Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Rino Passigato
Ha pubblicato il libro
Rino Passigato - Sauro e altri racconti
 
 
 
 
 
 
 
 
Collana I salici (narrativa) 15x21 - pp. 72 - Euro 7,80 - ISBN 88-8356-538-X
Prefazione
Incipit 


Prefazione
Con questi brevi racconti Rino Passigato va in cerca di quei piccoli fatti e di quelle strane vicende quotidiane che fanno parte della vita e con la consueta soavità vi costruisce intorno dei personaggi che si caratterizzano a volte per quella vena malinconica altre volte per una istintiva bontà d'animo ed altre ancora per un approccio divertente e buffo nei confronti dell'umana vicenda.
Le sue sono storie, direi quasi "spigolature moderne", che da vari anni a questa parte sembra aver fissato su un personalissimo taccuino di vita: vi ritroviamo così avvenimenti strani ed impensabili per chi vive in una grande città, curiose storie di paese che fanno i conti con la natura e seguono il ritmo delle stagioni, spassosi aneddoti sul rapporto uomo-donna ed esilaranti racconti come quello dell'asino maledetto che con i suoi tremendi ragli notturni non dà pace all'ingegnere che ha sperato di trovare in una tranquilla villeggiatura in agriturismo un po' di silenzio; o il racconto dello iettatore che vive nell'angoscia di cadere vittima della malasorte dopo il crollo delle tribune dello stadio con venti feriti all'ospedale e l'incendio della falegnameria dove lavora o infine la storiella del pover'uomo che non ha mai avuto fortuna con le donne, vede andare a vuoto l'appuntamento con la donna alla quale ha deciso di dichiarare il suo amore, per rifarsi della presunta beffa, malauguratamente ed avventatamente risponde ad un annuncio e si ritrova ad uscire con una racchia assai noiosa e costosa che lo costringerà a fuggire dal retro del locale al momento di pagare il salato conto.
Le avventure sono sempre contrassegnate da quella punta d'ironia ed al contempo da una soavità nell'osservare ed affrontare la vita così come i protagonisti delle storielle sono sempre candidi cuori, volti puliti e anime ingenue: solo in alcuni momenti emergono figure femminili sempre pronte ad approfittare della situazione ma credo che questo sguardo velatamente misogino offra il pretesto per rendere l'epilogo di alcuni racconti ancor più amaro.
Rino Passigato non si allontana mai dal suo clichè ma limpidamente ed acutamente vi trova lo spunto per far nascere quel divertimento pungente, quelle divagazioni comiche, quell'amara rassegnazione alla forza del destino, alla mala e buona sorta, ed infine, come già ricordato poc'anzi, non perde mai di vista quella visione ironica che permea la quasi totalità dei racconti.
Da diversi anni scrive le sue "felici fantasie" e le sue "amare spigolature" che spesso nascondono una loro pungente morale e, anche in questa nuova raccolta ricca di avventure felici e dolenti, spassose ed ironiche, non sovverte l'indirizzo della sua scrittura che rimane semplice, immediata e spontanea.
I ritratti dei suoi personaggi oscillano sempre fra la comicità e la tragicità, il mondo si svela attraverso le molteplici apparizioni e l'autore penetra con lo sguardo attraverso le finestre di un mondo che pare dimenticato, dove i volti silenziosi si scuotono dal torpore, le persone hanno addosso il pudore della gente perbene e le sorti si mischiano in un comune destino umano.
Una voce semplice che si sofferma più sull'ironico sorriso che sul pianto disperato per la malasorte, uno sguardo distaccato nei confronti del mondo, frutto delle numerose esperienze vissute, una ricchezza d'animo che non l'ha mai abbandonato e poi quell'irrinunciabile amore per la scrittura che ha fatto meritare validi apprezzamenti a buona parte delle sue opere.
 
 

Massimo Barile


Sauro
Graziella era una ragazza di sedici anni, graziosa e carina.
Ogni giorno indossava i calzoni ed il berretto da cavallerizza e si recava al maneggio. Per lei al mondo c'erano solo i cavalli. Si fermava ore ed ore ad ammirare i bei stalloni, che giravano attorno alla pista.
Era piccola piccola, pareva che la sua crescita si fosse fermata a dieci anni. Un cosino da nulla che al maneggio tutti conoscevano. Applaudiva i cavalli a non finire, li divorava con gli occhi. Mai forse ne avrebbe avuto uno tutto per sé, anche se Gerolamo, il padrone del maneggio, le concedesse il piacere di qualche giro di pista in groppa a qualche destriero. Scendeva di sella con il cuore tremante d'emozione, attendeva che l'uomo le facesse grazia d'un'altra piccola cavalcata.
Da un po' di tempo veniva portato al maneggio un puledro bellissimo. Lo chiamavano Sauro per il colore del suo mantello. In molti avevano provato a cavalcarlo; ma nessuno c'era riuscito. Lo stesso Gerolamo, che godeva fama di essere un istruttore di galoppo, aveva tentato più e più volte; ma dopo pochi metri era stato disarcionato.
Un giorno era salito in groppa a Sauro Gino, che aveva cavalcato chissà quanti stalloni e vinto tante gare. Fece due giri di pista al passo; poi lanciò la bestia al trotto. Già si udivano i primi applausi, quando il cavallo si mise a sgroppare ed a scuotersi violentemente ed il povero Gino cadde pesantemente al suolo.
A Graziella Sauro piaceva fuori di modo; uno stallone giovane, irrequieto, pieno di vita. Quando la ragazza chiamava, "Sauro, Sauro", la bestia alzava la testa, si avvicinava docile docile, si lasciava accarezzare, nitriva sommessamente e si piegava a brucare.
- Metterà giudizio anche lui. È ancora giovane. - Si consolava il padrone.
Il cavallo saltellava, trottava in su ed in giù senza cavaliere. Un giorno Graziella si avvicinò al padrone, dicendo:
- Voglio cavalcare Sauro.
L'uomo diventò serio serio e rispose:
- Per romperti una gamba o qualcosa di peggio? Da uno scavezzacollo del genere non ci si può aspettare altro.
- Mi risponde così perché mi crede una ragazza fragile. Eppure mi ha visto ancora sulla groppa di Peo, di Violetta...
- Altroché ti ho vista; solo che quelli non hanno la carica di Sauro. È un selvaggio: nessuno è mai riuscito a restargli in groppa più di qualche minuto...
- Si fidi, Gerolamo. Mi lasci provare. - Insistette Graziella e ad alta voce chiamò: - Sauro, Sauro.
Il cavallo, che stava saltellando per il maneggio, si fermò e tranquillo venne vicino alla ragazza, le abbassò la testa per essere accarezzato. Solo con lei la bestia si comportava così docilmente. Il padrone se ne accorse ed alzò la fanciulla sulla sella.
Il maneggio cadde in un profondo silenzio. I cavalieri, fermato il loro destriero, attendevano la reazione selvaggia di Sauro, immobile al centro della pista, con in groppa la ragazza.
- Buono, Sauro, buono. Vai adagio.
Il cavallo andò al passo fino al margine del maneggio, dove iniziò a brucare. Uomini e bestie guardavano sorpresi.
- Ora, Sauro, galoppa.
L'animale partì al galoppo; leggero passava in mezzo agli altri cavalli. Graziella era felice: mai in vita sua aveva provato un piacere così grande; il puledro, prima tanto selvaggio ed irruento, ora era docile ai suoi ordini. Si fermò al centro della pista e per incitamento della ragazza partì al piccolo trotto. Muoveva le gambe elegantemente. Pareva un cavallo addomesticato. Con la sua grazia e dolcezza la ragazza aveva domato il selvaggio Sauro.
Scrosciò un caloroso applauso. Graziella ne fu fiera. Scese dalla groppa e parlò al padrone, perché le affittasse il puledro. Lo avrebbe allenato per le gare di galoppo; sarebbe potuto arrivare primo.
- È un cavallo carico di foga ed energia. Può vincere dei grossi premi. Ce li divideremo, Gerolamo.
Il padrone accettò. Da quel giorno Graziella venne al maneggio per incontrare Sauro, per cavalcarlo ed allenarlo. Appena la vedeva, il cavallo le trottava incontro, si piegava sulle zampe per farla salire in groppa. Più la ragazza lo praticava, più si sentiva attaccata alla bestia. Guai a chi glielo avesse toccato! Lo strigliava, lo governava, gli serviva abbondanti porzioni d'avena. Poi saliva in sella e via per i sentieri della campagna, in mezzo ai campi di mais, lungo gli argini dei fiumi. Sauro galoppava per chilometri e chilometri. Mai si sentiva stanco. Sotto la guida della ragazza faceva poi ritorno alla scuderia.
Cominciò a portarlo all'ippodromo. Sauro galoppava per dei quarti d'ora senza perdere il ritmo. Avrebbe partecipato al Premio Primavera di galoppo. Tenuto conto dei risultati ottenuti negli allenamenti, si pensò che avrebbe potuto anche vincere la corsa.
Per la prima volta fu lasciato nelle stalle dell'ippodromo: un posto che si dimostrò poco adatto per il puledro, che soffriva, a volte rifiutava il cibo, quando arrivava Graziella si metteva a scalpitare ed a mandare dei lunghi nitriti.
Dopo due giorni di permanenza in quelle stalle diventò fiacco, quando cavalcava aveva poco fiato. La ragazza montò in sella, diede un leggero colpo con gli speroni, il cavallo saltò lo steccato, attraversò la strada piena di veicoli ed in un battibaleno arrivò al maneggio.
Continuarono gli allenamenti al galoppo per le distese coltivate a prato, lungo le strade di campagna. Avrebbe partecipato al Premio Primavera. Graziella fantasticava che sarebbe arrivata prima; una corona di fiori al collo, una marea di gente che avrebbe applaudito il suo stallone.
Il grande giorno arrivò. Quel mattino Sauro entrò nell'ippodromo assieme alla sua cavallerizza, che gli camminava a fianco, tenendolo per le briglie. Percorse qualche giro di prova e fu portato nella stalla. La ragazza non lo abbandonò un istante. Alle undici gli diede da mangiare dell'avena, non troppa per non appesantirgli lo stomaco. Lo incoraggiò:
- Sei il più forte. Vinceremo. Non t'intimidire, quando sarai davanti ai vecchi bestioni pieni d'esperienza. Nei tuoi confronti sono dei brocchi.
Arrivò il momento della gara. I dodici cavalli, uno più focoso dell'altro, erano allineati per la partenza. La ragazza tremava per l'emozione. Pensava alla tattica che avrebbe adottato in corsa. Al via i cavalli scalpitarono e si misero a galoppare.
Al primo giro Trespolo, Scugnizzo e Baio erano già un centinaio di metri davanti agli altri, che correvano appaiati. Graziella temeva Trespolo più di tutti: uno stallone grigio, carico d'allori. Aveva vinto chissà quante volte, partendo subito veloce.
Sauro era frenato dal suo fantino. "Buono, Sauro. Lasciali andare. Se parti subito, ti spompi e perdi la corsa". Il cavallo, tirato per le briglie, andava un po' più lentamente degli altri. Dopo tre giri era l'ultimo, distaccato di un'ottantina di metri. Fatta eccezione per Graziella e Gerolamo, nessuno avrebbe più dato nulla per lui.
- Guardalo il tuo Sauro. La tua grande speranza... Un vero brocco. Come sei stato fesso a badare alle ciance d'una ragazzina! - Diceva Gino, un frequentatore del maneggio, rivolto a Gerolamo.
- Scommetto uno contro dieci che Sauro arriverà primo.
- Povero illuso! - Ribatté Gino. - E Trespolo? E Baio? Dove li lasci? A questo punto Sauro non può più vincere.
Gli altoparlanti annunciarono il penultimo giro. Graziella lasciò andare le redini, diede dei colpi di sperone al cavallo.
"Sauro, è ora", gli disse. Il cavallo partì di gran carriera. In meno d'un giro aveva superato tutti, eccetto Trespolo, che aveva ancora cinquanta metri di vantaggio. Sauro galoppava agile e sicuro. Sulle tribune la gente s'era alzata in piedi. Gerolamo toccava il cielo con un dito e gridava: "Sauro, Sauro".
Trespolo ormai era raggiunto. Il traguardo era a cento metri, i cavalli galoppavano fianco a fianco.
- Forza Sauro! Ormai ce l'hai fatta. Trespolo è finito. Guarda come suda, - Lo incitava Graziella.
Un ultimo balzo. Sul traguardo Sauro superò di mezzo metro l'avversario; ma nella foga della corsa fu urtato, perse l'equilibrio, barcollò e cadde.
La folla in visibilio gridava, "Sauro, Sauro". Gerolamo corse dal cavallo, tirò su il fantino. Il puledro non si mosse, nitriva, scalpitava: aveva una gamba rotta. Graziella piangeva, stringeva il collo della bestia, che non la smetteva di nitrire. Il suo cavallo aveva vinto; ma a lei non importava un bel niente della vittoria, né del premio di parecchi milioni di lire: Sauro aveva una gamba rotta. Gerolamo, il padrone, decise di riportarlo al maneggio. "Domani vedremo il da farsi", disse.
Appena fu nella stalla il cavallo si allungò sulla paglia. La ragazza legò due stecche di legno sullo stinco rotto, poi gli si distese accanto. Era triste, preoccupata. "Domani vedremo il da farsi". Cosa avrebbero fatto di Sauro? L'avrebbero venduto, ucciso? Povero Sauro! Uno stallone così bello e pieno di vita! Non poteva finire così. Rimase a vegliarlo per tutta la notte. L'indomani mattina, appena vide arrivare Gerolamo, gli si fece incontro con il fiato sospeso.
- A cosa vuoi che serva un cavallo con una gamba rotta? Lo venderemo, ché ne facciano carne da macello.
- Aspettiamo il veterinario. Chiediamo a lui. - Disse singhiozzando Graziella.
- Cosa vuoi aspettare? Sauro è un cavallo finito ormai.
Il veterinario arrivò alle dieci passate. Visitò il cavallo e disse:
- L'osso sullo stinco, proprio dove c'è l'articolazione dello zoccolo, è rotto.
- Allora non c'è proprio nulla da fare, dottore? - Chiese in tono supplichevole Graziella.
Dopo qualche istante di silenzio l'uomo rispose:
- C'è una clinica a B., dove si fanno trapianti d'ossa sugli animali. Naturalmente costa parecchio.
Graziella si sentì rianimare e chiese l'indirizzo.
L'uomo aprì un notes e vi segnò l'indirizzo assieme al nome del primario. Strappò il foglio e lo diede alla ragazza.
- Ci costerà un occhio della testa. Dove troviamo tutti i soldi? E ne varrà poi la pena? - Biascicò Gerolamo.
- È il mio cavallo. Abbiamo i soldi vinti al Premio Primavera.
- E se l'operazione non riesce? - ribatté pronto l'uomo, - Io non voglio metterci una lira delle mie.
- Se il veterinario ci ha segnalato quella clinica, vuol dire che ci sono buone probabilità che l'operazione vada bene. Sauro tornerà come prima. Vincerà ancora.
- Tu, bambina mia, vivi nel mondo delle nuvole. Non vedi che Sauro non si regge più in piedi?
- Ora, perché ha la gamba rotta. - Fu pronta a ribattere Graziella e tanto fece, tanto scongiurò il padrone che ottenne la piena potestà sul cavallo.
- Tanto è un rottame. Non ne voglio più sapere. - Concluse Gerolamo.
La ragazza consultò il primario della clinica, che le fece una prognosi favorevole: sarebbe tornato come prima. Avrebbero sostituito l'osso rotto con uno sano, prelevato alla banca delle ossa. Venne fuori però un problema: i soldi vinti al Premio Primavera non bastavano per le spese dell'operazione.
Graziella tornò al paese con il cuore traboccante di fiducia. Andò al club ippico a raccontare la cosa. Molti appassionati si offersero di saldare il conto della clinica.
Sauro fu operato. Dopo un mese fu dimesso. Solo che trotterellava per una decina di metri, si fermava e s'accucciava sulla gamba operata.
"Ci vorrà del tempo prima che si rimetta completamente". Aveva detto il primario. Furono giorni di pazienza, durante i quali Graziella mai si stancò di assistere il suo amico: gli massaggiava la gamba operata, gli stava vicino quando dormiva, perché non si buttasse con il peso del corpo sulla parte malata.
Dopo alcuni mesi il cavallo tornò a galoppare. La scienza aveva fatto il miracolo. Gerolamo stava allevando un nuovo puledro, nato da poco, che avrebbe dovuto riempire il vuoto lasciatogli da Sauro, di cui non aveva più fiducia.
- Non verrò neanche al Premio Primavera per non vederlo stramazzare ancora una volta. Checché ne dicano i tuoi scienziati, un cavallo con una gamba rappezzata non può reggere a certi ritmi di galoppo. - Disse un giorno a Graziella.
La ragazza non si perse d'animo, continuò a seguire e ad allenare con amore il suo stallone.
Al Premio Primavera c'era tutto il paese. Sauro arrivò vivace e scalpitante, cavalcato da Graziella. Fece un giro di prova. Si allineò per la partenza. La ragazza adottò la tattica di gara tenuta la prima volta: dapprincipio lo tenne indietro, al penultimo posto. Ogni volta che passava davanti alla tribuna, si alzava un unico grido: "Forza Sauro!"
A due giri dall'arrivo Graziella allentò le redini ed incitò il suo cavallo: "Su, Sauro, parti!" La bestia partì a tutta birra.
Dopo un giro passò terzo. Graziella insisteva a spronarlo: "Non mollare, Sauro, dobbiamo vincere." E gli dava dei piccoli colpi con il frustino. Qualche centinaio di metri e Sauro passò al secondo posto. Tutti gli occhi erano puntati su di lui. Applaudivano, incitavano a gran voce. Sauro affiancò il primo. La ragazza lo incitava, il cavallo insisteva con i suoi rapidi scalpiti. Era in testa, il traguardo era a mezzo giro. Graziella ormai era sicura; ce l'avrebbero fatta.
Da dietro sopravvennero veloci Trespolo e Baio. Si trovarono in tre alla pari, lanciati in uno sprint senza precedenti. In testa erano Baio e Sauro, dietro veniva Trespolo. Il traguardo era a cento metri. I cavalli lottarono allo spasimo. Erano tutti e tre lì lì per vincere. Nessuno perdeva un colpo. Passarono il traguardo affiancati. Baio e Trespolo precedettero d'un soffio Sauro, che arrivò terzo. Non aveva vinto; ma la gente lo applaudiva: aveva ritrovato il suo stallone.
Graziella gli camminava a fianco, felice più che se fosse arrivato primo: Sauro era tornato il cavallo forte e battagliero d'un tempo.


 
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Ins. 11-08-2003