LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Marzia Cottarelli
Ha pubblicato il libro

Marzia Cottarelli - Polvere di silenzio



 
 
 
 
 
 
 
 
 
Collana I gigli (poesia) 14x20,5 - pp. 48 - Euro 5,60 - ISBN 88-8356-804-4
 

Introduzione

Poesie
Postfazione


Introduzione
 

"Avevo strette in pugno tutte le mie esperienze. Quando aprii la mano per conoscere finalmente il significato della vita, una farfalla si levò in volo a dipingere il cielo:era la felicità."
 
Polvere di silenzio...è ciò che ci separa dai sogni quando ormai nessuna parola ha più la forza di trattenere quell'emozione travolgente che davanti agli occhi scalpita per rientrare nella sua dimensione estatica. La vita in fondo è sempre un abito un po' stretto e la libertà del cielo affascina...
Ed è così che appare assurdo voler frenare l'inerzia di una pietra, o rincorrere la tenerezza, tallonare l'amore fino all'ultima lacrima che dalla gioia disillude. E ancora: voler sedurre questo senso inafferrabile del vivere che dondola... bandire la morte, che paradossalmente sa di vita, sempre pronta ad insinuarsi invidiosa, e a preparare la sua esibizione avendo cura di non tralasciare i più infimi particolari...
Essenza dell'esistenza... come poterla afferrare in quell'attimo in cui declina verso il cuore?
Forse la poesia...
E ogni parola ha il battito dell'eterno.
 

L'autore

 

 

Polvere di silenzio
 


DI FRONTE
 
Due sedie sciatte
al centro della vita
i nostri corpi piegati
con gli occhi di fronte
mentre gira nel vuoto
la penombra del niente
mi guardi,
e su di me si stende
la follia dell'oblio...
 
Viene il tempo balordo
a scandire i secondi
mi trapassa lo spazio
si dilata da dentro
e trema la mia sedia
su un pavimento di ricordi.
Barcollo.
 
Sulla schiena i pugni del futuro,
il tessuto dell'anima
è strappato dalla morte,
poi raffiche di senno...
 
Fisso,
il mio sguardo ti ama
e la realtà impazzisce
istiga l'esistenza al suicidio
ma i miei occhi sono già tuoi...
 
Corre centrifuga intanto
l'ipocrisia
e cerca pensieri
da inchiodare al muro.
 
E mentre tu ti volti
al fievole richiamo del destino
io resto a morire
nel sogno
della tua tenerezza.

 
 
AMARMI E NON AMARMI
 
Amarmi e non amarmi:
è questo il passo lesto
dei tuoi occhi,
le spalle dritte
delle parole...
l'eco dell'assurdo
corre imbizzarrito,
trascina lo stomaco
tra sassi e sterpaglie
e si contempla sgomento
sotto la pressa del cuore.
Il silenzio assiste,
solo,
e ricama un lenzuolo di polvere
sulle carcasse dei miei baci.
Campi fioriti:
soffice coltre di ricordi.


 
 
IL TUO NOME D'INCHIOSTRO
 
Tra bianco e grafemi
i miei sospiri rifrangono
farfalle di sorrisi
e di te sento la presenza
rallegrarsi sugli zigomi.
Mi piace cucirti con tratti infantili
tanto da sorprendermi la tenerezza...
ti scrivo,
fino all'ultimo foglio di cielo
e il gusto del tuo nome
non è amaro di abitudine.
Nero,
il mio cuore è glassato d'inchiostro
dolce sensazione del tuo corpo sul mio.
Vorrei piangere
mentre l'amore urla
e la vita mi stringe una mano sulla bocca;
poi sento dentro
l'eco immortale dell'anima
che mi chiama:
e nessuna lacrima cade
a cancellarti.
 

 
 
 
SEI TEMPORALE
 
Piove.
Si spezza la consuetudine dell'arido,
di quel respiro simbiotico
tra una terra bruciata
e il mio cuore
aggrappato alle sue esalazioni.
E quell'unico germoglio di vita
rimasto a inghiottire la polvere
sotto un cielo
che non concede l'azzurro
se non nelle notti di sogni,
sussulta,
trasale...
mi scoppi nell'anima,
urli dagli occhi,
sei temporale.
E di te ardirei contenere l'impossibile
per poter stillare ogni goccia di emozione
che in me scorre impetuoso fiume
solo a sfiorarti lo sguardo.
 

 
 
 
ANGELO CUSTODE
 
Ali a fendere l'immenso,
in ogni respiro tu,
presenza nell'assenza.
Follia è bramarti:
sentire che mi tocchi l'anima
e non vedere che il tuo riflesso
dal mio cuore ad un lago di cielo...
Avanzerò
sulla curva estenuante
dei miei anni
per riuscire ad entrarmi dentro
e a sfamarmi in eterno
del tuo celeste!
 

 
 
 
FIGLIA DI UNA STELLA
 
Sospeso
il senso del vivere
dondola:
buio
luce
buio
luce
imprevedibile
riflessa
inabissante
concessa...
ma se per un istante
i tuoi occhi oltrepassano l'oltre
una ruga di stupore
sul tuo volto sfila:
sei appesa a una stella.
 

 
 
 
DI...
 
Di marasma di raggi
di un sogno infranto su un taglio
di diamante: improvviso
dissaldarsi
di emozioni, ruoli, illusioni.
Dinanzi, una moneta che sorride, rotola nel pianto,
dietro, un caotico
disperdersi
di libertà,
dissonanza balla!
Di dentro freme
di fuori teme e
dissueto è consueto, il consenso
dissenso,
discesa è salita.
Dissennare
di un sogno infinito
di luce intensa che il reale
disgusta...
disperazione rifrange
d'amore,
di te.
 

 
 
 
CARNEVALE DI MORTE
 
Margini decorati di gente
asfalto libero
aria vibrante.
Come una tela assetata di colore
stava la strada.
E il carnevale non tardò
la sua esibizione:
carri,
dove tutti salgono,
direzione vita ordinaria.
 
Soffiano coriandoli
danzano stelle filanti
e illuminano sorrisi
meravigliati quanto ignari...
 
e la tela d'un tratto si colora.
 
Io sto fuori,
come uno schizzo per caso sulla tavolozza.
 
Quel dipinto mi scivola dagli occhi
e si delinea il mio;
pennello al cuore:
è una macchina,
che aiuta a respirare ancora
perché la morte è in leggero ritardo.
 

 
 
 
PRESENZA
 
Sospende
la tua presenza,
e l'andare irruente del tempo
e il dilatarsi dello spazio
rimasti a incorniciare la tua bellezza,
la mia vita che se ne nutre.
Tra un disarmante silenzio
e un impeto trascendentale
incanta l'anima,
che nel trasalire
da me trapassa
al tuo cuore sconfinato.
 

 
 
 
LUGLIO 2001
 
Distendersi di onde
anelanti di terra...
il sogno spumeggia
e ripiega
negli abissi.
 

 
 
 
PIETRA
 
Si scuce uno sguardo
si apre
incalza
arretra...
 
Io in penombra
dinanzi a me una pietra.
 
Fra un giallo stinto
di un cono di luce
un lampione la inchioda al suolo
mentre il silenzio urla, incita,
tra gli spalti dell'anfiteatro.
 
L'aria comprime
la varietà impura delle sue forme:
l'inerzia balla
e trasuda il nulla...
 
Ovunque la porterà
l'impeto dell'immobilità
strada o dirupo che sia
si ricuce il mio sguardo
a cercarla nel cuore.
 

 

Postfazione
 

Nella poesia di Marzia Cottarelli emerge prepotente la concezione della vita come uno spettacolo, prima intimo e poi capace di abbracciare il mondo naturale, e davanti al dispiegarsi degli eventi tenta disperatamente di eliminare il tragico e le antinomie che possono trascinare in un vortice doloroso.
Tutto si manifesta in un incantesimo voluttuoso, in un sogno illuminante: i pensieri sono pervasi da intensità drammatica, i ricordi fanno pulsare il sangue ancor di più, le emozioni si espandono nell'ignoto e tutto si confonde e illude mentre il corpo pare appeso ad un filo di ragnatela, come sospeso nel nulla: non v'è dubbio che la realtà rimane tra le mani ma una tremenda sensazione di vuoto avvicina sempre più alla polvere di un silenzio che può negare l'imminente via d'uscita.
Quella strana sensazione che pervade nell'osservare il mondo della natura e nel vivere le tempeste sentimentali conduce all'abbandono ai sensi dimenticando le problematiche.
Lei è in penombra, con gli occhi serrati, impietrita ad aspettare i sogni, in un silenzio irreale: i colori della vita sono stinti e quel silenzio del teatro della vita sembra quasi trasudare il nulla eppure il suo mondo poetico "rasenta la gola/fa eco nella testa/batte nello stomaco", si fa travolgente nel ricordo, inebriante nei palpiti d'amore, disperante nell'aggrapparsi a qualcosa per frenare l'irreversibilità ed ecco allora che lo stato fluttuante di serenità fa nascere nell'anima un senso di pace, di quel lento respirare in bilico fra le parole e il pudore... Le contraddizioni e le incertezze ammutoliscono davanti allo spettacolo della vita, i turbamenti sono superati e riaffiora uno stato d'animo riappacificato che fa assaporare finalmente la stupefacente bellezza del quadro esistenziale.
La soffice coltre di ricordi, la penombra del niente, il tempo a scandir il girar nel vuoto, il cuore glassato d'inchiostro e quel lenzuolo di polvere sulle carcasse di baci, quel morir in stille di luce/su ruderi di vita che facevano barcollare ora si inabissano e vengono sopraffatti da una travolgente propensione ad una libertà interiore, ad un lasciarsi andare al vento, a svincolarsi dalle limitazioni e da ogni costrizione del pensiero.
Lasciarsi sorprendere dall'amore che sconquassa, dalle dolcezze infantili, dalle deflagrazioni emozionali che spezzano la consuetudine dell'arido: un desiderio di voler distillare, goccia a goccia, ogni emozione per saziarsi del respiro
 
 
Un tentativo di afferrare il senso della vita, di coglierne l'essenza attraverso la parola perché è proprio la parola che ha il battito dell'eterno, come scrive Marzia Cottarelli nell'introduzione: e non v'è cosa più vera. E dopo le emozioni di ogni brivido d'amore, di ogni sguardo che accarezza l'anima: farsi respirare come vento caldo d'infinito amore che alimenta la vita e la colora come un meraviglioso dipinto. Le sue virtù poetiche, a volte sono trattenute come a stemperare la grazia nella melanconia di alcune immagini o nelle ombre di un silenzio immane o nei simboli d'un mondo immateriale, altre volte sono esplosioni enfatizzate da emozionali che trapassano il disarmante silenzio quasi a voler incanalare la passione per dimenticare tutto, per sfuggire allo sgomento, per ritrovar un'ultimo sguardo che è ancora richiesta d'amore. Le poesie che compongono la silloge di Marzia Cottarelli, in ultima analisi, non sono altro che un l'Autrice.
C'è una frase che ho letto molto tempo fa eppure è rimasta impressa in modo indelebile nella mia mente: "Se la parola non mi costasse non sarebbe autentica, se non dolesse non sarebbe viva, se non bruciasse non avrebbe lume" non v'è cosa più vera.
E adesso io mi chiedo: potranno mai le mie parole rendere giustizia alla profonda sensibilità di Marzia Cottarelli?
 

Massimo Barile


 


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