LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Pasquale La Torre
Pasquale la Torre ha trentatré anni, è infermiere e lavora a Parma, città dove risiede da quindici anni. Oltre agli interessi professionali, gli piace scrivere, leggere, viaggiare, seguire le mostre e il teatro, interessarmi a tutto ciò che riguarda la natura, l'arte e l'attualità. Gli piace vivere esperienze nuove e conoscere le persone nella loro autenticità. Ha partecipato a vari concorsi letterari e conseguito i seguenti risultati: inserimento nella 7a edizione de Il Club dei poeti 2003; inserimento nelle seguenti antologie: Autodidatta 2003, Age Bassi, Poesie in cornice 2003, Ai caduti di tutte le guerre; ha ricevuto menzione d'onore e medaglia all'ottavo premio La Cittadella 2002; ricevuta coppa per il 3° posto al 2° premio Il mio paese; medaglia d'argento alla 8^ edizione del premio Padus amenus; medaglia al premio Cava dei Tirreni 2005.
- Autunno
- Gialle foglie rinsecchite
- si rincorrono in mulinelli
- sotto alberi spogli del verde
- che primavera regalò.
- Passi misurati e frettolosi,
- muovono donne e uomini
- per le nebbie della città,
- stretti in umidi scialli
- di arancio colorati.
- È l'autunno.
- Dentro qui,
- la stanza profuma di castagne,
- candele brillano nella penombra
- che il tramonto ha lasciato sul davanzale,
- in lontananza si sente la radio
- che intona il grido impertinente
- di Rino Gaetano,
- profumo di Fahrenheit per le scale,
- vento sulla pelle
- dopo il pomeriggio in strada.
- Ci sono libri chiusi in fila.
- C'è polvere sulla memoria di te.
- Si sentono voci dell'anima
- che sussurrano gentili parole,
- quando il crepuscolo sorprende le case
- e mi ricorda che questo
- è il mio autunno.
- È sera
- È sera
- La luna un'isola nel buio
- Le stelle si confondono con le luci della città
- È il moto finale di abitudini e vita
- L'essenza dei giorni
- Con tutto ciò che si ferma e muore.
- È sera.
- Ho sognato notti
- Ho sognato notti
- di fervido amore,
- giorni di musiche soavi
- e di violini tra le palme.
- Ora nel mio giardino
- raccolgo le rose,
- conosco il tempo delle piante
- e delle stagioni i venti,
- perché quel tanto amore
- lasciato fuori dal cuore,
- brucia in rimorsi e nostalgie.
- E nessun piacere al mio sorriso
- se non la rosa tra le mani,
- gentile e morta.
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Ins. 18-01-2006