIANNI: Amico di Vito
 

Sentitamente si ringraziano le nocciole, attori non protagonisti ma osservatori attenti dello scorrere incessante e ripetitivo delle umane vicende; inoltre i miei genitori, i miei nonni, mia zia Elisa ed i miei amici dai quali ho estratto racconti, battute, detti, gag, invettive, tormentoni, avvenimenti ecc. giocando con le parole e spaziando nella fantasia che segue, comunque, una linea autobiografica. L'anno era il 1986 ed avevo 18 anni. Esiste ancora quasi tutto, tranne la pista di sci con la segatura a Fabrizia! Io non sono partito per la Germania per lavoro (per vacanza un anno dopo a trovare gli amici), ma andai a Roma per studiare Architettura e dove durante gli studi ideavo e scrivevo appunto questa commedia inedita con l'aiuto del mio amico e collega architetto Franco Calabretta. "Tempo di nocciole" è stata messa in scena per la prima volta nel 1994 dagli allievi della Scuola Media Statale "S. De Luca" di Cardinale (CZ). Nell'estate del 2005 è stata messa in scena più volte dai ragazzi della Proloco di Cardinale (CZ) riscuotendo un lusinghiero successo locale. Adesso viene pubblicata con il testo italiano a fronte, così da farla leggere anche a chi non comprende il dialetto calabrese!
 

ATTO PRIMO
 
Sala da Pranzo.

La scena è chiusa in fondo da una parete in beige: stampata a destra una finestra chiusa.

Sulla sinistra, all'angolo, uno specchio fa la sua bella presenza. Una cristalliera, seguita dalla porta di ingresso. Sulla destra, in fondo, l'accesso alle stanze; più in qua una sedia, spaiata. Sta in mezzo alla scena il tavolo apparecchiato, con tre sedie.

Su tutto domina un semplice lampadario, sospeso.

 


Entra la madre di Vito seguita dal marito che, poggiando la coppola sullo schienale della sedia, prende posto a tavola.

Madre: Dai su, mangiamo prima che si raffreddi... è da mezz'ora che è pronto: non vi decidete mai di ritirarvi quando è ora di cena!

Padre: Meno male, va' ... un boccone di cibo caldo ci voleva proprio.

Vito: (entrando con fare stanco ed aria affaticata) Unao sedia... dov'è una sedia? Sono a pezzi, sconquassato, ho la schiena piena di curve (prende una sedia e si mette a tavola, sbracandosi).

Madre: Dai figlio, mangia altrimenti si raffredda. (Rivolta al padre) Guarda com'è conciato, ma che cosa gli hai fatto fare?

Padre: Che cosa gli ho fatto fare? Gli ho fatto raccogliere un po' di nocciole... e dopo dieci minuti già s'arrotolava per terra...

Vito: Le nocciole a terra si raccolgono...

Padre: Sì, con la lingua!

Madre: (rivolta al marito) Bruno, io sono contenta che lui viene con te ad aiutarti, invece di fare il vagabondo in giro per le strade; comunque non fargli prendere cose pesanti, perché adesso si trova nel periodo dello sviluppo...

Padre: Sì, dello sviluppo... non lo vedi, ha trent'anni ed ancora non sa come si deve stare a tavola; lo so io che cosa gli sviluppa!

Vito: Trent'anni... oh papà, ne ho diciotto, non trenta!

Padre: Trenta... diciotto... il buongiorno si vede dal mattino. E poi, questo lo vuole, quello non lo vuole; la cipolla la mette di qua, l'aglio di là; e il pepe gli brucia il palato... aspetta che ti chiamano soldato, così poi conosci la buona cucina! Guarda dentro al tuo piatto sembra che giochi al gioco dell'oca!

Vito : Papà guardate che se continuo così il sottoscritto il militare lo fa a casa. Mi dovete spiegare come fanno a prendermi con questa cassa toracica? Poi, con questa fatica chi mi stravolge, mi sto riducendo a tre ossa... io sono fatto per altre emozioni, non per la guerra. Siamo gente delicata!

Padre: Tre ossa, tre ossa: quello che mangi non ti basta nemmeno da farti crescere la barba! Ricordati che i vecchi saggi dicevano che il buon lavoratore si vede da come mangia. Quei quattro bocconi di roba che mangi chissà dove vanno a finire! Ma io lo so quello che fai in giro, perché tu sei un "delinquente"...

Madre: Ma che ne sai, che ne sai... Tutto il giorno trascorso tra i noccioleti. E poi sono ragazzi, si vogliono svagare ogni tanto; chissà quante ne hai combinate tu alla sua età!

Vito: E diglielo, mamma, diglielo...

Padre: Io voglio sapere perché tu lo difendi sempre! E questa "schifezza" ne approfitta... guarda come se la ride sotto i baffi. (rivolto al figlio) Hai trovato tua mamma che ti dà le mille lire, eh? Dicevano bene gli antichi che "mazzate e panelli fanno i figli belli"!

Vito: Beh! Che sono bello non lo puoi mettere in dubbio: sembro un attore, certo che però se mi davate meno botte potevo crescere anche più dritto!

Madre: Figlio, l'albero va raddrizzato quando è tenero, lo dicevano anche i vecchi saggi...

(fa una carezza al figlio)

Vito: Qui mi sembra che stasera gli antichi sono tutti contro di me: lascia che batta la ritirata, và! (e si alza)

Padre: Lo vedi? Il maiale si è saziato ed adesso va a sdraiarsi sulla paglia.

Vito: Veramente, se non vi dispiace dovrei uscire: devo sbrigare cose urgenti ... Papà, questa sera la vedo nera! (ed esce)

Padre: Eh già, la pancia piena, la tasca piena ed il giovane baldo è pronto a fare il "gagà". (rivolgendosi alla moglie) Senti Rosa, questa casa sta diventando un albergo; qualche sera di queste a quella porta inchiodo tante di quelle tavole che non la si riesce ad aprire nemmeno con la dinamite. E tuo figlio, digli di andare a trovarsi un posto letto da quelle "puttane" che frequenta...

Madre: Bravo, così gli fai anche un favore!

Padre: (si versa un bicchiere di vino e mentre lo guarda in controluce) Gioventù bruciata!!

Si sente bussare. La madre si avvia alla porta ed entra il compare Mico.

Compare Mico: È permesso, compare Bruno?

Padre: Ah, entrate compare Mico, entrate.

Compare: Buona sera compare Bruno, buona sera comare Rosa, scusate se disturbo...

Madre: (offrendogli il posto a tavola) Favorite compare Mico...

(Prende un'altra sedia ed incomincia a lavorare a maglia).

Padre: Ma quale disturbo, anzi scusatemi se vi ho fatto chiamare a quest'ora... accomodatevi! (mentre il compare si siede) ecco qui un bicchiere di vino (intanto entra il figlio, tutto cambiato d'abito e si va a specchiare davanti lo specchio sul muro, alle spalle del padre)

Vito: Buonasera compare Mico.

Compare: Ciao Vito, stasera si esce?

Vito: Eh, sì!

Madre: E comare Maria... come sta?

Compare: Eh, comare, come volete che stia... sempre dentro casa. Adesso ha finito di sparecchiare la tavola perché si deve mettere a stirare le camicie dei figli: passa il tempo sempre lavando. Eh sì, perché una se la tolgono e una se la indossano (beve). Compare Bruno, questi giovani sembra che non si lavano mai, oggi come oggi sudano anche i vagabondi!

Padre: Compare, non parlate di vagabondi; e non sia mai che nominano il lavoro!! Lo vedete quello? (rivolgendosi al figlio che si fa lindo davanti allo specchio) Non ne vuole né per Dio né per i Santi (la madre si fa il segno della croce). La mattina come arriviamo nei noccioleti, lui non vede l'ora di riprendere la strada del ritorno...

Vito: (intervenendo nel discorso, mentre si aggiusta i capelli) Papà, se fosse per voi sarebbe una strada senza ritorno... Posso stare dietro a voi? Io ho altre esigenze: esigenze giovanili! Qui, lo dico a voi, qui, in questo paese sono sprecato! Comunque, in tutti i modi, fatemi andare... perché stasera la vedo nera: arrivederci compare Mico.

(mentre sta per uscire, rivolto al padre) E mi raccomando domani mattina alle otto... (e sparisce)

Padre: Senti, ragazzo "giovanile", domani mattina sveglia alle sei e senza discussioni, altrimenti attacco il tuo letto al Lamborghini (trattore) e ti faccio svegliare in mezzo ai noccioleti... è andato via!!!

(rivolto al compare) Credetemi, dieci minuti fa sembrava morto dalla stanchezza; arriva quest'ora e sembra che resusciti!

Compare: Compare Bruno, anzi, voi li vedete almeno all'ora di cena; i miei figli sembrano fantasmi: io torno e loro spariscono.

Padre: Gli amici li rovinano, ascoltate me: sembra che li tirino dalle gambe come i diavoli. Ma poi, oggi, in questo mondo di ladri, non sai né che fanno, né dove vanno... e che cosa prendono: tutti questi allucinogeni, cocaina, marijuana, li sentite per televisione, no? Donne per le strade e giornaletti scandalistici... (a bassa voce verso il compare) Si chiude in bagno per ore, per toccarsi. (ad alta voce) Si distruggono da soli!!!

Compare: Certo che ai nostri tempi la vita era più semplice, più sana: vi ricordate? Ci svegliavamo tre ore prima del sole come gli asini, a mezzogiorno ci mangiavamo anche le pietre del fiume e la sera a dormire come le galline: che bella vita del "cazzo"... e scusate la frase, comare!

Madre: Figuratevi, compare Mico, in questa casa siamo abituati: tra padre e figlio ne volano Spiriti Santi al giorno...

Padre: Eh, però avete ragione compare, avete proprio ragione! A quei tempi non giravano tutte queste donne: eri fortunato se a qualcuna le intravedevi le gambe mentre stava per raccogliere le nocciole... Oggi, ne vedi gambe! Ed anche qualche altra cosa!

Prendiamo l'esempio di quella "schifezza" di mio figlio Vito: lavorare non gli importa, eppure vedete, alle donne ci tiene: come ne vede qualcuna si volatilizza.

Compare: Oggi hanno tutto: le macchine, il denaro, i divertimenti e per non parlare di donne: avete presente "Colpo Grosso"? Mi spiegate che cosa gli interessa che vivono in mezzo all'aria inquinata? Ragionano proprio come quel grande uomo: "meglio un giorno da leone che cento da pecora!".

Padre: Mah! In tutti i modi sapete anche come si dice: "Di notte leone e di giorno coglione!!!"

Compare: Ah! Questo lo potete dire forte: una volta erano svegli, non come questa gioventù di adesso. Vi ricordate, compare Bruno, quando andavamo a rubare le ciliegie e le fave di notte: non ci serviva la lampada! Dove passavamo noi era peggio di una mandria di capretti!

Padre: Dove andremo a finire... dove andremo a finire?! Ogni giorno il mondo va a peggiorare: la gente perspicace diventa asini e gli asini diventano perspicaci!

In tutti i modi, compare Mico bevete questo altro bicchiere di vino, alla salute di noi altri... (prende la bottiglia per versare il vino)

Entra la madre di Vito seguita dal marito che, poggiando la coppola sullo schienale della sedia, prende posto a tavola.
 
Madre: Forza su, mangiamu prima u si rifridda ... ava menzura ch'è prontu: non vi diciditi mai 'u vi ricogghjti quandu è ura.
Padre: Menu mala, và ... na vuccata e mangiara caddu ci volia propiu.
Vit: (entrando con fare stanco ed aria affaticata): Na seggia ... duv'è na seggia? Sugnu pezzijatu, scunquassatu, haiu a schina curvi curvi (prende una sedia e si mette a tavola, sbracandosi).

Madre: Eia figghju, mangia ca si rifridda. (Rivolta al padre) Guarda cuomu è cumbinatu, ma chi ci facisti u facia?
Padre: Ca chi ficia u fàcia? Quantu u si cogghja quattru nuciji... duoppu dieci minuti già s'arruocculava 'nterra ...
Vito: I nuciji 'nterra si ricogghjanu ...

Padre: Sì, cu a lingua!

Madre: (rivolta al marito) Brunu, io sugnu cuntenta ca vena cu tia u t'aiuta, invece u facia u vacabondu si strati strati, comunque onnu fara u pigghja cuosi pisanti, ca mò esta 'ntro periodu do sviluppu ...

Padre: Sì, u sviluppu ... onnu vidi, ava trent'anni e ancora non s'imparau u stacia mancu alla tavula; u sacciu io chi ci sviluppa!

Vito: Trent'anni... oh tà, 'ndaiu diciuottu, o trenta!

Padre: Trenta... diciuottu... u bongiornu si vida da matina. E pua, chissu u vola, chiju onnu vola; a cipuja a menta e ccà, l'agghju e jà; e u pipi ci fruscia u palatu... aspettu u ti chiamanu sordatu, ca pua ti 'npari a bona cucina. Guàrdati 'ntro piattu, para ca juochi allu juocu dell'oca!

 
Vito: Tà guardàti cà si continuu accussì il sottoscritto u militari su facia alla casa. Mu spiegati cuomu fannu u mi pigghjanu cu sta cassa toracica? Pua, cu sta fatiga chi mi sdomija mi staiu riduciendu a tri ossa... io su fattu pe' atri emozioni, o pe' a guerra. Simu gienti delicati...
Padre: Tri ossa, tri ossa: chiju chi ti mangi on t'abbasta mancu u ti criscia a varva! Ricordati ca l'antichi dicianu ca u buonu lavoratori si vida e cuomu mangia. Chiji quattru vuccati e robba chi ti 'mbucchi cu u sapa duva vannu a finira! Ma io u sacciu chiju chi fai 'n giru, ca tu si nu "delinquenti..."
Madre: Ma chi sai, chi sai... Tuttu u jornu jettatu 'ntra chiji nucijari. E pua sugnu ragazzi, vuonnu u si svaganu ogni tantu; cu u sapa quantu 'nda facisti tu all'età sua!
Vito: E dincilu, mà, dincilu...
Padre: Io vuogghju u sacciu pecchì u difiendi sempa! E su fetusu 'nda approfitta... guarda cuomu sa rida sutta i baffi. (rivolto al figlio) A trovasti a mammata ca ti passa i milli liri, eh? Dicianu buonu l'antichi ca "mazzate e panelli fannu i figghj belli"!
Figlio: Beh! Ca sugnu bellu onnu pua mentira in dubbiu: paru n'attori, certu ca però si mi jettavavu menu mazzati potia criscira puru cchiù dirittu!
Madre Figghju, l'arvuru vacia addirizzatu quando è tennaru, u dicìanu puru l'antichi ...
(fa una carezza al figlio)
Vito: Ccà mi para ca stasira l'antichi sugnu tutti cuntra e mia: assa u battu a ritirata va!
(e si alza)
Padre: U vidi? U puorcu si gurdau e mò vacia u si jetta 'ntra pagghja.
Vito: Veramente, si non vi dispiacia avaria u nesciu: haiu u sbrigu cuosi urgenti ... A tà, stasira a viju nigra! (ed esce)
Padre: E già, a panza chjna, a tasca chjna e u giovani baldu è prontu u facia u gagà. (rivolgendosi alla moglie) Senti Rosa, sta casa stacia diventandu n'ostellu; 'ncuna sira e chisti a chija porta ci 'nchjuovu tanti e chiji tavoli nuommu si apara mancu cu a dinamiti. E tuo figlio, u vacia u si trova liettu jà chiji puttani chi frequenta...
Madre: Bravo, accussì ci fai puru nu favori!
Padre: (si versa un bicchiere di vino e mentre lo guarda in controluce) Gioventù bruciata!!
 
Si sente bussare. La madre si avvia alla porta ed entra il compare Micu.
 
Compare Mico: È permessu, cumpara Brunu?
Padre: Ah, trasiti cumpara Micu, trasiti.
Compare: Bona sera cumpara Brunu, bona sera cummara Rosa, scusati si disturbu...
Madre: (offrendogli il posto a tavola) Favoriti cumpara Micu...
(Prende un'altra sedia ed incomincia a lavorare a maglia).
Padre: Ma quala disturbu, anzi scusati a mia chi vi ficia chiamara a chist'ura... accomodatevi! (mentre il compare si siede) ccà nu bicchieri e vinu (intanto entra il figlio, tutto cambiato d'abito e si va a specchiare davanti lo specchio sul muro, alle spalle del padre)
Vito: Bonasera cumpara Micu.
Compare: Ciao Vitu, stasira si nescia?
Vito: E, sì!
Madre: E cummara Maria... cuomu stacia?
Compare: Eh, cummara chi voliti... sempa intru. Mò finiu e sparecchiara a tavula ca ava u si menta a stirara i cammisi de figghj: sa facia sempa lavandu. E sì, pecchi una sa caccianu e una sa mentanu (beve). Cumpara Brunu, sti giovani para ca non si lavanu mai, oggi come oggi sudanu puru i vacabundi!
Padre: Cumpara, non parramu e vacabundi; e non sia mai u nominamu a fatiga!! U viditi a chiju? (rivolgendosi al figlio che si fa lindo davanti allo specchio) on da vola né pe' Dio né pe' i Santi (la madre si fa il segno della croce). A matina cuomu arrivamu 'ntre nucijari, non vida l'ura u pigghja a strata do ritornu...
Vito: (intervenendo nel discorso, mentre si aggiusta i capelli) A tà si fussa pe vui sarìa na strata senza ritornu... Puozzu stara appressu e vui? Io, haiu atri esigenzi: esigenzi giovanili! Ccà, ca vu dicu a vui, ccà, 'ntra stu paisi sugnu sprecatu. Comunque, in tutti i modi, facitimi u scappu... ca stasera a viju nigra: arrivederci cumpara Micu.
(mentre sta per uscire, rivolto al padre) E mi raccumandu u matinu all'ottu...
(e sparisce)
Padre: Senti, ragazzo giovanile, u matinu sveglia alli sia e senza discussioni, altrimenti t'attaccu u liettu allu Lamborghini (trattore) e ti fazzu u ti rivigghj 'ntre nucijari... fujiu!!
(rivolto al compare) Criditimi, dieci minuti fa parìa muortu da stanchezza; arriva chist'ura e para ca risuscita!
Compare: Cumpara Brunu, anzi ca vui i viditi almenu all'ura e mangiara; i figghj mia paranu fantasma: io tuornu e iji spariscianu.
Padre: I cumpagni i rovinanu, sentiti a mia: para ca i tiranu e l'anchi cuomu i diavoli. Ma pua oja, in questo mondo di ladri, on sai né chi fannu né duva vannu... e chi pigghjanu: tutti sti allucinogiani, cacaina, mariana, i sentiti pe' televisioni, no? Fimmani ammienzu sti strati e giornaletti scandalistici... (a bassa voce verso il compare) Sa facia 'ntro bagnu urati sani, u si tocca. (ad alta voce) Si distruggono da soli!!
 
Compare: Certu ca ai tempi nuostri a vita era cchiù semplici, cchiù sana: vi ricordati? Ni risbigghjavamu tri uri prima do sula cuomu i ciucci, a menzijuornu ni mangiavamu puru i pietri da fiumara e a sira a dormira cuomu i gajini: chi bella vita e "cazzu..." e scusati a frasi, cummara!

Madre: Figuratevi, cumpara Micu, 'ntra sta casa simu abituati: tra patra e figghju 'nda volanu Spiriti Santi u juornu...

Padre: Eh, però aviti ragiuni cumpara, aviti propiu ragiuni! A chiji tiempi non giravanu tutti sti fimmani: eri fortunatu si a 'ncorchiduna ci 'ntravidivi i cuosci mentra era a cogghja nuciji... Oja, 'nda vidi cuosci, e puru 'ntatra cosa!
Pigghjamu l'esempiu e chiju fetusu e figghjamma
Vitu: allu lavoru non da vola e nenta, eppuru viditi, alli fimmani 'nda vola: cuomu 'nda vida 'ncuna si volatilizza.

Compare: Oggi hanno tutto: i machini, i sordi, i divertimenti e pe' non parrara de fimmani: aviti presenti "Colpu Grossu"? Mu spiegati chi ci 'nteressa ca vivano a mienzu all'aria inquinata? A ragiunanu propiu come quel grande uomo: "megghju nu juornu da leoni ca cientu e piecura!".

Padre: Mmah! In tutti i modi sapiti puru cuomu si dicia: "Di notte leone e di giorno coglione!!"

Compare: Ah! Chissu u potiti gridara forta: na vota eranu sberti, no sa gioventù e oja. Vi ricordati, cumpara Brunu, quando jiamu u 'marrobbavamu ciarasi, e i favi 'ntra notta: on ni servia a lampada! Duva passavamu nui era pieju e na mandra e crapi!

Padre: Dove andremo a finira... dove andremo a finira?! Ogni juornu jamu a peggiorara: i sberti diventanu ciucci e i ciucci diventanu sberti!
In tutti i modi, cumpara Micu facitivi stu bicchieri e vinu, alla saluti e nuatri... (prende la bottiglia per versare il vino)

 

Clicca qui per tornare alla sua Home Page

Se desideri acquistare questo libro e non lo trovi nella tua libreria puoi ordinarlo direttamente alla casa editrice.
Versa l'importo del prezzo di copertina sul Conto Corrente postale 22218200 intestato a "Montedit - Cas. Post. 61 - 20077 MELEGNANO (MI)". Indica nome dell'autore e titolo del libro nella "causale del versamento" e inviaci la richiesta al fax 029835214. Oppure spedisci assegno non trasferibile allo stesso indirizzo, indicando sempre la causale di versamento.
Si raccomanda di scrivere chiaramente in stampatello nome e indirizzo.
L'importo del prezzo di copertina comprende le spese di spedizione.
Per spedizione contrassegno aggravio di Euro 3,65 per spese postali.
Per ordini superiori agli Euro 25,90 sconto del 20%.
PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it Se l'autore ha una casella Email gliela inoltreremo. Se non ha la casella email te lo comunicheremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera indirizzata a «Il Club degli autori, Cas. Post. 68, 20077 MELEGNANO (MI)» contenente una busta con indicato il nome dell'autore con il quale vuoi comunicare e due francobolli per spedizione Prioritaria. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2005 Il club degli autori, Roberto Cossari
Per comunicare con il Club degli autori:
info@club.it
 
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit

 

 

IL SERVER PIÚ UTILE PER POETI E SCRITTORI ESORDIENTI ED EMERGENTI
Home club | Bandi concorsi (elenco dei mesi) | I Concorsi del Club | Risultati di concorsi |Poeti e scrittori (elenco generale degli autori presenti sul web) | Consigli editoriali | Indice server | Antologia dei Poeti contemporanei | Scrittori | Racconti | Arts club | Photo Club | InternetBookShop |

 

Ins. 22-08-2005