Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Racconto di

Ornella Beretta


 
Dal racconto "In attesa del Paradiso"
 
L'aria era calda in quell'assolato pomeriggio di fine estate.
Solo il ronzio di qualche insetto rompeva, ogni tanto, un silenzio assoluto.
Teresa stava seduta su una scricchiolante panca di legno. Aveva sempre paura di cadere ma non voleva separarsene poiché ne era affezionata. Lì, seduta, aveva trascorso giornate indimenticabili chiacchierando con Luigi, suo marito, raccontando favole ai suoi figli ed osservando la gente che andava e veniva dalla contrada.
Teresa abitava in un piccolo borgo lontano dal paese, circondato da prati e boschi. Vi erano poche case, qualche stalla e fienile, un grande orto coltivato da Ettore ed un antico lavatoio in disuso.
Pochissime persone ormai vi abitavano, molti se ne erano andati da tempo per cercare lavoro, altri erano semplicemente volati in cielo, come Luigi.
 
L'aveva salutata in una fredda notte di cinque anni prima. Era inverno e faceva un gran freddo. Le montagne erano ricoperte di neve e si stava bene solo accanto al camino o alla stufa a legna.
Da tempo Luigi era ammalato, soffriva di disturbi di varia natura, e negli ultimi periodi i dolori erano sempre più frequenti e insopportabili. Si lamentava in continuazione e lei non si dava pace per non riuscire ad alleviargli quelle pene. Il medico le aveva detto chiaramente che non c'era molto da fare, gli acciacchi della vecchiaia erano evidenti. Luigi aveva compiuto da poco ottantadue anni e aveva sempre goduto di ottima salute.
Quella mattina, quando si svegliò, disse a Teresa che voleva assolutamente scendere da quel letto, non aveva intenzione di starsene immobile gli ultimi giorni della sua vita. Proprio lui che era sempre stato così attivo e che dopo intense giornate di lavoro nei campi e nelle stalle, non si lamentava mai ed era sempre pronto ad aiutare chiunque ne avesse bisogno! C'era una grande solidarietà nel vicinato, fra gente di montagna, dove tutti si conoscono, era impossibile voltare le spalle a chi era in difficoltà.
Così quella mattina, appena alzato, decise, nonostante il freddo, di uscire di casa. A nulla valsero le parole di Teresa per convincerlo a rimanere al caldo!. Rassegnata, lo accompagnò. Indossarono dei maglioni e calze pesanti, stivaloni per la neve, un giaccone foderato con del pelo per Luigi, ed un pesante scialle per lei. Camminarono intorno alla contrada, si fermarono a scambiare qualche parola con Ettore che, da quando era rimasto vedovo, viveva tutto solo in una casa poco distante dalla loro e poi, un po' troppo stanchi per proseguire, con la difficoltà della neve che arrivava fin quasi ai polpacci, si sedettero su quella panca in legno riparata da una tettoia. Era un punto magnifico per una breve sosta; da lì si poteva ammirare tutta la valle che si apriva ad arco dinanzi ai loro occhi. Poco distante si scorgevano piante di noci e di castagno, nell'orto di Ettore spiccava una pianta di cachi che era uno spettacolo osservare nel momento in cui era carica di frutti. A lato della loro casa era ben visibile il pollaio, inutilizzato in quella stagione invernale.
Sedettero in silenzio per alcuni istanti, aspirando l'aria così pura e perdendo lo sguardo in quell'immensità di bianco.
"Ricordi, Resi, quando i bambini erano piccoli? - sussurrò Luigi - (Resi era il diminutivo di Teresa che solitamente Luigi usava quando le si rivolgeva) In giornate come queste era difficile tenerli in casa. A quest'ora nel prato si scorgevano già le loro orme. Si divertivano un sacco, eh? Palle di neve, pupazzi, urla....."
"Certo che rammento - replicò Teresa -.mi facevano tanto arrabbiare quando entravano in casa inzuppati e mi bagnavano dappertutto! E non ne avevano mai abbastanza. Fino a sera, continuavano ad uscire e giocare...."
"Mi sembra di vedere ancora Giovanna con quel cappello di lana tutto colorato che tu le avevi confezionato all'uncinetto utilizzando gli avanzi di calzini ormai da buttare....Era bellissimo e Giovanna stava tanto bene.
Era così contenta con quel cappello che non voleva toglierselo nemmeno in casa. E Gilberto, ricordi come si arrabbiò quando fu costretto ad indossare il maglione che avevi fatto per sua sorella ma che per lei era troppo grande ??"
"Che disastro quella volta - disse Teresa ridendo - avevo sbagliato la misura ma ormai non avevo più voglia di disfarlo. Lui non lo voleva mettere perché era lavorato a righe rosso e giallo. Un colore da femmina, diceva...."
Lasciandosi trasportare dai ricordi risero parecchio rammentando episodi di quando i bambini erano piccoli.
Luigi li amava profondamente anche se non erano figli suoi.
 
 

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Ins. 05-11-2007