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Michele Danese è nato nel lontano 1928 a Milano. Ha due figli sposati, Riccardo e Andrea e un caro nipotino di nome Luca. Ex artigiano in pensione, diploma di ragioniere, si diletta da pochi anni nello scrivere poesie partecipando da diversi anni al premio nazionale poesia e narrativa a favore dell'Associazione libro parlato per non vedenti indetto dal Lions club di Milano Duomo. Per passatempo dipinge a olio.

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Il ritorno

 

Come un viandante

sorpreso di ritrovarsi in luoghi

sconosciuti mi soffermo titubante

 

Cerco

nella memoria latente

di ritrovare un viso, un sorriso,

un profumo, forse... un addio

 

Sporgenti

ferri barocchi riversano cascate

di gerani rossi sulle nostalgie sopite

 

Buganvillea salgono

a cercare le fessure dei muri

onde trarre forza per arrampicarsi oltre

 

Pensieri e ricordi

affiorano inaspettatamente vivi

 

Passi lenti misurano

il tempo che qui non finisce mai

 

Caldo vento bizzarro

ricama, leviga, arrotonda

con pazienza, l'antico tufo dei muri

 

gli stessi

che furono lontani testimoni

del mio partire solitario senza saluto

 

Vicoli luminosi

di tremolante liquido sole

salgono e scendono alla ricerca

delle fresche penombre nei portoni

 

 

 

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Il ritorno

 

Pensieri e ricordi

malati di struggente nostalgia

 

I gradoni

solcati da mille per mille

di migliaia di passi percorsi in salita

sono stati fatti apposta per far sì

per chi sale... di meditare in silenzio

 

Il vento

che a tratti soffia discreto

porta alla memoria l'odore del mare

il sussurro della risacca

l'aroma intenso degli origani

appesi a mazzi alle finestre a diseccare

 

Il lieve rintocco

di una cappella votiva

persa tra le viuzze assolate

segna il tempo che anche per me

è scorso ineluttabile rendendo

stanchi i miei passi più incerto il salire

più maturo il mio pensare

 

È qua

che desideravo morire

 

Qui sono tornato in tempo!

 

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Il commiato

 

Vedo una piana

Distesa di vento

Turbinare l'infinito

Pensiero della memoria

 

Non è più tempo

Di meditare il ritorno

 

Non vedo alle mie spalle

Alcuno che trattenga la mia ombra

Né voce che mi induca restare

 

Ho intrapreso solitario

Un cammino che mi porterà

Dritto sulle soglie dell'addio

 

Vorrei salutare qualcuno

E nell'ombra non vedo nessuno

 

Nessuno che ha trovato

Un momento per alzare la testa

Per chiedermi dove andavo

 

Forse ero vestito di tempo

Che ha cambiato il mio viso

E appesantito i miei passi

 

Le pupille senza luce

Si sono fuse col buio e la voce

Che usciva dalla mia bocca sottovoce

gridava non udita le mie ultime parole di addio

 

Sarà stato per questo motivo

Per il quale non sono stato salutato da nessuno.

 

 

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